013 sedicenni in carcere
⸻ capitolo tredici ⸻
( sedicenni in carcere )
Ophelia credeva di aver fatto parecchie cazzate e follie durante i suoi sedici anni di vita, ma ricambiare il bacio di Rafe Cameron si era immediatamente aggiudicato il primo posto nella lunga lista.
Dormire quella notte era stato impossibile per la ragazza, che non aveva fatto altro che girarsi e rigirarsi nel letto, andando alla ricerca di una posizione comoda. Tutto era risultato vano, però, dal momento che i suoi pensieri non avevano smesso di torturarle la mente, dandole fastidio e non facendola addormentare. Non faceva che rivedere Rafe, ripensare al loro bacio, alle labbra del ragazzo sulle sue, a lei schiacciata contro il tronco, e al desiderio ardente che volerne di più.
Quel bacio caldo e bagnato, dato con voracità e con nessuna dolcezza, le era piaciuto fin troppo, e lei non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe arrivata a pensare una cosa del genere. A dirla tutta, non avrebbe mai immaginato che un giorno avrebbe baciato Rafe Cameron. Insomma, una cosa era trovarlo attraente e chiedersi cosa si provasse a baciarlo — erano normali fantasie adolescenziali — e una cosa era baciarlo sul serio. Anzi, no: una cosa era baciare sul serio il ragazzo che aveva massacrato Pope e quasi massacrato JJ.
Era folle. Non aveva alcun senso.
Non sapeva perché Rafe l'avesse fatto e cosa l'avesse spinto a baciarla, ma ripensando al suo sguardo perplesso, probabilmente non era stato pianificato. O forse era stato pianificato e faceva tutto parte dei suoi giochetti mentali, ma non si aspettava che gli sarebbe piaciuto. O forse... non ne aveva idea.
Ophelia non voleva essere un suo giocattolo, e men che meno voleva entrare a far parte dei suoi marchingegni folli. Voleva stargli alla larga, e alla fine aveva promesso a se stessa che non si sarebbe mai più avvicinata a lui. Non si trattava solo di rispetto nei confronti dei suoi amici — cavolo, se lo avessero saputo, l'avrebbero giustamente disconosciuta e accusata di tradimento — ma era proprio lei che non voleva aver niente a che fare con Rafe Cameron.
Era una persona cattiva, meschina e avida. Non era una psicologa e men che meno voleva esserlo, ma era evidente che avesse dei problemi personali da risolvere. O forse era solo la cocaina a renderlo così alterato e fuori di testa. In ogni caso, era meglio starsene alla larga.
Aveva così deciso di ignorare quel bacio, di far finta che non fosse mai successo — per quanto fosse possibile — e, anzi, si era convinta che fosse stato solo un errore. Era stato un errore che non si sarebbe mai più ripetuto.
Tutti nella vita commettevano sbagli, e il suo maggior sbaglio era stato ricambiare il bacio di Rafe Cameron. Era accaduto una sola volta, e mai più. Non c'era da preoccuparsene, e le cose sarebbero tornate come prima, come se quel bacio non fosse mai accaduto.
Fermamente convinta dei suoi pensieri, quella mattina si era svegliata con un'altra pessima notizia: l'indomani ci sarebbe stata la Festa di Mezza Estate, lei avrebbe dovuto partecipare come aveva promesso a Kie, e Rafe Cameron sarebbe ovviamente stato lì.
Evitarlo. Sì. Evitarlo, ignorarlo e stare sempre con Kiara era ciò che avrebbe fatto.
Una volta aver messo a tacere il flusso dei suoi pensieri, aveva poi raggiunto il negozio di Heyward assieme a JJ e Kiara. John B sembrava essere scomparso dal giorno precedente, e dire che Ophelia fosse preoccupata era riduttivo. Ciononostante, si fidava del suo amico e sapeva che se la sarebbe cavata in ogni circostanza.
«Non ci pensare neanche. Loro erano in tre. Noi in due. Tipica vigliaccata dei Kooks» prese parola JJ mentre Pope sistemava alcuni materiali su uno degli scaffali del negozio di suo padre.
«Esatto» annuirono Kiara e Ophelia in contemporanea, dietro la cassa.
Il biondo scosse la testa, divertito. «Come ti è venuto in mente di dargli una testata?» domandò, poi.
«Non lo so, amico. Ho solamente agito d'istinto. Mi avevano messo all'angolo» rispose Pope.
Ophelia spalancò gli occhi. «Aspettate, cosa? — li guardò sconvolta — Pope ha dato una testata? A chi?» chiese a raffica con un sorriso incredulo in volto.
«A Topper. Avresti dovuto vederlo. È stato fantastico. No, ma che dico. È stato pazzesco!» disse JJ, visibilmente orgoglioso del suo migliore amico.
«Non ne dubito» ridacchiò la ragazza. «Avrei voluto vederlo, diamine» mormorò, infilando gli alimenti nella busta che, subito dopo, passò alla signora che si rivolse a Kie per pagare.
«Tu che hai dato quello schiaffo a Rafe, invece?» rise la riccia, trascinando con sé anche gli altri. A Ophelia, invece, nacque una smorfia sul volto.
«Pazzesco...» sussurrò JJ, scuotendo la testa e continuando a ridere.
«Ehi, Pope! — fece capolino Heyward — C'è qualcuno che vuole vederti» entrò nel negozio seguito a ruota dall'agente Shoupe.
«Cazzo» sussurrò Ophelia alla vista dell'uomo, irrigidendosi.
«Buonasera, agente» salutò Pope, spalancando lievemente gli occhi.
«Ho un mandato d'arresto per danneggiamento di beni privati» Shoupe arrivò dritto al punto, e Pope si voltò verso i ragazzi, terrorizzato.
Ophelia deglutì a quelle parole. Avevano davvero denunciato un sedicenne? Un ragazzo che sarebbe stato giudicato come un adulto e che sarebbe finito in carcere? Kooks.
«Che cosa?!» quasi strillò Heyward, confuso.
«Tieni le mani sul bancone, dove posso vederle».
Gli occhi di Pope incontrarono quelli di JJ, quasi come se cercasse aiuto, un consiglio, un modo per fuggire da quella situazione e salvarsi il culo. Il biondo, però, pareva essere pietrificato mentre gli occhi venivano attraversati da emozioni contrastanti. Senza dubbio, era preoccupato per il suo migliore amico.
«Ehi, ehi, ehi, aspetti, Shoupe! Ma che ha fatto?!» continuò a chiedere Heyward, avvicinandosi a Pope che, nel frattempo, veniva ammanettato.
«Guarda il mandato» lo liquidò l'agente.
«Aspetti, lei, scusi, lo sta arrestando?» prese parola Kie, sconvolta.
Ophelia si avvicinò ai suoi amici. «Le telecamere. Lo hanno visto con le—»
«Non c'erano telecamere lì!» ribatté JJ, guardandola quasi con gli occhi fuori dalle orbite.
«Sono ricchi, JJ. Ogni fottuto molo avrà le telecamere, e farlo con barca di Heyward, con su scritto il suo nome a caratteri cubitali, non è stato per nulla intelligente!» disse a denti stretti, cercando di non farsi sentire dall'agente.
«Stai arrestando mio figlio?»
«Qual è la prova?!» si intromise anche JJ.
«Shoupe, mi sta' ascoltando?»
Shoupe ignorò tutte quelle domande. «Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te in Tribunale. Hai diritto ad un avvocato» recitò.
«Quanto ti hanno pagato?!» sbottò il biondo con rabbia mentre seguivano Shoupe che scortava Pope verso l'auto della polizia.
Una volta fuori, Heyward continuò a fare domande, JJ prese a litigare con degli agenti, Kiara si rivolse a Pope con parole di conforto nel tentativo di tranquillizzarlo, e Ophelia andò a recuperare il biondo. Prendersela con altri poliziotti non avrebbe migliorato la situazione.
«JJ — lo afferrò per la maglia, tirandolo a sé — Devi calmarti, ok? Non migliora la sua posizione se litighi con gli agenti» fece presente a denti stretti.
Lui, in risposta, serrò la mascella. «Ha solo sedici anni, Lia. Sedici. Lo sbatteranno dentro» indicò Pope con l'indice.
«Lo so, JJ, ma—»
Prima che Ophelia potesse finire la frase, JJ prese parola. «Non è stato lui! — urlò improvvisamente, facendo zittire tutti — Sono stato io!»
«JJ, no...» sussurrò la rossa, sentendo la voce iniziare ad incrinarsi.
Il biondo le lanciò un veloce sguardo prima di riprendere parola. «Ha provato a convincermi di non farlo, ma ero arrabbiato perché lo avevano picchiato. Non ne posso più di quegli stronzi di Figure Eight, e ho perso la testa!» si rivolse al suo amico, i cui occhi erano sbalorditi e confusi allo stesso tempo. «Pope, non puoi prenderti la colpa di qualcosa che ho fatto io. Tu hai troppo da perdere» sussurrò l'ultima parte.
«JJ, che stai facendo?!» quasi gridò Pope in risposta, osservandolo come se fosse pazzo.
«Sto dicendo la verità. Per la prima volta in vita mia sto dicendo la verità!» rispose il biondo. «Ho anche preso la barca di suo padre» rincarò la dose.
«Che cavolo?!» Heyward lo guardò scettico.
«JJ, andiamo!» mormorò Pope, guardandolo con serietà e per nulla desideroso che si prendesse la colpa al suo posto.
«Sta' zitto, Pope! Sta' zitto» lo interruppe bruscamente. Poi si voltò verso Shoupe. «È un bravo ragazzo. Sapete io da dove vengo» gli disse.
L'uomo lo guardò da capo a piedi, quasi con disgusto. «Già» annuì.
«È colpa mia» ripeté.
«È la verità?» chiese l'agente, guardando Pope.
«Lo è. Giuro su Dio» rispose JJ.
«Ho capito cosa dici. Lo sto chiedendo a Pope!»
Il ragazzo si voltò verso il biondo, il quale annuì lievemente. Dai la colpa a me, gli stava dicendo, tu hai troppo da perdere, mentre io finirò a prescindere in prigione.
Pope deglutì. «Sì, è vero... è così» mormorò dopo poco.
Shoupe, di conseguenza, lo liberò dalle manette, le quali vennero messe a JJ, che continuava ad indossare un sorriso beffardo, una maschera di indifferenza. Ma Ophelia lo conosceva bene: non era indifferenza quanto rassegnazione e consapevolezza di ciò che sarebbe successo.
JJ aveva dei precedenti penali. Sarebbe finito in Tribunale e probabilmente lo avrebbero sbattuto in carcere. Ma lui non aveva niente da perdere. Non una borsa di studio, non una famiglia che avrebbe sofferto, ma solo degli amici che, a detta sua, si sarebbero abituati all'idea di saperlo dietro le sbarre.
Senza rendersene conto, Ophelia aveva già allacciato le braccia attorno al collo del suo amico, stringendolo con forza a sé e ignorando le parole di Shoupe, che la invitava ad allontanarsi.
«Stia indietro, signorina Martin».
«Lasciale abbracciare il suo amico!» sputò rabbiosa Kiara con la voce rotta dal pianto.
Shoupe sospirò profondamente, lasciando che la ragazza stringesse per qualche secondo il biondo a sé.
«JJ, perché—»
«Sai perché» la fermò, strofinando la testa nell'incavo del suo collo, non potendola abbracciare a causa delle manette.
Ophelia si morse il labbro inferiore, facendo appello a tutte le sue forze per non piangere. «Ti prego, esci. Non so come, JJ, ma fallo — si allontanò e lo guardò negli occhi — Me lo prometti?» lo supplicò.
JJ la osservò per qualche secondo, rimanendo in silenzio e non sapendo bene cosa rispondere. Era ovvio che non potesse prometterglielo in quanto nemmeno lui sapeva cosa gli sarebbe successo, ma vedendo gli occhi azzurri e tristi la tua migliore amica, non poté che annuire.
«Te lo prometto».
Subito dopo, fu caricato in auto e portato via. Ophelia seguì il veicolo con lo sguardo fin quando non uscì dalla sua visuale.
Alcune lacrime avevano iniziato a rigarle sul volto mentre un nodo le si era formato alla gola. Il solo pensiero che JJ, il suo migliore amico da otto fottuti anni, potesse finire dietro le sbarre, le creava un magone allo stomaco. Capiva il suo ragionamento, sul serio. In realtà, lo ammirava profondamente per ciò che aveva fatto, prendendosi la colpa e salvando Pope, ma, allo stesso tempo, odiava quando si credeva simile a suo padre Luke, che entrava e usciva dal carcere da anni.
Avrebbe solo voluto che si rendesse conto che non era come Luke e che non era destinato a finire in carcere.
Era JJ ed era migliore di suo padre.
Capitolo più corto del solito, lo so, ma ogni tanto può capitare, dai. Mi farò perdonare con i prossimi, giuro 😎
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro