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009 realtà o fantasia?

capitolo nove
( realtà o fantasia? )





Una delle cose che Ophelia preferiva di più al mondo? Trascorrere le giornate estive in barca. Adorava starsene lì stesa con il sole cocente che l'accarezzava, donando un colorito rossastro alla sua pelle pallida. Ancor di più lo adorava dopo giorni movimentati.

Era mattina presto, e i Pogues se ne stavano sull'HMS Pogue a rilassarsi e a prendere il sole, immergendosi nella tranquillità — che mancava da parecchio tempo — più totale. A Ophelia erano decisamente mancati quei momenti in cui erano dei normali adolescenti che trascorrevano un'estate del tutto normale.

Se ne stava stesa a poppa con Kiara al suo fianco mentre i tre ragazzi erano seduti al lato opposto e lanciavano, di tanto in tanto, delle occhiate alle due per accertarsi che fossero ancora sveglie e non stessero dormendo.

Improvvisamente, Ophelia si poggiò sui gomiti, abbassò gli occhiali e guardò John B. «Sai, ancora non riesco a credere che Ward ti abbia licenziato».

«Beh, vallo a dire a Sarah Cameron. Non sa che alcuni hanno bisogno di lavorare per vivere» mise su un sorriso amaro.

«Cosa ti aspettavi da Sarah Cameron, esattamente? Sapete com'è fatta» prese parola Kiara, scrollando le spalle con un'espressione infastidita.

«Tu sai com'è fatta» la corresse Pope.

«Come ti aspetti che sia fatta, amico? — JJ si voltò verso di lui — È una Kook. Non le importa niente di noi» disse con ovvietà.

Ophelia sospirò prima di rivolgersi a John B. «Sei sicuro che sia stata lei a fare la spia?» domandò.

«È stata l'unica a vedermi. Erano le cinque di mattina. Aveva anche detto che avrebbe mantenuto il segreto» le rispose.

«Pff, e tu le hai anche creduto?» quasi rise Kiara.

«Beh, sai, non credevo che mi avrebbe fatto licenziare. Non pensavo—»

«Che fosse così stronza?» concluse per lui la castana, facendolo annuire. «Ora lo sai».

JJ la guardò. «Quand'è che ci dirai perché tu e la Principessa Kook vi odiate?» chiese curioso, ma poi la sua attenzione venne catturata da altro. «Cavolo, quello è un Malibu 24-MXZ, il miglior motoscafo del mondo — disse, indicandolo — Numero uno per lusso, qualità e prestazione. Costerà minimo duecentomila dollari» continuò con sguardo sognante.

«Abbiamo scelto i genitori sbagliati» rispose Pope.

Kiara assunse un'espressione accigliata quando poggiò gli occhi sul motoscafo che passò di fianco alla loro barca. «Odio interrompervi, ragazzi, ma quello è Topper con la sua fidanzata».

«Beh, e chi altrimenti?» ridacchiò Ophelia, scrollando le spalle.

«Non fare finta di non vederci, stronza!» urlò improvvisamente Kiara.

La rossa la guardò per qualche secondo prima di scuotere la testa e lanciare una veloce occhiata all'orologio al polso. «Ragazzi, devo andare» disse, mettendosi in piedi.

«Andare? Dove?» domandò JJ, confuso.

«Ho promesso a mio padre che l'avrei aiutato a sgusciare i gamberi e a pulire il pesce» rispose, arricciando il naso. «Puoi avvicinarti al molo?» si rivolse a John B.

Quest'ultimo annuì. «Sicuro» e mise in moto. «Vuoi che ti accompagni con il Twinkie?» le chiese, poi.

«No, tranquillo. Restate pure qui» gli rivolse un sorriso, infilandosi velocemente il pantaloncino e la canotta.

«Ci vediamo tra quattro ore, circa. Ok?» prese parola Pope, guardandola. «Dobbiamo andare—»

«A Figure Eight. Certo, lo so» sorrise.

Quando John B si avvicinò al molo, Ophelia abbandonò la barca. Si girò verso i suoi amici, e dopo averli salutati con tanto di dito medio, girò i tacchi e si allontanò, imboccando la strada che l'avrebbe riportata a casa.

A dire il vero, avrebbe tanto voluto accettare il passaggio di John B sia per il fatto che casa sua non fosse vicinissima a quel molo, e sia perché aveva i piedi a pezzi dopo aver trascorso gli ultimi giorni a correre. Ciononostante, non voleva che abbandonassero quell'unico momento di tranquillità che stavano trascorrendo dopo un'infinità di tempo.

Sospirò profondamente, afferrando il telefono e roteando gli occhi al cielo quando si rese conto del fatto che ancora non avesse connessione. Quel telefono era diventato dannatamente inutile.

D'un tratto, si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia nel momento in cui, passando di fianco a un campo pieno di roulotte e tavoli da campeggio con rifiuti sparsi in giro e gente priva di sensi sull'erba, vide nientemeno che Rafe Cameron allontanrsi di lì.

Si chiese cosa diavolo ci facesse nel Cut, in particolare in un luogo del genere. Nonostante non lo frequentasse, era abbastanza evidente che fosse un covo di drogati.

«Rafe Cameron, che sorpresa!» attirò la sua attenzione, mettendo su un falso sorriso nel momento in cui la guardò.

Il ragazzo rimase fermo ad osservarla per qualche secondo prima di avvicinarsi. «Ophelia Martin. Sai, mi piacerebbe poter dire lo stesso» le rispose alla stessa maniera.

Ophelia guardò il suo abbigliamento. Capelli perfettamente in ordine, polo color salmone, bermuda grigio, scarpe e accessori costosi. Cozzava totalmente con quel posto.

«Dio, non c'entri proprio niente con lo Sprofondo» mise su un'espressione disgustata, scuotendo la testa.

Rafe continuò a mantenere il suo falso sorriso. «Beh, direi che è il mio vanto» rispose, secco.

«Ma sei qui» fece notare, cercando di non far trasparire la sua curiosità.

«Che dire... ogni tanto desidero guardare con i miei occhi in quale orribile maniera vive la povera gente» si strinse nelle spalle.

«Oh, e questo desiderio ti porta nel covo dei drogati per eccellenza? — incrociò le braccia sotto il seno — Rafe Cameron si droga? O peggio, vende droga?» lo provocò, facendo un passo verso di lui.

L'espressione di Rafe mutò, e serrò con forza la mascella, osservandola con rabbia. «Non sai quello che dici, Pogue» sputò, torreggiando su di lei.

«Io so che Rafe Cameron, figlio del signore dell'isola, è appena uscito da quella casa» la indicò con l'indice. «Chissà cosa penserebbe Ward Cameron se sapesse che suo figlio frequenta posti del genere» infierì.

Il ragazzo parve inizialmente vacillare a quelle parole prima che il suo sguardo diventasse più rabbioso. Nell'esatto momento in cui Ophelia fece per andarsene, soddisfatta del suo lavoro, lui le avvolse la mano attorno al polso, tirandola verso di sé e facendola sbattere violentemente contro il suo petto. La ragazza, trovandosi stretta a lui, alzò lentamente il capo, osservando da vicino il volto di Rafe, i cui occhi sembravano scavarle dentro.

Si osservarono per secondi interminabili, e Ophelia avvertì le guance colorarsi leggermente di rosso a causa di quella vicinanza. Erano ancora più vicini rispetto alla sera del birra party, così tanto che lei si ritrovò ad inspirare il suo profumo. Era pungente, fresco, con note di spezie che si riempivano d'acqua in modo che la loro freschezza diventasse più corposa. Era un profumo virile, potente e ricco, proprio come lui.

Deglutì, vacillando nel momento in cui sentì il suo respiro caldo batterle delicatamente contro.

Rafe fece un sorrisetto sinistro. Il suo volto era una maschera di fredda rabbia, e si chinò ancora di più verso di lei. «Non vedo come mio padre possa venirlo a sapere, Lia» le soffiò sulle labbra.

Ophelia si limitò ad alzare il braccio nel tentativo di spingerlo via, ma lui fu più veloce: le afferrò la mano e la tirò più vicino.

«Lasciami andare» disse lei a denti stretti. Poi mise su un ghigno. «O dovrò iniziare a pensare che in fondo ti piaccia stare così vicino a una Pogue».

Con quelle parole, dette con l'obiettivo di farlo allontanare disgustato, non ottenne il risultato sperato. Fece piuttosto una risata bassa. «Beh... non posso dire di non trovarlo interessante» afferrò una ciocca dei suoi capelli rossi, iniziando ad attorcigliarla fra le dita.

Era evidente che si stesse prendendo gioco di lei. Lo leggeva nei suoi occhi, nei suoi modi di fare, e vacillare avrebbe solo significato dargliela vinta.

Si schiarì la voce. «Non te lo ripeterò un'altra volta. Lasciami andare» disse, seria in volto.

A quelle parole, un guizzo di rabbia gli attraversò nuovamente lo sguardo e tornò ad indossare la sua precedente espressione rabbiosa. «Tieni la tua bocca chiusa e non fare la spia, Pogue, o te la vedrai con me» avvertì, stringendo la presa attorno al suo polso.

«Non mi fai paura» rispose, e facendo appello a tutte le sue forze, si allontanò finalmente da lui. «E di certo non andrò a parlare con tuo padre delle modalità con cui decidi di rovinarti, Rafe. Non mi importa. Piuttosto, dovrebbe importare a te».

E senza dargli la possibilità di rispondere, girò i tacchi e si allontanò, scuotendo la testa infastidita.

Rafe Cameron che faceva uso di droga, o che la vendeva, era davvero il colmo.

━━━━━

«Bene, occhi aperti, ragazzi. Siamo in territorio nemico» fu la prima cosa che disse JJ quando John B fermò il Twinkie fuori il Country Club a Figure Eight.

John B ruotò gli occhi al cielo nel momento in cui lo vide maneggiare la pistola. «Dai, basta! Mettila via» disse a denti stretti.

«Perché? La prudenza non è mai troppa» rispose il con un mezzo sorriso.

Ophelia scese dal van e si avvicinò al finestrino, guardando il biondo. «Perché siamo a Figure Eight, ed entriamo lì dentro solo per i generatori di emergenza, non per dar vita a una sparatoria. Ergo, la pistola non ci serve» rispose.

«Oltretutto — prese parola Pope — portare una pistola in un hotel a quattro stelle provoca più problemi di quanti non ne risolva» continuò, serio in volto.

«Grazie, ragazzi» disse John B, esasperato.

Kiara mise su un'espressione accigliata. «Giuro che prima o poi te la getto in mare, JJ. Mettila via!»

Subito dopo, il castano gli sfilò bruscamente la pistola dalle mani prima gettarla nel vano portaoggetti, chiudendolo con violenza.

«Non si prende così una pistola» fece presente JJ, scuotendo la testa. «Ah aspetta, devo prendere il mio Badge — scese dal veicolo, e, sorridendo, sventolò in aria il tesserino in materiale plastico — Cameriere professionista» si vantò.

«Quindi dove andiamo ora?» domandò John B.

«A caccia di una connessione perché gli unici ad avere l'elettricità sono i ricchi ora» rispose il biondo con ovvietà. «Forza, di qua!»

I quattro seguirono JJ all'interno dell'enorme e ricca struttura — Ophelia si sentì quasi a disagio — fino ad arrivare nelle cucine.

«Mama L, come stai?» sorrise il biondo, allungando poi la mano verso un piatto nel tentativo di rubare del cibo che sembrava delizioso.

Peccato che la donna gliela schiaffeggiò. «Fermo, JJ!» lo bacchettò prima di allontanarsi.

«Hanno i generatori di emergenza. I Kooks non perdono un colpo» spiegò JJ quando iniziarono a camminare per i corridoio dell'hotel.

Imboccando una scorciatoia, i cinque presero a camminare più velocemente per non dare troppo nell'occhio, e, subito dopo, si fiondarono all'interno di una stanza strapiena di computer.

«Oh merda» mormorò Ophelia, rendendosi conto di quanto fossero realmente fortunati i Kooks.

«Oh cielo! Internet!» esordì anche Pope, avvicinandosi ad un portatile.

«Muoviamoci» disse John B, poggiando il suo zainetto sul tavolo nero.

«Fammi guardare le mie modelle di Instagram» prese parola JJ con un mezzo sorriso in volto.

«Non c'è tempo!» fece presente Kiara.

«Ehi, ehi, ehi! Ecco la mappa» John B la poggiò davanti a Pope, che smanettava al computer.

«Coordinate, per favore» richiese.

«34°, 57', 30" Nord. 75°, 55', 42" Ovest».

Pope le digitò velocemente.

«È la piattaforma continentale» osservò Ophelia, guardando le immagini sul computer.

«Ok... se è nella parte profonda, non sarà una gran caccia al tesoro» li avvertì il moro prima di ingrandire le immagini. «Avanti» mormorò.

«Beh, non è nella parte alta. Sono solo trecento metri» disse John B.

«Non è troppo profondo» concordò JJ.

Kiara guardò i suoi amici. «Secondo voi si può fare?»

«Sì, assolutamente sì» annuì il biondo.

Ophelia si voltò verso di lui. «Oh, e come credi che ci immergeremo lì sotto, JJ? Hai un sottomarino personale?» chiese ironicamente.

«Già. Che ne sai, Mr. Genio del sub?» John B le diede man forte.

«Lo sfasciacarrozze! — rispose con ovvietà — Hanno un drone sottomarino con telecamera a trecentosessanta gradi. Serve per immersioni profonde. È quello di cui abbiamo bisogno» spiegò.

Il castano lo guardò. «E se tuo padre ci mettesse sopra le sue lerce manine?» domandò.

«Mio padre, con le sue lerce manine, è stato licenziato. Immagino che il capo non ne potesse più della sua lurida faccia. Ha chiuso — rispose il ragazzo — Ma il drone è lì nel deposito sul retro».

Ophelia sospirò. «Beh, e se, ipoteticamente, volessimo prenderlo in presto, ci sarebbe un modo per farlo?» chiese con un sorrisetto.

«Sicuro» annuì JJ.

«Non se ne parla, noi non—»

Kiara fermò le parole di Pope. «Quanto hai detto che c'era sulla Royal Merchant, più o meno?»

«Quattrocento milioni» rispose John B.

A quelle parole, le due ragazze si guardarono nell'esatto momento in cui Pope si alzò dalla sedia e si piazzò davanti alla porta nel tentativo di non farli uscire.

«No, assolutamente no!» li guardò severamente.

«Pope, sono quattrocentomilioni. Spostati».

«Ragazzi, no! — si lamentò, seguendo i suoi amici fuori dalla stanza — Non potremmo trovare un modo legale per fare soldi?»

«Un modo legale per fare soldi? Noi? Se lavorassimo per tutta la vita, non riusciremmo a guadagnare neanche la metà!» fece presente Ophelia.

JJ annuì. «E neanche la metà della metà» aggiunse.

«Meglio che finire in galera! Quello che stiamo per fare si chiama furto. Furto!» quasi esplose quando rientrarono nel van.

John B mise in moto e lo guardò. «Pope, no. Noi non stiamo rubando un drone. Come ha detto Lia, lo stiamo... prendendo in prestito, esatto» precisò.

«"Gli uomini sono gli unici animali che non distinguono la fantasia dalla realtà"» si limitò a rispondere il ragazzo.

Ophelia inarcò un sopracciglio. «Che dici?» chiese confusa.

«Albert Bernstein. Ma si applica bene alla nostra caccia al tesoro» rispose il ragazzo. «Allora, che cos'è? Fantasia o realtà?» domandò, guardandoli.

JJ gli lanciò una veloce occhiata. «Perché sei così strano, Pope?» mormorò, continuando a rollare il suo spinello.

«È fantasia, ma... possibile realtà» intervenne Kiara.

«Realtà» affermò sicuro John B.

JJ finì di rollare il suo spinello e se lo portò alle labbra. «Realtà virtuale» sussurrò divertito.

Pope, in risposta, glielo strappò dalle mani e lo gettò via. «Devi restare lucido» stabilì, irritato.

«Sai qual è il tuo problema?» chiese dopo un po' JJ.

«Tu?» domandò retoricamente.

«No, che ti devi rilassare. Sei sempre così nervoso!»

«Non sono troppo nervoso».

«Bene, ragazzi — John B fermò le loro chiacchiere inutili — Pronti a prendere in presto un drone?»

━━━━━

Inutile dire che avessero rischiato di essere scoperti anche mentre tentavano di rubare il drone, e tutto a causa di un cane che, vedendo i tre ragazzi, aveva iniziato ad abbaiare. Ciononostante, erano riusciti a portare a termine il loro compito, e poi, di comune accordo, avevano deciso di prendersi una pausa dal mondo esterno e di regalarsi una deliziosa cena. Per quel motivo, avevano raggiunto il Wreck.

Scesero tutti dal van, e Ophelia mise su un'espressione sognante nel momento in cui un profumo caldo e buono le entrò nelle narici.

«Cavolo, sto morendo di fame» mormorò.

«Vorrei tanto una birra e un piatto di polenta con i gamberi» disse JJ con sguardo sognante.

«Non sarebbe male» concordò Pope, abbandonando il van.

Entrarono tutti all'interno del ristorante, e un sorriso spontaneo nacque sul volto di Ophelia: quel posto era caldo, accogliente. Sapeva senza dubbio di casa.

«Ciao papà» sorrise dolcemente Kiara, avvicinandosi al bancone dietro il quale si trovava l'uomo.

«Buonasera, signor Carrera» disse educatamente la rossa.

«Ciao tesoro, ciao Ophelia...» ricambiò il saluto, lanciando poi una breve occhiata ai ragazzi. Che non li vedesse di buon occhio era risaputo, ma Ophelia non aveva mai ben capito cosa i Carrera pensassero di lei — forse tentavano solo di farsela andare bene.

«Come va?» domandò la castana.

«Non gira molo bene» rispose l'uomo.

Ophelia decise di lasciarli condividere un momento padre-figlia, e andò ad occupare uno dei tavoli liberi assieme ai ragazzi, accomodandosi di fianco a Pope.

«Sapete, avreste dovuto vedermi con Bobby allo sfasciacarrozze. La mia performance era da urlo. Sul serio» si vantò JJ, poggiando il berretto sul tavolo.

Ophelia rise. «Non è difficile da credere».

«Stai forse dicendo che sono un bugiardo, Lia?» mise su una finta espressione addolorata.

«No, solo che sei il migliore a dire cazzate» ribatté divertita.

«Vero, concordo» annuirono John B e Pope.

JJ li guardò. «Beh, lo dite come se fosse un difetto. In realtà è decisamente un pregio» sorrise, soddisfatto di se stesso.

La rossa ruotò gli occhi al cielo, guardandosi attorno. «Rubare droni mette davvero appetito».

«Soprattutto rischiare di finire in carcere per furto. Anzi, no — Pope scosse la testa — Quello probabilmente ti toglie l'appetito».

«Amico, rilassati. Nessuno lo scoprirà» ripetette John B per la centesima volta, dandogli una pacca sulla spalla.

«Sapete a me cosa mette appetito?» sorrise JJ. «Diventare un cazzo di Kook. Diavolo, diventeremo ricchi!» esultò, strappando allegre risate ai suoi amici.

I ragazzi si persero tra le chiacchiere, e a Ophelia venne l'acquolina in bocca nel momento in cui enormi piatti con tanto di hamburger e patatine fritte vennero messi davanti a loro. Iniziarono a mangiare affamati, non curandosi delle buone maniere, e, soprattutto, iniziarono a ridere e a scherzare tra di loro, prendendosi in giro e abbracciandosi. Si rubarono il cibo a vicenda, si lanciarono patatine contro di tanto in tanto, brindarono felici. Semplicemente, si comportarono da semplici adolescenti quali erano. Niente oro, niente Royal Merchant, niente Kooks.

Tornarono ad essere i soliti cinque Pogues di sempre, quelli che non avevano niente ma che, insieme, avevano tutto.

Intanto, per tutta la durata della cena, a fare compagnia alle loro chiacchiere e alle loro risate sguaiate c'era la leggera musica proveniente dal jukebox, e nel momento in cui partì It's never enough degli Audiodub, Kiara e Ophelia si lanciarono uno sguardo complice.

La castana allungò il braccio verso la sua amica, che immediatamente accettò l'invito e si mise in piedi. Si strinsero dolcemente l'una all'altra e iniziarono a muoversi a ritmo di musica sotto lo sguardo e i fischi dei ragazzi, che battevano le mani di tanto in tanto.

Improvvisamente, Kiara e Ophelia si voltarono verso i loro amici, invitandoli a raggiungerle. Il primo ad alzarsi fu John B, che prese a danzare insieme alla castana, e fu seguito a ruota da JJ, che, spalancando le braccia, si affrettò a raggiungere la rossa.

Il ragazzo le poggiò le mani sui fianchi, avvicinandola al suo petto. Ophelia sorrise, guardando i suoi occhi azzurri e spostandogli alcune ciocche bionde dalla fronte.

JJ fece ricadere lo sguardo sulle labbra della rossa. «Credi che sarebbe sbagliato se dopo andassimo a casa tua a concludere la serata?» soffiò sulle sue labbra.

«Sbagliato per chi?» domandò lei, allacciandogli le braccia al collo.

«Non siamo ubriachi» le fece presente, carezzandole la schiena coperta della leggera canotta bianca.

Ophelia mise su un mezzo sorriso. «Ho delle bottiglie di alcol a casa» replicò.

«Ah sì?» alzò l'angolo destro della bocca, osservandola con attenzione.

Lei annuì. «Una credenza piena. Puoi scegliere tutto ciò che vuoi» mormorò, massaggiandogli la nuca.

Sì, stavano flirtando. Sì, avrebbero passato la notte insieme. E sì, stavano infrangendo nuovamente la regola che vietava gli accoppiamenti tra i Pogues, ma era già accaduto due volte, e, come si diceva, "non c'è due senza tre". Oltretutto, né JJ né Ophelia erano particolarmente fan di quella regola, motivo per cui non si preoccupavano troppo di infrangerla. Forse ci avrebbero pensato due volte se tra di loro ci fossero stati dei veri sentimenti, ma erano entrambi ben consapevoli del fatto che quello non fosse altro che un semplice sesso tra amici. Probabilmente agli occhi degli altri risultava essere una cosa strana e ambigua, ma non per due persone che vivevano in simbiosi.

JJ e Ophelia si amavano, ma non come si amavano due fidanzati. Erano cresciuti praticamente insieme, si conoscevano da otto anni, e stavano affrontando quella gigantesca e pericolosa situazione insieme — Ophelia poteva dire di amare anche Pope, John B e Kie — e, oltretutto, come se non bastasse, erano un ragazzo e una ragazza che si trovavano particolarmente attraenti. Una volta messo in chiaro che nessuno dei due provasse altro se non una semplice attrazione e un bene profondo, allora perché non approfittarne? Ovviamente, quello non sarebbe diventato assolutamente un vizio o un'abitudine. Due volte erano ubriachi, mentre invece, in quel momento, erano semplicemente spinti dalle circostanze. Stavano trascorrendo una gioiosa serata insieme, quindi perché non concluderla nel migliore dei modi?

Improvvisamente, il flusso dei pensieri di Ophelia fu messo a tacere quando poggiò gli occhi su Pope, che, con sguardo perso, osservava Kiara intenta a ballare assieme a John B. La rossa sospirò profondamente, e scusandosi con JJ, si affrettò a raggiungere il moro.

«Forza, alzati» disse, porgendogli la mano.

Pope spalancò gli occhi. «Cosa? No, no, io non so ballare» scosse la testa.

«Nessuno sa ballare — indicò gli altri — Andiamo, Pope. Un solo ballo con la tua migliore amica» lo supplicò, facendogli gli occhi dolci.

Il ragazzo la guardò per qualche secondo prima di sospirare e arrendersi. «Uno solo» chiarì.

Lei sorrise dolcemente e lo portò in pista.

































Da questo capitolo in poi, vedremo più spesso Rafe, promesso 😎😎

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