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019 una cieca con il fucile

capitolo diciannove
( una cieca con il fucile )





Ophelia non riusciva a concentrarsi sulle voci dei suoi amici che, seduti accanto a lei sull'HMS Pogue, scommettevano sulle condizioni in cui avrebbero ritrovato Kiara e Sarah, che stavano andando a recuperare proprio in quel momento dopo averle lasciate insieme tutta la notte.

Non riusciva a concentrarsi perché non riusciva a non pensare a Rafe. Quella mattina, proprio come aveva chiesto lei, lui non era lì. Anzi, sembrava che non ci fosse mai stato. Per un attimo, per un solo breve attimo, Ophelia si era chiesta dove fosse andato e se stesse bene, almeno prima di ricordarsi che non fossero problemi suoi.

Aveva solo fatto dormire con sé un ragazzo in cerca di un posto in cui trascorrere la notte, e basta.

Sapeva che Rafe sarebbe tornato il solito e che probabilmente avrebbero ripreso a litigare e ad insultarsi. Quello della sera precedente era stato un caso del tutto isolato, un'uscita dal suo personaggio. Rafe non era in sé, e riusciva solamente a pensare a come suo padre lo avesse cacciato di casa, ignorando tutto il resto. Non era lui, semplicemente, e anche mentre era ferito, Rafe si era mosso seguendo la reputazione, dirigendosi dalla persona più improbabile ma, soprattutto, non Kook. Perché lei ieri lo aveva visto sull'orlo della rottura, le aveva mostrato un lato di sé nuovo, insolito. Le aveva mostrato il suo desiderio di rendere fiero suo padre e la delusione per non esserci riuscito. Le aveva mostrato la rabbia per il fatto che Ward scegliesse sempre Sarah, e il suo bisogno quasi fisico di ricevere la sua approvazione.

La sera precedente Rafe si era mostrato fragile, aveva avuto una caduta con una persona che non faceva parte del suo mondo e di cui non gli importava il giudizio. Era stato calcolatore anche nello scegliere il posto in cui dirigersi per passare la notte, e sapeva che Ophelia non avrebbe mai avuto il coraggio di tenerlo fuori la porta.

Ma era comunque andato da lei perché avevano condiviso qualcosa. In situazioni normali non sarebbe mai corso a casa Martin, ma lei, in quel momento, era l'unica non del suo mondo che potesse aiutarlo, e lo aveva fatto, mossa dalla sua sensibilità ed empatia che, a dirla tutta, odiava. Odiava profondamente il fatto che andasse alla ricerca dei motivi dietro le azioni. Avrebbe voluto continuare a vedere Rafe solo come un semplice stronzo, e continuava a vederlo così. Insomma, non dimenticava tutto ciò che aveva fatto... eppure ora sapeva che ci fosse altro. Una sofferenza, un'inadeguatezza, un'ansia perenne, una rabbia nata da problemi che, evidentemente, lui e la sua famiglia ignoravano o evitavano.

Ciononostante, Ophelia voleva che nulla cambiasse fra di loro. Già, paradossalmente, lei voleva quello. Avere un altro rapporto con Rafe non rientrava nella sua lista dei desideri, anche perché non sarebbe stato approvato da nessuno, men che meno da lei. Rafe Cameron, come se non bastasse, era visibilmente danneggiato, e forse bisognoso di affetto, e lei non poteva aiutarlo, tantomeno curarlo.

Era comunque inevitabile che si sentisse terribilmente strana se solo ripensava al fatto che avesse dormito con lui, ma, come al solito, l'avrebbe tenuto per sé e si sarebbe comportata come se non fosse mai successo. Solo lei e Rafe sapevano, e questo avrebbe fatto sì che niente cambiasse fra di loro.

Non una sola traccia di ciò che era accaduto.

«Ragazze! Avete dimenticato le chiavi?» fu la voce di Pope a destarla dai suoi pensieri, e Ophelia solo in quel momento si rese conto del fatto che si stessero avvicinando alla barca di Heyward nella palude.

«Serve un rimorchio?» continuò John B.

Le ragazze parlottarono, dicendosi qualcosa prima di annuire, probabilmente d'accordo sul non dare soddisfazione ai quattro sull'HMS Pogue.

«Dovete ammetterlo, è stato forte» ridacchiò ancora il castano, fermando la barca davanti a loro.

«Ehi, buongiorno, mie care ragazze» Ophelia mise su un sorriso, guardandole. «Sono scomparse le rughe che vi si formano tra le sopracciglia quando vi arrabbiate, il che mi fa pensare che—»

«Che l'idroponica ha fatto il suo lavoro, come al solito» concluse soddisfatto JJ.

La rossa lo osservò. «Non stavo per dire quello, ma sì, ha fatto certamente ciò che doveva».

«Sicuro» annuì, convinto.

Sarah, con un sorriso in volto, guardò il suo fidanzato — era davvero strano, ma la Principessa Kook e il Re Pogue stavano realmente insieme. «John B» cominciò.

«Sì?» la invitò a continuare, speranzoso.

«È colpa tua, eh?» chiese divertita.

Kiara si intromise. «Impossibile. Un piano del genere può essere ideato solo da una ragazza» e poggiò gli occhi su Ophelia.

A quelle parole, Sarah spalancò gli occhi. «Tu?» la guardò, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

«Beh... — la rossa fece un sorriso innocente — C'erano alte probabilità che vi sareste ammazzate a vicenda, ma, alla fine, ho pensato che fosse un bel modo per farvi parlare» ammise. «Però quella di chiudere Sarah nella stiva è un'idea di John B» si affrettò a dire, indicando il ragazzo.

Il castano scrollò le spalle. «Ho molte idee» rispose con la faccia d'angelo.

«Delle idee imbecilli e patriarcali» ribatté Kiara, divertita.

«Davvero pessime» Sarah annuì.

Ophelia sorrise. «Vedete? Vanno già d'accordo. Non è fantastico?» batté le mani, felice come una Pasqua.

«Ma ci vuoi ancora bene, vero?» chiese JJ, lanciando la corda a Kiara in modo che legasse le due barche.

«Sei comunque un idiota» si limitò a rispondere la castana.

John B, poi, guardò Sarah. «Quanto mi odi?» le chiese.

«Un po' — rispose, cercando di non ridere — Ci vendicheremo quando meno te lo aspetti» incrociò le braccia sotto il seno, autoritaria.

«Dovrete guardarvi le spalle» aggiunse Kie.

«Le ragazze sanno essere molto vendicative» disse ancora la bionda, e Ophelia dovette ammettere che fossero proprio un bel duo.

«Per una volta ne varrà la pena» prese parola Pope.

«Già» annuì JJ, concordando.

John B si schiarì la gola. «Allora ragazze, avete—»

«Appianato le divergenze?» chiese Sarah, inclinando la testa di lato.

Le due ragazze si guardarono prima di scuotere contemporaneamente la testa.

«Neanche per sogno» chiarì Kiara.

«Ma siamo disposte a lavorare insieme» spiegò Sarah, facendo annuire l'altra.

Ophelia alzò l'angolo destro della bocca. «Beh, ragazzi, io questa la chiamerei vittoria. Voi?» chiese, guardando i suoi amici furbamente.

Tutti e quattro, complici, si sfiorarono i polpastrelli delle dita a vicenda. «Woogity woogity

«D'accordo, silenzio! — John B si schiarì la gola — Pronti a fare una rapina?» mise su un sorrisetto, guardando i suoi amici.

A quelle parole, tutti sorrisero mentre le due ragazze salivano sulla barca.

━━━━━

«Avete la corda?» chiese John B, fermando il van fuori casa Crain e passando in rassegna l'elenco degli oggetti essenziali per recuperare l'oro dal pozzo.

«Sì» rispose JJ.

«Un rampino?» continuò.

Il biondo ruotò gli occhi al cielo. «Non ce l'abbiamo un rampino. Non siamo Batman» fece presente.

«Carrucola?»

«Certo».

«Vestiti scuri?»

«Ci sono».

«Torce?»

«Ci sono».

John B sospirò. «Bene».

«Quindi... — prese parola Ophelia — possiamo andare o rimaniamo qui a chiederci altro? Tipo, non so, di che colore abbiamo le mutande?» domandò, sbattendo le palpebre.

«Beh, mi auguro le abbiate tutte scure. In tema con i vestiti» rispose JJ, ricevendo delle occhiaie perplesse.

Ignorandolo, John B aprì il van e tutti abbandonarono il Twinkie. Immediatamente, gli occhi di Ophelia si poggiarono su casa Crain. Ok, aveva preso in giro JJ per le storie folli a cui credeva, ma quella casa era davvero inquietante di notte, soprattutto se ripensava alle parole del suo amico.

Ma non era un buon momento per avere fifa.

«Oggi diventiamo ricchi!» esclamò JJ, eccitato.

«Sì, cazzo!» concordarono gli altri, quasi saltellando.

«Dai, ragazzi, andiamo» disse Ophelia, accendendo la torcia e guardandosi attorno.

«Ehi, aspettate! — li fermò John B e loro lo guardarono in attesa che parlasse — Voglio ringraziarvi, ragazzi. Davvero. Sono felice che siate qui» osservò ognuno di loro con occhi pieni di gratitudine.

«Sempre» gli risposero con un sorriso.

«Ouu, che carino che sei, John B» lo prese in giro la rossa, strizzandogli la guancia ma sorridendo teneramente. Accompagnarlo a caccia di oro era il minimo, no?

«D'accordo, abbiamo finito? Possiamo andare?» si intromise JJ, rovinando l'atmosfera.

Ophelia lo guardò. «Sei un guastafeste, JJ. Stavamo condividendo un momento... carino» lo ammonì scherzosamente.

«Beh, cara Ophelia — le mise il braccio attorno alle spalle — Abbiamo tutta la vita per essere carini l'uno con l'altro... magari con un mucchio di soldi, mh?» mise su un sorrisetto.

Lei annuì. «E vivendo la nostra vita da Kook» gli diede corda.

«Ok! Prendiamo il grano nell'acqua!» esordì John B dopo quelle parole, e tutti annuirono con decisione.

«Grano? Non è meglio l'erba?» chiese JJ.

«Grano. Ho detto grano» sottolineò.

I ragazzi camminarono in direzione dell'alto muro di pietra, scavalcandolo agilmente e ritrovandosi nuovamente in quell'inquietante giardino dalle piante fitte.

«Ancora più inquietante...» mormorò JJ con tono preoccupato.

Ignorandolo, camminarono per raggiungere le assi che li avrebbero condotti allo scantinato e, successivamente, al pozzo. Improvvisamente, però, alcune luci fuori la casa vennero accese, e sobbalzarono spaventati.

«Oh cazzo

«Merda!»

«Via, via, via, via!»

«Le torce!»

Con il cuore in gola, spensero tutti le torce e si accovacciarono dietro un grande e alto cespuglio, chiudendo la bocca e facendo dei respiri profondi nel tentativo di riprendersi dallo spavento.

«Ok, allora... — prese parola Pope dopo essersi calmato — Ha le luci col sensore di movimento» li informò.

«Tranquilli, basta che ci muoviamo lentamente» li guardò JJ.

«Cosa?» chiese Sarah confusa.

Ophelia ruotò gli occhi al cielo. «No, amico, non funziona esattamente così» scosse la testa.

«Ho un'idea! Lanciamo un sasso» prese parola John B, illustrandola come se fosse l'idea dell'anno.

«Che cosa?»

«È davvero un'ottima idea far sapere all'assassina che siamo qui» disse Kiara sarcasticamente.

«Un sasso?» ripeté Pope, ancora sconvolto.

«Avete un'idea migliore?» il castano li guardò.

La rossa gli batté la mano sulla schiena. «Credo che qualunque altra idea sia attualmente migliore della tua, JB. Niente di personale».

«E l'interruttore del quadro elettrico? Quello che sta sul portico — disse improvvisamente Sarah, e tutti la guardarono — Venivo a giocare qui da ragazzina. I più coraggiosi di noi arrivavano al portico. L'ho visto» continuò.

«I giochi dei Kooks sono così... strani. Sei coraggioso se arrivi al portico della Crain?» mormorò fra sé e sé Ophelia, arricciando il naso.

«Io avrei perso» ammise JJ.

John B scosse la testa. «No, tu non andrai lì da sola» chiarì.

«Non ho paura» rispose.

«La Crain taglia a pezzi la gente!» ricordò loro il biondo.

«Credici pure, ma quanti anni ha? Ottantacinque? Riesce a malapena ad alzarsi!»

«Sì, una cosa del genere».

«Oh mio Dio — sospirò esausta Ophelia — Vengo con te, Cameron, così magari JB si rilassa» gli rivolse un sorriso di scherno, facendogli ruotare gli occhi al cielo.

«Vengo anche io» si unì Kiara. «Le ragazze restano insieme e i ragazzi restano insieme. Ottima divisione, no?» si strinse nelle spalle.

«Non una, ma due, John B. La tua amata non è più sola» lo prese in giro JJ, che aveva tutta l'aria di uno che lo avrebbe schernito per un bel po' di tempo a causa di quella scena a cui avevano assistito.

Il castano lo ignorò. «Va bene. Allora aspettiamo il vostro segnale» disse, guardando le ragazze.

Le tre si allontanarono insieme, mantenendosi basse e facendosi strada tra i cespugli con l'ausilio delle torce. Seguendo Sarah, arrivarono alle scale della veranda, e, silenziosamente, iniziarono a salirle, imprecando nel momento in cui cigolarono. Una volta salite, si ritrovarono davanti il quadro elettrico, e Kiara si affrettò ad aprirlo.

Ophelia inarcò un sopracciglio. «Avevi detto che c'era un interruttore... ma io vedo solo fili» disse, rivolgendosi a una Sarah piuttosto confusa.

«Credevo ci fosse...» sussurrò, scuotendo la testa.

«Cos'è questo?» mormorò Kiara, perplessa.

Ophelia alzò la torcia, guardandosi attorno e facendo un profondo sospiro nel momento in cui vide un cavo partire dal quadro elettrico ed entrare dritto nella casa della Crain.

«Ragazze — le richiamò, facendole voltare — Credo che l'impianto elettrico sia dentro casa. Ergo, gli interruttori sono dentro casa» disse con un sorriso nervoso in volto, indicando il cavo.

«Ergo, dobbiamo entrare» concluse Sarah, assumendo una smorfia.

«Merda» disse Kiara a denti stretti.

Le tre si lanciarono un veloce sguardo prima di annuire e armarsi di coraggio. Onestamente, nessuna delle tre credeva alle storie su quella casa, ma stavano comunque per entrare in un'abitazione di un'anziana signora in piena notte, e non era per nulla piacevole.

Oltretutto, Ophelia poté spiacevolmente notare, quando entrarono, come quella casa avesse un odore stantio, ammuffito. Era una casa angusta, tetra e spaventosamente ambigua. Inoltre, non sapeva se fosse a causa delle storie di JJ o se realmente sentisse dei rumori sinistri, ma, alla fine, decise di ignorarli, pensando di essere solo influenzata dalle parole del suo amico.

Seguendo il filo e illuminando la strada con la torcia, le tre ragazze arrivarono silenziosamente all'impianto elettrico. Scambiandosi uno sguardo, abbassarono tutti gli interruttori e spensero le luci, anche quelle del portico. Ora i ragazzi avrebbero potuto tranquillamente raggiungere il pozzo.

I sorrisi soddisfatti sui volti delle tre ragazze scomparvero nel momento in cui avvertirono un tonfo, un violento rumore di qualcosa che veniva tirato.

Istintivamente, si appiattirono al muro, spalancando gli occhi.

«Cazzo!» disse Sarah a denti stretti.

Quel tonfo fu seguito da un suono di passi accompagnati da quello che Ophelia pensò essere un bastone.

Si portarono tutte una mano sulla bocca per evitare di emettere anche il minimo dei rumori. Nel frattempo, i passi diventarono sempre più vicini, più forti. Ophelia si morse così violentemente il labbro inferiore che riuscì persino ad avvertire il sapore metallico del sangue sfiorarle le papille gustative, ma quello era niente in confronto alla paura che provava in quel momento.

«È tardi, Leon. Troppo tardi».

Sentirono dire a denti stretti da una voce roca, anziana... La signora Crain. A quella consapevolezza, Ophelia iniziò davvero a pensare che le storie di JJ non fossero solo storie. Forse quella donna aveva ucciso davvero il marito con un'ascia. O forse era un'anziana e sola signora che era stata svegliata in piena notte da tre ragazze.

Doveva mantenere la calma.

Prima che potessero dire o fare qualcosa, la signora Crain, zoppicando e aiutandosi con il bastone, passò esattamente davanti a loro, e non sembrò neanche vederle mentre tremavano dalla paura.

«Ti ho sentito, Leon! Ti ho aspettato tutta la notte!»

Il suo grido rabbioso e rauco squarciò il silenzio prima che si voltasse verso le tre ragazze nel momento esatto in cui Kiara, per sbaglio, accese la torcia, illuminando il volto della signora Crain.

Probabilmente Ophelia si sarebbe ritrovata a fare numerosi incubi con lei come protagonista, e no, non voleva essere cattiva, ma diamine, quella signora era spaventosa. Aveva un'espressione rabbiosa, un volto rugoso. I capelli erano asimmetrici, arruffati e bianchi. Gli occhi sembravano torbidi, quasi bianchi e con una lieve sfumatura bluastra. I denti, invece, erano decisamente gialli.

Il trio strillò spaventato prima di correre e raggiungere velocemente il salotto con le urla ringhiose della donna.

«Ah Leon! Dove sei Leon?

Ophelia aveva il cervello in pappa mentre andava alla ricerca di una porta attraverso cui uscire e abbandonare quell'orribile casa, ma iniziò ad agitarsi ulteriormente nel momento in cui, trovandone  una, quella era chiusa con delle travi di legno.

«Cazzo!» imprecò, guardandosi attorno.

Onestamente, riusciva solo a pensare che fossero inseguite da un'ottantenne assassina. E menomale che Sarah aveva detto che "a malapena riesce ad alzarsi". Non solo si era alzata, ma le stava anche inseguendo.

Nell'esatto momento in cui Ophelia si voltò, si ritrovò davanti la signora Crain, pronta a colpirla con un dannato bastone appuntito. Istintivamente, e di riflesso, la rossa si spostò di lato, e l'arma si incastrò nella porta di legno alle sue spalle. Spalancò gli occhi, osservandola sconvolta.

D'un tratto, venne richiamata da Sarah e Kiara, che bloccarono l'ennesimo colpo della donna, e, subito dopo, entrarono in uno studio, chiudendo immediatamente la porta. Fecero dei respiri profondi nel tentativo di calmare il loro battito irregolare, ma prima che potessero anche solo dire o fare qualcosa, la signora Crain prese a sbattere con violenza il bastone contro la porta di legno, rompendola.

«Di qua! Porta sotto la casa!» strillò Sarah, indicando una porta aperta che conduceva alla cantina.

Corsero in quella direzione senza pensarci due volte, e si ritrovarono a sbucare nel punto in cui si trovavano i ragazzi: JJ e Pope tenevano la corda, e John B era nel pozzo.

«Ragazzi! Ragazzi!» urlarono allarmate.

«Cosa? Che succede?» domandò il moro, osservandole con preoccupazione.

«La Crain! — rispose Ophelia — È di sopra e vuole ucciderci col suo bastone appuntito!» spiegò agitata.

«L'abbiamo chiusa in salone, ma ce ne dobbiamo andare!» continuò Sarah, facendo respiri profondi.

JJ annuì immediatamente. «Ce ne andiamo! Ce ne andiamo!» ripetette a denti stretti. «John B, torna su. Presto!» urlò nel pozzo.

«Ci sono! Arrivo!»

Tutti e cinque afferrarono la corda, iniziando a tirarla, ma si ritrovarono a cascare violentemente a causa del fatto che John B non fosse legato.

«John B, che diavolo fai? — gridò Pope — Afferra la corda!»

«Ho trovato l'oro!»

A quelle parole, si guardarono sbigottiti, chiedendosi se avessero sentito bene o se fosse la speranza ad aver fatto capire loro quelle parole.

«Cos'ha detto?» mormorò JJ.

«Ragazzi!» gridò John B entusiasta.

«Sta annegando! Tiriamolo su!» si agitò Sarah.

«John B! Tieni stretta la corda! Adesso ti tiriamo su, ok?»

Immediatamente, si rimisero in piedi e tirarono la corda, facendo appello a tutte le loro forze.

«Forza!»

«Sbrighiamoci!»

«Ci sono!»

«Andiamo ragazzi!»

«Ok, andiamo!»

Poi, improvvisamente, prima che John B potesse risalire, uno sparo echeggiò nello scantinato, facendo urlare spaventati i ragazzi.

«Che cavolo succede?!» urlò il castano nel momento un cui non venne più tirato su.

«Legalo! Legalo!» strepitò JJ, e Pope legò la corda ad un tubo resistente in modo che John B non precipitasse di sotto.

Successivamente, i cinque corsero a nascondersi in angoli diversi dello scantinato della signora Crain, mentre quest'ultima camminava tra di loro con un fucile fra le mani.

«Non sa dove mirare» notò Kiara.

«È cieca» compresa Ophelia.

In quell'esatto momento, un proiettile giunse proprio verso di loro, e le tre ragazze si spostarono con spavento. La rossa, successivamente, si ritrovò ad arricciare il naso nel momento in cui avvertì un lieve bruciore quasi all'altezza della spalla sinistra, e, voltandosi, notò del sangue: era stata sfiorata dal proiettile.

Deglutì rumorosamente, ma prima che potesse rifletterci, ecco che sentì un altro sparo, quella volta rivolto a JJ e Pope.

«Via! Andiamo!»

«Sì, corri corri!»

«Cieca o no, ha dei pallettoni!»

Senza pensarci due volte, e con l'ansia a fior di pelle, corsero fuori dall'abitazione, accompagnati dai rumori degli spari che, pian piano, divennero sempre più lontani. Superarono il muro, e tornarono nel Twinkie, tuffandosi all'interno e rilasciando poi dei profondi sospiri nel tentativo di calmarsi.

«Oh merda

«Cosa cazzo è appena successo?»

«Io ve l'avevo detto, cazzo! Io ve l'avevo— Ehi, il tuo braccio!» JJ si avvicinò subito ad Ophelia.

«Stai sanguinando...» mormorò Kiara, allibita.

Lei annuì in risposta. «La stronza vecchia cieca mi ha sfiorato con un proiettile» sospirò, afferrando la sua bandana. «Me la legate?» domandò.

Immediatamente, Sarah le fasciò il braccio, facendo un nodo stretto e ricordandole di disinfettarla una volta a casa. Ophelia quasi volle ridere: avevano appena rischiato di morire e lei pensava alla sua ferita.

JJ mise in moto e iniziò a partire nell'esatto momento in cui i ragazzi incitarono John B, risalito dal pozzo arrampicandosi, a tuffarsi nel Twinkie. Quando lo fece, assunsero tutti un'espressione disgustata. Era zuppo dalla testa ai piedi di acqua di fogna, e puzzava di letame e di fango.

Subito dopo, si ritrovarono a ridere a causa della situazione e dell'adrenalina.

«Muoviti, JJ!»

«Stai bene? Ti ha colpito?»

«Va' più veloce!»

«Oh cazzo, che schifo!»

«Sei disgustoso, John B!»

«La Hall Of Fame dei Pogues!»

Improvvisamente, fra tutte quelle chiacchiere, John B attirò l'attenzione. «Guardate qui».

Tra le mani stringeva un lingotto d'oro, marchiato al centro con il simbolo del grano.

«Oh merda

«Saremo ricchi come i Kooks!»

«Ce l'abbiamo fatta!»

Urlarono felici, si abbracciarono ed esultarono mentre riuscivano solo a pensare di avercela finalmente fatta.

Ne era valsa la pena, dopotutto.

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