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057 el dorado - 1

capitolo cinquantasette
( el dorado - 1 )





Ophelia aveva dormito come un ghiro per l'intera notte. All'inizio era stato difficile, soprattutto perché le veniva l'ansia al solo pensiero di essere seduta poco distante da un assassino, ma le palpebre pesanti avevano avuto la meglio, e poi c'era John B, che era rimasto sveglio perché, come lei, non si fidava di Ward. In ogni caso, l'uomo, durante il viaggio, aveva iniziato ad esprimere tutti i suoi sensi di colpa, a dire loro di essere dispiaciuto, e di essere felice per il fatto che Big John fosse vivo.

Era sincero? Nessuno di loro ne aveva la certezza, ma di certo non si fidavano e non si lasciavano abbindolare da un paio di parole e di lacrime.

Ormai, comunque, il sole era alto nel cielo e loro stavano sorvolando sul bacino dell'Orinoco mentre gli occhi di Ophelia osservavano il verde sottostante. Sul serio, c'era tanto, ma tanto verde, e un po' le veniva l'ansia al pensiero che avrebbero camminato in quella giungla fitta e piena di erbacce, ma gli animali selvatici non erano niente in confronto a ciò che avevano vissuto, giusto?

E poi bisognava focalizzarsi sull'obiettivo: Big John e l'oro.

«Dorme» fu la voce di Pope a destarla dai suoi pensieri, e, subito dopo, il ragazzo si sedette al suo fianco dopo essersi accertato che Ward dormisse per davvero.

«Dunque... — iniziò John B — Neville ha detto che il nostro uomo dovrebbe trovarsi a Tres Rocas».

«José?» chiese conferma Ophelia.

Il castano annuì. «Lui. Solana è il sito archeologico dove penso che porteranno mio padre» continuò, mantenendo un tono di voce basso. «Neville mi ha dato questa mappa. Dice che dovrebbe essere qui» tirò fuori un foglio di carta con delle indicazioni scritte e disegnate a matita.

Sarah sbatté le palpebre. «Questa è la mappa che stiamo usando?» domandò, sperando di aver capito male.

«Lui è l'unico ad esserci stato» si giustificò il ragazzo.

«È un po' scadente, John B» ammise Ophelia, osservando le linee e i tratteggi a matita.

«Oh cavolo...» sospirò anche Pope.

«Le conosco queste cittadine sul fiume — prese improvvisamente parola Cleo, intenta a guardare fuori dal finestrino — Sono molto pericolose».

«Beh, è esattamente quello che desideravo sentirmi dire» mormorò ironicamente la rossa.

Pope le mise una mano sulla spalla. «Tranquilla» le rivolse un sorriso rassicurante prima di voltarsi verso John B. «Arrivati lì, troviamo Singh, recuperiamo Big John, e troviamo El Dorado. Facile» continuò.

Il castano annuì, poggiando gli occhi su un dormiente Ward. «Sei sicura che lui non ne sappia niente?» domandò a Sarah.

«Non da me» rispose lei.

«Prima di tutto dobbiamo trovare questo José, e poi risaliremo il fiume» riprese parola Pope.

Continuarono a fare altre congetture e ad aspettare che l'aereo atterrasse. Quando ciò successe, si affrettarono a mettersi gli zaini in spalla e ad abbandonare il velivolo.

Se le temperature delle Outer Banks erano calde, quelle del Sud America erano afose, e il sole splendeva alto nel cielo mentre un leggero vento quasi cocente accarezzava la pelle dei ragazzi giunti a destinazione dopo un'intera notte trascorsa sull'aereo di Ward tra brusche e spaventose turbolenze iniziali.

Ophelia si guardò attorno. Erano atterrati su una pista arida e secca circondata solo da verde e da alberi. Era quasi come se tutto fosse avvolto da una nube di calore. Come se non bastasse, c'erano anche alcuni militari che camminavano stringendo i loro fucili.

«Sembra di stare in un deserto — commentò la rossa, allontanandosi di poco — Non mi stupirei se vedessimo un rotolacampo» aggiunse, arricciando il naso alla sensazione di aridità che l'avvolse.

«Ve l'ho detto. Qui siamo nel Selvaggio West» le rispose Cleo, mentre si allontanavano dal velivolo.

«Sarah!» sentirono urlare improvvisamente da Ward, intento a scendere la scala di imbarco con il suo bastone.

«Papà, che stai facendo?!» alzò il tono della voce la ragazza.

«Vengo anche io» rispose.

«No, non verrai! — ribatté lei — Hai detto che ci avresti dato solo un passaggio. Ora va' a Guadalupa!»

«Sai, io non credo che stesse dormendo. Anzi, piuttosto credo che abbia sentito tutta la nostra conversazione» disse Ophelia, rivolta a Pope.

«Credevo che dormisse!» si giustificò.

«È una cosa più grande di voi!» continuò Ward.

«Ti serve un medico!»

«Io posso aiutarvi!»

«No! Torna sull'aereo! Avevi promesso di restarne fuori. Vattene!»

Ward rimase in silenzio per qualche secondo, guardando tutti i ragazzi prima di abbassare il capo e annuire lievemente. «Ok...»

Sarah gli rivolse un ultimo sguardo infastidito prima di dargli le spalle. «Andiamo via da qui» disse ai suoi amici, superandoli e allontanandosi.

Ophelia lanciò una veloce occhiata a Ward, sperando con tutta se stessa che rimanesse sull'aereo. Non voleva che andasse con loro, in particolare perché non si fidava e c'era un'alta probabilità che avrebbe fatto di tutto per cercare di prendere l'oro. Inoltre, non rientrava nella sua lista dei desideri vedere Big John e Ward insieme dopo ciò che era successo. E, infine, per quanto odiasse quell'uomo, Rafe non voleva che morisse, e aveva addirittura detto che si fidava di lei. Solo di lei. Per quanto le riguardava, Ward poteva anche passare a miglior vita, ma non con lei nei paraggi.

Sospirò, e, tutti insieme, raggiunsero l'uscita della pista. Prima, però, si accertarono che Ward tornasse davvero sull'aereo. Quando videro la scala di imbarco rientrare e il velivolo chiuso, si allontanarono definitivamente da quel posto.

Riuscirono ad individuare un taxi e ad entrare tutti e cinque, stringendosi, in quel veicolo dal colore verde petrolio che aveva tutta l'aspetto di essere sul punto di cadere a pezzi. Ciononostante, riuscirono a farsi portare a Tres Rocas, anche se l'autista aveva rischiato di investire qualche pedone.

Una volta abbandonato finalmente il veicolo, Ophelia si prese del tempo per guardarsi attorno.

Si trovavano in una stradina affollata e gremita di persone, e la maggior parte di loro sventolava la bandiera del Venezuela. C'erano bambini che correvano, ridevano e giocavano fra di loro, mentre altri si divertivano a far esplodere petardi e fuochi per i vicoli stretti e poveri, innalzando nubi di fumo e un odore al dir poco pungente all'olfatto. Chiacchieravano e ridevano tutti a gran voce, passeggiando per le strade o sedendosi fuori le proprie abitazioni con sedie di plastica messe appositamente per quello. Lì si viveva per strada.

Era abbastanza evidente che la vita in Sud America fosse piuttosto povera, eppure sembrava esserci anche una certa vitalità e coesione tra gli abitanti. Ciononostante, girare per quel posto non era proprio una tappa perfetta per una vacanza tra amici, e, in realtà, non erano neanche lì per quello.

«Fa sembrare lo Sprofondo il Taj Mahal» commentò la rossa.

«C'è un bel movimento» notò Pope.

«Sembra un giorno di festa, eh?» disse anche Cleo.

«Sapete cosa direbbe JJ se fosse qui? — Ophelia li guardò uno ad uno — "Tenete sotto controllo le tasche. I bambini qui sono molto furtivi. Ti rubano il portafogli con le loro lerce manine e non te ne accorgi"» imitò malamente la sua voce.

«È una cosa che direbbe, il che in realtà è un po' incoerente dato che lui fa del furto il suo lavoro» rispose Sarah con un sorrisetto divertito.

«A proposito di JJ, qualcuno sa se lui e Kiara hanno trovato un passaggio?» domandò John B.

La rossa annuì. «Ho letto il messaggio nel taxi, ma ero troppo concentrata a cercare di non vomitare per l'odore stantio che c'era in quell'abitacolo» mise su un'espressione disgustata a quel ricordo. «Kie mi ha mandato un messaggio stanotte. Ha detto che sarebbero arrivati con un aereo da contrabbando di Barracuda Mike» spiegò.

«Dici sul serio?»

«Oh Dio, è decisamente un'idea di JJ».

«Sì. Ha perfino detto a Mike che gli avrebbe portato un po' di lingotti d'oro in cambio di quel passaggio» disse divertita.

John B sospirò profondamente. «D'accordo, l'importante è che abbiano trovato un modo per arrivare. Non importa come» annuì tra sé e sé. «Ora concentriamoci, ok?» li guardò.

Tutti si fermarono e formarono un cerchio.

«Mettiamo che Singh sia già arrivato in cima al fiume — riprese parola — Cerchiamo questo José e facciamoci accompagnare da lui».

«Ok, chi è esattamente questo José?» chiese Ophelia, guardandosi attorno.

Pope annuì. «Già. Hai un cognome o...»

«No, nessun cognome» rispose il ragazzo.

«Merda. È un po' come cercare un ago in un pagliaio» commentò Cleo.

Iniziarono tutti a lanciarsi delle occhiate intorno, quasi come se, facendolo, potessero riconoscere questo José. Peccato che non fosse così semplice.

«Le guide fluviali dovrebbero aggirarsi vicino al fiume» fece presente Sarah.

«Già, ma se è come alle Outer Banks, saranno tutte ubriache visto che è festa» replicò Pope.

«Allora iniziamo dai bar» propose la bionda.

Ophelia arricciò il naso. «Nel senso che intendi entrare in tutti questi bar e chiedere se conoscono un certo José?» chiese conferma, scettica.

«Praticamente sì» annuì Sarah.

«D'accordo, voi due con me — Pope circondò le spalle di Cleo e di Ophelia — John B e Sarah, voi controllate dall'altra parte. Ci dividiamo».

Poco dopo, i ragazzi si misero a lavoro per cercare questo presunto José. Entrarono in ogni bar che incrociavano, chiedendo a baristi e a clienti, ma tutti sembravano non conoscerlo, e per un attimo Ophelia si chiese se esistesse davvero quest'uomo. Insomma, se era una guida fluviale, doveva essere conosciuta, no?

Ciononostante, con tutti i suoi dubbi e il suo scetticismo, continuò la sua ricerca, iniziando a chiedere anche ai bambini che le correvano davanti, ma nemmeno loro sembravano non conoscerlo. Questo la portò ad irritarsi, e, come se non bastasse, girare in una città sconosciuta con, probabilmente, gli scagnozzi di Singh in giro, non era molto rassicurante.

Comunque, i bambini riuscirono a strapparle dei sorrisi. Infatti, parevano averla presa in simpatia, e le regalarono perfino alcuni petardi, dicendo che fosse il loro benvenuto.

«Conosci un certo José? Una guida fluviare. Ha una Panga. Sai, la barca che—»

«No, mi dispiace» le rispose l'ennesimo ragazzino.

Ophelia mise su il sorriso più falso di sempre, trattenendosi dallo sbraitare. Sussurrò un "grazie" a denti stretti, e si avvicinò a Cleo e Pope.

Il moro, scoraggiato, scosse la testa. «Ho ricevuto un sacco di "no"» disse. «Nessuno conosce una guida fluviale di nome José con una Panga».

«Questo José esiste davvero o è una leggenda metropolitana?» andò dritta al punto Ophelia, esausta.

«Non ne ho idea. So solo che sarà molto più difficile del previsto» sospirò Cleo.

La rossa sbuffò rumorosamente. «Non so voi, ma io sto iniziando a— Oh merda!» esclamò improvvisamente nel momento in cui vide una Jeep nera avvicinarsi a loro.

«Non sembrano molto amichevoli» disse la mora.

«No che non lo sono. Sono gli uomini di Singh. Quello alla guida è Ryan!» replicò con assoluta certezza Ophelia.

Ricordava quell'uomo: lo stesso che Carlos Singh aveva chiamato per chiedergli di preparare i pick-up in modo che potessero andare ad uccidere i suoi amici dopo che avevano mandato la foto con il telefono di Portis. Difficilmente dimenticava una faccia, in particolare se era la faccia di un nemico.

Improvvisamente, venne invasa da numerosi brividi. Nonostante fosse stata con Rafe e si fosse sentita protetta da lui, non poteva non ricordare di cosa fossero capaci quegli uomini.

«Scappate... Scappate!» urlò Pope.

Senza farselo ripetere due volte, iniziarono a correre, facendo appello a tutte le loro forze per seminare la Jeep che avevano alle calcagna. Si ritrovarono a fare slalom tra le persone, spintonandole e scusandosi subito dopo. Ovviamente, era piuttosto difficile seminare un veicolo, ma non si fermarono. Semplicemente, continuarono a correre senza voltarsi, certi che farlo sarebbe stato solo un modo per accrescere la loro ansia alla realizzazione di avere ancora la Jeep dietro.

Improvvisamente, in lontananza videro quello che doveva essere un pullman o una navetta, anche se aveva tutto l'aspetto di essere una carovana sgangherata, il che era non era una sorpresa dato il posto in cui si trovavano.

Corsero verso il veicolo con l'obiettivo di nascondersi dietro di esso, beccandosi molti clacson e molte urla che ignorarono, continuando ad avanzare con velocità.

«Cómo estás, amigo?» sentirono improvvisamente dire da una voce nel momento in cui raggiunsero il veicolo.

Alzando lo sguardo, spalancarono tutti gli occhi quando videro JJ affacciarsi e guardarli con un sorriso.

«Ma che cazzo...» disse Pope, sconvolto.

«Oh merda! Sono felice di vedervi!» urlò Ophelia, facendo il giro del pullman.

«Ma ci credete? Siamo qui da due minuti e vi abbiamo già trovati!» rise JJ, ancora incredulo.

«Noi siamo qui da un'ora, forse, e ci stanno già inseguendo» replicò la rossa, allarmata.

«Forza, dobbiamo scappare! Scendete!» disse anche Cleo.

«Cosa? Di già? Ma siamo appena arrivati!» si lamentò Kiara, raggiungendoli.

«Gli uomini di Singh ci danno la caccia!» spiegò Pope col fiato corto. «Serve un piano. Uno qualsiasi!» continuò, agitato.

JJ iniziò a guardarsi attorno. «Ok, ehm... Che ne diresti di dirottare il pullman?» propose.

«Questo? — Kiara lo guardò come se fosse pazzo — Ma che dici. Va pianissimo!» fece presente.

Improvvisamente, sentirono il rumore di un'auto che sterzava, e affacciandosi di poco dal nascondiglio, videro la Jeep fermarsi a pochi passi da loro.

«Ehi! Ehi! Eccoli!»

«Ragazzi, arrivano!»

«Nascondiamoci!»

Seguirono le parole di Pope e iniziarono a farsi spazio tra la gente, finendo per nascondersi dietro ad una bancarella che vendeva frutta, riso e mais. Insomma, di certo non era il miglior nascondiglio di sempre.

«State giù, ok?» si raccomandò JJ.

Tenendosi bassi e cercando di non farsi vedere, riuscirono comunque a sbirciare e a controllare la situazione, guardando i due uomini scendere dalla Jeep con tanto di fucili.

«Merda, quello mi uccide se mi vede — sussurrò Ophelia — È l'uomo che io e Rafe abbiamo legato nella stanza» sospirò, certa che se l'avesse vista, avrebbe certamente premuto il grilletto.

Gli uomini iniziarono a chiedere ai passanti se avessero visto in giro i ragazzi, ma, fortunatamente, nessuno sembrò aver fatto caso a loro. Continuarono a cercarli e a vagare per quella stradina per un bel po', mentre i cinque rimasero nascosti dietro la bancarella. Ophelia, intanto, riusciva solamente a guardare il modo in cui stringevano forte le loro armi, infischiandosene di essere circondati da persone che, a quella vista, sembravano spaventarsi.

Rischiarono di essere visti quando uno di loro passò esattamente vicino alla bancarella, ma, fortunatamente, l'altro lo richiamò, esortandolo a controllare nei vicoli del quartiere. Quando videro la Jeep allontanarsi, abbandonarono il nascondiglio.

«Benvenuti in Sud America» disse Cleo ai due nuovi arrivati, poggiandosi contro il muro alle sue spalle per regolarizzare il suo respiro.

Ophelia poggiò gli occhi su Kiara. «Ehi... — sorrise, richiamando la sua attenzione — Kitty Hawk, eh?» le chiese.

La riccia scosse la testa. «Non me ne parlare» rispose prima di allacciarle le braccia al collo. «Per un attimo ho temuto che non vi avrei più rivisti».

«Ma qualcuno è venuto a salvarti» disse maliziosamente, ricambiando l'abbraccio e ricevendo uno scappellotto dalla sua amica. «Ehi!» si lamentò, divertita.

Kiara ridacchiò mentre si allontanava. «Devo raccontarti tante cose...» mormorò poi, lanciando una breve occhiata a JJ.

Ophelia sorrise dolcemente. «Non vedo l'ora, ma sono abbastanza certa di aver già capito. Dimmi solo se l'ha detto oppure no» le strinse le mani, facendo riferimento al "ti amo".

La ragazza arricciò il naso, mettendo un'espressione imbarazzata e arrossendo lievemente. «Forse».

«Chi l'avrebbe mai detto» rise felice.

Se si fossero ritrovate in altre circostanze, avrebbe urlato come una ragazzina al suo primo concerto, ma farlo in quel momento non sarebbe stato per nulla intelligente, quindi si trattenne, limitandosi a stringere la mano alla sua amica e mostrandole tutta la felicità che provava per lei, per loro.

«Ehi, non vorrei interrompere la vostra riunione tra ragazze... — intervenne JJ — ma credo sia arrivato il momento di andare a cercare Sarah e John B».

«Giusto. Concentrazione!» annuì Ophelia, tornando con i piedi per terra.

«Esattamente, perché vi siete divisi?» chiese Kie.

«Per cercare questo presunto José che dovrebbe portarci a El Tesoro» spiegò Pope.

«E ora dubitiamo della sua esistenza. Ad essere onesti, dubito anche dell'esistenza di El Tesoro. Che razza di nome è?» blaterò Ophelia, scuotendo la testa.

«Beh, ecco che entro in gioco io» sorrise entusiasta JJ.

«Oh Dio, no...» quasi lo supplicò il ragazzo. «I tuoi piani fanno pena» gli fece presente.

Il biondo ruotò gli occhi al cielo. «Ma sono anche l'unico ad averne uno, quindi...» scrollò le spalle.

«Se la mette così, ha ragione» annuì Ophelia.

«Dai, andiamo — li spinse leggermente Cleo — Non abbiamo tempo da perdere».

Si ritrovarono così a seguire JJ in quello che, probabilmente, sarebbe stato un altro stupido e folle piano dei suoi, ma dal momento che era l'unico ad averne uno, non potevano che fidarsi e sperare di non morire. Alla fine, il suo piano si rivelò essere quello di chiedere aiuto all'uomo più temuto delle Outer Banks, il contrabbandiere più conosciuto di sempre: Barracuda Mike.

Detta così, sembrava piuttosto semplice, e, soprattutto, sembrava un piano che non aveva esiti catastrofici come al solito. Eppure si trattava sempre di un uomo che seguiva la regola del "dare e avere", ma, a quanto pareva, gli bastava che JJ gli portasse i lingotti promessi, e così iniziò ad accompagnare i ragazzi fino al porto del fiume Orinoco. Lì avrebbero dovuto prendere il traghetto e raggiungere El Tesoro.

Nel frattempo, mentre camminavano facendosi spazio tra le erbacce, Ophelia si chiese che fine avessero fatto Sarah e John B. Onestamente, riusciva soltanto a sperare che non si fossero imbattuti negli uomini di Singh. In caso contrario, sperava che li avessero seminati e che stessero bene.

«Avete qualcosa per difendervi?» fu proprio Mike a spezzare quel silenzio.

«Dobbiamo ancora organizzarci...» rispose con fare vago JJ.

Barracuda sembrava aspettarsi quella risposta e gli passò una sacca in juta, facendo aggrottare le sopracciglia ai presenti, che non sapevano cosa si trovasse all'interno di essa.

«Che cos'è?» domandò il biondo.

«Dei machete, vi serviranno rispose, continuando a camminare per la piccola foresta — Aggiungo il costo dell'equipaggiamento a quello che già mi devi» continuò.

A quelle parole, Ophelia arricciò il naso. Onestamente, non riusciva a capire come il suo amico avesse potuto fare un accordo con quell'uomo. Sì, era l'unico che era stato in grado di offrire un mezzo di trasporto a lui e a Kiara, ma JJ aveva fatto un accordo basato sul nulla più totale, almeno per il momento. Gli aveva praticamente offerto dell'oro che non sapevano se avrebbero recuperato, in particolare perché non avevano ancora la certezza che El Dorado esistesse per davvero.

Solo in quel momento Ophelia parve rendersi effettivamente conto che la loro missione non avesse ancora nulla di concreto e che si stessero dirigendo verso un posto che, per quanto ne sapevano, poteva anche non esistere.

Scosse la testa, scacciando i pensieri dalla sua mente e concentrandosi sull'obiettivo, in particolare quando raggiunsero la barca che li avrebbe condotti alla loro meta.

«Sentite, ho fatto qualche domanda in giro. I vostri amici sono partiti stamattina, ma ho raccolto indicazioni per El Tesoro, anche se sono molto generiche — Mike porse un pezzo di carta a JJ — Solo José conosce la strada, ma probabilmente vi porteranno in zona».

«È un inizio» sorrise Kiara.

«Grazie» gli disse Pope.

L'uomo scosse la testa, emettendo una falsa risata. «Oh, non ringraziarmi. Inizia a pregare» concluse, tornando serio e mettendo su un'espressione minacciosa.

Ophelia ruotò gli occhi al cielo, prima di entrare nella piccola barca con l'aiuto di Pope. Una volta a bordo, si sistemò e poggiò lo zaino fra le sue gambe.

«JJ» lo richiamò Barracuda prima che potesse salire.

«Sì?» si voltò, invitandolo a parlare.

«Mi devi più di quanto credi, ricordatelo» gli fece presente. «Buona fortuna» disse, poi.

Quando JJ salì a bordo, Mike slegò la fune che teneva ferma la barca alla riva del fiume. Subito dopo, le diede una spinta e JJ mise in moto, permettendo a tutti loro di raggiungere El Tesoro.

Ophelia era seduta sul fondo della barca, osservando il sole che presto sarebbe scomparso dietro la distesa del fiume. Si chiedeva come stessero John B e Sarah, e se avessero notizie di Big John, ma, almeno, aveva la certezza che si sarebbero sempre protetti a vicenda, quindi riponeva fiducia nel fatto che stessero bene perché erano insieme.

Sospirò stanca, poggiando gli occhi sull'anello di Rafe e sfiorandolo con i polpastrelli. Ward gli aveva dato il controllo di ogni cosa. Sei un uomo, aveva detto, e Ophelia era certa del fatto che il ragazzo ne avrebbe approfittato e si sarebbe creato una nuova vita, proprio come aveva iniziato già a fare dalla vendita dei lingotti ricavati dalla fusione della Croce.

Non aveva idea di come si sarebbero messe le cose tra di loro. Si erano detti di parlare e di risolvere la questione "Barbados" una volta tornata nelle Outer Banks, e una parte di lei sperava anche che potessero seppellire l'ascia di guerra e cercare dei compromessi che potessero far sì che loro riuscissero a viversi per davvero. Credeva che un po' se lo meritassero dopo tutto ciò che avevano affrontato. Ciononostante, non era certa che Rafe volesse abbandonare la sua lotta contro i Pogues, e lei era consapevole del fatto che se l'avesse portata avanti, non sarebbero mai potuti essere qualcosa di concreto.

Ma non era neanche certa che avrebbe fatto parte della sua nuova vita, soprattutto perché lei rappresentava il suo passato in tutto e per tutto.

«Ehi!» il suo flusso di pensieri fu messo a tacere da Kiara, che si sedette al suo fianco.

Ophelia le rivolse un piccolo sorriso. «Ehi, Kie. Come va la nuova vita di coppia?» chiese divertita.

La riccia arricciò il naso come era solita fare quando era felice ma in imbarazzo. «Strana... ma bella» le confessò, annuendo.

«Kiara Carrera, lo spirito libero per eccellenza, colei che ha rifiutato una marea di ragazzi perché credeva che la vita di coppia fosse stup—»

Kiara le diede una spallata divertita, fermando quella che aveva tutta l'aria di essere una presa in giro. Ophelia ridacchiò, trascinando con sé la sua amica, e, subito dopo, si guardarono dolcemente negli occhi.

«Sono davvero felice per te e JJ» ammise la rossa poco dopo.

I lineamenti della castana si addolcirono a quelle parole. Poi fece un profondo sospiro e poggiò gli occhi sull'anello di Ophelia. Assunse un'espressione confusa prima di fare mente locale e annuire lievemente.

«È... vagamente familiare...» mormorò, abbassando il tono della voce.

La ragazza inizialmente non capì, ma quando seguì la traiettoria del suo sguardo, sospirò. «Già... me l'ha dato sulla pista d'atterraggio» le rispose.

Kiara rimase in silenzio per qualche secondo, poggiando gli occhi verso l'orizzonte. Sembrava star pensando a qualcosa, ma, poco dopo, riprese parola. «Tieni davvero a lui — si voltò verso di lei — Vero?» chiese conferma, guardandola negli occhi.

Ophelia si inumidì le labbra, giocherellando nervosamente con le dita. «Vorrei che non fosse così, o che, quantomeno, fosse tutto più semplice... ma sì, Kiara, tengo davvero a Rafe» confessò. «E mi dispiace perché so che non è una brava persona» aggiunse, mettendo su un'espressione frustrata.

«Ma tieni lo stesso a lui» fece presente.

«Perché ho visto la sua umanità» mormorò.

Quando Rafe Cameron era avvolto dall'oscurità, lei era stata la prima e l'unica a riuscire a vedere uno spiraglio di luce, ed era stato quello a legarla quasi indissolubilmente a lui. Aveva sempre voluto e sperato che quella flebile luce potesse prendere il sopravvento, ma Rafe si era ritrovato quasi a cadere in un baratro oscuro, a toccare il fondo, e pur volendo aiutarlo, per Ophelia era impossibile farlo, in particolare perché fin quando c'era Ward, per Rafe era impossibile cambiare. Aveva poi iniziato a prendere la sua vita in mano solo quando suo padre era andato in coma, ed ora stava senza dubbio facendo dei passi in avanti. Certo, aveva fuso la Croce, ma oltre quello non aveva fatto nient'altro.

Lei lo conosceva, forse più di chiunque altro. Conosceva il suo lato dolce, quello che aveva mostrato solo a lei, e conosceva soprattutto il suo lato cattivo. Lo aveva conosciuto al suo peggio e non aveva mai creduto che fosse una causa persa, ma non aveva neanche mai creduto che fosse una brava persona. Eppure aveva sempre sperato che potesse migliorare per se stesso, per lei, per loro.

«Mi fido di te — le disse improvvisamente Kiara — Non mi piacerà mai Rafe, ma so che c'è un motivo che vi ha portato a legare, e per quanto io creda sul serio che tu meriti di meglio... so anche che meriti di stare con chi davvero vuoi, e se la tua scelta dovesse ricadere su Rafe Cameron... è ok» fece un flebile sorriso, stringendole le mano.

Ophelia la guardò dolcemente. «Grazie, Kie» disse in un sussurro.

«Sei sempre stata dalla mia parte, Lia. Dalla nostra parte. È giusto che anche tu riceva il nostro appoggio» le carezzò il dorso, poggiando poi la testa sulla sua spalla. «Ma non voglio essere zia della progenie diabolica di Rafe Cameron» chiarì, facendola scoppiare a ridere.

«Ehi! Le mie due ragazze si uniscono forse senza di me?» Cleo sbucò da dietro, abbracciandole e stringendole forte.

La rossa ridacchiò. «Stavamo facendo del sano e normale gossip in questa situazione che di normale non ha proprio nulla — la guardò Ophelia, mettendo su un sorriso malizioso — Tu vuoi dirci qualcosa, Club senza amore?» sbatté le palpebre con fare angelico.

«Che non mi interessano i vostri gossip» le liquidò, reprimendo un sorriso.

«Oh, certo. Ora si dilegua» la prese in giro Ophelia.

Cleo le fece un dito medio in risposta, facendola a scoppiare a ridere.

La giovane Martin sospirò, guardando i ragazzi che la circondavano.

Cleo, Kiara, JJ e Pope.

Era la sua squadra, e non poteva chiedere di meglio.

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