071 tra due fuochi
⸻ capitolo settantuno ⸻
( tra due fuochi )
Nessuno dei ragazzi si fidava di Rafe ed era evidente, ed era altrettanto evidente che Rafe non si fidasse di nessuno di loro.
Ophelia si trovava così tra due fuochi.
La prima cosa che i suoi amici avevano fatto una volta saliti sulla barca era stato esaminare ogni centimetro di essa, quasi come se stessero cercando qualcosa che assomigliasse ad una trappola. Erano visibilmente tesi e diffidenti.
Rafe, invece, li guardava quasi come se stesse aspettando il momento giusto per coglierli in flagrante mentre facevano qualcosa che non avrebbero dovuto fare, sentendosi così in diritto di cacciarli via.
Fortunatamente, non successe nulla di particolare nei primi istanti di viaggio. Semplicemente, con il maggiore dei Cameron alla guida, si allontanarono dall'isola, prendendosi qualche istante per osservare Poguelandia e per ripensare ai momenti trascorsi insieme lì in quella casa che probabilmente sarebbe stata demolita durante la loro assenza.
Ophelia sospirò con angoscia e sentì un triste sorriso farsi spazio sul suo volto mentre le passavano davanti i momenti in cui si era divertita con i suoi amici in quelle quattro mura, lanciandosi del cibo, mangiando insieme, scherzando e prendendosi in giro a vicenda.
Avevano trascorso degli istanti indimenticabili. Diciotto mesi durante i quali quella era stata la loro casa, tutto andava bene e loro erano felici.
Ci lasciavano il cuore, lì.
La rossa sospirò profondamente, scuotendo la testa ed entrando nella cabina, là dove Rafe se ne stava da solo con le mani sul timone e gli occhi incollati davanti a sé in silenzio. Notò il modo in cui la sua schiena, coperta dalla maglia bianca, fosse rigida, quasi come se si tenesse pronto a ricambiare un ipotetico colpo.
Rimase poggiata contro lo stipite della porta per qualche secondo prima di schiarirsi la voce e rendere nota la propria presenza. «Ehi» mormorò, avvicinandosi a lui. «Tutto ok?» domandò.
Le lanciò una veloce occhiata. «Il viaggio è appena iniziato» si limitò a dire, quasi come se fosse sicuro del fatto che presto sarebbe successo qualcosa tra lui e i Pogues.
«Andrà bene» lo rassicurò — in realtà, sperava che così fosse —, sfiorandogli delicatamente la mano.
Rafe scrollò le spalle. «Sarò chiaro fin dall'inizio, ok? Se mi faranno qualcosa, io—»
«Non faranno nulla» lo bloccò.
«— io risponderò» concluse, ignorandola.
Ophelia sospirò. «Non so cosa pensino della tua presenza qui, ma dirò loro di... ignorarti» gli disse, nonostante una lieve incertezza nel tono della voce.
Onestamente, per quanto volesse sperarci, sapeva che fosse impossibile che non scoppiasse nessun litigio.
«Me ne frego di cosa pensano. Non sono qui per loro, ma per te e per me» chiarì. «Dovrebbero ringraziarmi, piuttosto» aggiunse, serio in volto.
Lei si inumidì le labbra. «Vado a parlare con loro» lo informò, schioccandogli poi un tenero e veloce bacio sul bicipite.
Abbandonò la cabina di comando, raggiungendo i suoi amici, che si erano radunati a poppa a chiacchierare, mischiandosi fra i vari imballaggi di Barry.
«Quindi siamo in rotta verso l'Africa?» fu la prima cosa che sentì chiedere da Kiara quando li affiancò.
«Sentite, parliamo della questione più importante ora che anche Lia è qui — prese parola Pope, guardandoli uno ad uno e soffermandosi sulla rossa — Che dite di Rafe? Sappiamo cos'ha fatto alla Croce. E ora cercheremo la Corona con lui? Non ha alcun senso» andò dritto al punto.
«E non c'è bisogno di Pope per capirlo» concordò Cleo.
JJ annuì immediatamente. «In realtà, non capisco perché sia qui. Il piano era chiedergli la barca, non farlo venire con noi» disse, poggiando gli occhi su Ophelia.
Quest'ultima sospirò. «Lo so, ma anche lui ha i suoi motivi per avercela con Groff, ok? Non vi darà fastidio... a meno che non siate voi a farlo» cercò di farli ragionare, poggiandosi contro il bordo della barca.
«Beh, siamo bloccati su questa barca con lui, quindi credo che dovremmo parlarci per chiarire le nostre e le sue intenzioni» propose John B.
«Parlare con Rafe?» ripeté JJ, che aveva l'aria di uno che sperava di aver sentito male.
Il ragazzo lo guardò per un istante, sbattendo le palpebre. «Ecco, tu— No, forse tu non dovresti» scosse la testa.
«Oh certo, John B. Che cos'ho fatto adesso?» borbottò, annoiato e indispettito.
«Sarà di certo più facile se ci pensiamo noi, ok? Potresti farlo... agitare, ed è l'ultima cosa che ci serve» prese parola Kiara.
«Farlo agitare? Con me si agita perché prendo in mano le situazioni!» ribatté, alzando il tono della voce.
John B mise su un sorriso amaro. «Sì, commettendo crimini e costringendoci a lasciare il Paese per... il resto della vita, forse» ironizzò, scuotendo la testa. «Perché non resti seduto e lasci fare a noi?»
Dopo quelle parole, i ragazzi si diressero verso la cabina di comando, e la prima ad entrare fu Ophelia, che, onestamente, temeva che potesse succedere qualcosa, in particolare perché gli animi erano già parecchio tesi. Ciononostante, comprendeva il desiderio dei suoi amici di voler parlare con Rafe per chiarire le rispettive intenzioni, e, particolare, era evidente la loro paura circa il fatto che il ragazzo potesse rubare la Corona così come aveva fatto con la Croce.
«Ehi...» gli andò vicino. «I ragazzi vogliono parlare con te» lo informò, lanciandogli poi un'occhiata che sapeva tanto di "ti prego, non agitarti".
Lui, in risposta, li guardò uno ad uno, annoiato. «Beh, parliamo allora» si limitò a dire, tornando a prestare attenzione alla distesa azzurra.
John B si mise al suo fianco. «Il viaggio è lungo—»
«Ok, voglio essere chiaro...» Rafe lo interruppe, alzando di poco la maglia e mostrando la pistola che aveva nel jeans.
Ophelia spalancò gli occhi a quella vista, chiedendosi se davvero fosse rientrato a casa sua per recuperare la pistola. Ma, soprattutto, non poté che domandarsi cosa diavolo volesse fare con quell'arma.
«Rafe, che cazzo...» quasi gemette, passandosi una mano sul volto esausto. Se l'intento era quello di non farli litigare, lui stava già rovinando tutto.
Il ragazzo la guardò per un attimo prima di afferrare la pistola, mostrandola a tutti. «Sta' tranquilla. Non ho intenzione di usarla. Serve solo... a mantenere la pace, d'accordo?» mise su un falso sorriso. «Se fate i bravi, io farò il bravo» si voltò anche verso gli altri.
«Adesso vorresti la pace?» quasi sputò acidamente Pope.
«Vi ho appena salvato il culo, ragazzi. Dovreste ringraziarmi» ripeté quello che aveva detto poco prima a Ophelia. «"Nessuna buona azione resta impunita" — recitò improvvisamente — Come alle Barbados, vero, Lia?» poggiò gli occhi su di lei.
Era evidente che stesse facendo riferimento all'aiuto dato alla ragazza, che, a sua volta, lo aveva gettato giù dalla sua stessa barca, ma non aveva utilizzato un tono risentito o indispettito, e probabilmente Ophelia fu l'unica ad accorgersene. Non la stava accusando, e neanche stava rivangando il passato. La stava semplicemente provocando davanti agli altri, ignari dello scambio giocoso di battute.
«Hai fatto un bel salto all'indietro, in realtà» gli rispose, sopprimendo una risata ma scambiandosi con lui uno sguardo complice.
Rafe poi tornò a concentrarsi sugli altri. «Lasciate che vi dica cosa voglio, va bene? Non mi interessa della vostra fiabesca caccia al tesoro del cazzo. Me ne frego — li guardò uno ad uno — Non sono qui per voi o per qualsiasi cazzo di cosa stiate cercando, ok?» parlò in modo diretto. «Sono qui per Ophelia e per Groff. Quindi io vi porto in Nord Africa, e voi mi portate da Groff. D'accordo?!» disse duro, chiarendo le sue intenzioni e guardando negli occhi John B.
Quest'ultimo annuì. «Vogliamo la stessa cosa».
«Ehi, Rafe!» improvvisamente, fece la sua entrata JJ. Quando il ragazzo si voltò, lo colpì in pieno volto con uno dei pugni più forti che avesse mai dato in vita sua.
«Ma che cazzo!» esclamò di getto Ophelia, spalancando gli occhi e guardando il suo amico come se fosse pazzo.
«Cristo, JJ!» lo ammonì John B.
«Uo! Ci voleva» sghignazzò il biondo.
Sarah scosse la testa, incredula. «Me ne vado. Non posso stare qui» disse, abbandonando la cabina insieme a delle sconvolte Kiara e Cleo.
«Ma che cazzo stai facendo?!» urlò il castano, osservando il suo amico con occhi fuori dalle orbite.
«Dai, non ditemi che avete davvero creduto alle sue parole, ragazzi...» rispose JJ.
«Onestamente, se non lo avesse fatto JJ, l'avrei fatto io» ammise Pope, osservandoli dall'alto.
«Voleva solo aiutare!» ribatté Ophelia, piegandosi sulle ginocchia e portando le mani sul viso di Rafe, privo di sensi. «Cazzo...» sussurrò, esausta.
«Faresti bene a mettere da parte i sentimenti, ok? Avrebbe fregato tutti noi. Te inclusa» le disse il ragazzo, secco e senza peli sulla lingua. «Ti sei davvero fidata di lui? — fece una risatina amara — Sei solo un mezzo per raggiungere un fine. A persone come lui non frega un cazzo di noi» concluse il suo nauseante discorso.
La ragazza lo guardò quasi ferita, rabbrividendo nel momento in cui si ritrovò a osservare degli occhi vuoti e per nulla pentiti. Sul serio, stava facendo appello a tutte le sue forze per non rispondere alle sue continue provocazioni, soprattutto perché era consapevole del fatto che derivassero dalle situazioni che stava vivendo, ma trovava così di cattivo gusto che le si rivolgesse in quel modo, riversando su di lei tutti i problemi che aveva con Rafe e con il mondo intero.
«Tu non sai un cazzo, JJ» gli rispose, non staccando gli occhi da lui. «Torna in te, sul serio» aggiunse, osservando infine la bottiglia di alcol che stringeva nell'altra mano.
Sospirò, continuando ad accarezzare il volto di Rafe, al quale avrebbe sinceramente voluto chiedere "scusa". Onestamente, una parte di lei voleva solo difenderlo e sbraitare contro tutti loro per essere così stronzi e malfidati, ma c'era l'altra parte che non li biasimava affatto.
Rafe Cameron era stato davvero orribile con loro. Non solo li aveva terrorizzati, presi in giro e picchiati per anni, ma aveva anche reso John B un fuggitivo, tentato di uccidere Sarah, e non era trascorso molto tempo da quando aveva fuso la Croce di Pope. Avevano tutto il diritto di odiarlo.
Per i ragazzi era quindi difficile credere e anche solo pensare che Rafe avesse la capacità di essere gentile, compassionevole e leale. Eppure Ophelia sapeva com'era a porte chiuse, e sapeva quanto potesse essere amorevole. Peccato che non avrebbe mostrato mai a nessun altro quei suoi lati, e di certo non ai Pogues.
«Cosa facciamo con lui?» domandò John B, accovacciandosi al suo fianco e guardandola.
«Lo leghiamo, è ovvio» intervenne JJ.
«Puoi—» Ophelia si interruppe bruscamente, facendo un sospiro profondo per non urlargli contro. «Non lo legheremo» chiarì.
«Beh, quando si sveglierà, di certo non ci stringerà la mano» fece presente Pope.
«Comprensibilmente» borbottò la rossa.
«Ci stiamo davvero pensando? Ha portato una pistola con sé!» ricordò loro JJ, sventolando una corda in aria. «Leghiamolo in bagno. Gli porteremo da mangiare se questo può farti stare bene».
Ophelia lo ignorò, rivolgendosi a John B. «Garantisco io per lui, ok? Potete prendervela con me se farà qualcosa, ma non lo legherete, e soprattutto non in un lurido bagno».
Il castano si passò una mano tra i folti capelli, facendo poi un profondo sospiro e ragionando sulla situazione. «Mi fido di te» disse, guardando la ragazza.
«Che stronzata» borbottò JJ prima di andare via, scuotendo la testa e portandosi dietro tutta la sua rabbia.
Pope strinse delicatamente la spalla della sua amica. «Scusalo. Fa così con tutti» le sorrise flebilmente.
«Lo so» annuì tristemente, tornando poi a guardare Rafe. «Uno di voi mi aiuta a portarlo in una delle due camere? Vi prometto che non vi darà fastidio. Starà chiuso la maggior parte del tempo, ma non legatelo» quasi li supplicò.
Onestamente, le faceva contorcere lo stomaco anche l'idea di chiudere Rafe in un bagno, in particolare perché voleva soltanto aiutarli nonostante avesse probabilmente sbagliato approccio (soprattutto tirando fuori la pistola).
I due ragazzi, dopo un'occhiata, decisero di arrendersi e annuire. Si misero in spalla le braccia di Rafe, e facendo appello alle loro forze, lo tirarono su. Mentre Pope rimase al timone, John B e Ophelia abbandonarono la cabina assieme al maggiore dei Cameron, e riuscirono ad arrivare a poppa con un po' di difficoltà. Raggiunsero l'interno della barca ed entrarono nella prima stanza che trovarono, facendo cadere Rafe sul letto.
«Cosa facciamo con la pistola?» domandò John B, fermandosi sull'uscio della porta.
Ophelia si strinse nelle spalle. «Gettatela nell'oceano. Fate quello che volete» rispose distrattamente.
Il ragazzo fece per andare via, ma poi tornò sui suoi passi e la guardò. «Senti... ehm... ti fidi davvero di lui?» le chiese a bruciapelo, osservandola con attenzione.
Lei lanciò un veloce sguardo a Rafe, ancora privo di sensi, e sospirò. «Sì, insomma... vuole davvero trovare Groff, e voleva davvero aiutarci. Non so come reagirà al pugno di JJ, ma cercherò di tenerlo buono» lo rassicurò.
«Ascolta, l'importante è che non incroci JJ, ok? Per il resto... può fare quello che vuole» fece un sorriso forzato.
Ophelia ricambiò prima di annuire. «Aspetto che si svegli. Tu va' dagli altri» lo invitò.
John B annuì, e nonostante l'incertezza, richiuse la porta e li lasciò soli. La ragazza si passò nervosamente una mano fra i capelli, guardandosi poi attorno e rendendosi conto di quanto fosse piccola e claustrofobica quella stanza. Inoltre, le arrivò un odore stantio alle narici, e si ritrovò ad arricciare il naso. Onestamente, non aveva alcuna voglia di sapere cosa facesse Barry in quelle due stanze.
Si sedette sul letto cautamente, osservando il volto di Rafe con occhi intrisi di dolcezza. Gli accarezzò delicatamente la guancia morbida, rendendosi conto di quanto sembrasse indifeso e fragile quando aveva gli occhi chiusi.
Si ritrovò a sperare che decidesse di non vendicarsi di JJ, anche se credeva che fosse impossibile. Ciononostante, avrebbe fatto del suo meglio per tenerlo tranquillo e lontano dal ragazzo. Il viaggio era lungo e non gli avrebbe fatto trascorrere tutto il tempo chiuso in quella stanza, ma di certo non lo avrebbe fatto mangiare e sedere assieme agli altri, in particolare con JJ.
Non seppe esattamente per quanto tempo rimase a fissare il vuoto con sguardo perso, ma la sua attenzione, improvvisamente, fu catturata da Rafe, che sobbalzò e si alzò di scatto, facendo un profondo sospiro quasi come se fosse stato in apnea per diverso tempo. Lo guardò strizzare gli occhi, forse per focalizzare tutto ciò che lo circondava, e poi iniziò a rilasciare alcuni gemiti di dolore, portandosi la mano sulla mascella.
«Bentornato tra di noi» disse ironicamente Ophelia, continuando ad osservarlo con attenzione.
Rafe si concentrò su di lei, ancora piuttosto intontito. «Ma che cazzo...» mormorò, dolorante.
«Sai, per un attimo ho temuto che non ti svegliassi più» ammise divertita, stringendogli il bicipite destro e aiutandolo a mettersi seduto.
Lo vide poggiarsi contro il muro alle sue spalle, chiudendo gli occhi con fare esausto. «Come ho detto, "nessuna buona azione resta impunita"» borbottò con risentimento, scuotendo la testa.
«Ehi, non si fidano di te, Rafe» mormorò la ragazza, avvicinandosi a lui. «Sappiamo che non possiamo biasimarli» continuò, dispiaciuta.
La guardò quasi perplesso. «Io cercavo di aiutarvi, Ophelia» disse duro, serrando la mascella.
«Lo so, lo so» annuì immediatamente. «Io ti credo. Sono loro a non fidarsi» chiarì.
Scosse la testa. «Loro non si fidano di me — ripeté prima di stringere la mano in un pugno — Cazzo, mio padre è morto insieme a loro, e sono loro a non fidarsi di me» rise quasi istericamente.
«Rafe, non abbiamo fatto un cazzo a Ward, ok?» lo guardò negli occhi con serietà. «Li ho convinti a non legarti in un merdoso bagno, quindi, per favore, sta' calmo fino alla fine del viaggio» gli puntò l'indice contro, seria in volto.
«Cos'è? Sono diventato un cazzo di prigioniero nella barca che ho preso per loro? Se non fosse per me, i loro culi starebbero dietro le sbarre!» alzò il tono della voce, probabilmente per farsi sentire dai ragazzi.
Ophelia mise le mani ai lati del suo volto, costringendolo a guardarla. «Ascoltami!» pretese, e nonostante la resistenza iniziale, Rafe fece come richiesto. «Non sei un prigioniero e puoi uscire quando vuoi, d'accordo? Devi solo ignorarli, come se non ci fossero» continuò.
«È esattamente quello che volevo fare prima che mi colpissero, Ophelia» fece presente, abbassando il tono della voce.
«Con una fottuta pistola, Rafe?» lo accusò. «Andiamo, cazzo, perché l'hai portata?» domandò confusa.
Lui rilasciò un profondo sospiro. «Te l'ho detto. Non avevo intenzione di usarla» ripeté, frustrato.
«È stata una mossa del cazzo» commentò.
«Anche darmi un pugno è stata una mossa del cazzo» replicò, risentito.
Ophelia si inumidì le labbra. «Ok, ehm... vedilo come il suo modo di essersi sfogato dopo tutto quello che hai fatto» si strinse nelle spalle.
«Cosa— Dovrebbe farmi stare meglio? Io non vi ho fatto un cazzo» borbottò, massaggiandosi la mascella.
Lei inarcò un sopracciglio. «Uhm, davvero? Perché mi vengono in mente due o tre momenti in cui non sei stato per nulla carino con noi» gli sfiorò la guancia con l'indice, mettendo su un sorriso divertito.
«Fanculo, neanche voi siete stati carini con me...» mormorò in risposta, e per Ophelia fu evidente il fatto che stesse per cedere.
Prese un lungo sospiro. «Senti, capisco che sei arrabbiato» iniziò.
«Non sono arrabbiato» la interruppe rapidamente. «Sono solo infastidito» borbottò.
«Se ti può far sentire meglio, non sei l'unico» gli rispose, portandosi le gambe al petto e osservandolo.
Ricambiò lo sguardo. «Sono io ad aver ricevuto un pugno e ad essere stato chiuso in questo buco di posto» le fece presente, accigliato.
«Uhm, beh, allora ti fa stare bene sapere che ho litigato con JJ per difendere il tuo onore?» chiese furbamente, alzando l'angolo destro della bocca.
A quelle parole, Rafe non riuscì a non farsi sfuggire un risolino. «L'hai fatto?» chiese conferma.
«Onestamente, è difficile non litigare con JJ ora, ma sì, credo non voglia parlarmi» rispose, facendo un sospiro sconfitto.
Il ragazzo si inumidì le labbra, mettendo su un mezzo sorriso sghembo. «Sai, è piuttosto eccitante pensare a te che litighi con i tuoi amici per difendermi» ammise maliziosamente, avvicinando il volto al suo.
A dirla tutta, Rafe non credeva di essere mai stato così felice come in quel momento. Insomma, aveva discusso con il suo migliore amico di una vita solo per lui, e per un ragazzo che desiderava ardentemente essere qualcosa per qualcuno, quello era tanto.
Ophelia scosse la testa, divertita. Poi, prima che se ne potesse rendere conto, Rafe le aveva già portato una mano dietro la schiena e l'aveva tirata sulle sue gambe, dove lei si accomodò meglio.
Alzò l'angolo destro della bocca, allacciandogli le braccia al collo. «Beh, sappi che sono pronta a litigare anche con te se farai qualche cazzata» gli disse, continuando a sorridere con finto fare ingenuo.
«Posso sopportarlo» le rispose, osservandole le labbra con desiderio.
«Beh, vedremo...» sussurrò lei mentre i loro nasi presero a sfiorarsi e i respiri a mischiarsi.
Stare così vicini era sempre travolgente per entrambi, quasi come se fosse la prima volta. Forse perché si desideravo da quasi due anni, o forse perché ancora non riuscivano a credere di poter condividere nuovamente quei momenti dopo un anno e mezzo. In ogni caso, era sempre tanto difficile riuscire ad allontanarsi.
«Stavo pensando...» iniziò Rafe, non staccandole gli occhi di dosso e portandole i capelli rossi dietro la schiena in modo che il collo fosse in bella vista.
«Mh mh» si limitò a dire lei, invitandolo a continuare.
«Devo restare chiuso qui... E, voglio dire, perché non approfittarne?» le domandò con voce bassa e roca, provandole un brivido lungo la schiena.
Onestamente, Rafe Cameron era eccitante come mai prima d'ora, in particolare in quel momento mentre le parlava a un passo dal volto con un tono suadente e con le labbra che sfioravano le sue. Aveva la maglia bianca sgualcita e sporca, e un lieve rossore alla mandibola. Le sue mani grandi le premevano con decisione all'altezza delle natiche, tenendola ferma e stretta a sé mentre i loro petti erano schiacciati.
Senza dubbio, sapeva come provocare, in particolare lei.
Peccato che si trovassero su una barca che non apparteneva a nessuno di loro, e con sei ragazzi fuori la porta.
«Per quanto la proposta mi intrighi, non farò sesso con te sul letto di Barry, e, soprattutto, non con i miei amici dall'altro lato della porta» chiarì divertita, lasciandogli un tenero bacio sulla labbra.
Rafe lo approfondì, tenendole la mano sulla schiena nel tentativo di non farla allontanare, e le insinuò la lingua nella bocca, trovando immediatamente la sua, con la quale prese ad intrecciarsi. Diedero così vita a un bacio lento e bagnato, ed entrambi dovettero fare appello a tutte le loro forze per non perdere il controllo.
Fu lei la prima a staccarsi, poggiando la fronte contro la sua. «D'accordo... Basta...» mormorò.
Il ragazzo, fra gli ansimi, si lasciò sfuggire una risata divertita prima di passarsi la lingua sulle labbra nel tentativo di sentire ancora il suo sapore.
Ophelia sospirò, scendendo dalle sue gambe. «Vado a prendere qualcosa da mangiare. Tu vuoi restare qui o uscire?» gli domandò, osservandolo.
«Cristo, non resto un secondo di più in questa stanza» rispose immediatamente, mettendosi in piedi.
«Rafe—»
«Sì, sì, non farò un cazzo» la bloccò, annuendo. «Non alzerò un dito solo per te, Ophelia, ma tu tienili a bada» l'avvertì.
La ragazza si limitò ad annuire prima di fare cenno di seguirlo. Una volta usciti dall'interno della barca ed essersi ritrovati a poppa, si guardarono attorno, e il loro sguardo cadde immediatamente su JJ, accomodato sulla sinistra. Il biondo ricambiò lo sguardo e sventolò la bottiglia di alcol nella loro direzione con un sorriso sarcastico in volto.
Ophelia si rivolse a Rafe. «Va' giù in fondo. Torno subito» gli disse.
Il ragazzo non rispose, ma fece come richiesto, ignorando JJ che, dal canto suo, lo osservava con sospetto.
La rossa ruotò gli occhi al cielo prima di raggiungere la cabina di comando, lì dove trovò John B, Sarah e Kiara, che poggiarono gli occhi su di lei.
«Ehi — sorrise la riccia, vedendola — Allora?» le domandò.
«Già. Quanto è incazzato mio fratello da uno a cento?» chiese anche Sarah, incrociando le braccia sotto al seno.
«Ha detto che non farà nulla, ma che voi dovete lasciarlo in pace, in particolare JJ» rispose. «A proposito, perché nessuno gli toglie quella dannata bottiglia di alcol dalle mani? Lo rende stronzo».
«JJ è parecchio suscettibile ultimamente» sospirò John B, al timone.
«Già. Ha scoperto di essere stato adottato, il suo vero padre ha cercato di ucciderlo, e ora tutta Kildare lo crede un assassino. Non è facile da digerire» disse Kiara, angosciata.
Ophelia annuì in maniera impercettibile, comprendendo lo stato d'animo del ragazzo. «Dove sono Cleo e Pope?» chiese, cambiando discorso.
«In sala macchine» rispose Sarah.
«D'accordo... ehm... Per caso c'è qualcosa in cambusa? Qualcosa da mangiare?» domandò ancora, desiderosa di mettere del cibo sotto i denti.
La bionda si affrettò ad aprire un cassetto, tirando fuori due tovaglioli al cui interno c'erano due panini. «Abbiamo preparato due sandwich a te e a Rafe. Aspettavamo che usciste» glieli porse. «Ah, ecco l'acqua» le passò anche una bottiglia.
«Dio, non credevo che Barry avesse tutto questo» ammise divertita. «Grazie, ragazzi — disse poi — So che non è facile con Rafe a bordo» aggiunse.
«Paradossalmente, a preoccuparci è più JJ» confessò John B.
«Già. JJ è ingestibile in questo momento, mentre Rafe sembra darti ascolto» spiegò Kiara.
Ophelia deglutì. «Sono certa che JJ starà meglio... ma sul serio, fatelo smettere di bere» quasi li supplicò.
I ragazzi annuirono, e dopo un'ultima occhiata, la rossa girò i tacchi e abbandonò la cabina. Una volta tornata a poppa, lanciò uno sguardo a JJ, che aveva gli occhi chiusi e la nuca poggiata contro il bordo della barca. Sospirò dispiaciuta. Onestamente, avrebbe voluto parlargli, ma sapeva anche di essere l'ultima persona con la quale lui avrebbe voluto intrattenere una conversazione, così si diresse verso Rafe, che aveva già gli occhi su di lei.
«Oh, si aspettano che li ringrazi per questo?» chiese ironicamente quando gli porse il panino.
Ophelia ruotò gli occhi al cielo, accomodandosi al suo fianco. «Piuttosto, che ne dici di spiegarmi meglio la questione "Goat Island"?» domandò.
A quelle parole, Rafe arricciò il naso, ancora nervoso per la situazione. «Conosci Hollis Robinson?»
«La più grande agente immobiliare e seduttrice dell'intera isola, certo» annuì, dando un morso al panino e invitandolo a continuare.
«Mh. Mi aveva proposto questo... questo accordo. Un piano di sviluppo per Goat Island. Sai, un progetto del genere può far guadagnare centinaia di milioni, almeno» le spiegò, quasi gesticolando furiosamente.
«Non hai... Non hai pensato che potesse essere una truffa?» chiese, cauta.
«Non sono stupido. Certo che ci ho pensato» replicò, quasi offeso.
«Non penso che tu lo sia» rispose lei, osservandolo.
«So che in molti lo pensano, però. Sai, tutti quegli stronzi costruttori del club mi odiano, e odiavano anche mio padre. Io volevo dimostrare che i Cameron sanno fare affari» riprese parola, lanciando un veloce sguardo all'anello dorato di famiglia.
«Ma hai perso quattrocentomila dollari perché la terra diventerà una riserva naturale e non andrà a Groff» concluse per lui.
Fece una risatina priva di divertimento. «Già. Credevo che anche Hollis mi avesse truffato, ma era solo una pedina di Groff, e l'ha uccisa prima di scappare con i miei soldi» aggiunse con tono duro, ed era chiaro il suo desiderio di volersi riprendere i soldi.
Ophelia sospirò. «E incolpano JJ» borbottò.
«Incolpare i Pogues funziona sempre» le fece presente, guardandola.
«Già...» mormorò frustrata. Poi, improvvisamente, si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia. «Ma che fine ha fatto l'oro? Sai, quello che tuo padre ci ha rubato—»
«Andiamo, non vi ha rubato un cazzo» la interruppe, guardandola accigliato.
Lei inarcò un sopracciglio. «Diamine, sì che l'ha fatto» replicò.
Rafe ruotò gli occhi al cielo prima di sospirare. «Rose. Cazzo, mi sarebbe aspettato un quarto di quello che aveva mio padre, ma quei soldi si trovano nelle avide mani della mia matrigna. Ha con sé l'oro, e non mi permette neanche di parlare con mia sorella» rise quasi istericamente, stringendo la mano destra in un pugno.
«Onestamente, non mi è mai piaciuta» ammise, secca.
«Non so chi le dà il diritto. Insomma, non è quello che avrebbe voluto mio padre. Non è questo che avrebbe voluto. E la cosa mi fa impazzire!» iniziò ad agitarsi, battendo un pugno sul bordo della nave.
Ophelia, istintivamente, gli afferrò la mano. «Ehi, ehi. Calmati, Rafe» mormorò, guardandolo negli occhi con attenzione.
Rafe era sempre stata un'altra mina vagante pronta ad esplodere, ma aveva senza dubbio fatto un notevole cambiamento nell'ultimo periodo, mostrandosi più calmo e più ragionevole. Ciononostante, era evidente come la questione "truffa" lo avesse reso parecchio suscettibile e irritabile.
Il ragazzo, in un primo momento, parve irrigidirsi a causa di quell'inaspettato e insolito contatto. Poi, però, fu invaso da un calore familiare che sapeva di casa, e si sentì improvvisamente più tranquillo e meno teso. Lasciò che le loro dita si intrecciassero e le sfiorò il dorso della mano con il pollice, strappandole un dolce sorriso.
«I soldi della Croce d'oro?» tornò a domandare, curiosa.
«Placcata d'oro — la corresse, abbassando di poco lo sguardo — Ci ho guadagnato qualcosa, ma i soldi a un certo punto... finiscono» si massaggiò la tempia con la mano libera, visibilmente frustrato.
Ophelia sospirò. «Ehi, riavrai i tuoi quattrocentomila dollari, ok? Troveremo Groff» gli promise, annuendo.
«So che lo faremo» annuì, accennando un flebile sorriso. «Ma qual è il piano? Andremo in Marocco, e poi?» chiese.
Lei scrollò le spalle. «Lo scopriremo quando saremo lì» rispose con nonchalance.
«È stupido, Ophelia» quasi gemette.
«Insomma, abbiamo sempre fatto così, anche quando siamo andati a El Dorado. Lavoriamo così, noi. Andiamo e poi capiamo cosa fare» cercò di spiegargli.
Rafe chiuse gli occhi per un attimo. «Cristo, non avete neanche un piano...» mormorò.
«Ehi. Solitamente funziona» disse divertita.
«Beh, la pistola che fine ha fatto?» domandò.
Ophelia arricciò il naso. «Non so. Credo che John B l'abbia buttata nell'oceano» ammise.
Il ragazzo serrò la mascella, e sembrava stesse facendo appello a tutte le sue forze per non sbraitare. «Non posso credere che abbiate buttato l'unica cosa in grado di difenderci» si lasciò sfuggire una risata isterica.
«In realtà, ancora non ho capito perché l'hai portata» disse, osservandolo.
«Perché qualcuno doveva farlo» le rispose con ovvietà. «Cristo. In Marocco senza neanche una fottuta pistola. Come avete fatto a tornare vivi dalle vostre cacce al tesoro?» chiese, visibilmente incredulo.
«Spesso me lo chiedo anche io» confessò, divertita.
Era la prima volta che si ritrovava ad avere a che fare con quel lato esilarante di Rafe. Nonostante li stesse praticamente offendendo, credeva che fosse piuttosto divertente la sua esasperazione, e probabilmente era una cosa su cui avrebbe fatto leva nei giorni a venire.
Non sapeva con esattezza quando sarebbero arrivati in Marocco, ma aveva dato per scontato che sarebbe stato un viaggio lungo, e quasi si ritrovò ad esultare nel momento in cui, dopo giorni, videro in lontananza un'isola, che però si rivelarono essere le Bermuda, dove si fermarono per fare benzina.
Ciononostante, approfittarono di quei momenti per stare insieme, per pescare e per giocare con le carte recuperate dalla stanza di Barry. Ovviamente, non mancarono i litigi, in particolare tra JJ e John B, che parevano aver discusso nuovamente per un motivo di cui il castano non aveva voluto parlare, ma che sembrava averlo scosso parecchio. Per quanto riguardava JJ, invece, trascorreva la maggior parte del tempo da solo con bottiglie di alcol che recuperava dal frigo di Barry, scacciando in malo modo chiunque gli si avvicinasse per parlare.
Anche Ophelia aveva provato a parlargli per chiarire, venendo liquidata con un "torna alla tua luna di miele", e lei, ancora una volta, aveva giustificato il suo stato d'animo con tutto ciò che gli stava succedendo. Il che era vero, ma questo non toglieva il fatto che si sentisse ferita e che desiderasse solamente parlare con lui e aiutarlo. Ma JJ non voleva aiuto.
Rafe intanto notava ogni cosa, lì in silenzio e con gli occhi puntati su di lei anche quando era lontana da lui. In particolare, notava la tristezza attraversare il suo sguardo ogni volta che osservava JJ, e una parte di lui avrebbe sul serio voluto sbraitargli contro, facendogli presente che se non fosse stato per Ophelia, lui ora non si sarebbe trovato su quella barca, ma dietro le sbarre. Eppure non disse nulla, proprio come le aveva promesso.
Ophelia, in ogni caso, dovette dividersi fra i suoi amici e Rafe, anche se trascorse molto più tempo in compagnia del ragazzo, abbandonandolo solo quando era il suo turno di portare la barca. Onestamente, le si contorceva lo stomaco alla sola idea che potesse restare da solo, e una parte di lei credeva che si stesse sul serio rammollendo, mentre l'altra parte era felice di poter vivere quei sentimenti in maniera più rilassata.
«Sai, sono contenta che tu sia qui» disse un pomeriggio Ophelia, seduta a poppa insieme a Rafe in quello che oramai sembrava essere diventato il loro posto. «Sì, insomma, sono circondata dalle persone a cui tengo di più. Manca mio padre, ma l'idea c'è» continuò, accennando un sorriso.
Rafe sorrise appena. Era un sorriso quasi impercettibile, in grado di vederlo solo se andavi realmente alla ricerca di esso. Era chiaro il suo desiderio di baciarla. Le loro spalle erano premute contro la stessa parete e si sfioravano mentre le loro teste erano girate l'una verso l'altra.
Ma non lo fece. Alzò gli occhi verso i Pogues, che, come al solito, li guardavano chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo fra di loro, e poi portò lo sguardo davanti a sé, dandole una lieve pacca sulla gamba.
Anche lei avvertiva quell'irrefrenabile desiderio di baciarlo, ma era grata per il fatto che lui non l'avesse fatto, rendendosi conto che non fosse né il momento e né il luogo adatto. Una parte di lei, però, non poteva non chiedersi se le cose in futuro sarebbero mai cambiate.
Era in particolare la sera che si rilassavano maggiormente e si scambiavano qualche bacio, soprattutto quando era il loro turno di usare una delle due stanze. Si dividevano in coppia, e nonostante cambiassero, l'unica fissa era quella formata da lei e da Rafe — per ovvi motivi.
Quando invece non era il loro turno di usufruire della stanza, si sedevano lì a poppa, vicini in modo da darsi calore a vicenda, e con gli occhi puntati in alto verso il cielo. Per Ophelia era sempre così meraviglioso rendersi conto di come le stelle diventassero più visibili man mano che ci si inoltrava nell'oceano.
«Ehi» mormorò la ragazza nel momento in cui vide i suoi occhi blu brillare sotto la luce dei numerosi puntini luminosi nel cielo.
Rafe voltò la testa verso di lei. «Mh?» si limitò a dire sommessamente.
«Come ti senti?» gli domandò.
Lui scrollò le spalle. «Voglio solo arrivare in Marocco e chiudere questa cazzo di storia» ammise.
«Già, anche io» sospirò stanca, incrociando le braccia sotto il seno. Poi mise su un sorrisetto. «Devo farti i complimenti. Non hai litigato con nessuno» gli diede una scherzosa spallata.
«Il viaggio non è finito» rispose. «E avrei voluto farlo, cazzo. Quel Pogue è più irritante del solito» e non ci mise molto a capire che stesse parlando di JJ.
«Beh, ma non l'hai fatto, e sono contenta» ammise.
«Lo sto facendo per te» fece presente.
Ophelia sorrise dolcemente a quelle parole. «Lo so e lo apprezzo» disse, allungando le gambe.
Rafe fece un profondo respiro e annuì. Poi si prese un momento per pensare, lanciando un veloce sguardo alla cabina dove si trovavano JJ e Pope. Il moro era al timone, e il biondo era lì perché le due stanze erano occupate.
«Lo sanno?» le domandò improvvisamente.
Lei aggrottò le sopracciglia, voltandosi a guardarlo e trovando già i suoi occhi blu ad osservarla. «Cosa? Il motivo per cui sei qui?» ipotizzò confusa.
Il ragazzo era esclusivamente concentrato su di lei, quasi come se tutto il resto non esistesse, e questo la mise leggermente a disagio, in particolare perché non aveva idea di dove sarebbe andata a finire quella conversazione.
Rafe scosse leggermente la testa. «Ti sto chiedendo se sanno di noi» le rispose piano e con tono basso.
Ophelia si ritrovò a deglutire rumorosamente, sentendo la bocca diventare secca davanti a quella domanda, e il cuore battere forte davanti alla realizzazione che Rafe avesse detto "Noi".
«Ehm... insomma, loro sanno— beh, lo sanno dall'inizio, e sanno che— sì, credo abbiano capito che abbiamo chiarito...» iniziò a balbettare, non sapendo esattamente cosa dire e sentendo la gola diventare arida.
No. Non aveva parlato ai suoi amici di lei e Rafe. Certo, sicuramente era a causa delle circostanze, ma, in realtà, non sapeva esattamente cosa dire. Rafe le aveva espresso il desiderio di voler stare con lei e di voler andare addirittura a vivere insieme, quindi erano una coppia? Poteva dirlo agli altri? A lui andava bene quell'etichetta?
Rafe si mise più comodo, osservandola con più attenzione. «D'accordo, ma questo non risponde alla mia domanda. Sanno di noi?» ripeté, ed era abbastanza chiaro che pretendesse una risposta.
«Io...» deglutì, non sapendo cosa rispondere. «Non lo so. Insomma, io e te abbiamo parlato, ma noi...» si bloccò, completamente frastornata.
Lui intanto se ne stava lì ad osservarla in silenzio, non staccandole di dosso quegli occhi blu così tanto intimidatori e capaci di toglierle il respiro. Onestamente, Rafe desiderava solamente che lei lo dicesse a voce alta. Lui sapeva cosa voleva, e la stava aspettando.
Voleva chiarirlo una volta per tutte.
«Stiamo insieme? Siamo una coppia?» chiese infine, certa di essere diventata dello stesso colore dei suoi capelli.
Rafe alzò l'angolo destro della bocca, divertito davanti a quella reazione e a quelle parole. «Puoi ripetere?» la prese in giro.
Ophelia si inumidì le labbra. Sembrava il Rafe Cameron di due anni prima. Lo stesso con cui aveva fatto sesso nel bagno del Country Club e che era fin troppo sicuro di sé. Arrogante.
Si strinse nelle spalle. «Non lo so... Mi hai detto tutte quelle cose, che vuoi stare con me, e io anche... Quindi noi siamo una... una coppia? E—»
«Sì, sì. Lo siamo» la interruppe Rafe, che non riusciva a staccare gli occhi dalle sue labbra. Successivamente, senza neanche darle il tempo di ragionare, le mise la mano dietro la nuca e la attirò a sé, baciandola.
Ophelia, presa alla sprovvista, ricambiò per un attimo prima di allontanarsi e lanciare un veloce sguardo alla cabina. Quando non vide i suoi amici, fece di unire nuovamente le loro labbra. Si aggrappò addirittura al colletto della sua maglia per tenerlo ancora più vicino.
Quando si staccarono, si guardarono con occhi intrisi di dolcezza.
«Dormiamo un po', ok?» propose teneramente Ophelia.
Rafe si limitò ad annuire prima che lei poggiasse la testa sul suo petto, rannicchiata contro di lui mentre il ritmo familiare del suo cuore la cullava e le dava conforto. Il ragazzo, in risposta, le avvolse le braccia attorno alla vita, stringendola e poggiando la nuca contro il bordo della barca alle sue spalle. Probabilmente, per Rafe tutto quello era l'unica cosa positiva dell'intero viaggio.
Peccato che nessuno prevedesse l'arrivo di una violenta depressione tropicale.
Onestamente, non so quanti giorni di viaggio abbiano fatto i ragazzi. Li fanno sembrare pochi (tipo 3/4) ma in realtà il Marocco è tipo lontanissimo dalla Carolina del Nord.
Comunque, a parte questo, spero possiate apprezzare i piccoli cambiamenti che ho fatto alla trama, anche nel capitolo precedente. Volevo che Ophelia e Rafe trascorressero più tempo possibile insieme, quindi, anche per mostrare di più il loro legame, ho voluto che fosse lei a chiedergli della barca. Inoltre, in questa storia Rafe non viene legato perché lei non lo permette ai suoi amici, e trascorrono la maggior parte del tempo insieme. E SONO UFFICIALMENTE UNA COPPIA.
Io adoro il modo in cui si difendono a vicenda e si prendono cura l'uno dell'altra 😭 Credo lo meritassero, e spero che a voi vadano bene questi capitoli di pausa dal drama, in particolare perché sono state 3 lunghe parti in cui non sono mai stati effettivamente insieme, e nulla, AMO scrivere finalmente dei capitoli su di loro, e amo anche il modo in cui si stuzzicano. They are my children🥹🥹🥹🥹🥹
(Avrei dovuto pubblicare ieri, ma Wattpad mi dava dei problemi. Inoltre, sono in sessione e mi scuso per le pubblicazioni in ritardo)
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