058 el dorado - 2
⸻ capitolo cinquantotto ⸻
( el dorado - 2 )
Ophelia non aveva idea da quanto si trovassero su quella barca e da quanto stessero risalendo il fiume per raggiungere El Tesoro. Sapeva solo che il sole fosse oramai tramontato, e che il cielo fosse diventato di un tenue colore blu. Fortunatamente, e anche inaspettatamente, aveva iniziato a tirare un leggero e fresco venticello, probabilmente dovuto al fatto che si trovassero vicino all'acqua e in mezzo alla giungla. Erano tutti visibilmente stanchi, motivo per il quale decisero di fermarsi e di accostare sul lato destro del fiume in modo da riposarsi e di ripartire all'alba.
Nella barca avevano a disposizione delle leggere coperte che utilizzarono per coprire i loro corpi, e si sistemarono al meglio delle loro possibilità, nonostante l'ambiente fosse piuttosto scomodo e piccolo. Strinsero però i denti e si concentrarono sull'obiettivo finale.
Ophelia era poggiata con la schiena contro il legno della barca, e continuava a giocherellare con l'anello da quelle che credeva fossero ore. Nonostante le circostanze e la situazione, non poteva non notare quanto fosse piacevole il leggero rumore dell'acqua che veniva mossa dalla corrente, e il lieve fruscio delle foglie mosse dal flebile vento fresco. Tutto sommato, era una bella notte, in particolare con il cielo punteggiato da piccole stelle e una mezza luna.
«Sapete cosa dice la leggenda? — prese improvvisamente parola Pope, spezzando il silenzio che aleggiava attorno a loro — L'idolo deve essere posizionato durante il solstizio».
«Cioè domani notte» rispose Cleo.
«E l'idolo attualmente è nelle mani di Singh» aggiunse Ophelia, arricciando il naso.
«Non riuscirà a tradurlo, però» fece presente JJ.
«Sì, ma a quel punto Big John morirà» sospirò angosciata Kiara.
«Ma noi non sappiamo cosa stiano facendo John B e Sarah attualmente. Forse sono con lui, no? Insomma, se sono già partiti per El Dorado, lo hanno fatto per un motivo» disse la rossa, iniziando a spremersi le meningi.
JJ annuì. «Forse hanno l'idolo, e hanno anche i fogli di Pope. Possono tradurlo e raggiungere l'oro!» iniziò ad entusiasmarsi.
«Non è così semplice — lo fermò Pope, puntando gli occhi verso il cielo — Si dice che il re Guajiro, che aveva trovato El Dorado, in punto di morte disse che non avrebbe dato l'oro ai suoi figli. L'oro sarebbe andato solo a chi avrebbe dimostrato di esserne degno. Quindi, per assicurarsi che fosse così, inventò il test dello Gnomone, e i cercatori di tutto il mondo furono messi alla prova dal Dio Giaguaro» spiegò, tamburellando le dita sul suo petto.
«Ma l'oro è ancora lì...» disse il biondo, i cui occhi presero ad illuminarsi. «È la nostra occasione per riprenderci tutto quello che ci hanno rubato».
«"E se sarai bravo, se sarai saggio, se avrai fortuna, forse sarai tu il prescelto"» recitò quasi teatralmente il moro.
Kiara sospirò. «È solo che... è tutto molto strano. Insomma, perché dovremmo essere noi queste "persone degne"?» chiese, visibilmente incerta.
«Già. Sono passati cinquecento anni, ma il Dio Giaguaro non ha trovato nessuno all'altezza» Ophelia concordò con lei.
«Perché non dovremmo essere noi?» intervenne Cleo. «Andiamo, avete idea di quante cose abbiamo passato, ragazzi? Io credo che ce lo meritiamo, e questa negatività non ci aiuterà ad affrontare la giungla» disse con serietà, cercando di risollevare il morale dei suoi amici.
«No, infatti ci aiuteranno i machete di Barracuda Mike» scherzò la rossa, strappando una risatina ai suoi amici.
«Beh, Cleo ha ragione, ragazzi — JJ batté le mani, entusiasta — Diamine, noi ce lo meritiamo, ok? Basta essere pessimisti. Quello lasciamolo ai Kooks. Noi siamo Pogues e ci crediamo!»
«Dio, per un attimo ti ho confuso con un allenatore di basket» mormorò Ophelia, divertita.
«Ero credibile, vero?»
«Decisamente».
«Sì, molto. Complimenti».
Tra le risate e con le parole di JJ e Cleo nella mente, i ragazzi caddero in un sonno profondo. Era la loro terza caccia al tesoro, e qualcosa diceva a Ophelia che ce l'avrebbero fatta, o forse era solo la sua speranza a parlare per lei. Desiderava davvero con tutta se stessa che potessero avere almeno una vittoria, quindi avrebbe fatto affidamento alle parole abbastanza convincenti dei suoi amici.
Ce l'avrebbero fatta.
Il mattino successivo furono bruscamente svegliati dal rumore del motore di una barca che, in lontananza, si avvicina velocemente alla loro posizione. Si misero a sedere, tutti piuttosto storditi a causa del risveglio, e puntarono gli sguardi alla loro sinistra.
Ophelia mise la mano sopra gli occhi a causa del sole e si concentrò sulla barca, aguzzando la vista per capire cosa stesse succedendo. Quando si rese conto di chi si trovasse a bordo, quasi cadde nel fiume.
«Ragazzo, è Singh con i suoi uomini. Sono loro!» disse certa e agitata, deglutendo rumorosamente.
«Merda» imprecò JJ. «Stata giù, state giù!» li tirò verso il basso nel momento in cui la barca passò davanti a loro, superandoli e continuando a risalire il fiume.
«Hai ragione, Lia — prese parola Cleo, annuendo — È quel bastardo con i suoi uomini».
«Ma Big John non era con loro. Questo vuol dire che forse è con Sarah e John B» rifletté Kiara.
Pope concordò. «Ci sono passati davanti. Non stanno cercando noi».
«Si muovono anche velocemente» notò JJ.
«Stanno cercando John B e Sarah, ragazzi!» fece presente Ophelia, quasi strepitando.
«E conoscono la strada!» continuò il biondo prima di mettere in moto.
Dunque, per assicurarsi di arrivare a destinazione, seguirono Singh e i suoi uomini, rimanendo però sempre ad una debita distanza per non farsi scoprire. Si ritrovarono così a trascorrere un'altra intera giornata su quella barca, e a passarci l'ennesima notte, questa volta caratterizzata da tuoni, lampi e pioggia violenta.
Al mattino, però, raggiunsero finalmente El Tesoro.
«Questo dovrebbe essere El Tesoro. Il sentiero sulla montagna parte da qui» prese parola Kiara.
Dovettero fermarsi al piccolo molo vicino al fiume, là dove sostò anche il mezzo di trasporto degli uomini di Singh, che, armati, sorvegliavano il perimetro con estrema attenzione.
«Che facciamo ora? Dobbiamo superarli in qualche modo» disse JJ, agitato.
Si guardarono, e di comune accordo capirono di doversi inventare un piano per riuscire a liberarsi di loro e poter continuare il viaggio.
Adocchiarono una baracca vecchia e fatta essenzialmente di metallo arrugginito che si trovava vicino alla riva, di fronte a dove erano piazzati i due uomini di Singh, e facendo attenzione a non farsi vedere, si infilarono all'interno di essa.
«Ok, quindi come facciamo? — domandò Cleo — Uno di loro è nella barca a oziare, e l'altro è in piedi sul molo» controllò la situazione.
I ragazzi assunsero tutti un'espressione pensierosa, fin quando gli occhi di Ophelia finirono sul suo zaino e un'idea iniziò a farsi largo nella sua mente.
Si schiarì la gola, attirando l'attenzione dei suoi amici. «E se sparassimo?» esordì improvvisamente.
«Hai— hai una pistola?!» quasi strillò JJ.
Lei lo guardò. «No che non ho una pistola, JJ».
«Ed esattamente come intendi—»
«Ma loro non lo sanno» sorrise furbamente, tirando fuori i petardi. «Sapete quanta polvere da sparo c'è qui dentro? Non so voi, ma a Tres Rocas sembrava che tutti quei bambini premessero dei grilletti» fece presente.
«Oh merda, è geniale!» strepitò Pope.
«Hai rubato dei petardi a dei bambini?» chiese Kiara scettica e divertita allo stesso tempo.
Ophelia scosse la testa. «No. Me li hanno dati loro in segno di benvenuto» spiegò.
«Beh, il loro benvenuto ci salverà» sorrise il moro.
«Non avrei mai pensato di dirlo un giorno, ma Dio benedica i bambini» aggiunse Cleo, entusiasta.
Il biondo assunse un cipiglio. «Questa è un'idea alla JJ, non un'idea alla Ophelia» borbottò.
«Non imbronciarti. Sarete tu e Pope a mettere in atto questo piano» gli diede una pacca sulla spalla.
«Fantastico!» esclamò JJ.
«Co— perché io?» sbuffò l'altro, mettendo su un broncio.
Cleo alzò l'angolo destro della bocca in un ghigno divertito. «Hai forse paura, Pope?» lo provocò.
«Paura? Io? — ridacchiò — Assolutamente no. Anzi, JJ, perché non andiamo?» si rivolse al suo amico, strappando delle risatine alle ragazze.
«Prima perché non diamo loro un piccolo... avvertimento?» suggerì Kiara con un sorrisetto.
Sotto lo sguardo confuso dei suoi amici, tirò fuori carta e penna, scrivendo qualcosa che, subito dopo, mostrò agli altri:
"Tra cinque secondi sentirete un colpo di pistola. È un avvertimento. Il prossimo colpo sarà alla vostra testa"
«Così crederanno ancora di più ai colpi di pistola. È perfetto!» si complimentò JJ, facendola sorridere.
«Ok, allora noi restiamo qui a... guardare. Voi sparate» Ophelia passò loro il foglietto e i petardi.
«Qualcuno di voi ha un elastico?» domandò Pope, e Cleo, seppur confusa, glielo passò. «Ora possiamo andare» disse al suo amico.
I due, quindi, uscirono dalla baracca, non allontanandosi troppo, e le tre ragazze rimasero ad osservare tutto dalla piccola finestra presente. Videro i loro amici nascondersi e muoversi furtivamente, e dopo pochi secondi, il biglietto legato ad un sasso cadde proprio nella barca, là dove si trovava la guardia.
Videro l'uomo mettersi a sedere e afferrare il foglietto. Mentre era ancora intento a leggerlo, i ragazzi cominciarono a lanciare dei petardi contro di lui, che si affrettò ad alzarsi e a stringere la sua arma.
«Miguel! Ci stanno sparando!»
«Ma dove sono?!»
«Non li vedo!»
«Ci è cascato?» domandò Pope, accendendo l'ennesimo petardo.
Le ragazze annuirono, e lui, in risposta, ne lanciò un altro dritto in acqua, di fianco alla loro barca.
«Merda! Siamo circondati!»
Improvvisamente, e inaspettatamente, l'uomo capì da quale direzione provenissero, e sì voltò verso la baracca, caricando la sua mitragliatrice e iniziando a sparare numerosi colpi verso la loro direzione. Le ragazze si abbassarono, nascondendosi, mentre Pope, esortato da JJ, "rispose al fuoco", continuando a lanciare altri petardi in acqua.
«Sono troppi! Andiamo via da qui!»
Gli uomini, spaventati, salirono sulla barca e si allontanarono, dando così il via libera ai cinque.
«E quelli sarebbero gli uomini di Carlos Singh?» commentò Ophelia, divertita.
«Spaventati da dei petardi» aggiunse Kiara.
«Siamo sempre più bravi» sentirono JJ vantarsi da fuori la baracca, e si voltarono verso di lui.
«Eh già» concordò Pope, battendogli il cinque.
Cleo li raggiunse. «Non è il momento di festeggiare. Non abbiamo ancora fatto niente» disse con tono duro, spegnendo il loro entusiasmo e superandoli.
«Ha ragione» annuì la riccia, seguendola.
I due ragazzi, quasi increduli, poggiarono poi gli occhi su Ophelia, l'unica ancora nella baracca e anche l'unica a non aver detto nulla, e la guardarono proprio perché si aspettavano che dicesse qualcosa.
Lei osservò da capo a piedi entrambi, quasi sentendosi a disagio sotto i loro sguardi. «Siate più umili — iniziò — E ringraziate me e i bambini di Tres Rocas» diede una pacca sulla spalla ad entrambi, seguendo poi le sue due amiche.
«Vogliono rovinarci il momento di gloria» sentì dire da JJ.
«Ma noi non ce lo faremo rovinare» concluse per lui Pope.
Ophelia ruotò gli occhi al cielo prima di allentare di poco il passo in modo che i due la raggiungessero.
«Ehi — sorrise il moro — Il trio si riunisce» le mise un braccio attorno le spalle. «Ricordate quanto ci divertivamo a vedere John B in difficoltà fra Sarah e Kiara?» chiese improvvisamente.
La rossa annuì. «Mi mancano quei momenti, sapete? Quando ancora Ward Cameron non aveva rubato il nostro l'oro» sospirò.
«E Rafe non aveva rubato— Ops, scusate. Tasto dolente per entrambi. A volte dimentico che... Beh, sto zitto» blaterò JJ, grattandosi la nuca.
Pope e Ophelia si guardarono per un attimo, consapevole di cosa volesse dire il biondo. Alla fine, però, condivisero un dolce sorriso prima che lui la stringesse a sé con affetto. Sapeva tanto di "ti voglio bene anche se hai dei gusti pessimi in caso di ragazzi", e lei lo apprezzò molto.
Una volta aver finalmente abbandonato quel posto, imboccarono il sentiero circondato da alti alberi, iniziando così a farsi spazio nella fitta foresta.
«Ehi, JJ — lo richiamò Ophelia — Sbaglio o il Sud America era uno dei posti in cui volevi andare dopo il bagno nell'oro?» chiese con un sorrisetto.
Arricciò il naso. «Uhm, sì... con una tavola da surf. Non in mezzo a— Cazzo! Oh, era solo una pianta. Non in mezzo alla giungla e con gli animali selvatici alle calcagna» concluse.
«Siamo nella Foresta Amazzonica. Chiamala con il suo nome» lo bacchettò Pope, che sembrava quasi meravigliato mentre si guardava attorno.
«Non è il momento della lezione» borbottò JJ.
Ophelia ridacchiò prima di guardarsi attorno. Era davvero pazzesco quel posto. Che fosse chiaro, veniva investita dall'ansia se solo pensava che lì intorno potessero esserci animali selvatici e velenosi, eppure non poteva fare a meno di notare quanto fossero lucenti quelle piante dal colore verde acceso, così diverse da quelle che, solitamente, si trovavano in città. C'erano davvero alberi di ogni tipo, in particolare di spezie (cannella, canfora, noce moscata e pepe), oltre che alla presenza del bambù e della canna da zucchero. Si respirava aria pulita e fresca, capace di entrarti fin dentro i polmoni e di donarti un senso quasi di pienezza.
Ad accompagnarli, c'era il leggero cinguettio degli uccelli che svolazzavano sulle loro teste, e Ophelia poté giurare di aver visto, di tanto in tanto, perfino delle scimmie saltare da un albero all'altro.
In ogni caso, la sua incredulità svanì dopo due ore di lungo cammino, in particolare quando la strada divenne in salita e si ritrovarono tutti con le gambe doloranti e i piedi infuocati che chiedevano pietà. Iniziarono a sudare, a sentirsi esausti e sfiniti, e desideravano solo potersi sedere e riprendersi per qualche secondo.
Nonostante il posto umido, divennero presto madidi di sudore e gocciolanti, e addirittura alcune erbacce iniziarono ad attaccarsi sulle loro pelli appiccicose. Di certo non aiutavano gli zaini pesanti che erano costretti a trasportare.
Dopo ore, finalmente, raggiunsero la cima con le gambe a pezzi e tremolanti. Ophelia aveva il fiato corto e la sua mente riusciva solamente a pensare al comodo letto di casa sua.
«Oh cazzo...» rilasciò un sospiro di sollievo nel momento in cui abbandonò il sentiero caratterizzato da erbe fitte e il vento iniziò a sfiorarle la pelle.
Si guardò attorno, fermandosi per una attimo e lanciando una breve occhiata alle sue spalle per accertarsi che JJ e Kiara le stessero dietro. Una volta essersi assicurata di ciò, avanzò verso una roccia per accomodarsi, ma i suoi occhi caddero su Cleo e Pope intenti a... baciarsi.
Spalancò gli occhi, ritrovandosi a doversi mordere violentemente il labbro inferiore per non urlare e strepitare dalla gioia.
«Lo sapevo... lo sapevo...» iniziò a sussurrare tra sé e sé, saltellando allegra. «Ahia, le gambe» arricciò il naso, bloccando quello che sarebbe dovuto essere un ballo.
«Ehi, stai bene?» le chiese Kiara quando la raggiunse, guardandola divertita.
Lei annuì immediatamente. «Sì, stavo solo—» si bloccò nel momento in cui vide Cleo e Pope allontanarsi. Sorrise flebilmente. «Vi stavo solo aspettando» concluse.
«Hai trovato qualcosa?» le domandò JJ, che intanto si creava una sorta di sentiero fra le erbe tagliandole col machete.
«No» scosse la testa.
«Ehi, Pope! — lo richiamò JJ — Tu hai trovato qualcosa?» chiese anche a lui.
«Sì, il sentiero porta lì» rispose, indicando un punto con l'indice della mano sinistra.
I tre li raggiunsero, e Ophelia schiuse le labbra alla vista del panorama mozzafiato caratterizzato essenzialmente da un'enorme e infinita distesa di verde brillante, con uccelli di ogni tipo che svolazzavano davanti ai loro occhi.
La rossa si schiarì la gola. «Sapete, se non stessimo dietro le tracce dei nostri amici, che a loro volta sono inseguiti dagli uomini di Singh, starei qui ad ammirare l'orizzonte per ore, scattando anche un bel po' di foto da mettere nelle mie storie di Instagram, ma—»
«Ma dobbiamo andare. Concetto afferrato» concluse per lei Pope, fermando il suo blaterare continuo.
Ophelia annuì, e, subito dopo, si rimisero in marcia, continuando la loro salita. Poi, improvvisamente, ci fu un boato, la cui causa era certamente un'esplosione, e addirittura uno stormo di uccelli si alzò nel cielo per scappare.
Si lanciarono tutti un'occhiata preoccupata, certi del fatto che avesse a che fare con John B e Sarah, e così tornarono a camminare, o meglio, a correre, oramai abbastanza sicuri di non essere lontani da loro.
Cominciarono a fare slalom tra le piante e gli alberi, infischiandosene delle gambe doloranti, e, per precauzione, strinsero tutti il loro machete. Seguirono alcune delle tracce lasciate dai loro amici, e Ophelia iniziò a preoccuparsi nel momento in cui, vicino ad un albero, vide del sangue che sembrava essere fresco. Ciononostante, scosse la testa e riprese a camminare con i quattro, e presto arrivarono a raggiungere addirittura la parte opposta rispetto a quella da cui erano partiti.
Ne avevano fatta di strada, ed erano tutti a pezzi, ma proprio quando stavano per perdere le speranze, ecco che delle voci arrivarono al loro udito. Fermarono la corsa e si zittirono, stringendo con forza le armi e camminando cautamente, cercando sempre di rimanere nascosti fra le piante.
Poi Ophelia si ritrovò a spalancare gli occhi nel momento in cui arrivarono alla loro meta, e poggiò lo sguardo sulla scena davanti a sé: Ward Cameron aveva una pistola puntata contro John B e un sanguinante Big John.
Sbatté le palpebre per qualche secondo, sconvolta, ma durò poco: avrebbero dovuto aspettarsi la presenza di Ward Cameron.
Poi i suoi occhi balzarono su Sarah, i cui vestiti e capelli erano impregnati d'acqua come quelli del suo fidanzato. Erano sporchi di terra e di fango, e aveva un'espressione quasi pietrificata. Era paralizzata e visibilmente impaurita mentre guardava suo padre puntate l'arma contro i due.
Infine, gli occhi azzurri di Ophelia si spostarono su un borsone lasciato lì a terra, e sentì l'incredulità farsi spazio in lei quando riuscì a scorgerne il contenuto.
Le pepite d'oro più enormi e sorprendenti che avesse mai visto prima.
Il cuore prese a batterle all'impazzata mentre un sorriso spontaneo si fece spazio sul suo volto alla realizzazione che ce l'avessero fatta dopo tutto quello che erano stati costretti a subire e a trascorrere.
Avevano trovato El Dorado.
Dovette però rimandare i festeggiamenti a dopo a causa della situazione in cui si trovavano Big John, Sarah e John B, e continuò a restare chinata come il resto dei suoi amici, anche loro incerti sulle mosse da fare.
«Ok, e ora? Che cosa facciamo?» chiese Pope in un sussurro.
«O la va o la spacca» si limitò a rispondere JJ.
Cleo afferrò il suo machete. «Pogues per la vita».
I ragazzi la guardarono e annuirono. «Pogues per la vita» ripetettero uno ad uno.
Successivamente, si misero tutti in piedi e abbandonarono il loro nascondiglio, uscendo allo scoperto e circondando Ward Cameron.
«Fermati!»
«Mettila giù, Ward!»
«Sta' fermo!»
«Non muovetevi! Fermatevi! — gridò in risposta Ward, puntando la pistola contro ognuno di loro — Non vi muovete! Neanche un passo!»
«Metti giù quella pistola, Ward!»
«Fermi o sparo!»
«Sei circondato, Ward!» gli fece notare JJ.
«Che fai, ci uccidi tutti?» domandò Pope.
«Se devi sparare a qualcuno, Ward, spara a me» si intromise Big John, che, visibilmente dolorante, continuava a premere la mano sulla ferita all'addome.
A Ophelia si strinse il cuore alla vista di quel sangue e alla realizzazione che probabilmente fosse stato sparato. Strinse con ancora più forza il machete, sentendo l'anello premere contro il metallo e rendendosi conto di star puntando l'arma contro l'uomo che Rafe le aveva chiesto di proteggere.
John B fece un passo in avanti, portandosi davanti a suo padre per proteggerlo. «O a me...» aggiunse.
La rossa deglutì rumorosamente mentre guardava la pistola essere puntata contro il suo migliore amico, e per un attimo si sentì venir meno.
A prendere in mano la situazione, però, fu Sarah, l'unica che avrebbe potuto fermare e far ragionare suo padre.
«Fermati — gli ordinò a denti stretti, facendo un passo davanti a John B e ritrovandosi la canna della pistola premuta contro il petto — Adesso basta».
«Non farlo!» disse suo padre tra le lacrime.
«Non ci ucciderai, ne sono sicura» rispose lei con sicurezza. «Ti conosco... Ricordati che ti conosco. Non puoi...» aggiunse con occhi umidi e voce strozzata.
Ward Cameron rimase in silenzio, così come tutti coloro che lo circondavano. Si limitarono ad osservare Sarah che, con coraggio, mise la mano su quella di suo padre, afferrando la pistola e facendo sì che cadesse per terra senza che lui opponesse resistenza.
Piuttosto, Ward prese a tremare e a lacrimare.
«Non posso...» ripeté con dolore. «Hai ragione, non posso...» le portò una mano sulla guancia, accarezzandogliela delicatamente.
Ophelia sentì il cuore stringersi in una morsa alla realizzazione che Sarah fosse stata in grado di placare quel demone che stava mangiando suo padre. Non giustificava Ward, e lo odiava con tutta se stessa per il modo in cui aveva trattato lei, i suoi amici, e Rafe, ma voleva bene a sua figlia, ed era evidente il fatto che soffrisse e si sentisse in colpa per averla persa. Perché Ward aveva definitivamente perso Sarah nel momento in cui aveva provato a strangolarla sulla Coastal Venture, e lo sapeva. Ciononostante, lei rimaneva l'unica in grado di placarlo.
Ward stava soffrendo e si stava pentendo per tutto il dolore che aveva causato, ma era troppo tardi, ormai.
«Sì, ma io posso farlo!» sentirono urlare da una terza voce, che li riportò tutti sull'attenti.
Un uomo, che Ophelia riconobbe come essere Ryan, cioè uno di quelli che lavorava per Singh, sbucò alle spalle di Big John. Stringeva una pistola tra le mani, e si avvicinò a tutti loro.
John B si voltò verso di lui, puntandogli la pistola contro. In risposta, l'uomo spostò la mira su suo padre. «Gettala!» gli ordinò.
«Non ti agitare — parlò proprio Big John — Il tuo capo è morto. Non hai nessun motivo per ucciderci» gli fece presente, e Ophelia quasi ebbe l'istinto di urlare alla realizzazione che Carlos Singh fosse morto.
«Riesco ad immaginarne più di uno» replicò Ryan. «Gettala!» ripeté, alzando il tono della voce.
Il castano, allora, lasciò cadere l'arma per terra. L'uomo, successivamente, tornò a puntare la pistola contro di lui, camminando nella direzione dei ragazzi, che si lanciarono un'occhiata preoccupata alla consapevolezza che la situazione non stesse facendo altro che peggiorare.
«Pensavate di prendervi tutto l'oro, vero?» li guardò. «Va bene, nessuno si muova — si calò e afferrò la pistola che poco prima aveva John B, infilandola nella sua fondina — Il mio amico è morto per colpa vostra...»
«JJ...» mormorò allarmata Ophelia quando lo vide iniziare ad agitarsi. Era consapevole del fatto che odiasse vedere la pistola puntata contro ognuno di loro, ma quello non era il momento di fare l'eroe.
Ryan tornò a guardare i ragazzi quasi come se li stesse analizzando. Poi il suo sguardo si fermò su Sarah, facendola pietrificare dalla paura. Ghignò e puntò l'arma verso di lei. «Inizierò con te» disse.
«No...» sussurrò Ward.
La bionda lanciò un'occhiata a sua padre, che ricambiò. Si osservarono per istanti che a Ophelia parvero eterni. Era come se stessero condividendo qualcosa, in quel momento. Delle parole, una conversazione di cui solo loro erano i partecipanti. Poi l'uomo le sorrise dolcemente. Uno di quei caldi sorrisi che solo un padre poteva fare.
Successe tutto in un attimo. Ward urlò e corse verso Ryan, venendo colpito alla spalla da un primo proiettile. Ma non finì lì. Infatti, una valanga di proiettili penetrarono il torace di Ward Cameron, che si spinse giù dal precipizio insieme a quell'uomo, portando entrambi alla morte.
Ophelia spalancò gli occhi con il fiato che le si spezzò in gola. Sentì il cuore fermarsi per un tempo indefinito, non riuscendo a metabolizzare quanto successo.
Riuscì solo a poggiare gli occhi sull'anello di Rafe.
Rafe... Li avrebbe odiati. L'avrebbe odiata.
Deglutì rumorosamente, guardando Sarah avvicinarsi al dirupo senza dire una parola. Nessuna lacrima abbandonò i suoi occhi mentre osservava il corpo di suo padre.
Ben presto, fu raggiunta anche dal resto dei ragazzi, e quando gli occhi di Ophelia scattarono verso il basso, sentì lo stomaco contorcersi alla vista dei due uomini senza vita. Di Ward Cameron senza vita. Non era tanto per la sua morte quanto per il fatto che, nonostante tutto, Rafe avrebbe sofferto. Odiava suo padre, ma gli voleva anche bene. Un rapporto strano, senza dubbio ambiguo e complicato. Eppure avrebbe fatto qualunque cosa per quell'uomo.
E ora era morto mentre era con loro. Mentre era con lei.
Fu solo in quel momento che Sarah scoppiò a piangere, venendo immediatamente abbracciata da John B, che la fece lacrimare sul suo petto.
«Ehi! John! John!»
La voce preoccupata di Pope fece voltare tutti i ragazzi, che poggiarono gli occhi su Big John, che sembrava stesse iniziando a perdere i sensi sopra la pietra su cui era seduto.
«Papà...» sussurrò John B con preoccupazione, raggiungendolo. «Resisti, papà. Dobbiamo portarti via da qui!» disse, agitato.
Lui e Pope lo aiutarono a mettersi in piedi, portandosi le sue braccia attorno alle spalle e iniziando a camminare con gli altri al loro seguito.
Ophelia era angosciata mentre ripensava alla morte di Ward, ma ancora di più lo era per le condizioni di Big John. Aveva perso davvero tanto sangue, e faticava a reggersi in piedi. Stava soffrendo, ed era evidente, eppure non si lamentava. Piuttosto, lasciò che i ragazzi lo portassero fino alla barca.
Una volta lì, lo fecero stendere mentre Pope metteva in moto e iniziavano ad allontanarsi. John B, invece, teneva la testa di suo padre mentre Kiara e Ophelia cercavano di fare pressione, per quanto possibile, sulla ferita all'addome con le fasce che la rossa aveva portato da casa.
Tutto, però, sembrava inutile.
Si fermarono dopo quelle che sembrarono ore, entrambe con i vestiti impregnati di sangue. A Ophelia quasi venne da vomitare alla realizzazione che avesse il sangue di Big John sulle mani, motivo per il quale si affrettò a pulirsi nell'acqua. Odiava il sangue, in particolare se apparteneva ad una persona che aveva a cuore.
Aleggiava il silenzio più assoluto su quella barca, e tutti, con angoscia, guardavano Big John, che aveva la testa poggiata sulle gambe di suo figlio, che gli accarezzava i capelli. L'uomo respirava in maniera molto lenta, e teneva gli occhi chiusi, esausto e provato.
«Ehi, papà... — John B lo richiamò dolcemente, non smettendo di carezzarlo — Resisti, va bene?» più che una domanda, era una supplica.
Stava supplicando suo padre di farcela, di non abbandonarlo di nuovo.
L'uomo fece una breve risata, assumendo poi una lieve smorfia a causa del dolore che ancora provava. «Alla fine ce l'abbiamo fatta insieme, figlio mio...» riuscì ad aprire gli occhi per guardare il ragazzo. «Proprio come volevamo» sussurrò ancora.
«Sì, è vero...» annuì John B con voce spezzata.
«Ehi, passero... — Big John strinse la mano di suo figlio, guardando poi la bionda — Sarah...» la richiamò, facendole segno di unirsi alla stretta.
Lei accettò. «Sì. Sono qui, Big John» disse con occhi intrisi di lacrime e commozione.
«Passero, non lasciartela scappare» a quelle parole, i due fidanzati si rivolsero un dolce sguardo. «Lo so... non sono stato di certo un buon padre...»
«Smettila» scosse la testa John B con il volto rigato dalle lacrime.
«Ma tu... Tu sei stato il miglior figlio che un uomo possa desiderare — continuò, non smettendo di osservarlo — Voglio che tu lo sappia..»
«Ne riparliamo a casa, va bene? Ci siamo quasi» disse il ragazzo con tono distrutto, e ancora una volta sembrava che lo stesse supplicando.
Ophelia abbassò il capo, ormai in preda alle lacrime davanti alla realizzazione che ci fosse poco da fare. Riuscì solo a stringere delicatamente la spalla di JJ, che sembrava stesse facendo di tutto per non scoppiare a piangere. Big John era stato un padre anche per lui, ed era ovvio che quella scena lo stesse distruggendo.
«Resisti, guarda... — John B, tra le lacrime disperate, afferrò una pepita d'oro, mostrandola all'uomo — Ce l'abbiamo fatta... Tu ce l'hai fatta...» gliela fece stringere, continuando a piangere.
L'uomo la guardò per un secondo prima di sospirare. «Noi due...» si fermò per un secondo a causa della fatica a cui era sottoposto. «Ci vediamo a casa, figliolo...»
Big John chiuse gli occhi ed esalò il suo ultimo respiro.
Ophelia sentì il cuore stringersi ad una morsa alla vista di John B che piangeva disperato sul corpo esanime di suo padre.
Era davvero strano realizzare come le vittorie più grandi, spesso, arrivassero assieme alle più grandi perdite, e, altrettanto strano, era realizzare come i cattivi più crudeli fossero in grado di diventare eroi inaspettati.
Chiuse gli occhi con forza, ricordando il primo giorno in cui aveva conosciuto Big John. Aveva fatto amicizia con John B appena un mese prima, e lui aveva invitato lei e JJ allo Chateau. Lì c'era suo padre, che li accolse come dei figli, e infischiandosene del fatto che avrebbero dovuto studiare, li portò con sé a pesca. Fu da quel giorno che Ophelia iniziò ad amare la pesca, grazie a Big John.
Li aveva visti crescere. Poi era scomparso.
Quando poi era tornato, John B credeva che si fosse realizzato un sogno, ma presto si era ritrovato a scoprire che nella vita non esistevano oceani senza onde.
Big John voleva che la sua vita fosse una grande impresa. Voleva l'avventura, e voleva trovare il tesoro. Non era di certo stato un padre perfetto, e forse a volte era stato fin troppo ossessionato dalle caccia al tesoro, ma, allo stesso tempo, era anche il miglior padre che John B avesse potuto desiderare.
Big John... il miglior cacciatore di tesori di tutti i tempi. Colui che da solo e non smettendo mai di crederci, aveva trovato la Royal Merchant.
Lui aveva iniziato, e suo figlio aveva trovato l'oro.
E faceva senza dubbio male l'idea di perdere un padre appena ritrovato, eppure Ophelia credeva che una parte di John B ora fosse in pace e fosse disposta ad accettare quella morte in maniera più serena. Era pronto ad affrontare la perdita di suo padre perché era riuscito a vederlo per l'ultima volta, era riuscito a trascorrere del tempo con lui, era riuscito a chiarire l'ultimo litigio che avevano avuto poco prima che l'uomo sparisse, ed era riuscito a dirgli addio. Era in pace con se stesso e con lui. Era proprio questo che aveva sempre tormentato John B: il fatto che non fosse riuscito a salutarlo, e che il loro ultimo momento insieme fosse stato un litigio.
Ma, soprattutto, ora sarebbe riuscito ad accettare la sua morte perché avevano raggiunto il loro obiettivo insieme: trovare El Dorado.
Padre e figlio, legati indissolubilmente, per sempre.
Big John sarebbe sempre stato ricordato come l'uomo che fiutava le occasioni, come l'uomo senza il quale i Pogues non avrebbero mai affrontato tutte quelle avventure.
A Big John potevano solo dire grazie per aver permesso loro di vivere.
A John B potevano solo dire grazie per aver permesso loro di unirsi a lui.
A entrambi potevano solo dire grazie per aver permesso loro di vincere.
Sette Pogues che, dopo numerose sconfitte e perdite, ce l'avevano fatta.
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