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050 un pogue torna e l'altro va

capitolo cinquanta
( un pogue torna e l'altro va )





Pochi minuti e sarebbero scoccate le 18.15, e dire che Ophelia fosse ansiosa era davvero riduttivo. Si trovava al luogo prestabilito da quella mattina, nascosta nella barca di Rafe e osservando, di tanto in tanto, il perimetro per essere certa che non ci fossero gli uomini di Carlos Singh in giro.

Sapeva di star rischiando molto, soprattutto perché non aveva la certezza che i suoi amici avessero ancora il telefono di Jimmy Portis, e c'era un'alta probabilità che lei finisse per essere riportata in quella casa da cui era scappata. Ma doveva tentare.

A dirla tutta, andare a tentativi era ciò che aveva fatto negli ultimi giorni, e sperava che quella volta la fortuna fosse dalla sua parte. Sperava di uscire da quella barca e rivedere di nuovo i suoi amici. Sperava di poterli riabbracciare e di tornare a casa insieme a loro.

Sospirò esausta. Chiuse gli occhi per pochi secondi, e, inevitabilmente, il suo pensiero cadde su Rafe. Sentiva un magone allo stomaco se ripensava al modo in cui lo avesse adulato prima di spingerlo in mare e lasciarlo lì. Eppure, nonostante avesse cercato di lusingarlo e di fargli abbassare la guardia con quelle dolci parole e con quei baci, lei intendeva tutto ciò che aveva detto.

Desiderava sul serio che Rafe continuasse a chiederle di andare con lui. Un giorno, con entrambi fuori da quelle situazioni, lei avrebbe detto di .

Aveva trascorso due giorni, seppur caratterizzati da ansia e paura, in cui si era sentita umanamente e sentimentalmente legata a Rafe come mai prima d'ora. Erano stati vicini, si erano aiutati e presi cura l'uno dell'altra. Era stato un avvicinamento del tutto diverso rispetto ai precedenti, e, in qualche modo, avevano avuto un faccia a faccia, avevano aperto i loro cuori all'altro come non avevano mai fatto in precedenza. In particolare, si erano resi conto del fatto che le cose sarebbero potute funzionare se non fosse stato per le circostanze. Loro sarebbero potuti funzionare.

Ma le circostante, al momento, non erano favorevoli.

Era stata una tregua temporanea, avevano fatto lavoro di squadra temporaneamente. Si erano aiutati per uscire fuori da quella casa, ma erano entrambi consapevoli del fatto che, poi, sarebbero tornati ad essere nemici. Ophelia, però, non aveva messo in conto che sarebbe potuto succedere così presto, ma purtroppo così era stato. Lei era già tornata nel team di Pogues, e, per quel motivo, doveva aiutare loro, per quanto la ferisse l'idea di voltare le spalle a Rafe e di lasciarlo lì dopo tutto ciò che avevano affrontato insieme e si erano detti.

Era ben consapevole del fatto che quel gesto, probabilmente, avrebbe deteriorato il loro rapporto. Lui si era fidato di lei come non aveva mai fatto con nessuno, e quella pugnalata alle spalle non se la sarebbe affatto dimenticata. Non l'aveva lasciata sola durante quella fuga, e l'aveva perfino aspettata mentre scattava la foto a quel quadro. Ma, soprattutto, era stato in grado di tranquillizzarla per quei due interi giorni.

Le dispiaceva così tanto, ma Rafe non aveva alcuna intenzione di portare con sé i Pogues, e lo aveva chiarito, e lei non poteva andare via senza aiutarli e lasciarli lì con gli uomini di Singh che giravano per l'isola solo con l'obiettivo di trovarli e di far loro del male.

L'unica cosa a rassicurarla era il fatto che, almeno, avessero abbandonato quella casa, ed era certa che Rafe se la sarebbe cavata, così come era certa del fatto che l'avrebbe odiata dopo quello, dopo che lo aveva pugnalato alle spalle.

Era sempre stato così fra di loro, e sapevano che nonostante i momenti dolci, sarebbero tornati ad essere rivali e a fare delle scelte ai danni dell'altro, come quando lui aveva rubato la Croce. Certo, lei non avrebbe mai voluto fare una cosa del genere, e avrebbe di gran lunga preferito che Rafe avesse accettato di portare con sé anche i Pogues, ma dal momento in cui non voleva, lei aveva dovuto prendere quella difficile decisione, e si sarebbe presa tutte le conseguenze.

L'avrebbe odiata ma doveva salvare i suoi amici.

E sapeva anche che lei stessa si sarebbe odiata per averlo pugnalato alle spalle in quel modo, ma in fondo era così che andava, no? La legge del più forte. Rafe era il primo ad averla sempre seguita, anche andando contro di lei, e Ophelia la stava seguendo in quel momento, per la prima volta, per aiutare i suoi amici.

Una sola volta contro tutte le volte di Rafe non la rendevano una pessima persona, giusto?

A destarla dai suoi pensieri fu la vibrazione del telefono che teneva fra le mani. Aveva impostato una sveglia per essere più precisa possibile, e, una volta disattivata, fece appello a tutte le sue forze e si alzò timidamente da terra.

Restando sempre ben nascosta, iniziò ad osservarsi attorno, e si alzò perfino sulle punte per vedere se i suoi amici fossero al lato opposto del molo. Aguzzò la vista e continuò a cercare, muovendo freneticamente i suoi occhi azzurri.

Ma nessuna traccia dei Pogues.

Si morse il labbro inferiore, sentendo le lacrime iniziare ad avanzare. Il telefono di Portis era l'unica speranza, e iniziò a pensare che forse non lo avessero più o lo avessero perso. In quel caso, lei non aveva la più pallida idea di come avrebbe fatto a trovarli, e quel solo pensiero fu capace di farla sentire male.

Poi, improvvisamente, i suoi occhi caddero su una persona, un ragazzo girato di spalle che indossava un cappello da pescatore e una camicia celeste. Come se non bastasse, l'impugnatura della pistola sbucava dal suo pantalone.

Ophelia rabbrividì nel vedere l'arma, e fece per tornare a nascondersi, ma quando poi si concentrò sulla postura di quel ragazzo, sul modo in cui camminava e muoveva nervosamente le mani, si bloccò.

Senza rendersene conto, abbandonò con cautela la barca, allungando la gamba per raggiungere la piattaforma di legno.

«Jay?» chiese titubante, ma con un tono di voce intriso di speranza.

Il ragazzo si fermò e le spalle si irrigidirono.

Bastò quello per far inumidire gli occhi di Ophelia, ma poi, quando il ragazzo si voltò, si tolse il cappello e rivelò la folta chioma bionda, lei non riuscì a trattenere le lacrime.

«Jay...» ripetette, correndo verso di lui e tuffandosi nelle sue braccia.

JJ ricambiò immediatamente, stringendola come se da quello dipendesse la sua stessa vita, e infilò la testa nel collo della ragazza, che, a sua volta, affondò le mani nei suoi capelli biondi.

«Dimmi che sei reale, ti prego» pianse sulla sua spalla, e lui, in risposta, la strinse più forte. «Oh mio Dio...» singhiozzò, bagnandogli la camicia con le lacrime.

«Stai bene... — sussurrò il ragazzo, che non sembrava intenzionato a lasciarla — Stai bene» le disse ancora, ridendo per la gioia mentre anche i suoi occhi iniziavano ad inumidirsi.

«Pensavo che non ti avrei mai più rivisto...» gli pianse sulla spalla. «Ho avuto così paura» continuò, in preda ai singhiozzi.

«Sono qui, Lia. Sono qui...» sussurrò, strofinandole il naso nell'incavo del collo. «Va tutto bene, ok?»

Lei annuì e rise tra le lacrime a causa del lieve solletico. Poi si allontanò di poco per poterlo guardare negli occhi. Era davvero lì. Era reale.

Improvvisamente sentì dei passi, tanti passi, avvicinarsi a loro, e lanciò un'occhiata oltre le spalle di JJ, vedendo tutti i Pogues correre verso di lei con un sorriso entusiasta in volto.

«Ragazzi!» esclamò Ophelia con sollievo.

Si ritrovò ben presto fra le loro braccia, e si strinsero tutti in un forte abbraccio di gruppo con lei al centro. La ragazza continuò a singhiozzare, avvertendo delle emozioni indescrivibili crescere sempre di più in lei.

«Oh mio Dio, stai bene...» sentì dire da Sarah, che aveva la testa infilata nel suo collo.

«Pensavamo fossi morta» sussurrò Pope, accarezzandole la schiena e tenendola stretta.

Lei ridacchiò. «Dio, per chi mi avete presa?» chiese divertita, sentendo finalmente di essere tornata a casa.

«Io ho sempre avuto fiducia in te» replicò Kiara, lanciandole un'occhiata complice che la fece scoppiare a ridere.

John B le puntò l'indice contro. «Devi spiegarci come hai fatto ad uscire» le disse prima di attirarla in un altro abbraccio.

«Assolutamente. Noi stavamo per essere sbranati dai cani» concordò Cleo.

Quelle parole, le fecero spalancare gli occhi. «Non ditemi che siete davvero entrati lì dentro» rise.

«Sicuro. Non potevamo starcene con le mani in mano» ribatté JJ, annuendo.

«Ma è evidente che la mia amica se la sa cavare bene anche da sola!» esclamò felice la mora, circondandole le spalle col braccio e stringendola a sé.

Ophelia ridacchiò, asciugandosi le guance e guardandoli uno ad uno. Era tornata a casa.

«Aspetta, quella è tua?» chiese improvvisamente Pope, osservando la barca con espressione incredula.

«Cosa? È davvero tua?» domandò anche Sarah fra le risate.

«È una storia incredibile, ragazzi — disse lei, iniziando a camminare verso la barca — Forza, venite con me» li incitò a seguirla e a salire.

«Ehi, ma guarda! Voglio assolutamente sapere dove e come l'hai rubata» intervenne Cleo, affascinata.

La rossa mise su una finta espressione offesa. «Mi offende il fatto che tu dia per scontato che io l'abbia rubata» scherzò.

«L'hai sicuramente rubata» replicò John B, i cui occhi brillavano mentre osservava ogni angolo della barca.

«Diciamo che l'ho presa in prestito» lo corresse, cercando di mantenere il suo sorriso e di non pensare a Rafe. Sperava davvero con tutta se stessa che si fosse messo al sicuro.

Una volta che tutti salirono sulla barca, si sistemarono a prua, mentre Ophelia e JJ si occuparono di sciogliere le cime legate alla piattaforma del molo.

«Beh, a questo punto restano solo un paio di domande» esordì proprio il biondo dopo qualche attimo di silenzio.

«Va' avanti, forza» lo invitò a continuare, sorridendo.

«Una Lagoon 620 con due motori Volvo 150. Con questo affare possiamo andare ovunque!» disse con entusiasmo, camminando velocemente per slegare le cime.

Ophelia ridacchiò. «Già. Incredibile, vero?»

«Un modo per passare inosservati» disse ironicamente. «Ma, insomma, cosa volevano? Non ti hanno fatto del male, vero?» la guardò preoccupato.

«No. Sto... sto bene» rispose poco dopo. «Non indovinerai mai cosa voleva Singh da me — riprese parola, attirando la sua completa attenzione — Il diario di Denmark» aggiunse.

JJ aggrottò le sopracciglia. «Perché?»

«Non lo so. Ha detto che conduce a un tesoro ancora più grande dell'oro della Merchant» spiegò.

«Uhm? Esiste un tesoro più grande?» chiese, raggiungendola sulla barca. «Beh, conta su di me» le disse, infine.

«Ci ha fatto anche una noiosissima lezione di storia, ma credo che ci sia qualcosa di vero» ammise poco dopo la ragazza.

«Ci?» domandò, confuso.

Lei schiuse di poco le labbra. «Oh, sì. A me e a Rafe. C'era anche lui» rise nervosamente.

«Cosa? Come?» strabuzzò gli occhi.

«Sì. Era stato portato lì con l'inganno — si fermò per un istante — Ma non sarei mai riuscita a scappare senza di lui» ammise.

JJ assunse una smorfia. «Beh, lui dov'è?»

«Aveva messo in chiaro che non vi avrebbe aiutati, e quindi, dopo aver raggiunto questa barca, la sua barca—»

«Ti prego, dimmi che hai fatto quello che penso» la fermò con un sorriso divertito in volto.

Lei rise. «Cosa pensi?»

«Lo hai stordito e l'hai lasciato in mare» rispose.

«Non l'ho stordito, ma sì» annuì prima di sospirare. «Non avrei voluto farlo, ma dovevo scegliere fra voi e lui, e non potevo lasciarvi qui sapendo che eravate in pericolo» ammise.

JJ alzò l'angolo destro della bocca, avvicinandosi a lei. «Sono felice di notare che i sentimenti non offuscano il tuo pensiero» confessò. «E, dimmi, come avete trascorso questi due giorni? E noi che ci preoccupavo mentre—»

«JJ!» lo fermò, dandogli una risata.

«Ehi, John B! Che cosa fai? Dove stai andando?!» sentirono urlare improvvisamente da Pope, e si guardarono confusi.

«Torno subito!» gridò in risposta il ragazzo che, correndo, si allontanò dalla barca prima di sparire dalla loro visuale.

«Ma che diavolo fa?» domandò esasperata Ophelia.

Subito dopo, lasciò JJ e si avvicinò a Sarah, guardandola con espressione confusa.

«Dove sta andando?» fu la prima cosa che le chiese.

La bionda la guardò prima di abbozzare un sorriso. «John B crede nei miracoli, e crede che questo lo sia» le disse.

Ophelia sbatté le palpebre per qualche secondo. «Cosa, scusa?» domandò, confusa.

«Sente le campane, e John B ha riconosciuto il ritmo che usava Big John per riportarlo a casa» le spiegò.

«Din, din... din, din» mormorò la rossa, ripensando allo schema che era solito usare l'uomo. «Ma è del tutto assurdo. Suo padre è—» si fermò, facendo un profondo sospiro.

Sarah annuì. «Lo so, ma ha un dubbio, e sappiamo entrambe che non avrà pace fin quando non se lo toglierà» le fece presente.

«Sì, ma dobbiamo andare, Sarah» cercò di farle capire, esasperata.

«Dove diavolo è finito John B?» quasi strillò Kiara, raggiungendole.

«Tornerà presto» si limitò a dire la bionda, fiduciosa.

Pope scosse la testa. «Non ci posso credere, se n'è andato!» disse istericamente.

Erano tutti visibilmente nervosi, in particolare JJ che non faceva altro che tamburellare le dita sul timone, trattenendosi dallo sbraitare. Il sole stava oramai tramontando, e di John B non c'era alcuna traccia, il che, in realtà, era anche abbastanza preoccupante: e se fosse stato catturato?

Improvvisamente, dopo altri minuti, la loro attenzione venne catturata dal rumore di tante moto che si facevano sempre più vicine. Alzando lo sguardo, Ophelia vide numerosi veicoli attraversare il ponte che avrebbe portato al molo, e dopo aver trascorso tanto tempo dal signor Singh, era certa che quelli fossero i suoi uomini.

Li riconobbe dal vestiario, dalle armi che stringevano, e dalle moto, i quad e i pick-up con cui, velocemente e in gruppo, si avvicinavano sempre di più.

«Ragazzi, abbiamo compagnia!» prese parola Kiara con sguardo impaurito.

«No, no, no, no!» iniziò a mormorare JJ, ansioso.

«Sono gli uomini di Singh!»

«Dov'è John B?!»

«Non lo so, pensavo tornasse subito» rispose Sarah, visibilmente nel panico.

«Ma non l'ha fatto! — replicò Pope — JJ, che cosa facciamo?» si rivolse a lui.

«Dobbiamo affrontarli, ragazzi, non abbiamo alternativa!» disse, caricando la pistola.

Ophelia scosse la testa. «Sei forse pazzo?»

«Ophelia, non ci separeremo di nuovo!» mise in chiaro lui, agitato.

«Voi non sapete cos'è in grado di fare quell'uomo, ok? Ha ucciso Portis a pochi passi da me! E quegli uomini sono un centinaio!» replicò la rossa, ancora scossa da ciò che aveva vissuto in quella casa.

«Ma non possiamo abbandonare John B!» ribatté JJ.

«Un Pogue non si abbandona mai!» concordò Pope.

«Guardate, ci sono degli uomini laggiù! — li indicò Kiara, agitata — Si stanno avvicinando!»

La situazione era senza dubbio difficile, così come la scelta da prendere: o rischiare di morire o abbandonare, almeno per il momento, John B. E per quanto Ophelia avesse fatto tutto quello proprio per non lasciare i Pogues e per portarli in salvo, di certo non era fuggita da quella casa per ritornarci insieme a tutti loro. Non aveva tradito e perso — forse per sempre — la fiducia di Rafe per tornare al punto di partenza. Non aveva fatto tutto per niente.

«Oh, accidenti!» imprecò improvvisamente Sarah, correndo verso il timone.

«Non ci separeremo di nuovo!» urlò JJ.

Lei scosse la testa. «Mi dispiace, ragazzi, ma non abbiamo altra scelta!» disse prima di mettere in moto e partire.

«Dobbiamo aspettare John B!» continuò a gridare il biondo.

Pope cercò di farlo tranquillizzare. «Calmati! Per favore, calmati!»

«Torneremo più tardi!» strillò Kiara.

Improvvisamente, mentre loro iniziavano — troppo lentamente — ad allontanarsi a bordo della barca, i pick-up vennero fermati al molo. Nel frattempo, Pope e JJ continuavano ad urlare e a discutere su John B, mentre Sarah era al timone e le altre tre ragazze si aggrappavano alle sbarre di ferro, spaventate.

«Dobbiamo trovarlo!»

«Devi calmarti, JJ!»

«State giù!»

Ecco che, d'un tratto, gli uomini iniziarono a sparare contro la barca, e tutti loro furono costretti ad accovacciarsi per evitare i proiettili. Ophelia strinse gli occhi e rimase ferma mentre sentiva la barca acquistare velocità sempre di più, e anche gli uomini parvero capirlo.

«Cessate il fuoco!»

A quelle parole, tutti loro si guardarono, ancora visibilmente spaventati e impauriti. Si alzarono lentamente, e una volta essersi accertati che avessero davvero cessato il fuoco, si rimisero completamente in piedi, facendo dei sospiri profondi nel tentativo di regolarizzare il battito dei loro cuori.

Avevano lasciato il porto. Avevano lasciato John B.

Quella realizzazione colpì bruscamente Ophelia, che prese a torturarsi nervosamente le dita delle mani. Non sapevano dove fosse, e neanche come rintracciarlo. Come se non bastasse, se avessero voluto andare a cercarlo, sarebbero senza dubbio morti, dato che gli uomini di Singh erano oramai ovunque.

Fissò l'acqua con sguardo perso. Erano stati costretti a fare quella scelta, eppure lei non poteva fare altro che chiedersi come avrebbe fatto John B a tornare a casa (sempre se non fosse stato catturato). Non aveva nulla, e loro erano riusciti ad avere quella barca solo perché lei aveva fregato Rafe. Era stato un colpo di fortuna. Un raro colpo di fortuna.

Non potevano fare nulla, in quel momento, e nessuno di loro sapeva se andare definitivamente via o tornare indietro. Certo, non potevano abbandonarlo, ma non potevano neanche aiutarlo in quelle circostanze.

Se avessero rimesso un solo piede sull'isola, sarebbero stati catturati. Non c'erano dubbi a riguardo.

I ragazzi caddero nel silenzio più totale, tutti visibilmente scossi e preoccupati. Poi c'era JJ, il più agitato e arrabbiato di tutti, che ancora riteneva che avrebbero fatto meglio a rimanere lì e ad affrontare quegli uomini. Ma sarebbero morti senz'altro.

«Quindi è questo che facciamo, eh? Prendiamo il largo e ci dimentichiamo di John B?» continuò a dire JJ. «Non avremmo dovuto lasciarlo. Andiamo, torniamo indietro!»

«No! — ribatté Cleo — Ci cattureranno tutti. Che razza di piano è questo?!» gli urlò contro.

«Il piano è restare insieme, Cleo!»

«Allora staremo insieme morti

«Ha ragione. Se non ce ne fossimo andati, adesso ci troveremmo sul retro di un pick-up» intervenne Kiara.

«E non è una bella esperienza, fidatevi» concluse Ophelia.

Improvvisamente, quest'ultima si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia nel momento in cui sentì qualcosa suonare nella tasca del suo pantalone, e solo in quel momento ricordò di avere ancora il cellulare con sé. Lo tirò fuori, attirando l'attenzione di tutti i ragazzi.

«Chi è?» chiese immediatamente JJ.

La rossa aggrottò le sopracciglia, leggendo il nome scritto sul display. «Uhm... È Portis» mormorò.

A quelle parole, gli occhi del biondo si spalancarono e corse verso di lei. «Portis? È John B! È sicuramente John B! Aspetta!» afferrò il telefono e rispose alla chiamata, portandoselo all'orecchio. «Ehi, amico, sei tu?!» domandò agitato.

Tutti lo guardarono in attesa e con ansia.

«Sì, che succede? Di cosa hai bisogno? Torniamo indietro?» continuò a chiedere, e quelle parole bastarono a Ophelia per capire che fosse proprio John B.

Se stava chiamando, significava che, almeno per il momento, stesse bene.

Kiara attirò l'attenzione di JJ, facendogli segno di mettere il vivavoce, e il ragazzo eseguì.

«No, non preoccupatevi, ok? È pericoloso qui. Dovete andarvene. Tornate alle Outer Banks—»

Purtroppo non riuscirono a capire le ultime parole del ragazzo a causa dell'interferenza e del segnale sempre più scarso.

«Non abbiamo capito!» disse il biondo.

«Fammi parlare con lui! — Sarah gli strappò il telefono dalle mani — John B! Stai bene?»

«Sì, è tutto bene. Ascoltami. Ho tro.... padre!»

«Aspetta, che cosa? John B! Non riesco a sentirti! John B?»

«Andate via. Ci rivediamo a Kildare, ok?»

«Kildare? Quando? John B! John—»

La chiamata si concluse in quel modo. I ragazzi si trovavano oramai al centro dell'oceano, e lì era praticamente impossibile avere una buona connessione.

«Pensate abbia trovato suo padre?» domandò Cleo.

«È scomparso da quasi un anno...» rispose Pope.

Ophelia si mordicchiò il labbro inferiore. «Non sarebbe assurdo... dopo tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi» mormorò lei.

A quel punto, non poteva dire con certezza che Big John fosse morto. E se, in qualche modo, fosse riuscito a mettersi in salvo? E se qualcuno l'avesse salvato? Ma perché non chiamare suo figlio? Era tutto così assurdo e senza risposte, ma la ragazza si trovava a sperare con tutta se stessa che John B avesse ritrovato suo padre per due motivi: non sarebbe stato solo su un'isola sconosciuta, e, soprattutto, perché se lo meritava.

«Già — sospirò Kiara — Ma ora che facciamo?»

«Ragazzi, siamo bersagli facili in questo momento. Dobbiamo prendere una decisione. Torniamo o proseguiamo?» intervenne un nervoso JJ, guardando i presenti.

«Lui ha detto di andare. Andiamo!» rispose Sarah dopo attimi di silenzio e con gli occhi lucidi.

Era evidente che non volesse lasciare il suo fidanzato, ma dovevano fidarsi di John B. Sapeva ciò che faceva, e tutto era meno che uno sprovveduto. Se voleva che tornassero a casa, c'era un motivo.

Tornare nelle Outer Banks.

Il solo pensiero era in grado di far rabbrividire Ophelia. Era quello che aveva sempre sperato da quando erano naufragati su quell'isola, ma ora che stava per accadere, le sembrava del tutto irreale e assurdo.

Un po' la intimoriva l'idea di tornare alla stessa vita di sempre tra le stesse persone di sempre. Si sentiva così cresciuta, maturata e adulta, che quasi trovava sciocco e nauseante dover tornare a tutto quello.

Si sentiva come se le Outer Banks fossero il suo prima, e rimettere piede lì era senza dubbio spaventoso, soprattutto doverlo fare dopo essere stati dati per dispersi, o forse addirittura per morti (che poi, non era neanche certo che lo avessero notato e si fossero preoccupati per la scomparsa di sei inutili e superflui Pogues).

Ma nelle Outer Banks c'era suo padre, e suo padre aveva senza dubbio notato la sua scomparsa, e se ne era anche preoccupato. Desiderava rivederlo, riabbracciarlo, stringerlo a sé, e, perché no, essere anche sgridata da lui. Avrebbe accettato ogni cosa, anche di essere chiusa in casa per un mese, se questo avesse significato rimanere per sempre con lui.

Voleva risentire l'odore della salsedine che aleggiava a casa sua. Voleva rivedere il caos della sua stanza e voleva tornare a sentire le urla di suo padre, che le chiedeva di mettere a posto e di non lasciare in giro ciò che prendeva. Voleva tornare a sgusciare i gamberi con lui e aiutarlo a pulire il pesce. Voleva tornare a fare passeggiate con lui in riva al mare.

Lui era la sua casa, e voleva tornare a casa.

«Onestamente, pagherei per vedere la scena di te che getti Rafe giù dalla barca» commentò Sarah dopo che Ophelia ebbe finito di spiegare ogni cosa.

La rossa fece un flebile sorriso. «Neanche immaginate quanto mi sia dispiaciuto» ammise.

«A lui non è dispiaciuto rubare la mia Croce» le rispose Pope, ancora piuttosto risentito.

«Beh, a quanto pare questo Rafe è un vero stronzo, che, però, ha un lato buono solo con te» comprese Cleo, indicando Ophelia con la punta del pugnale con cui era solita giocherellare.

«Più o meno... — mormorò — È tutto così difficile e complicato, e lo odio la maggior parte del tempo, ma abbiamo dei momenti in cui... stiamo bene, il che è davvero orribile dopo quello che ha fatto» confessò la rossa.

Era liberatorio poter parlare con i suoi amici di Rafe, nonostante fosse ben consapevole del fatto che non approvassero ciò che c'era tra di loro, e che facessero molta fatica anche solo a sentirle dire qualcosa di buono su di lui. Lo odiavano, e Ophelia lo sapeva. Così come sapeva che il loro odio fosse del tutto plausibile. Onestamente, era davvero assurdo il fatto che continuassero ad essere suoi amici dopo aver scoperto che, anche dopo tutto ciò che aveva fatto Rafe, lei avesse continuato a vederlo, ma non poteva che esserne felice, e preferiva non porsi domande a riguardo. Era evidente che fosse difficile per loro e che lo facessero solamente per lei, e, proprio per questo motivo, cercava di stare bene attenta e di dosare le parole per evitare che scoppiasse un litigio.

Rafe Cameron era un argomento molto delicato da dover trattare con le pinze. Aveva fatto soffrire ognuno di loro, anche fisicamente: aveva cercato di uccidere Sarah due volte; aveva picchiato Pope più volte e aveva rubato la sua Croce; aveva soffocato Kiara al deposito del Phantom; aveva reso John B un fuggitivo. Aveva rovinato ogni cosa bella dei Pogues.

«Decisamente orribile» commentò Sarah, facendola sospirare.

«Ma la nostra amica è così forte da non farsi mettere i piedi in testa nonostante i sentimenti!» esclamò Cleo, dandole una pacca sulla spalla.

«Per me è assurdo anche solo che qualcuno possa provare dei sentimenti per Rafe Cameron» prese parola Pope con una smorfia.

Si mise in piedi, probabilmente per allontanarsi da quella conversazione, lasciando le ragazze da sole.

Ophelia sospirò angosciata. «Mi odio così tanto» si sfogò con le due ragazze.

«Onestamente, dovrebbero tutti tacere. Se non fosse per te, ora avremmo delle pallottole su per il culo, quindi fanculo. Hai dimostrato di essere una vera amica più volte nonostante tutto!» intervenne Cleo, guardandola con un sorrisetto che lei ricambiò.

«È vero — annuì Sarah — Odio Rafe per ciò che ha fatto, e preferirei di gran lunga che tu avessi legato con qualsiasi altro Kook piuttosto che con lui, ma non ci hai lasciati soli e hai scelto noi, quindi è ok, sul serio. Non dimentico che sei stata la prima ad avermi accolta a braccia aperte nei Pogues. Non devi avercela con te per ciò che provi» continuò.

Ophelia sorrise a quelle parole, felice di avere delle persone del genere al suo fianco. Era abbastanza certa che chiunque altro non avrebbe mai accettato una cosa del genere, eppure loro andavano oltre. Riconoscevano la sua lealtà e il fatto che, nonostante i sentimenti, mettesse sempre loro al primo posto, e questo non aveva prezzo.

«Ma sta' attenta, Lia. Rafe si vendicherà per ciò che hai fatto» la mise in guardia Sarah.

«Possiamo sempre tagliargli le dita» disse Cleo, osservando il suo pugnale.

Rimasero lì, poggiate alla sbarra di ferro che recintava la barca, a parlare per ore. Il vento era forte, e faceva sì che i loro capelli svolazzassero all'indietro. Più il tempo passava, più il sole iniziava a scomparire all'orizzonte, e loro, ben presto, si sarebbero dovuti fermare al porto più vicino per recuperare del carburante e del cibo (e recuperare, per loro, significava rubare).

Fu Pope a raggiungere Kiara e JJ per avvisarli della sosta, ma quando tornò giù, il suo volto era cadaverico. Sembrava aver visto un fantasma, e Ophelia non ci mise molto a capire che, probabilmente, aveva visto i due ragazzi vicini.

La rossa aveva sempre pensato che formassero una bella coppia: Kiara aveva bisogno delle montagne russe, e JJ era una montagna russa vivente, e con lui era un'avventura continua. Sapeva anche che nessuno dei due se ne fosse mai realmente reso conto, ed era stato sull'isola che si erano avvicinati notevolmente. La ragazza sembrava prendere dalle labbra del biondo che, a sua volta, era evidente provasse qualcosa per lei. Ciononostante, entrambi tentavano di nasconderlo: Kiara lo nascondeva per non soffrire, mentre JJ lo nascondeva perché non si sentiva all'altezza della ragazza, ma, soprattutto, non voleva fare del male a Pope, che era rimasto scottato dal due di picche della riccia.

Dunque, Ophelia non ci mise molto a comprendere che probabilmente avesse visto qualcosa, e ne ebbe la conferma nel momento in cui vide JJ correre per raggiungerlo.

Sospirò, decidendo di raggiungere Kiara, che si trovava al timone di sopra. Quando la vide, subito notò il suo volto triste e angosciato. Era evidente che si sentisse in colpa, così come era evidente, allo stesso tempo, che non volesse trattenere i suoi sentimenti.

«Ehi, ho sentito che qui c'è una persona che fa strage di cuori» rese nota la sua presenza, raggiungendola con un saltello.

Kiara fece un debole sorriso a quelle parole, lasciandosi poi andare ad un sospiro. «Lo sai?» le chiese frustata.

«Uhm... cosa, esattamente? Che a te piace JJ, o che tu piaci a lui? O forse che Pope—»

«D'accordo, lo sai» la fermò, abbassando lo sguardo.

Ophelia la guardò dispiaciuta, piazzandosi davanti al timone e mettendole una mano sotto il mento affinché la guardasse. «Cos'è successo, mh?» le chiese dolcemente.

La riccia si mordicchiò il labbro inferiore. «Io e JJ eravamo qui a parlare... a poi ci siamo trovati vicini... molto vicini. Credevo stessimo per baciarci. Era così. Ma poi è venuto Pope, e— Dio, avresti dovuto vedere la sua faccia» i suoi occhi si inumidirono.

«Kie, non è colpa tua» le disse dolcemente. «Ehi, ascoltarmi, credi che se potessimo decidere noi la persona verso cui provare sentimenti, io avrei scelto Rafe?» le domandò retoricamente.

«No. Per nulla» rispose immediatamente.

«Esatto» annuì. «Quindi non è colpa tua se tu e JJ avete legato sull'isola e vi siete avvicinati così tanto, ok?»

«Ma Pope—»

«È normale, Kie» la fermò. «È normale che ci stia male, e sarò sincera, è orribile vedere il proprio migliore amico avvicinarsi alla ragazza per cui hai provato qualcosa... ma ti prometto che capirà, col tempo, e lo accetterà. Si fa andare giù perfino la mia situazione con Rafe» la rassicurò dolcemente.

«Non voglio che litighino per colpa mia» mormorò.

«Ci sarà sicuramente della freddezza, ma JJ e Pope sono JJ e Pope! — quasi strillò, strappandole una flebile risata — Fossi in te, mi preoccuperei più del biondino. È lui quello con cui dovrai lavorare di più» le fece presente.

«Dici?» la guardò.

«Scherzi? JJ non crederà mai di essere alla tua altezza, Kiara. Sarà tuo compito fargli capire che in realtà lo è» le disse con ovvietà.

Kiara rilasciò l'ennesimo sospiro angosciato prima di aggrottare le sopracciglia e guardarla con curiosità. «Tu l'hai sempre saputo, vero? Tutto quel discorso del "tu vuoi le montagne russe"... Hai sempre saputo che un giorno avrei provato qualcosa per JJ» iniziò a comprendere, annuendo lentamente.

Ophelia ridacchiò a quelle parole, stringendosi nelle spalle. «Non direi "da sempre". Credo di averlo iniziato a pensare nel momento in cui ti ho visto rifiutare Pope. È stato lì che ho capito qual è il tipo di persona che vuoi al tuo fianco» le spiegò.

«Non avrei ma immaginato tutto questo» sussurrò, accennando un sorriso.

«Io sì» rispose la rossa, ricevendo una gomitata in risposta.

Le due ridacchiarono, guardandosi negli occhi prima di stringersi in un abbraccio.

«Da' del tempo a Pope, ok? Il tempo necessario affinché si renda conto che è pazzo di Cleo» disse Ophelia all'orecchio di Kiara.

«Cleo?!» quasi strillò la riccia.

«Oh Dio, ma è impossibile che non vi rendiate mai conto di niente?» scoppiò a ridere, scuotendo la testa.

Kiara si unì a lei. «Ok, sì, lo ammetto. Sei la migliore in questo» si complimentò.

Ophelia le sorrise dolcemente, felice di averla tranquillizzata.

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