Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

064 tempesta sull'atlantico

capitolo sessantaquattro
( tempesta sull'atlantico )





Era mattina presto, e Ophelia si trovava nella veranda di casa con un libro recuperato nella camera di Pope. Parlava di Barbanera e della sua storia, e nonostante fosse ben consapevole del fatto che molte cose fossero inventate, era certa che qualcosa di vero ci fosse. Oltretutto, erano tutti intenti a dormire, e non aveva di meglio da fare a parte quello.

«"Elizabeth Teach fu ridotta in schiavitù dai pirati barbareschi in una città costiera dell'attuale Marocco. In seguito fu liberata da un giovane Edward Teach, che divenne noto come Barbanera"» lesse a voce bassa, accarezzando le righe con il polpastrello dell'indice della mano destra.

Fece un profondo sospiro. Dopo aver accettato la nuova avventura di getto, aveva poi iniziando a pensarci a mente fredda da qualche ora, ed era ovvio che fosse piuttosto ansiosa. Non si trattava di una semplice immersione come con l'amuleto, ma di una vera e propria caccia al tesoro che probabilmente li avrebbe nuovamente portati lontani da lì com'era già successo con la Croce e con El Dorado.

Era pronta a tornare in pista e a tuffarsi nell'ennesima avventura, in particolare perché avevano dannatamente bisogno di quei soldi come mai prima d'ora. Nonostante avesse una casa e fosse consapevole del fatto che suo padre l'avrebbe sempre riaccolta, era pur sempre legata a Poguelandia 2.0, soprattutto dopo che avevano costruito tutto partendo da zero. Era la loro casa e tutto voleva meno che lasciarla in mano ai Kooks, che probabilmente avrebbero utilizzato quel terreno per creare hotel o cose del genere.

Sospirò profondamente, ritrovandosi poi ad aggrottare le sopracciglia e a puntare gli occhi sulla distesa azzurra quasi come se fosse una sorta di richiamo. Chiuse di scatto il libro e si mise in piedi mentre un sorriso spontaneo iniziava a formarsi sul suo volto alla vista del leggero venticello in grado di far muovere l'erba che circondava l'abitazione.

Una tempesta sull'Atlantico a centinaia di miglia di distanza. Una tempesta che era in grado di generare onde, onde altissime. Per i residenti delle Outer Banks era facile riconoscerla. Lo capivano dal vento differente, dal rumore delle onde, dall'odore nell'aria.

Senza neanche rendersene conto, Ophelia venne affiancata da John B e JJ, anche loro richiamati da quell'aria che erano in grado di riconoscere.

«La sentite anche voi, vero?» chiese conferma il castano.

Quando Ophelia e JJ si guardarono, iniziarono tutti e tre a ridere felici ed entusiasti, pronti ad andare in spiaggia per surfare e cercare di domare quelle onde altissime dovute alla tempesta.

Certo, erano pronti ad affrontare un'altra caccia al tesoro, ma nessuno vietava loro di rimandare di un giorno. Nessuno vietava loro di rimandare ogni tipo di problema. Era una legge non scritta delle Outer Banks: quando arrivava quel momento, si doveva andare in spiaggia a qualunque costo e nonostante i programmi per quel giorno.

Poco dopo, erano già tutti nel giardino dell'abitazione a mettere la cera sulle loro tavole da surf per migliorare l'aderenza dei piedi e mantenere l'equilibrio sull'acqua.

«Sì, queste si che sono onde perfette, forse le migliori dell'anno» commentò JJ, guardando lo schermo del suo cellulare.

«Volete davvero fare surf, oggi?» domandò Pope, mettendosi lo zaino in spalla.

Ophelia lo guardò. «Tu no? Perché hai lo zaino? Torni a scuola?» chiese confusa ma divertita.

«Non voglio vendere il milione di dollari che ho in mano per cinquantamila, quindi voglio esaminarlo» le rispose il ragazzo, sventolando l'amuleto in aria.

«Cosa? Pope, non mi hai sentito? Sono delle onde perfette!» esclamò il biondo, guardandolo come se fosse un cane a tre teste.

«Sì, e ce ne saranno altre» si limitò a rispondere.

Tutti spalancarono gli occhi a quella risposta, guardandosi con espressioni piuttosto allibite.

«È come dire che non mangi perché ci sarà altra pizza da mangiare! Andiamo, sei serio?» quasi si agitò JJ, indignato.

«Ascolta Madre Terra, Pope. Ti sta implorando di fare surf» anche Kiara cercò di convincerlo.

«La mia Madre Terra dice di valorizzare le nostre informazioni» replicò lui.

«La mia di valorizzare le onde».

John B li guardò. «Valorizziamo la spiaggia?»

«Io valorizzerò l'abbronzatura» rispose Sarah.

«Ok, divertitevi a valorizzare» disse Pope.

Ophelia fece un sorrisetto. «Beh, ragazzi, in realtà dovremmo ringraziarlo. Farà il lavoro sporco per noi!» gli diede una pacca sulla spalla prima di guardarsi attorno e aggrottare le sopracciglia. «Ehi, dov'è Cleo?» domandò confusa a causa della sua assenza.

«Mi ha appena scritto — rispose il moro — Dice che è impegnata a cercare un po' di esche allo Sprofondo» aggiunse, guardando il suo telefono.

«Dille che siamo chiusi».

«Glielo scrivo subito».

«Pope, ehi, la regola numero uno è che non si lavora con delle onde simili. È la numero uno!» tornò all'attacco JJ.

«Beh, come ha detto Lia, farò il lavoro sporco per voi. Qualcuno deve farlo» si strinse nelle spalle. «Cavalcate quelle onde anche per me, ok?» fu l'ultima cosa che disse prima di girare i tacchi e andare via.

«Non posso crederci, è assurdo...» mormorò il biondo, indignato.

Poco dopo, caricarono le tavole da surf sul Twinkie con tutto il necessario per trascorrere una giornata in spiaggia. Salirono sul van, e John B mise in moto mentre i suoi amici non facevano che agitarsi a causa dell'emozione per le onde che erano già in grado di vedere man mano che si avvicinavano alla loro destinazione. Erano alte, maestose, ed era così bello vedere già persone intente a cavalcarle.

Proprio per quel motivo, decisero di raggiungere un luogo più appartato, e John B parcheggiò il van su una parte della spiaggia piuttosto isolata e lontana dalla folla. Solo loro e le onde.

«Oh mio Dio...» mormorò Ophelia con un sorriso alla vista delle onde.

«Non avete la sensazione che la vita sia migliore quando siete in spiaggia?» chiese Kiara con entusiasmo.

Si adoperarono per afferrare l'ombrellone e le sedie pieghevoli che avevano portato. Poi, si occuparono di scaricare le tavole da surf.

«Sarà bellissimo» commentò Sarah, guardandosi attorno.

«Puoi giurarci» concordò JJ.

«Oh cavolo» disse improvvisamente John B, perdendo il suo sorriso.

Inizialmente confusi, capirono il motivo del suo cambio di umore nel momento in cui videro tre auto dei Kooks iniziare ad avvicinarsi sempre di più alla loro postazione.

Ophelia ruotò gli occhi al cielo. «È uno scherzo?»

«Non fermatevi...» mormorò il biondo.

«Ovunque ma non qui» gli diede corda Kiara.

Le tre auto li superarono, ma accostarono poco lontano da loro, proprio come pensava Ophelia. Perché andare lontano quando lì c'erano cinque Pogues da poter infastidire? Oltretutto, lì c'era anche Topper, che sembrava aver sviluppato un odio anche nei confronti di Sarah dopo le vicende sulla pista d'atterraggio.

«Oh, ma certo, si sono fermati. Ma perché qui? C'è un'intera spiaggia» borbottò la riccia.

«Te lo stai davvero chiedendo? — la guardò Ophelia, inarcando un sopracciglio — Si sono fermati qui perché ci siamo noi. È così evidente» disse prima di sbuffare rumorosamente.

«Sì, ma c'eravamo prima noi!» rispose Sarah.

Kiara scosse la testa. «Che spreco di onde, assurdo».

«Che seccatura» concordò la rossa, incrociando le braccia sotto il seno.

Odiava i Kooks, e questo era risaputo, ma ancora di più odiava il loro voler per forza infastidire i Pogues. Sembrava quasi che desiderassero far scoppiare risse tra le due bande. Erano andati lì con l'intenzione di trascorrere una giornata insieme a cavalcare le onde più belle di sempre come non succedeva da un po', ed ecco che invece i Kooks erano arrivati a rovinare i loro progetti. Certo, non sarebbe stato giusto dargliela vinta e non surfare solo a causa loro, ma litigare e picchiarsi era certamente peggio.

Ophelia sbuffò rumorosamente prima che il respiro le si fermasse in gola nel momento in cui vide Rafe scendere dalla Jeep di Topper. Immediatamente il ragazzo si voltò verso di loro, e anche se indossava degli occhiali neri, la ragazza era certa del fatto che la stesse guardando. Non sapeva spiegarlo, ma avvertiva i suoi occhi blu poggiati sulla sua figura. Ricambiò il contatto visivo, sentendo lo stomaco contorcersi, e poi il suo cuore perse un battito nel momento in cui Sofia fece la sua comparsa. Anche la ragazza la guardò per un breve istante, regalandole un flebile sorriso dolce. La rossa cercò di ricambiare, ma venne fuori quella che sembrava essere una smorfia piuttosto che un sorriso.

«Ottimo, c'è mio fratello» commentò sarcasticamente Sarah, affiancandola.

«Ehi — JJ si avvicinò a Ophelia — Sta' tranquilla, non si avvicinerà a te. Te lo assicuro» le strinse lievemente la spalla.

La rossa guardò il suo amico per qualche istante, consapevole che stesse facendo riferimento alla vendetta di Rafe nei suoi confronti. Erano sempre stati tutti certi che le avrebbe fatto qualcosa dopo che lei lo aveva spinto giù dalla sua stessa barca, e ancora oggi ne erano convinti.

Tutti tranne Ophelia.

Insomma, erano quasi trascorsi due anni e Rafe non si era mai vendicato, e, oltretutto, lei sapeva che non le avrebbe mai potuto fare del male, anche se ancora non l'aveva perdonata e condividevano, attualmente, un rapporto pessimo.

Si limitò ad annuire prima di lanciare un'altra breve occhiata a Rafe che, sorseggiando della birra, aveva ancora gli occhi puntati su di lei. La rossa sospirò, scuotendo la testa e interrompendo il contatto visivo.

Ancora non riusciva a credere che fosse trascorso più di un anno dal loro ultimo momento insieme.

«Ehi, John B, arriva raggio di sole — lo avvertì JJ, facendo riferimento a Topper, che avanzava verso la loro direzione — Che cosa vorrà?»

Sarah strinse la mano del suo fidanzato. «Non farti provocare, va bene?» si raccomandò, guardandolo attentamente negli occhi.

«Tranquilla» le sorrise il ragazzo prima di iniziare ad avvicinarsi al Kook.

Pogues e Kooks erano dietro a quelli che sembravano i rispettivi leader dei due gruppi, e per un attimo Ophelia ebbe la sensazione che fosse una sorta di partita di calcio durante la quale i due capitani si stringevano la mano prima dell'inizio dell'incontro. La domanda era una: sarebbe stata una partita equa e onesta, oppure i membri di una delle due squadre avrebbero provocato gli avversari?

Qualcosa le diceva che la risposta fosse proprio la seconda opzione elencata, in particolare perché era impossibile che Kooks e Pogues non si provocassero. Sul serio, bastava il minimo per far esplodere il putiferio, e Ophelia era sicura che sarebbe successo qualcosa anche durante quella giornata in spiaggia. Poteva solo sperare che si sbagliasse.

Topper e John B si incontrarono a metà strada, iniziando a parlare sotto lo sguardo attento dei rispettivi amici, che cercavano di capire cosa si stessero dicendo. Improvvisamente, Ophelia notò le spalle del suo amico irrigidirsi, probabilmente a causa di qualcosa che era stato detto dal suo interlocutore, ed era abbastanza certa che lo stesse provocando tirando in ballo Sarah com'era solito fare. Sperò che non reagisse, e, fortunatamente, John B non lo fece. Si limitò a girare i tacchi e a tornare da loro.

«Beh, allora?» chiese Sarah quando il suo fidanzato fu vicino.

«Dice che non vuole avere problemi» rispose John B, stringendosi nelle spalle.

Ophelia mise su un sorriso divertito. «Come se fossimo noi ad iniziare» scosse la testa, incredula.

I cinque Pogues, poi, decisero di liquidare la questione e di non farsi rovinare la giornata dai Kooks. Afferrarono così le loro tavole e si diressero verso il mare, pronti a divertirsi e a cercare di cavalcare le onde.

Ophelia dimenticò ogni cosa, perfino la presenza di Rafe che, seduto sulla sabbia con Sofia, non sembrava intenzionato a staccarle gli occhi di dosso. C'erano solo lei e i suoi amici a trascorrere probabilmente una delle giornate più belle della loro vita.

Amava il mare, sul serio. Ogni volta che raggiungeva la spiaggia era come tornare a casa, e avrebbe voluto trascorrerci tutta la sua vita. Amava il fatto che fosse caotico e quieto, sereno e tempestoso, spumeggiante e sconfinato: al tempo stesso sé e il contrario di sé. Ancora di più amava il modo in cui il mare fosse in grado di attirare, di indurre le persone ad esplorarlo, ma nonostante ciò restava sempre misterioso e pieno di segreti.

Si diceva che chi nasceva al mare avesse un rapporto intimo con l'acqua, che imparasse prima a nuotare che a parlare, e per Ophelia era esattamente così. Il mare era sempre stata una costante nella sua vita, perfino durante le cacce al tesoro. Non una sola volta in cui non fosse stato presente.

Sorrise dolcemente, sedendosi sulla sua tavola da surf con le gambe ai lati e a penzoloni nell'acqua. Si guardò attorno, chiudendo gli occhi per qualche secondo e inspirando l'inconfondibile odore della salsedine mentre un leggero vento le sfiorava il corpo.

Improvvisamente, gli occhi della ragazza caddero sull'onda che stava iniziando a formarsi, e prima che se ne rendesse conto, prese a spingere la tavola da surf verso la spiaggia, restando sdraiata e usando le braccia per spostarsi.

«Vai Ophelia, è tua!»

«Forza, andiamo!»

Incoraggiata dai suoi migliori amici, sentì una scarica di adrenalina attraversarla, e quando sentì l'onda prenderla, spinse il corpo in alto con la forza delle braccia e portò i piedi sotto di sé con un unico e rapido movimento. Piegò le ginocchia e cavalcò l'onda con un sorriso in volto. Era per questo che amava il surf: poteva gestire, cavalcare, e domare invece di essere sommersa, calpestata e gestita. Era quel momento in cui aveva il pieno e raro controllo su qualcosa di maestoso ed infinito. Volarci sopra, toccarlo, entrarci... tutto senza farsi sommergere.

Quando l'onda passò, Ophelia fu portata con i piedi per terra dalle urla e dagli applausi dei suoi amici.

«Sì, brava!»

«Uooo, ce l'ho fatta!» esultò lei, alzando le braccia al cielo e guardandoli con un sorriso entusiasta in volto.

«Bravissima!»

«Così, Ophelia!»

La ragazza fece un finto inchino prima di scoppiare a ridere e iniziare a camminare verso la riva, pronta ad accomodarsi su una delle sedie pieghevoli per prendere il sole e dare più colorito alla sua pelle. Facendolo, si ritrovò a perdere il sorriso nel momento in cui i suoi occhi caddero su Rafe, seduto lì sulla sabbia di fianco a Sofia. La ragazza parve dirgli qualcosa, e Ophelia era abbastanza certa che riguardasse lei, in particolare perché entrambi la stavano guardando. In ogni cosa, qualunque cosa gli avesse detto, Rafe non sembrò darle ascolto.

Ophelia scosse la testa e si avvicinò al Twinkie, poggiando la tavola da surf contro la porta scorrevole. Afferrò anche un telo e poi si voltò per raggiungere la sedia. Prima che potesse farlo, però, si ritrovò davanti Kelce.

«Bene, bene, bene — mise su un sorrisetto — Guarda chi c'è!» esordì, bloccandole le strada.

La rossa inarcò un sopracciglio, stranita. «Ehi, Kelce, è sempre bello parlare con te. Mi ricordi esattamente quand'è stata l'ultima volta che l'abbiamo fatto?» gli chiese con sarcasmo.

Onestamente, non capiva per quale diavolo di motivo le si fosse avvicinato. Davvero, non avevano mai parlato. Anzi, si erano scambiati due frasi messe in croce nel bagno del Country Club durante la Festa di Mezza Estate, e di certo non erano stati amichevoli l'uno con l'altra.

Kelce, in risposta, alzò l'angolo destro della bocca. «Sai, ho sempre pensato che fossi simpatica. Peccato che tu sia una Pogue».

«Oh. Peccato che tu sia un Kook» replicò con finta espressione triste.

Lui emise una risatina di scherno prima di guardarsi attorno e poggiare gli occhi su Rafe, che pareva guardarli con curiosità e anche confusione. «Chissà cosa penserebbe Ward se sapesse che suo figlio esce con una Pogue — disse d'un tratto — E non è la prima volta. Sbaglio?» chiese con il tono di voce di chi la sapeva lunga.

Ecco il motivo per cui le stava parlando: voleva provocarla.

Ophelia sbatté le palpebre per qualche secondo, chiedendosi quanto sarebbe stato saggio dargli un pugno in pieno viso. Poi si rese conto di non volersi abbassare ai suoi livelli, e ignorò il suo desiderio di volerla colpire.

«Chissà cosa penserebbe Rafe se sapesse che anche i suoi amici trascorrono il loro inutile tempo a parlare male di lui» replicò. «E sai, Kelce, la tua vita deve essere davvero triste se la passi pensando alle ragazze con cui Rafe decide di uscire» aggiunse, mettendo su un sorriso falso.

Vide Kelce serrare la mascella e stringere la mano destra in un pugno, e proprio nel momento in cui Ophelia pensò che stesse per dire qualcosa, si bloccò e rimase in silenzio. Piuttosto, guardò qualcosa alle sue spalle.

«Cosa sta succedendo qui?» fu la voce fredda e bassa di Rafe a farla irrigidire e a farle perdere un battito.

«Niente, amico. Stavamo solo facendo due chiacchiere — rispose Kelce prima di poggiare gli occhi su di lei — Ci vediamo, Ophelia».

«Spero di no» replicò, guardandolo andare via.

Quando si allontanò definitivamente, la ragazza trovò il coraggio di girarsi e alzare il volto per guardare Rafe, che torreggiava su di lei e la osservava con quegli occhi che avevano sempre la solita capacità di trafiggerla.

«Cosa voleva?» andò dritto al punto il ragazzo, parlando con il tono di voce di chi pretendeva una risposta.

Lei si strinse nelle spalle. «Diceva cazzate» si limitò a dire.

Rafe fece un sorriso sghembo. «Cazzate... — ripeté in un sussurro — Alle mie spalle».

«In realtà—»

«Ah, tranquilla. Vedo come mi guardano al club. Sussurrano. Lo so che parlano male di me» la fermò, parlando con noncuranza e con disinvoltura.

Ophelia addolcì i lineamenti del volto a quelle parole. Nonostante si comportasse come se non gliene fregasse niente, per lei era evidente che fosse solo un meccanismo di difesa e che quelle parole dette contro di lui lo colpissero più del dovuto.

«Beh, fin quando parlano alle tue spalle, credo che siano destinati a restare lì» gli rispose con serietà.

Rafe la guardò per qualche secondo, quasi come se la stesse studiando con attenzione. Sembrava che, in qualche modo, volesse scorgere tutti quei piccoli dettagli che erano cambiati dall'ultima volta che erano stati così vicini.

Ophelia odiava quella sensazione, e ancor di più odiava avere la consapevolezza che qualcosa tra di loro si fosse inevitabilmente spezzato dalla morte di Ward. Odiava non poterlo abbracciare o baciare come faceva prima, e odiava il fatto che ora fossero semplicemente due persone che condividevano un passato che, tra l'altro, non era stato concreto nonostante l'intensità con cui avevano vissuto ogni loro momento insieme. Come se non bastasse, aleggiava anche un certo disagio e una certa tensione, in particolare se lei ripensava al fatto che Rafe li ritenesse gli assassini di suo padre.

«Beh, sai, parlano anche male di mio padre, ma credo che a te e ai tuoi amici Pogues non dispiaccia» ed ecco che anche lui parve ricordarsi di quel piccolo particolare, e bastarono quelle parole a farla irrigidire.

Ophelia mise su un sorriso amaro. «Sai cosa, Rafe? Pensa ciò che vuoi. Se ci credi degli assassini, bene. Non ti prendi neanche la briga di ascoltarci» disse con acidità, cercando di non crollare nuovamente.

«Ascoltarvi mentre inventate stronzate? — scosse la testa — No, mi basta sapere che è partito con voi e che non è più tornato» andò dritto al punto.

«Bene» si limitò a dire alla ragazza.

Era sinceramente stufa del fatto che Rafe si ostinasse a credere che avessero ucciso suo padre senza neanche fermarsi ad ascoltarli. Riconosceva che la situazione potesse sembrare ambigua, ma se solo si fosse seduto anche solo per cinque minuti con lei o con Sarah e avesse ascoltato le loro parole, forse sarebbero potute cambiare tante cose.

Lo guardò per l'ultima volta, risentita, prima di dargli le spalle e raggiungere finalmente la sedia pieghevole, lì dove Sarah era intenta ad aspettarla e ad osservarla con sguardo curioso ma preoccupato.

«Ehi, tutto ok?» le domandò immediatamente.

Ophelia sospirò. «Si è avvicinato per togliermi Kelce dai piedi, ma poi è tornato a parlare di Ward e di noi che l'abbiamo ucciso» borbottò, accomodandosi.

La bionda ruotò gli occhi al cielo. «Ho sempre odiato questo lato di mio fratello. Vorrei solo che ascoltasse le dinamiche della sua morte» ammise.

«Vuoi chiarire con lui?» chiese di getto la ragazza, voltandosi verso di lei.

Sarah sospirò, abbassando lo sguardo e giocherellando con la sabbia. «È che... Sai, sono quasi due anni che non abbiamo più nessun tipo di rapporto, e... — si fermò per qualche secondo — Non lo so... Rose ci tiene lontani da Wheezie, papà è morto... e Rafe è l'unica persona che mi è rimasta della mia famiglia» le confessò, arricciando il naso.

Ophelia sorrise dolcemente a quelle parole, stringendole la mano e osservandola con tenerezza. «Sono certa che ci ascolterà, prima o poi».

«Lo spero» mormorò la bionda. «Gli siamo rimaste solo noi, Lia, e nonostante tutto, io non voglio che rimanga solo. È mio fratello, e sono disposta a perdonarlo» ammise mentre i suoi occhi iniziavano a farsi leggermente lucidi.

«Almeno ha Sofia. Non è completamente solo» le fece presente la ragazza, che, messa da parte la gelosia e il rammarico, era felice per il fatto che Rafe non fosse del tutto solo.

«Sta con lei per non rimanere solo, Ophelia. Lo so io e lo sai tu» replicò.

Ophelia annuì lievemente. Aveva sempre pensato che i due avessero legato perché Sofia era stata l'unica a stargli accanto durante la morte di Ward. Lui, di conseguenza, si era aggrappato a lei quasi in maniera disperata per non rimanere solo, che era la sua più grande paura. Questo però non toglieva il fatto che Rafe si fidasse di lei proprio perché era l'unica a stargli accanto, e Ophelia non poteva che essere felice di questo.

«Sarah... — la richiamò — Mi manca» confessò, mordicchiandosi il labbro inferiore e ammettendolo per la prima volta a voce alta.

La sua amica la guardò con dolcezza. «Anche a me» le disse a sua volta.

Ophelia sospirò profondamente. Sperava davvero con tutta se stessa che un giorno Rafe avrebbe dato loro la possibilità di spiegare ogni cosa. Era impossibile, per lei, credere che tutto potesse finire in quel modo. Non poteva...

Le due ragazze si affrettarono a cambiare discorso nel momento in cui furono raggiunte da Kiara, che si accomodò al loro fianco. Tutte e tre, poi, poggiarono gli occhi su JJ e John B, vicini a Topper e Kelce. I quattro sembravano star andando alla ricerca di un'onda da cavalcare, e Ophelia era abbastanza certa che questo avrebbe fatto scoppiare probabilmente una discussione.

Topper e JJ sembravano star parlando, ed erano visibilmente entrambi intenzionati a cavalcare l'onda in arrivo. Nell'esatto momento in cui il primo si mosse per farlo, il biondo gli tagliò la strada, facendolo cadere dalla tavola e provocando le urla contrariate dei Kooks.

«Ehi, attento! Vacci piano!» urlò Rafe, che era tornato a sedersi sulla sabbia di fianco a Sofia.

«Ma che cosa sta facendo?!» sbraitò Ruthie.

«Sapete, forse Topper non ha del tutto torto quando dice che siamo noi ad iniziare» scherzò Sarah, scuotendo la testa divertita.

«Già. Altro che mantenere la pace» disse Kiara, guardandolo.

«Così prevedibile» commentò Ophelia, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.

Chiuse gli occhi per qualche minuto nel tentativo di rilassarsi, concentrandosi solo sul rumore delle onde e sul leggero vento che le accarezzava la pelle che stava iniziando a riscaldarsi sotto la luce cocente del sole. Rimase in quella posizione probabilmente per quasi un'ora, almeno fin quando non arrivarono JJ e John B, che sventolarono i loro capelli, facendo finire goccioline d'acqua sui corpi delle tre ragazze, che iniziarono a lamentarsi.

Rimasero lì in spiaggia per un'altra oretta prima di decidere di tornare a casa da Pope e Cleo. Così si affrettarono a rivestirsi e a caricare le tavole da surf sul van.

«Ragazzi, delle tartarughe!»

La voce incredula di Kiara attirò l'attenzione dei suoi amici, che si voltarono immediatamente e seguirono la traiettoria del suo sguardo.

«Oh mio Dio...» mormorò Ophelia nel momento in cui osservò la sabbia iniziare a muoversi in alcuni punti.

Si avvicinarono, spalancando tutti gli occhi e ridendo gioiosi quando videro dei piccoli tartarughini fare capolino da sotto la sabbia. Nonostante fosse nata e cresciuta nelle Outer Banks, era la prima volta che Ophelia assisteva alla schiusa delle uova di tartaruga, e non avrebbe mai pensato che uno scenario del genere potesse riempirle il cuore di gioia. Era senza dubbio la cosa più bella e meravigliosa che avesse mai visto nei suoi anni di vita. Era un vero e proprio spettacolo di vita.

«Oh cazzo...» sussurrò John B, incredulo.

«Vi prego, sono così piccole!» disse Sarah, emozionata.

Ophelia era senza parole mentre osservava quei cuccioli che, così piccoli e appena nati, si dirigevano verso il mare, verso la loro casa.

«È la cosa più bella che abbia mai visto...» ammise, non staccando gli occhi di dosso alle tartarughe.

«Guardate che testoline!» sorrise JJ, piegandosi sulle ginocchia e osservandole da vicino.

«Ehi, indietro. Diamogli un po' di spazio e non tocchiamole» disse Kiara, e tutti fecero come richiesto, allontanandosi di poco ma non smettendo di guardarle.

«Beh, potremmo creare un sentiero, no?» propose John B.

«Sì, facciamolo!»

Mentre i due ragazzi iniziarono a eliminare le impronte e a creare una strada che portava dalla spiaggia fino al mare, le tre si misero sull'attenti per proteggere le tartarughe da possibili attacchi di gabbiani.

«Avanti, tartarughe!»

«Un'autostrada per tartarughe!»

«Forza, correte! Andate!»

«Su, seguite papà. Vi porterà dritte nell'oceano!»

«Ehi — Ophelia affiancò Kiara — Era il tuo sogno o sbaglio?» le domandò dolcemente.

La riccia, con gli occhi emozioni e con un sorriso dolce in volto, annuì. «Sto vivendo il mio sogno...» le disse in un sussurro.

Improvvisamente, le due aggrottarono le sopracciglia nel momento in cui sentirono il rumore di un'auto alle loro spalle. Si misero in piedi e si voltarono, trovando Ruthie intenta a guidare la Jeep di Topper con lui al suo fianco.

«Ehi! Fermi! Ci sono delle tartarughe!» iniziò a sbracciarsi Kiara quando li vide avanzare verso la loro esatta posizione.

A quelle parole, Ruthie sembrò premere sull'acceleratore con più forza, e non aveva per nulla l'aria di una intenzionata a fermarsi o a sterzare. Dietro di loro, i Kooks urlavano come dei tifosi.

«Fermatevi!»

«Ehi! Fermi!»

«Ci sono delle tartarughe!»

«Allontanatevi!»

«No! Dovete fermarvi!»

Riuscirono a scansare l'auto prima che venissero tutti investiti da un'allegra ed entusiasta Ruthie. Rotolarono sulla sabbia, spalancando gli occhi e guardandosi con il cuore in gola.

«Ma che diavolo fate?!» urlò John B.

JJ corse subito dalle tre ragazze. «Ehi, tutto ok?»

«Che pezzi di merda!» sbraitò Kiara.

Il peggio, però, non sembrava essere passato. Ruthie infatti, fece inversione e ripercorse la strada a ritroso. I cinque iniziarono nuovamente a sbracciarsi nel tentativo di farla fermare, ma anche quella volta fu inutile: non solo rischiarono nuovamente di essere investiti, ma Ruthie gettò anche la sua granita dritta sul petto di Kiara. Come se non bastasse, le ruote della Jeep finirono per colpire molte delle tartarughe appena nate, uccidendole.

«Kiara! Kiara, tutto bene?» si affrettarono ad avvicinarsi alla loro amica.

Sembrava paralizzata e sconvolta a causa di ciò che era appena successo, respirando affannosamente e tremando mentre si toglieva i residui della granita dal volto.

«Tornate allo Sprofondo, Pogues!»

Gli occhi di Ophelia si poggiarono quasi di scatto su Rafe, che si grattava la nuca. Si sentiva a disagio e lei lo capiva, così come riusciva a capire che non approvasse ciò che avevano appena fatto. Rafe Cameron era cresciuto, e non era più quel ragazzino che si divertiva a fare cose del genere nei confronti dei Pogues. Certo, ancora li odiava, ma era anche maturato dopo la morte di Ward, e se un tempo sarebbe stato il primo a dare vita a scenari del genere, ora quasi veniva nauseato da quella vista, e non perché credeva che i Pogues fossero persone da rispettare, ma perché non dimenticava che tra di loro ci fosse Ophelia. Inoltre, come se non bastasse, gli affari erano senza dubbio diventati la sua priorità, e non si divertiva più con stronzate del genere.

Eppure Ophelia sapeva anche che non avrebbe detto nulla ai suoi amici e che probabilmente si sarebbe complimentato con Ruthie e Topper. Era un modo per adeguarsi alla massa e per farsi accettare dalle stesse persone che gli parlavano alle spalle.

Essere accettato. Ciò che Rafe Cameron desiderava in maniera quasi disperata. Era ciò che lo aveva portato alla rovina quando cercava l'approvazione di Ward, e ora si era ritrovato a mettere su una risata forzata alla vista dei Kooks che quasi avevano investito lei e Sarah, le due persone a cui, teoricamente, avrebbe dovuto tenere almeno un po'.

Scosse la testa con amarezza nel momento in cui vide Kiara, disperata, avvicinarsi alle tartarughe, la cui maggior parte era morta a causa di Ruthie.

Ophelia sentì il cuore stringersi in una morsa alla realizzazione che quella ragazza avesse appena spezzato la vita a delle innocenti tartarughe che erano appena nate, e tutto solo per dare fastidio ai Pogues. I Kooks avevano rovinato la loro giornata in spiaggia, avevano rovinato uno dei loro momenti più felici ma, soprattutto, avevano rovinato il sogno di Kiara. E la cosa più atroce era che l'obiettivo di Ruthie non fosse quello di uccidere le tartarughe, ma di investire loro.

Kiara afferrò una tartaruga fra le mani, osservando il guscio rotto con le lacrime agli occhi. I quattro, dietro di lei, rimasero in silenzio e si lanciarono un'occhiata colma di angoscia e rabbia, e l'unica cosa che riuscì, almeno in parte, a risollevare Ophelia fu la vista delle tartarughe vive che ancora si dirigevano verso il mare.

Improvvisamente, con la rabbia e l'angoscia a fior di pelle, la riccia si rimise in piedi e camminò dritta verso i Kooks, che ancora ridevano entusiasti. I suoi amici si lanciarono uno sguardo preoccupato, e JJ le corse dietro mentre Sarah, Ophelia e John B decisero di non intervenire.

Nonostante fossero rimasti fermi, riuscirono a sentire la loro amica urlare con rabbia contro i Kooks prima di dare a Ruthie una spinta ed essere fermata da JJ. Fortunatamente, non scoppiò nessuna rissa e Kiara tornò indietro mentre il biondo rimase a dire qualcos'altro a Topper.

Ophelia sospirò, raggiungendo silenziosamente il Twinkie insieme ai suoi amici. Prima di salire, si scambiò un'ultima occhiata con Rafe, che sembrava starsi complimentando con Ruthie. Quando incrociò i suoi occhi, si zittì e perse quel falso sorriso che aveva indossato per tutto il tempo.

La ragazza scosse la testa con delusione, interrompendo il loro contatto visivo e chiudendo la portiera con forza. Di certo non si aspettava qualcosa da Rafe, ma odiava così tanto il fatto che andasse ancora alla ricerca di approvazione da parte di quelle persone.

Chiuse gli occhi per distendere i nervi, e appoggiò la testa contro il finestrino. Trascorsero il viaggio in silenzio, tutti ancora scossi a causa di ciò che era successo, e, in poco tempo, tornarono a casa.

Nonostante avvertissero tutti il desiderio di volersi riposare dopo la giornata trascorsa al mare e le vicende con i Kooks, capirono di trovarsi davanti un'altra situazione da dover affrontare nel momento in cui si videro Pope, che sembrava sudare freddo e che aveva le mani sporche di sangue.

«Pope? Di chi è quel sangue?» chiese Ophelia, avvicinandosi a lui e guardandolo con occhi intrisi di preoccupazione.

«Pope! Ehi! Che è successo?»

«Pope, rispondi!»

«Dov'è Cleo?»

«Lei... lei è dentro» disse in un flebile sussurro.

Si precipitarono all'interno dell'abitazione, rimanendo sconvolti nel momento in cui videro la ragazza paralizzata e con il volto impregnato di lacrime mentre osservava un punto fisso con sguardo perso. Ai suoi piedi c'era il corpo di un uomo, la cui maglia era sporca di sangue.

«È Terrance...» mormorò John B, riconoscendolo.

«L'uomo che ci ha aiutati insieme a Cleo alle Bahamas» spiegò Sarah, sconvolta.

Ma il peggio non fu quello, no. Poco dopo, infatti, arrivò Shoupe, e loro avevano un cadavere in cucina.

Erano in una brutta situazione.













































Non l'ho specificato, ma Sofia in spiaggia dice a Rafe più o meno la stessa cosa che gli ha detto quando è passata Sarah, cioè lo invita ad andare a parlare con Ophelia 🫡🫡

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro