035 il ritorno del detenuto
⸻ capitolo trentacinque ⸻
( il ritorno del detenuto )
Ovviamente, Ophelia non aveva dormito quella notte, e i motivi erano molteplici: John B, la pena di morte, la chiave, Kiara che russava e Rafe.
Rafe. Era oramai chiaro che ieri, per un breve istante, avesse voluto fare leva sui suoi sensi di colpa per portarla dalla sua parte, giocando sui sentimenti e sul legame che condividevano, accusandola di non aver mai tenuto a lui. Manipolazione. Ecco come si chiamava. O forse credeva sul serio che lei stesse dalla parte dei Pogues e fosse contro di lui, il che era vero, ma era ancor di più contro Ward, e non poteva permettere che Rafe fosse a piede libero ai danni del suo migliore amico. E questo non significava che non tenesse a lui, ma solo che volesse fare la cosa giusta.
Poteva crollare davanti a lui, vacillare, e qualche volta perdere il controllo, lasciandosi baciare, accarezzare e stringere... ma sarebbe sempre stata dalla parte giusta. Ogni tanto, forse, andava bene ascoltare se stessi, cedere agli istinti, per quanto sbagliati fossero, ma non sarebbe mai andata contro i suoi amici. Mai.
Erano la sua famiglia, quei ragazzi, e i sentimenti ambigui e confusionari che la legavano a Rafe non avrebbero di certo cambiato quello. Per quanto le dispiacesse, non poteva aiutarlo.
«C'è già un bel po' di cera — disse Pope, guardando JJ intento a mettere la paraffina sulla sua tavola da surf — Se ne metti troppa diventa scivolosa».
«Credi che non lo sappia fare, Pope?» gli domandò JJ, irritato.
Da quando il piano di evasione non era riuscito, era diventato suscettibile, soprattutto se pensava che John B fosse ancora dentro. Molto suscettibile.
Il moro scosse la testa. «No, JJ, ti faccio solo notare che—»
«No, no, no! Mi stai dicendo come fare! Stai scherzando?» lo fermò, guardandolo come se fosse un cane a tre teste.
«Dico che è un colossale spreco di cera!» ribatté, secco.
Le due ragazze si lanciarono uno sguardo annoiato prima di ruotare gli occhi al cielo.
«Ragazzi, sul serio?» li fermò Kiara.
«Non avete di meglio da fare che discutere sulla cera?» aggiunse Ophelia.
JJ fece per ribattere, ma si ritrovò a cambiare espressione e a mettere su un cipiglio. «Avete sentito?» mormorò, guardandosi attorno.
La rossa si rese conto, solo in quel momento, del fatto che, effettivamente, il rumore di un'auto si stesse facendo sempre più vicino. Per quel motivo, si alzò dalla sedia di plastica e si guardò attorno, ritrovandosi a spalancare gli occhi quando vide il Twinkie venire parcheggiato a pochi passi da loro.
L'incredulità, però, non era dovuta al Twinkie ma al fatto che alla guida ci fosse proprio John B, intento a suonare il clacson felice come un bambino.
«Oh mio Dio» mormorò Ophelia, chiedendosi se stesse sognando o meno.
«È forse uno scherzo?»
«Sto sognando?»
«Oh mio Dio...»
«Non ci credo!»
John B abbandonò il veicolo, guardando i suoi amici. «Indovinate chi è uscito di prigione!» urlò, allargando le braccia e sorridendo.
«John B!» gridò Ophelia, correndo verso di lui e allacciandogli le braccia al collo. «Oh mio Dio, sei proprio tu — sussurrò, afferrandogli il volto tra le mani — Sei qui. Sei reale» disse con occhi lucidi, tornando ad abbracciarlo.
Lo sentì ridere nell'incavo del suo collo prima di stringerla a sé e alzarla da terra. «Sono qui, Lia. Sono qui» confermò, chiudendo gli occhi per qualche secondo.
Quando si staccarono, si lanciarono un ultimo sguardo complice e felice prima che Ophelia venisse messa di nuovo a terra e guardasse tutti i suoi amici abbracciare un libero John B.
«Non ci posso credere!»
«È incredibile!»
«Amico mio, sei tornato!»
«Fratello!»
«Ci sei mancato da morire».
«Mi siete mancati anche voi».
«Ma come hai fatto, esattamente? Insomma, perché sei qui?» chiese dopo un po' la rossa, ancora incredula ma terribilmente felice.
«Sei scappato?» domandò JJ con un sorriso in volto.
«Hanno ritirato le accuse» rispose John B.
«Le hanno ritirate?» ripetette la rossa, sconvolta. «Questo significa che sanno la verità, cazzo!» disse a voce alta, sentendo un sorriso spontaneo farsi spazio sul suo volto. Ce l'avevano fatta.
Se sapevano la verità significava solo una cosa: Rafe Cameron e Ward Cameron sarebbero stati arrestati. Ophelia sospirò a quel pensiero. Per quanto le dispiacesse per Rafe, che era evidente avesse fatto tutto quello solo "per suo padre" e "costretto da suo padre", non poteva che essere felice per John B. Era giusto così.
«È incredibile!»
JJ arricciò il naso. «Ho fatto tutto quel lavoro per niente?» chiese, fintamente annoiato.
«Oh, intendi il piano di fuga più elaborato di sempre?» chiese sarcasticamente Pope.
Ophelia rise. «Già, com'è che era? — mise su una finta espressione pensierosa — Oh, sì: "passati la saponetta sul viso e fa' finta di avere un dolore atroce all'appendicite"» lo scimmiottò malamente.
«Oh, infallibile. Il piano perfetto!» scherzò Kiara.
«Sì, lo era infatti» annuì JJ. «In terza media ho saltato il compito di algebra così. Ricordate, no?»
«Te lo ha fatto rifare una settimana dopo» gli ricordò la rossa, scuotendo la testa.
«Beh, ho ritardato l'insufficienza di una settimana» scrollò le spalle, non riuscendo a nascondere un sorriso divertito e giocoso.
«Piuttosto, credevo avessimo definitivamente perso il nostro amato Twinkie» disse Ophelia.
«L'hanno recuperato dalla pista di atterraggio» le spiegò il castano.
«Un po' ammaccato, ma meglio di niente» rise Pope.
Improvvisamente, John B assunse un'espressione confusa e si guardò attorno. «Sentite, dov'è Sarah? — chiese, e tutti loro si zittirono — Che è successo? Dov'è? Dov'è Sarah?» continuò, preoccupato.
«Doveva vedere Wheezie ieri sera. Non è tornata» gli rispose Kiara, dispiaciuta.
John B sospirò profondamente e visibilmente nervoso e agitato. «Quindi Sarah è sparita e non ha chiamato?» domandò, camminando verso il molo con loro al suo seguito.
«Sì. Ha lasciato solo la sua borsa. Non l'ha detto a nessuno» gli spiegò Pope.
«Credo che Ward l'abbia trattenuta. Insomma, ha provato a farmi uccidere ieri in prigione!» sbottò John B, irritato.
Solo in quel momento, Ophelia si rese effettivamente conto del fatto che avesse un ematoma all'occhio sinistro e dei segni viola attorno al collo a dimostrazione del fatto che qualcuno avesse tentato di strangolarlo.
«Cosa?» chiesero tutti, sconvolti.
«Sì — annuì, guardandoli — Ha mandato qualcuno che mi ha strangolato. E mi ha quasi ucciso!»
«Sul serio?»
«Sì!»
Ophelia scosse la testa, incredula. «È chiaro che se qualcuno è riuscito ad entrare nella tua cella è perché una guardia gliel'ha permesso» fece presente, sorridendo amaramente.
«Una guardia pagata da Ward — disse a denti stretti JJ, guardando poi il suo amico — Non hai capito perché l'ha fatto?» gli chiese.
«No, non ne ho idea. Giuro che prima o poi lo uccido quel figlio di puttana» sospirò John B.
Improvvisamente, gli occhi azzurri di Ophelia si poggiarono su una barca che, in lontananza, si avvicinava a loro. Aggrottò le sopracciglia, sorridendo poi quando vide una chioma bionda familiare.
«È tutto ok, John B» gli disse.
«No, Lia, non è ok! — scosse la testa — Dobbiamo trovare Sarah!» aggiunse, agitato.
Lei ridacchiò. «Ehi, è tutto ok. Sta arrivando» gli indicò la barca, e lui immediatamente si voltò.
Quando la barca, l'enorme e costosa barca si avvicinò, si resero conto del fatto che Sarah non fosse da sola. Al suo fianco c'era nientemeno che Topper.
La bionda assunse un cipiglio. «John B?» chiese, confusa. «John B!» urlò poi, felice.
«Che cavolo ci fa con Topper?» domandò Kiara, perplessa.
La barca di Topper si avvicinò al molo, e i ragazzi aiutarono Sarah a raggiungere la terraferma. Subito dopo, lei e John B si strinsero in un forte ed amorevole abbraccio.
«Sono così felice che tu stia bene» mormorò il ragazzo al suo orecchio, chiudendo gli occhi.
«Non sapevo se ti avrei rivisto. Che è successo?» gli domandò.
«Hanno ritirato le accuse».
«Cosa?»
«Sì, sono un uomo libero».
«È fantastico!»
«Sì, è fantastico — annuì John B prima di staccarsi da lei — Ma, ascolta Sarah, stanno cercando Rafe» la informò.
«Bene! È del tutto fuori controllo. Stanotte mi ha aggredita» raccontò Sarah.
A quelle parole, Ophelia strabuzzò gli occhi. «Cosa?» quasi strillò, sconvolta.
«Per questo non sono tornata» annuì, angosciata.
«Sì, Rafe è impazzito. Per poco non ha affogato sua sorella — prese parola Topper, e tutti i ragazzi lo guardarono — Per fortuna sono arrivato giusto in tempo» aggiunse, ed era evidente il tentativo di provocare John B e di tirare a sé Sarah.
Solo in quel momento Ophelia riuscì a rimettere insieme i pezzetti della sera precedente. Aveva incontrato Rafe con un ematoma in volto e fradicio, quindi si erano baciati dopo che aveva provato ad uccidere sua sorella, e quello bastò non solo a farla sentire ancora di più in colpa, ma anche a farle capire che probabilmente Rafe fosse spacciato, in particolare perché le stava diventando piuttosto chiaro il fatto che stesse, di volta in volta, perdendo piccoli pezzi di sé, e che l'oscurità lo stesse abbracciando ad ogni pezzo perso.
L'uccisione di Peterkin, il sentirsi inadeguato, non amato, non curato, il suo passare attraverso la dipendenza dalla droga, l'astinenza, ed essere una bomba ad orologeria instabile mentalmente ed emotivamente, stava portando Rafe in una spirale, e sembrava non avere più neanche il controllo delle sue stesse azioni. Insomma, aveva tentato di uccidere sua sorella per ben due volte: una volta perché stava rubando l'oro e aveva ricatturato l'attenzione di Ward, e una volta perché voleva testimoniare contro di lui.
Anche Rafe era una mina vagante, ma una mina vagante avvolta dall'oscurità, pronta ad esplodere con le azioni più atroci, e Ophelia sapeva una sola cosa: non voleva finire nella spirale con lui, e non voleva essere travolta dall'onda dei suoi occhi.
Sarebbe stata lei a decidere, non Rafe.
«Beh, allora ti devo un favore, Topper. Non è così?» fu la voce di John B a risvegliarla dai suoi pensieri, e riuscì a notare il suo fastidio sotto il sorriso falso che indossava.
«Sta' tranquillo. Insomma, qualcuno doveva salvare la tua ragazza» gli rispose con un sorriso beffardo.
«È divertente, perché lei non è la mia ragazza, vero?» il castano la guardò, invitandola a parlare.
«Ah beh, cos'è allora?» chiese Topper con curiosità.
John B si rivolse a Sarah. «Diglielo» le disse dolcemente.
Seguirono attimi di silenzio imbarazzante durante i quali i quattro Pogues fuori dal dibattito si guardarono con evidente disagio.
«Ehm... stiamo insieme» rispose la bionda poco dopo, e il ragazzo perse il suo sorriso. Era evidente che si aspettasse una risposta diversa, più simile al "ci siamo sposati anche se non legalmente".
«Ho capito — rise Topper — State insieme, ok. Io volevo fare chiarezza. Per voi è chiaro?» guardò i Pogues.
«Credo sia chiaro che te ne devi andare» gli rispose JJ, secco.
«Già» concordarono gli altri, annuendo.
«Sì, credo che andrò. Sì, è ora» annuì il ragazzo.
«Topper — lo richiamò Sarah — Grazie per tutto» e lo abbracciò.
«Figurati. È stato un piacere» le rispose, accarezzandole le schiena e ghignando verso John B.
Rimasero tutti in silenzio, guardando poi il Malibu di Topper andare via.
«È stato piuttosto... imbarazzante» commentò la rossa dopo qualche secondo.
«Imbarazzante, sì. Concordo» annuirono tutto, ricevendo un'occhiataccia da John B e Sarah.
Successivamente, i ragazzi decisero di rientrare allo Chateau, tutti e sei di nuovo insieme e con John B finalmente libero. Pochi istanti dopo, però, si divisero, e i due fidanzati ritrovati decisero di allontanarsi per trascorrere del tempo insieme sull'amaca; Pope e Kiara, invece, camminarono verso il retro dello Chateau, lì dove c'erano tutte le cianfrusaglie di John B; infine, Ophelia e JJ rimasero in veranda, seduti sul divano l'uno di fianco all'altra a condividere uno spinello.
Erano avvolti dal silenzio, e la rossa si concentrava sul cinguettio degli uccelli, sul verde che circondava l'abitazione, e sulla distesa azzurra poco lontana.
«Ehi, tutto ok?» sentì chiedersi improvvisamente da JJ, che le porgeva la canna e la guardava con un cipiglio.
Lei l'afferrò, annuendo lievemente. «Certo» rispose.
«Mh, quindi non stai vivendo uno di quei momenti che vivete voi ragazze?» indagò ancora.
Ophelia inarcò un sopracciglio, confusa. «A quale momento ti riferisci, con esattezza?» chiese.
«"Oh Dio, sono tutte fidanzate tranne me"» imitò malamente la sua voce, facendola scoppiare a ridere.
Scosse la testa. «No — disse divertita — E poi mi conosci. Ti sembro una che piagnucola perché non ha un fidanzato?» domandò retoricamente.
«Direi di no, soprattutto perché è colpa tua, mia cara amica» annuì, guardandola.
«Colpa mia?» ripetette.
«Sì. Sei tu che eviti tutte quelle cose sentimentali...» si fermò per fare un tiro. «... e onestamente ti capisco. Insomma, guarda quei due — indicò John B e Sarah — Stanno già litigando, e si sono ritrovati da quanto? Un'ora? L'amore è una schifezza» concluse.
Ophelia ruotò gli occhi al cielo. «Sarah e John B stanno litigando perché lui è geloso di Topper, non perché non si amano» fece presente.
«E di Kie e Pope che mi dici, invece? Neanche a loro sta andando bene» ricordò.
«Tra loro non c'è nulla. Kiara è andata a dirgli che lo vede solo come un amico» rispose, sfilandogli lo spinello fra le mani. «Ergo, l'amore non fa schifo. Quello di JB e Sarah è solo un litigio di coppia. Lui ha paura di perderla» cercò di fargli capire.
«Mh, ne sai così tanto sull'amore e sei single. Ti diverti anche a rifiutare i ragazzi. Strano, no?»
«Io rifiuto i ragazzi?»
«Ho giusto un paio di scene in mente di te che scappi via dai ragazzi alle feste. Una volta hai detto di avere un'intossicazione alimentare. Quello lì ti ha aspettata per due ore. Due. E non sei mai tornata» le ricordò fra le risate.
Ophelia lo guardò per qualche secondo prima di scoppiare a ridere. Poi sospirò. «Non lo so, Jay... credo solo di essere molto selettiva. Perché mettermi con qualcuno se non mi fa provare determinate cose? Perché perdere tempo con qualcuno che so che non mi piace per davvero?» domandò in modo retorico.
Era vero. Certo, c'era senza dubbio la paura di soffrire, di stare male, ma era anche il suo non voler fidanzarsi con chiunque. Non era una che "provava" perché "vediamo come va". Sentiva dentro di sé se un ragazzo le piaceva per davvero. Il problema, però, era che, in diciassette anni di vita, non le fosse mai capitato con nessuno. Non si era mai innamorata... ma le scintille, la passione... beh, le aveva provate con la persona più inaspettata di tutte.
«E poi sei l'ultimo che può parlare. Tu hai paura» si affrettò ad aggiungere Ophelia.
«Io? Paura?» quasi sembrò voler scoppiare a ridere.
Lei annuì. «Hai paura di non essere all'altezza di un'ipotetica ragazza. Hai paura di non poterle offrire nulla» disse, certa delle sue parole.
JJ si ammutolì, boccheggiando lievemente e abbassando lo sguardo. A Ophelia non serviva nemmeno una sua conferma: era certa di ciò che aveva detto, soprattutto perché conosceva il suo migliore amico come le sue tasche.
A salvare JJ da quella situazione fu il suo telefono, che prese a squillare. Lo sfilò dalla tasca, e, immediatamente, rispose alla chiamata. Pochi secondi, e la sua espressione mutò.
«Cazzo!» imprecò, mettendosi in piedi.
«Ehi, che—»
«Andiamo, forza!» la fermò, facendole cenno di seguirlo.
La ragazza non replicò e lo seguì, arrivando da Kiara e Pope.
«Pope! Pope! Mi ha chiamato Guffy! È successo qualcosa a tuo padre!»
━━━━━
«Dimmi se ti faccio male» mormorò Ophelia, poggiando delicatamente il cotone sulla ferita alla fronte di Heyward.
«Tranquilla, sei bravissima» le rispose l'uomo, assumendo una smorfia non appena la ragazza gli toccò la parte dolente.
«Scusa... — si affrettò a dire, applicandogli un cerotto — Ecco, ho finito» dichiarò, indietreggiando e sorridendo flebilmente all'uomo.
Lui ricambiò. «Grazie, Lia. Grazie» annuì verso di lei.
«Di nulla» rispose, accomodandosi di fianco a Sarah e Kiara sul tavolino di legno fuori la pescheria di Heyward.
«Papà, cos'è successo?» domandò Pope dopo pochi istanti di silenzio.
L'uomo sospirò. «Me lo dovevo aspettare. È arrivato proprio mentre stavo per chiudere. Mi ha colto di sorpresa. Mi ha buttato a terra, mi ha messo un ginocchio sul petto, e mi ha chiesto di quella chiave. Quella del disegno che mi hai mostrato. E se ve lo state chiedendo, non gli ho detto niente» spiegò ai ragazzi, facendo riferimento allo scagnozzo della Limbrey. «Siete riusciti a trovarla?» chiese, poi.
Suo figlio sospirò prima di tirare fuori la chiave, mostrandola a suo padre, che la prese tra le mani.
«Era nel vecchio appartamento di Mee-Maw sopra la farmacia, come mi avevi detto tu» gli rispose il ragazzo.
«Merda, Pope, dovevi darla a me. Avrei evitato di farmi picchiare — sospirò — Ma non capisco... non vale niente. Perché la vogliono?» domandò, guardando i ragazzi.
«Non lo so. Prima ho ricevuto una lettera che dice di andare a Charleston, poi ho incontrato una signora che voleva da me una chiave che non sapevo fosse della mia famiglia...» spiegò Pope, esasperato.
«Questo non ha alcun senso...» prese parola Kiara.
«Beh, non state fermi qui a frignare e lamentarvi. Cercate di capire» disse Heyward.
«No. Voglio solo dare la chiave a quella donna. Non vale niente» ribatté suo figlio.
«No, no! — lo interruppe suo padre — Ti ho forse insegnato a scappare quando c'è da combattere?» gli chiese con un cipiglio.
«Nossignore».
«Molto bene. Io non ci avevo mai pensato prima d'ora, lo ammetto. Ma adesso... sono interessato» li guardò Heyward, strappando loro un sorriso. «Senti, ti hanno detto perché la vogliono?» chiese a Pope.
«Qualcosa che riguarda una vecchia Croce. Forse una specie di tesoro perduto».
«Basta tesoro perduti...» mormorò fra sé e sé Ophelia, ricevendo una spallata divertita da Sarah.
Heyward porse la chiave a Pope. «Sai con chi dovresti parlare? Con la tua bisnonna, Mee-Maw».
E quello sarebbe stato solo l'inizio dell'ennesima avventura.
Capitolo breve ik, ma è una sorta di "capitolo di passaggio" prima che le cose si facciano più serie e movimentate. Per non renderlo proprio privo di contenuti, ho messo una mezza chiacchierata tra JJ e Ophelia 🫡🫡
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro