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029 nelle fogne

capitolo ventinove
( nelle fogne )





Ward Cameron aveva vinto di nuovo quella notte.

Una persona era morta, uccisa da lui, ma neanche quella volta sarebbe stata fatta giustizia. Neanche quella volta la polizia avrebbe indagato adeguatamente. Neanche quella volta Shoupe avrebbe fatto il suo lavoro.

Anche quella volta, sarebbe toccato a dei semplici adolescenti rimboccarsi le maniche e fare il lavoro sporco. Loro che, nuovamente, non erano stati ascoltati, non erano stati creduti. Loro che non potevano competere con Ward Cameron. Loro che erano dei poveri Pogues e che, quindi, non potevano né accusare i ricchi e nemmeno vincere contro di loro.

Girava così il mondo. Da sempre.

Ma non si sarebbero arresi. Avrebbero fatto di tutto per far sì che quell'uomo pagasse per i suoi crimini, tanti crimini, e se Shoupe desiderava una prova schiacciante, gliel'avrebbero trovata ad ogni costo.

L'arma del delitto era ciò di cui avevano bisogno.

Certo, si trovava nelle fogne, ma questo non li avrebbe fermati. In qualche modo, l'avrebbero recuperata.

«È il canale di scolo dell'area nord — iniziò a parlare JJ — Se il flusso l'ha portata qui, è uscita da questo canale, quindi non può che trovarsi...» indicò lo sbocco del canale.

«In mezzo a questo schifo» concluse per lui Ophelia, osservando l'affossamento di acqua sporca e pieno di rifiuti.

«Esatto» annuì il biondo.

«Oh mio Dio» sospirò disgustata Kiara. «Chi usa la plastica andrebbe ucciso» si guardò attorno.

«Personalmente, io adoro la plastica. La uso ogni giorno. La amo» replicò JJ, annuendo con convinzione.

La castana li guardò. «Spero che la ricicli e non la lasci fluire nell'oceano» ribatté, accigliata.

«Oh, sono certa che sia così, vero, JJ?» Ophelia lo guardò divertita.

«Sicuro. Riciclare, riciclare, riciclare!» ripeté.

«Ho un déjà vu» disse la ragazza.

«Negare, negare, negare!» esclamarono all'unisono prima di scoppiare a ridere e darsi il cinque.

«Credo passiate troppo tempo insieme» mormorò Pope.

«Decisamente» concordò Kiara, annuendo.

Il moro, poi, si rivolse a lei. «Comunque, sapevo che avresti detto una cosa del genere, quindi... sacchi» e mostrò dei sacchetti neri dell'immondizia.

«Aww, è una cosa così carina» disse Ophelia, guardando gli amici come se fossero i suoi bambini. In risposta, ottenne un'occhiataccia. «Dico, è una cosa carina rispettare l'ambiente!» si affrettò ad aggiungere.

Kiara, divertita, scosse la testa. «Sicuro che la tua spinta ambientalista sia spontanea?» chiese a Pope.

«Forse...» rispose, guardandola negli occhi.

I due si osservarono per qualche secondo prima di sorridersi, e Ophelia stette attenta ad ogni loro interazione. A parer suo, sarebbe stata davvero una coppia carina... certo, se Kiara avesse provato realmente qualcosa per Pope, ma non credeva che fosse così. Onestamente, era curiosa di vedere come si sarebbe evoluta la situazione, ma sperava di non dover assistere al primo cuore spezzato del suo amico.

«Non so... — prese parola JJ — Volete che vi lasciamo da soli, oppure...?» chiese maliziosamente, ricevendo i sacchetti dell'immondizia dritti al petto.

«Raccogli la spazzatura» gli ordinò Pope.

Ophelia legò i suoi capelli rossi in una crocchia disordinata, e, successivamente, aiutò i suoi amici a rimuovere gran parte dei rifiuti presenti, e dovette fare appello a tutte le sue forze per non vomitare alla vista di tutto quello schifo. A volte si chiedeva davvero per quale dannato motivo le persone lasciassero fluire nell'oceano tutti quei rifiuti. Era una cosa orribile e nauseante.

«Secondo te sono andati a letto insieme?» sentì domandare improvvisamente da JJ, che indicò Pope e Kiara con un cenno del capo.

«Per niente. No» disse immediatamente, scuotendo la testa. «Non so neanche se quello che hanno sia destinato a durare» ammise.

«Che intendi?» le domandò.

Lei sospirò, schiudendo le labbra. «Non so... non vedo "scintille" tra di loro. È tutto molto... calma piatta, sai, no? Passione, avventura, un pizzico di pericolo. Il respiro che ti si ferma in gola quando lo vedi lì per te, e sai che siete legati in maniera indissolubile, in qualche modo. Sai che siete voi. E lo senti... dentro — ad ogni parola, abbassava sempre di più il tono della voce. Poi deglutì — Non c'è tra di loro...» concluse, abbassando lo sguardo.

Le parole le erano uscite come un fiume in piena, senza che ci ragionasse troppo, e si sentì fisicamente male nel momento in cui, per un breve istante, la sua mente le mostrò l'immagine di Rafe Cameron. Era sbagliato, così tanto sbagliato, ma non poteva negare che fosse stato l'unico a farle provare passione, avventura e soprattutto pericolo. La tensione, la scintilla... era tutto là, almeno fin quando lui non aveva preso quella decisione fin troppo sbagliata, mandando tutto all'aria.

Ora giocavano decisamente in squadre diverse. Insomma, lei stava facendo di tutto per far finire in carcere Ward e lui, e per quanto le dispiacesse, non poteva permettere che fosse a piede libero ai danni di John B. Stava facendo la cosa giusta e lo sapeva, ma, diamine, non poteva negare di sentire un vuoto dentro all'altezza dello stomaco. Quel desiderio di vederlo, sfiorarlo, baciarlo, stargli accanto... e si sentiva così male quando si rendeva conto del fatto che tutti quei pensieri fossero rivolti a un assassino. E sì, per quanto lei cercasse di giustificarlo, cercasse di vedere il suo lato umano, non poteva dimenticare ciò che aveva fatto a Peterkin e a John B, anche se era evidente che avesse premuto il grilletto solo perché credeva che, altrimenti, suo padre sarebbe morto.

Non poteva, semplicemente.

«Ok...» fu la risposta stranita di JJ a destarla da suoi pensieri. Assunse un'espressione accigliata, guardandola, e lei si maledisse per non essere stata in grado di controllarsi.

«Non ascoltarmi. Sono tutte cazzate dovute a questa schifosa situazione» quasi rise istericamente.

Fortunatamente, fu la voce di Pope ad interromperli. «Ehi, avete trovato qualcosa?» chiese.

«Nulla. Puro letamaio» rispose la ragazza.

Sospirò. «Beh, se non è in mezzo alla spazzatura, dev'essere rimasta nella fogna» disse, indicando la grata.

«Eh sì. È nel canale» annuì JJ.

«Quindi dobbiamo... entrare dritti nella fogna» capì Ophelia, assumendo un'espressione disgustata.

«Per fortuna ho il piede di porco!» esclamò il biondo, mostrando l'attrezzo ai suoi amici.

«Perché porti il piede di porco in giro?» la rossa lo guardò confusa.

«Per situazioni come queste. Ricorda: sempre avere un piede di porco con sé» ribatté prima di avvicinare l'attrezzo alla grata. «Andiamo, Pope. Al tre. Uno, due, tre!» e dopo pochi sforzi, riuscirono a toglierla, lasciando libero accesso alla fognatura.

Ophelia deglutì. «Bene. Facciamo tipo la conta o ce la giochiamo con Morra Cinese?» domandò.

«Magari andiamo in ordine alfabetico, o va il più grande di noi?» propose anche Kiara.

JJ scosse la testa. «Sentite... nelle fogne c'è un verme che si attacca a chiunque sia nei paraggi. Ti entra nel sangue e poi... ti esce dall'uccello» spiegò, guardando le due ragazze. «Quindi è un po' problematico per me» concluse.

«Già, anche per me» concordò il suo amico.

Le due ragazze si guardarono a quelle parole, chiedendosi se i loro amici stessero facendo sul serio o stessero scherzando, eppure sembravano così dannatamente seri.

«Non ho capito... volete che una delle due entri lì dentro?» chiese conferma Ophelia.

«Già. Sì, esatto» annuirono.

«Per il verme, sai...» aggiunse JJ.

Sbatté le palpebre. «Dov'è finita la cavalleria? O il cosiddetto "coraggio degli uomini"?» domandò, sopprimendo un sorriso.

«Oh Dio, avete paura» comprese finalmente Kiara. «Fate tenerezza, sul serio» rise.

«Non ho paura!»

«No, è per l'uccello!»

JJ scosse la testa. «Voi due non capite, ok? Immaginate passare una vita intera con qualche malattia all'uccello... o peggio, passare una vita intera senza uccello per colpa del serpente delle fogne! — mise su un'espressione spaventata — No, no, io voglio tenerlo!»

«Il "serpente delle fogne" ha la stessa veridicità del "bisogna abbaiare contro il Mocassino Acquatico"?» Ophelia incrociò le braccia sotto il seno, guardandolo.

«Ehi, era vero! Bisognava abbaia—»

«Andate entrambe!» disse improvvisamente Pope, guardando le due ragazze.

«Cosa?» esclamarono all'unisono.

«Io sono con lui» annuì subito JJ.

Il moro si schiarì la gola. «Insomma... siete più agili di noi due, più veloci, più magre, più...»

«Intelligenti!» esclamò il biondo.

«Esatto! Intelligenti!» confermò l'amico.

«E c'è bisogno dell'intelligenza per trovare una pistola in quel lerciume?» chiese retoricamente Kiara.

«Molta intelligenza» sottolineò JJ. «Due dentro e due fuori, ragazze! L'avete detto voi che dobbiamo restare uniti, no?» alzò l'angolo destro della bocca.

Ophelia mise su un'espressione incredula. «Stai usando le nostre parole contro di noi?» domandò.

«Lo sto facendo?» fece il finto tonto.

«Sì, decisamente» annuì Kiara.

Le due amiche, dopo un profondo sospiro, si guardarono, oramai certe del fatto che sarebbero dovute andare insieme. L'idea che solo una delle due entrasse lì, non le rendeva affatto tranquille. E poi, quattro mani erano sempre meglio di due.

«Bene. Facciamolo» sospirò Ophelia.

Kiara le batté il cinque. «Facciamolo» ripetette.

«Fantastico! Così si fa, ragazze!» esultò JJ, ricevendo due occhiatacce in risposta.

«Ok, ma... — Pope le guardò — State attente».

«Quanta premura» disse con sarcasmo la castana.

«Già. Ci state mandando voi lì dentro» concordò la sua amica.

Quest'ultima, poi, sospirò, piegandosi sulla ginocchia e osservando la situazione. Si sarebbero infilare in un tubo stretto e pieno di letame. Ottimo.

La prima ad entrare fu Kiara, seguita a ruota da Ophelia, che iniziò a camminare a carponi e con una perenne espressione disgustata. Era lì dentro da due secondi, ma l'odore di merda — sul serio, era proprio merda — arrivò dritto e pungente nelle sue narici, e dovette fare appello a tutte le sue forze per non vomitare addosso alla ragazza davanti a lei, soprattutto quando le mani si immersero in quell'acqua disgustosa dal colore verde.

«Se avete bisogno di qualcosa, gridate, ok?» sentirono urlare da JJ. «Noi... risponderemo».

«Grazie per offrire questo prezioso aiuto!» disse Ophelia a denti stretti.

«Già, molto utile» borbottò Kiara.

Il tanfo aumentava sempre di più man mano che si infilavano nella fognatura, e Ophelia decise di tenere gli occhi fermi sulla sua amica senza guardarsi intorno. Era certa che se lo avesse fatto, avrebbe rimesso tutto ciò che aveva ingerito nelle ultime ventiquattro ore. Probabilmente avrebbe vomitato anche l'anima.

«Merda» mormorò disgustata, sentendo dei rametti graffiarle la pelle.

«Tutto ok?» le domandò Kiara, la cui voce rimbombò nella tubatura.

«Puoi richiedermelo quando sarò uscita di qua?» la supplicò, disgustata.

«Oh sì, decisamente — rispose — John B dovrà seriamente inginocchiarsi a noi» aggiunse.

«Anche JJ e Pope. Ancora non posso credere che ci abbiano lanciate qui dentro» borbottò.

«Avete trovato qualcosa?» in lontananza, sentirono la voce di Pope.

«Vedete la pistola?» chiese anche JJ.

«No, niente!» rispose Kiara.

«Forse è in fondo al pozzetto di raccolta!» ipotizzò il biondo.

Le ragazze continuarono a farsi spazio nel lerciume, ignorando il fatto che l'acqua fosse arrivata ai loro gomiti, segno che si stessero avvicinando al centro della fognatura. Infatti, poco dopo, arrivarono nell'esatto punto in cui c'era la scala che portava al tombino nel bel mezzo della strada. Grazie alla luce che filtrava dalla grata, riuscirono a guardarsi attorno... beh, per quanto fosse possibile, dato che c'erano solo acqua e rifiuti.

«Credo che dovremmo... sai...» iniziò Kiara.

«Immergerci» concluse Ophelia, facendola annuire.

Si lanciarono un'occhiata, ed entrambe, visibilmente disgustate e sul punto di vomitare, immersero le loro braccia nell'acqua, iniziando a muoverle e andando alla ricerca di qualsiasi potesse sembare, al loro tocco, una pistola. Ophelia svolse tutta quell'operazione con gli occhi chiusi, non volendo, nella maniera più assoluta, sapere cosa diavolo stesse toccando.

«La gente fa così schifo...» mormorò improvvisamente Kiara, lanciando lontano una bottiglina di plastica.

Improvvisamente, la rossa aggrottò le sopracciglia nel momento in cui sentì qualcosa sbattere contro i suoi polpacci, e si mosse verso quella direzione.

«Ehi, c'è qualcosa qui!» strepitò, assumendo un'espressione disgustata nel momento in cui, però, si rese conto del fatto che non fosse una pistola. Era troppo grande per essere un'arma.

«Che cosa? Hai trovato la pistola?» urlò JJ.

«Che diavolo... Lo sento anche—»

Kiara si interruppe bruscamente nell'esatto momento in cui sia lei che Ophelia realizzarono cosa fosse. A quel punto, tirarono un urlo acuto.

«Oh mio Dio! Oh mio Dio!»

«Pope! JJ! Aiuto!»

«Ragazze, che succede?!»

«C'è un cadavere qui sotto! Un cadavere!»

«Di una persona?»

«Oddio! C'è qualcosa di morto!»

«Ragazze, è una persona o no?!»

«Aiuto! Vi prego, ragazzi!»

«Non toccatelo! È così che si prendono i vermi!»

«Hai trovato la pistola? È Gavin?»

«Non lo sappiamo, Pope! Aiuto!»

«Vedi la pistola? La vedete?»

«Non toccate il cadavere!»

«Non vediamo nessuna pistola!»

Quando le ragazze fecero per andarsene, si ritrovarono a sussultare nel momento in cui delle bollicine presero a formarsi attorno ai loro corpi. Il rumore dell'acqua iniziò a farsi sempre più vicino.

«Oh merda» mormorò Ophelia, preoccupata.

«Lia... — disse Kiara, nervosa — Cosa sta succedendo?» chiese, guardandosi attorno.

L'acqua si stava pian piano alzando, e quello fu un campanello d'allarme. «Stanno facendo uno spurgo» mormorò, spalancando gli occhi. «Stanno facendo uno spurgo!» ripetette, urlando.

«Ragazzi! Ragazzi! L'acqua!» iniziò ad urlare la castana.

«Ragazzi, l'acqua si sta alzando!»

«Uscite di lì. Ora!»

«Tornate indietro!»

«Non abbiamo tempo, ragazzi!»

Le due ragazze, visibilmente preoccupate e sull'orlo di una crisi di pianto, si aggrapparono alla scala, sentendo il rumore dell'acqua che, violentemente, si avvicinava sempre di più verso di loro.

«Kiara! Ophelia

«Aiuto!»

«Ragazzi, vi prego!»

«Dev'esserci un tombino! Vai, vai!» urlò JJ.

«Aiuto! Vi prego!»

Continuarono ad urlare, prendendo a pugni la grata che non sembrava avere alcuna intenzione di alzarsi. Nel frattempo, le loro mani erano intrecciate in maniera stretta e salda.

«Resistete! Stiamo arrivando!» sentirono urlare dall'alto, segno che si stessero avvicinando al tombino.

«Ragazzi! Siamo qui! Qui!» tirarono fuori le dita delle mani in modo che i loro amici potessero vederle.

I due ragazzi arrivarono al tombino, e cercarono di togliere la grata facendo appello a tutte le loro forze, eppure gli sforzi sembravano essere vani. Nel frattempo, le ragazze non facevano altro che urlare con le lacrime agli occhi mentre l'acqua si alzava ogni secondo di più.

«Ophelia, Kiara

«Aprite!»

«Muovetevi! Vi prego, ragazzi!»

«Vi tiriamo fuori! Vi tiriamo fuori!»

«Oh mio Dio! Oh mio Dio!»

«Merda!»

L'acqua era oramai arrivata al livello della bocca delle due ragazze, che cercavano di tenersi sulle punte e di spiaccicarsi contro il tombino. Una stretta complice, poi, fece capire ad entrambe che fossero spacciate, e dopo un ultimo sguardo, furono immerse totalmente.

Ophelia, che aveva fatto un profondo sospiro prima di venire immersa, strinse con forza Kiara, che si aggrappò a lei mentre venivano sbattute violentemente contro la scala nel tentativo di rimanere aggrappate ad essa. Si strinse violentemente il labbro inferiore, chiedendosi se sarebbe sul serio morta in quella fognatura insieme alla sua migliore amica, se davvero non sarebbe riuscita a portare a termine l'obiettivo di scagionare John B, se non avrebbe avuto la possibilità di riabbracciare lui e Sarah, e, inevitabilmente, il suo pensiero, per un attimo, cadde anche su Rafe: non lo avrebbe mai più rivisto.

L'aria stava finendo, i polmoni stavano iniziando a riempirsi d'acqua e lei si sentiva venir meno man mano che i secondi passavano.

Poi, improvvisamente, ecco che sentì due mani avvolgersi attorno ai suoi polsi, e, subito dopo, si ritrovò riversata sull'asfalto a tossire ripetutamente e a sputare l'acqua insieme a Kiara.

«JJ» mormorò, sentendo le braccia del ragazzo avvolgerla.

«Oh merda, siete vive. Siete vive...» ripetette il ragazzo, rilasciando un sospiro di sollievo.

«Pope, ti prego!» Kiara, bruscamente, spinse via Pope, che tentava di abbracciarla.

«Ehi... come— come stai?» Ophelia, ancora visibilmente provata, si rivolse alla sua amica.

Quest'ultima, in risposta, annuì, continuando a tossicchiare. Poi, ecco che dalla tasca posteriore del pantaloncino tirò fuori ciò per cui avevano rischiato di morire.

«Non stavamo cercando questa?» sorrise.

«Ce l'abbiamo fatta, cazzo!» rise Ophelia prima di stringerla in un abbraccio.

«Oh mio Dio!»

«Sì, cazzo, sì!»

«Lo prenderemo quel figlio di puttana!»

Tra le risate di gioia, si strinsero tutti in un forte abbraccio: avevano la pistola.

«Dai, portiamola a Shoupe» prese parola Pope, staccandosi dall'abbraccio e guardandoli.

«Portiamogliela. Sì» annuì il biondo, avvolgendo la pistola nella bandana.

Velocemente, e ancora impregnati di acqua di fogna, raggiunsero la Stazione di Polizia, e impiegarono all'incirca mezz'ora prima che venisse dato loro il permesso di entrare nell'ufficio di Shoupe e che lo invadessero col pungente tanfo che li avvolgeva. Con un'espressione disgustata, lo sceriffo li ascoltò.

Subito dopo, JJ aprì la bandana e fece cadere la pistola sulla scrivania di legno, esattamente davanti all'uomo, che li guardò con attenzione.

«Mi state dicendo che questa è l'arma da fuoco con cui Rafe Cameron ha ucciso Peterkin?» chiese dopo qualche secondo di silenzio.

«Sì, è esattamente così» annuì il biondo.

«Ed è la stessa arma con cui Ward ha ucciso Gavin» aggiunse Pope.

«Io—» Shoupe fece un sospiro nel tentativo di calmarsi. «E dov'è il cadavere?» domandò, visibilmente stufo dei loro continui tentativi per scagionare John B.

«Non l'ha cercato?» chiese Kie, sbigottita.

«Ho controllato in ospedale. Sono andato a casa sua. Non c'era» rispose.

«Ovvio che non c'era. È morto, Shoupe!» disse con ovvietà Ophelia, chiedendosi se fossero stupidi o meno. «Crede forse che sia un caso?»

«Ma ti senti? Ha perfettamente senso!» le diede man forte JJ.

«Il fatto che non fosse nel suo appartamento, non vuol dire che sia stato ucciso!» Shoupe sovrastò le loro voci.

«Ve l'avevo detto che sarebbe finita così! Dovevate ascoltarmi!» sbottò JJ, togliendosi il cappello e stringendolo tra le mani.

«Ma cosa sta' dicendo?!»

«Sta' scherzando, spero».

Ophelia scosse la testa, incredula. «Beh, almeno questa pistola verrà analizzata al laboratorio oppure non farete neanche questo?» domandò, stizzita.

«Ohh, sarà qui a incerarsi i baffi! Ma sono veri almeno?!» gridò JJ con rabbia.

«Ehi! Non permetterti di—»

«Sta' zitto, JJ!» sbraitò Pope nel tentativo di calmarlo.

«Non è giusto!» mormorò Kie, scuotendo la testa.

«Oh, mi dispiace. Devo averlo offeso!» esordì JJ quando Shoupe si alzò dalla sedia girevole.

«Chiudi la bocca!» gli urlò Pope.

«Fuori di qui. Devo lavorare» l'agente aprì la porta, invitandoli ad uscire.

«Non ci credo!»

«E mi avete appestato l'ufficio di puzza» continuò.

«Merda!»

«Ward l'ha corrotta, vero? Altrimenti non mi spiego tutto questo» mormorò Kiara, sconvolta.

«Non farà un cazzo!» gli disse JJ prima di uscire.

«Fuori!»

Mentre abbandonavano la Centrale e raggiungevano ognuno la propria casa, Ophelia non riusciva a non pensare al fatto che i Kooks riuscissero a cavarsela anche davanti all'evidenza. Avevano portato l'arma del delitto a Shoupe, e lui aveva solo saputo blaterare cose senza senso su Gavin, dicendo che "se non è casa, non significa che sia morto". Era tutto totalmente assurdo ed incredibile.

Insomma, loro ci provavano e ci riprovavano, e trovavano prove su prove, eppure non erano mai abbastanza per Shoupe. Probabilmente, avrebbe arrestato Ward solo se avesse commesso un omicidio davanti tutta la Contea. A quel punto, sarebbe stato impossibile nascondere il suo crimine.

Ophelia sospirò profondamente, indossando dei vestiti puliti dopo aver fatto una lunga doccia. Poi, stringendosi nella felpa, uscì di casa, camminando verso il molo lì vicino e andandosi ad accomodare lungo il pontile.

Il silenzio l'avvolgeva mentre il sole stava lasciando spazio alla sera. I piedi erano immersi nell'acqua, e i suoi occhi osservavano l'orizzonte con sguardo perso.

Le mancava John B. Tremendamente.

Non avevano più notizie sue e di Sarah da quando si erano sentiti la prima e l'ultima volta, e dire che fosse preoccupata era riduttivo. Ciononostante, erano stati dati per morti e non potevano rischiare di farsi scoprire, e mettersi in contatto continuamente era senza dubbio pericoloso.

Sperava solo che stessero ancora bene e che non fossero stati arrestati.

Sospirò profondamente, aggrottando le sopracciglia quando sentì il rumore di alcuni passi lungo la pedana di legno su cui sedeva lei. Deglutì rumorosamente, chiedendosi chi fosse, e per un attimo si maledisse per essere uscita di casa.

Prima che potesse voltarsi, però, qualcuno si sedette al suo fianco, e non le servì voltarsi. Riconobbe i pantaloni costosi e la pungente acqua di colonia.

Chiuse gli occhi, mandando giù il groppo che le si era formato in gola mentre un mix di emozioni contrastanti prese a farsi spazio in lei. Sapeva di dover alzarsi e andare via, ma non riusciva a muoversi. Era lì paralizzata. Allo stesso tempo, non aveva neanche la forza di girarsi e guardarlo, in particolare se pensava al fatto che non lo vedesse da quella notte.

Aveva provato a stargli lontana, a non andare a Figure Eight, ad allontanarsi da quelle situazioni ambigue e per nulla giuste... E poi ora lui rovinava ogni cosa andando da lei e prendendosi il diritto di sedersi al suo fianco come se nulla fosse, facendole realizzare di non aver fatto alcun passo in avanti e di essere ancora profondamente legata a lui.

E la cosa peggiore era che a lei fosse mancato.

Riaprì gli occhi, poggiandoli sulla distesa azzurra e si schiarì la gola. «Perché sei qui, Rafe?» chiese con lieve incertezza nel tono della voce.

Silenzio. Seguirono attimi di silenzio che la fecero preoccupare e accigliare. Per un attimo ebbe paura che gli fosse successo qualcosa, e così si voltò. Il respiro le si fermò e la gola divenne secca nel momento esatto in cui vide quel profilo. Il suo profilo. Era assurdo, ma Rafe era ancora capace di farla rabbrividire, capace di farle stringere il cuore, capace di farla andare in fiamme.

Lo vide inumidirsi le labbra, e probabilmente stava andando alla ricerca delle parole giuste. «Io... ehm... Volevo solo assicurarmi che stessi bene» disse dopo un po'.

Ophelia aggrottò le sopracciglia. «Che stessi bene?» ripeté, perplessa.

«Sì, insomma... Non— non ci vediamo da un po'» si limitò a dire, nervoso.

La ragazza continuò ad osservarlo, per nulla certa delle sue parole. Le sembrava strano il fatto che andasse improvvisamente da lei per chiederle come stesse, e in particolare che lo facesse proprio quando lei aveva rischiato di morire.

A quella realizzazione, chiuse gli occhi per una attimo. «Rafe, sei... sei stato tu? Sei stato tu a fare lo spurgo?» gli domandò tremante, sentendo il vuoto farsi spazio nel suo stomaco.

La stava uccidendo. Rafe la stava uccidendo.

Si voltò di scatto verso di lei, mostrandole i suoi occhi blu lucidi e intrisi di preoccupazione e sensi di colpa. Era stato lui.

Lo vide deglutire. «No, no, no, Ophelia, no. Ascolta, ok? Io— io non sapevo che ci fosse anche tu. Lo giuro. Avevo sentito solo Kiara» iniziò a blaterare. Il tono di voce che la supplicava di credergli. «Non... non volevo farti del male...» disse in un sussurro.

Lei sospirò, rimanendo in silenzio per degli istanti interminabili, incapace di comprendere le sensazioni contrastanti che provava in quel momento: era infastidita per il fatto che l'avesse raggiunta, interrompendo il loro "non contatto"; era, nel profondo, contenta che lo avesse fatto e contenta di averlo rivisto; era arrabbiata per il fatto che avesse tentato di uccidere lei e la sua migliore amica; era addolcita per il fatto che fosse andato da lei solo per assicurarsi che stesse bene.

Ma era stato lui a fare lo spurgo.

«Rafe... avresti ucciso Kiara, te ne rendi conto?» gli chiese. La voce che stava iniziando ad incrinarsi.

Un sospiro profondo. «Io— io... Risolvo i problemi, e avevamo un problema, Ophelia. Dovevo farlo...»

«Tu non dovevi farlo, Rafe! Stavi uccidendo altre due persone!» disse a denti stretti. La rabbia che tornava a farsi avanti.

Rafe si passò una mano sul volto con aggressività e con fare frustrato. Era così evidente che stesse vivendo dei giorni difficili, che le voci nella sua testa lo stessero annientando, che il suo istinto di sopravvivenza stesse sempre avendo la meglio su ogni cosa.

Poi sospirò, inumidendosi le labbra. «Senti, io... volevo solo assicurarmi che stessi bene» giocò in maniera nervosa con le sue stesse mani, e Ophelia lo riconobbe come uno dei suoi soliti tic.

«Sto bene, Rafe. Dopo aver rischiato di morire per colpa tua, sto bene!» ribatté, stizzita.

Annuì in maniera impercettibile. «Come stai? Come... come vanno le cose?» le chiese ancora. Il tono di voce sinceramente interessato.

Ophelia fece un sospiro profondo, oscillando tra la voglia di andare e la voglia di rimanere a parlare con lui per l'intera notte. Si mordicchiò il labbro inferiore: se prima era sbagliato parlare con lui, ora lo era anche di più. Ora era un assassino che aveva incastrato il suo migliore amico... ma era anche la persona di cui negava di sentire la mancanza perché, andiamo, quale persona sana di mente poteva mai sentire la mancanza di qualcuno che aveva fatto tutto quello?

Chiuse gli occhi. «Sto bene...» mormorò.

«Bene» annuì, accennando un flebile sorriso, uno di quelli che riuscivi a notare solo se ti concentravi.

«Tu?» chiese a sua volta.

Seguirono attimi di silenzio. Onestamente, a Ophelia non serviva una risposta. Lo vedeva distrutto, fragile, sull'orlo di una crisi isterica, vicino ad una caduta dritta dritta in un vortice di follia.

Dio, quanto avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente.

«Io... io me la cavo» si limitò a dire, abbassando lo sguardo. Poi riaprì le bocca, pronto a riprendere parola. «Cosa— cosa vedi quando mi guardi?» le chiese improvvisamente, lasciandola piuttosto perplessa.

«Come?» domandò in un sussurro.

Lui annuì. «Sì, insomma... Cosa vedi?» ripeté, girandosi a osservarla.

Ophelia non sapeva quale fosse il reale motivo di quella domanda, ma voleva dargli una risposta sincera. Si prese degli attimi per guardarlo, quasi come se lo stesse studiando attentamente, facendo vagare gli occhi su di lui con lentezza.

«Non vedo una persona cattiva...» iniziò lei, cauta.

Rafe parve illuminarsi a quelle parole, e le sue spalle si abbassarono come sollevate. «No?» chiese conferma.

Scosse la testa. «No» rispose. «Ma una persona arrabbiata... qualcuno che non si sente al sicuro e non sa cosa fare a riguardo. Vorresti poter controllare i tuoi demoni, e non farti controllare da loro...» continuò, non staccandogli gli occhi di dosso.

Vide Rafe sbattere le palpebre per qualche istante, forse nel tentativo di metabolizzare le sue parole mentre gli occhi si inumidivano e si rendeva conto di essere davvero visto per la prima volta nella sua vita. Lui, i suoi demoni, le voci nella sua testa... lei aveva compreso ogni cosa.

Ophelia sospirò. Erano nemici in quel momento, e lo sapeva. Lei desiderava che Ward finisse in carcere, che lui finisse in carcere, e Rafe avrebbe fatto di tutto per difendere se stesso e suo padre.

Ma erano anche solo due ragazzi che, al termine di una giornata come quella, dopo giorni di nessun contatto, si ritrovavano a mettere da parte il resto e le circostanze, e crollavano.

E lei dimenticò ogni cosa per un attimo, anche dello spurgo che aveva fatto ai danni suoi e di Kiara.

Gli accarezzò la mano poggiata sul legno, facendolo rabbrividire lievemente a causa del gesto inaspettato. Si avvicinò a lui, schioccandogli un bacio sulla guancia, all'angolo della bocca.

«Va' a casa, Rafe» gli disse dolcemente prima di mettersi in piedi.

Dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, girò i tacchi e lasciò quel ragazzo distrutto e ferito sul pontile.


















































Piccolo spazio per dirvi che non avevo intenzione di far entrare anche Ophelia nelle fogne, e volevo che lo facesse solo Kiara, ma poi ho pensato che potesse essere un modo per far rivedere Rafe e Ophelia dato che non ci sono scene di loro due da un po'.

E quale miglior modo per farli riparlare se non con lui che si chiede se sta bene dopo averla quasi fatta morire annegata ???? 😎😎😎😎

Tra l'altro, non ci sarebbe dovuto essere il loro incontro, infatti inizialmente c'era una chiamata, ma mi mancavano e quindi li ho fatti incontrare 😭

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