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007 variabile indipendente

capitolo sette
( variabile indipendente )





I cinque Pogues si trovavano nel Twinkie, avvolti dal silenzio e ancora tesi come delle corde di violino. Era la seconda volta che rischiavano di morire in pochi giorni, e Ophelia era abbastanza certa che avrebbero rischiato ancora altre volte. Oramai c'erano dentro fino al midollo, e, come se non bastasse, possedevano una bussola che, a quanto pareva, sembrava essere molto ambita. Ma perché? Continuava a chiedersi Ophelia. Se non era la bussola, probabilmente era la parola Redfield, ma cosa stava a significare? Perché era così importante per quei due uomini che li avevano quasi uccisi in barca, avevano urlato contro Lana, ed erano entrati allo Chateau?

Ophelia sospirò profondamente, massaggiandosi le tempie e lanciando un veloce sguardo ai suoi amici per assicurarsi che in tutti si fosse allentata la tensione. Era stato davvero orribile.

«È ovvio, no? — John B ruppe improvvisamente quel silenzio, e tutti lo guardarono — Un cimelio di famiglia. Non c'è posto migliore per nascondere un messaggio. E sapeva che sarebbe tornato a me» disse convinto delle sue parole, e i ragazzi si lanciarono una veloce occhiata.

«Già, sì, lo sapeva» annuì Ophelia, non del tutto sicura. L'unica cosa di cui era certa era l'ambiguità di tutta quella storia.

«Sì, è possibile» concordò anche Kiara, sussurrando.

«È possibile anche che tu stia inventando strane teorie per aiutarti a superare la tristezza» prese parola Pope, rigirandosi la bussola fra le mani.

JJ scosse la testa. «Andiamo, sapete come affronto la tristezza. Mi faccio una canna. È così che faccio io».

«Non me lo sto inventando, ok? — ribatté John B, nervoso — Mio padre sta cercando di mandarmi un messaggio!» li guardò velocemente prima di tornare a prestare attenzione alla strada.

«Se ti aiuta crederlo, John B» mormorò Kie, osservandolo con compassione.

Ophelia si schiarì la voce. «Io ti credo. Ti credo. Voglio solo che tu sia sicuro, John B, e che riesca a fermarti nel momento in cui capirai di star andando oltre e di star sperando invano» ammise, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli rossi.

«No, sentite, a me non serve una seduta di psicoterapia! Non sto impazzendo!» mise le cose in chiaro.

«Non ci sarebbe niente di male, ma—»

«Mio padre è scomparso, ok? Scomparso! — John B fermò le parole di JJ — Non potete capire cosa si prova quando una persona cara è sparita e non sai cos'è successo. Ti svegli ogni mattina chiedendoti dov'è» continuò, calando man mano la voce e facendo assumere un'espressione rammaricata ai suoi amici.

«Ormai è quasi un anno» sussurrò Kiara, dispiaciuta.

La rossa si mordicchiò il labbro inferiore. «Ok, senti, l'hai detto tu stesso che stava andando alla ricerca della Royal Merchant. Magari qualcuno l'ha rapito, no? Potrebbe essere» ipotizzò, cercando di alleviare la tensione.

«Perché no. È una delle possibilità, certo» JJ le diede man forte, annuendo.

«Sì, forse è da qualche parte in un sottomarino russo interrogato dal KGB» aggiunse Pope.

«Assolutamente sì. Oppure è ad Atlantide» continuò il biondo, ridacchiando.

Ophelia gli diede uno scappellotto, trattenendo una risata, prima di rivolgersi al castano. «Beh, esattamente dove stiamo andando? Cos'hai capito da quel messaggio?» chiese curiosa.

John B fece un flebile sorriso, probabilmente felice per il fatto che i suoi amici si stessero interessando alla sua ricerca. «Redfield. Il faro di Redfield. Il posto preferito di mio padre» rispose, imboccando la strada del faro, che, tra parentesi, era chiuso a causa dell'uragano.

Una volta arrivati a destinazione, i ragazzi abbandonarono il van e poggiarono gli occhi sull'enorme faro antico e fatiscente. Poi, presero anche a guardarsi intorno, ispezionando il perimetro per assicurarsi di essere soli e che non ci fossero anche quei due uomini.

Poco dopo, John B prese parola. «Bene, tu resterai qui per vedere se arrivano i cattivi» si rivolse a JJ.

«Aspetta... perché io?» chiese confuso e per nulla d'accordo.

«Perché tu non verrai» rispose con ovvietà Pope.

«Perché?» domandò ancora, non nascondendo la delusione per la scelta che avevano preso.

«Ci sono variabili indipendenti e dipendenti. Tu sei una variabile indipendente» spiegò il moro, e le due ragazze si lanciarono un'occhiata confusa: proprio non capivano quel suo linguaggio da nerd.

«Sta' zitto! Sta' zitto!» sbottò JJ.

«Non si sa mai quello che farai!» ribatté il ragazzo.

«Statemi a sentire! — urlò John B, facendo fermare il loro dibattito acceso — Pope, tu resti qui con JJ. Lia, controllerai loro due. A te il comando» disse.

Il biondo sbatté le palpebre. «Stai lasciando davvero a lei il comando? È una variabile indipendente tanto quanto me!» riutilizzò le parole del nerd del gruppo, anche se probabilmente non ne conosceva il significato.

«Ehi, non paragonarmi a te. Ho un po' di buonsenso a differenza tua!» replicò la ragazza, accigliata.

JJ strinse le mani in due pugni. «E va bene

«Bene — annuì John B, guardandoli — Se ci separiamo, ci vediamo a casa di Lia».

Il ragazzo e Kiara, successivamente, si allontanarono dai tre e superarono il recinto che circondava l'alto faro.

«Devo ottenere la borsa di studio e devo cercare di ridurre al minimo i reati» prese parola Pope, iniziando a girare in tondo.

JJ, che aveva iniziato a palleggiare con una pallina di gomma, sbuffò. «Ok, ora puoi stare zitto?»

«Sai che sei troppo permaloso, Jay? E poi devi riconoscere che sei una... variabile indipendente» lo guardò Ophelia, poggiandosi contro il tronco e mettendo su un sorriso divertito.

In risposta, JJ scosse la testa. «Sai qual è il vero problema, Lia? — le si avvicinò — Che quel ragazzo dovrebbe smetterla di ragionare con l'uccello».

Ridacchiò, sedendosi per terra e piegando le ginocchia. «Anche se fosse? Hanno finalmente la possibilità di restare soli e di parlare di qualsiasi cosa stia accadendo fra di loro in questi giorni. Non fare il guastafeste» disse divertita.

«Non quando siamo in missione, d'accordo? Questa è roba seria. Non un modo per fermarsi ad amoreggiare sul faro. Non siamo in un film romantico. È un fottuto thriller!» replicò, sedendosi al suo fianco.

Pope li guardò confuso. «Ehi, ehi, aspettate. Che sta succedendo fra John B e Kiara?» domandò.

«Sul serio? Sei cieco, Pope?» lo guardò JJ.

«No, è solo che non—»

«Onestamente? Credo che neanche loro lo sappiano. Probabilmente è solo dovuto alle circostanze, o è un modo per sperimentare. Insomma, io sono finita a letto con JJ, e ora tocca a loro. Credo sia umanamente impossibile che non scatti qualcosa dopo che viviamo praticamente insieme» ammise Ophelia, allungando le gambe.

Il biondo poggiò gli occhi azzurri su Pope. «Quindi tieniti pronto, amico. Tra un po' potrebbe essere il tuo turno» sghignazzò.

A quelle parole, Pope arrossì. «Oh, sta' zitto» disse impacciato, facendo ridere teneramente Ophelia. «Piuttosto — poggiò gli occhi proprio su di lei — hai avuto qualche problema con Rafe Cameron al birra party?» le chiese.

A quelle parole, Ophelia perse il suo sorriso e aggrottò le sopracciglia, chiedendosi come facesse a saperlo. Iniziarono a formicolarle le mani dalla rabbia al ricordo di ciò che aveva detto sui Pogues e su sua madre, e ancor di più la infastidì pensare alla loro vicinanza finale, che tutto era stata meno che disgustosa.

Lo odiava, diamine. Avrebbe tanto voluto prendere a schiaffi quel suo — bel — volto.

«Rafe Cameron?» ripetette JJ, poggiando gli occhi sulla sua amica. «Ti ha fatto qualcosa?» si allarmò.

Lei scosse la testa. «No. Direi che ci siamo scambiati delle sincere opinioni su ciò che pensiamo l'uno dell'altra, ecco» annuì.

«E questo significa che—»

«Che abbiamo litigato come al solito, Pope» fermò le sue parole. «Sai, lui che critica i Pogues e io che critico i Kooks. Niente di nuovo, insomma».

«Avresti dovuto dircelo» le disse JJ, accusandola con lo sguardo.

«Per darti un altro motivo per far scoppiare l'ennesima rissa?» chiese retoricamente.

«! — esclamò, annuendo — Devono smetterla di comportarsi in quel modo» mise su un'espressione infastidita.

Lei scosse la testa. «Proverò sempre a fare di tutto per non abbassarmi ai loro livelli» ammise prima di poggiare gli occhi su Pope. «Come lo sapevi?»

«L'ho visto allontanarsi dalla festa, e poco dopo sei andata nella sua stessa direzione» spiegò, facendola annuire.

«Avrei fatto meglio a resta—»

«Oh merda» il moro fermò le parole di Ophelia. «Ragazzi, c'è la polizia. Dobbiamo andare!» li richiamò, agitato.

Immediatamente, i due si rimisero in piedi prima di infilarsi tutti nel van di John B.

«John B e Kie?» domandò la rossa, chiudendo la portiera con forza.

«Ce l'ha detto lui: ci incontriamo da te. Forza, andiamo!» rispose JJ.

Prima o poi sarebbero stati arrestati, e Ophelia ne era certa.

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Ophelia, JJ e Pope si trovavano nell'accogliente veranda di casa Martin, seduti sulle poltrone da quelle che credevano fossero delle ore. Non avevano notizie di Kiara e John B da quando la polizia era arrivata al faro, e dire che fossero preoccupati era riduttivo. Oltretutto, una parte della ragazza stava seriamente iniziando a temere che fossero in guai davvero seri.

Per mettere a freno l'ansia e per far sì che il tempo trascorresse più velocemente, aveva afferrato un libro sulla Royal Merchant, trovato tra gli scaffali nell'ufficio di suo padre. Essendo un insegnante di storia, ne aveva a bizzeffe.

«Qui dice che la Royal Merchant è un famoso naufragio avvenuto qui nelle Outer Banks. È scomparsa nella tomba dell'Atlantico nel 1829. La nave ospitava un tesoro dal valore di quattrocentomilioni di doll— Voi ci credete?» abbassò il libro, guardando i suoi amici.

«Alla Merchant? Certo. A Big John che trova la Merchant? Non esattamente» rispose JJ con nonchalance.

«Già. Quante probabilità ci sono che proprio Big John l'abbia trovata tra le tante persone? Un po' scarse, non credete?» concordò Pope.

Ophelia arricciò il naso, consapevole che avessero ragione, eppure c'era qualcosa che proprio non andava in tutta quella storia.

Sospirò, lanciando un'occhiata all'orologio al polso. «Ok, secondo voi è normale? Saranno passate quattro o cinque ore» riprese parola, osservando i suoi amici.

Pope la guardò. «Dici che la polizia li ha presi?»

«È una possibilità, sì» annuì.

«No, tranquilli — JJ scosse la testa — Sanno quello che fanno. Probabilmente si saranno infilati dietro qualche cespuglio mentre noi siamo qui a preoccuparci» scrollò le spalle, continuando a giocherellare con un ramoscello.

«Beh, a questo punto credo sia piuttosto inutile restare qui. Insomma, magari ci vediamo doma—»

Prima che Ophelia potesse terminare la sua frase, fu fermata dal rumore di un'auto che veniva parcheggiata. Eddie Martin abbandonò il veicolo, stringendo tra le mani due casse piene di animali di mare.

«Signor Martin! Pesca, oggi?» fu la prima cosa che chiese JJ, mettendo su un sorrisetto.

«Buongiorno, signore» salutò anche Pope.

L'uomo guardò i due ragazzi, annoiato. «Signore? Sul serio? Sono forse vostro nonno? Vi ho visto crescere, ragazzi. Smettetela con queste finte formalità» poi assunse un'espressione sospettosa. «Avete forse combinato qualcosa, mh?» chiese.

«Qualcosa?» ripeté Ophelia, innocentemente.

«Che intendi per qualcosa?» domandò anche JJ.

Pope annuì. «Già, cosa dovremmo combinare?»

Eddie ruotò gli occhi al cielo. «Avete combinato qualcosa — disse, certo — Beh, mi auguro che questo qualcosa non termini con mia figlia in carcere insieme ai suoi migliori amici» aggiunse.

«Carcere? Noi? Ti sembriamo i tipi?» il biondo spalancò gli occhi, fintamente offeso.

L'uomo inarcò un sopracciglio. «Volete che vi risponda sul serio?» chiese retoricamente.

I tre ragazzi si guardarono prima di scuotere la testa. «No, grazie».

«Bene. Invece di stare lì impalati, perché non aiutate il buon caro e vecchio Eddie con queste casse e le buste in auto?» domandò, ma era evidentemente che non accettasse un no come risposta.

A quelle parole, Ophelia, JJ e Pope si precipitarono all'auto, recuperando le buste piene di pesci. A causa dell'odore, la rossa arricciò naso.

«Vi siete dati da fare tu e i tuoi amici di pesca, eh?»

«Sai come funziona, piccola. Il momento migliore per pescare è dopo l'uragano» rispose Eddie, entrando in casa e raggiungendo la cucina con loro al suo seguito. «Piuttosto, gli altri due piantagrane dove sono?» domandò.

«Ehm... volevano passare del tempo da soli» si limitò a dire sua figlia.

«Ah, giovani amori» rispose, facendoli annuire vigorosamente.

«Ehi, Eddie — lo richiamò poi JJ, poggiando le buste sul tavolo di legno — Quell'auto è in pieno stile Kook. Complimenti, davvero bella. Credi di potermela prestare qualche volta?» chiese con un sorrisetto.

L'uomo aggrottò le sopracciglia, guardandolo da capo a piedi prima di sospirare. «Per vederla schiantata contro un albero? No, grazie, JJ. Ce l'hai almeno la patente?» domandò.

«Sicuro, chi non ce l'ha?»

«Intende una patente vera, non falsa, JJ» fece presente Pope.

«Sta' zitto, Pope» borbottò il ragazzo.

«Farò finta di non aver sentito» sospirò Eddie, quasi affranto e arreso.

Ophelia, poggiata sullo stipite della porta, osservava con un sorriso lo scambio di battute tra i suoi amici e suo padre. Era così felice che le persone più importanti della sua vita andassero d'accordo, e ancor di più adorava il fatto che suo padre trattasse quei ragazzi quasi come se fossero i suoi figli. Nonostante storcesse il naso a saperla coinvolta in piani folli, e nonostante sapesse che quei ragazzi non fossero la tranquillità fatta persona, non li trattava come se fossero ragazzi trovati per caso in mezzo alla strada. Li trattava come dei normali adolescenti che facevano stare bene sua figlia. Oltretutto, consapevole dei problemi che avessero con le proprie famiglie, era sempre buon lieto di accoglierli a casa e di offrire loro un pranzo o una cena a base di pesce cucinato deliziosamente.

Aveva anche espresso spesso a John B il suo desiderio di volerlo aiutare con i servizi sociali, eppure il ragazzo, nonostante fosse riconoscente, aveva sempre declinato l'offerta, sicuro che suo padre sarebbe presto tornato.

Ophelia sospirò, allontanandosi di poco dalla cucina e avvicinandosi al comò presente in corridoio. I suoi occhi andarono immediatamente a poggiarsi sulla foto che ritraeva una lei di due anni, stretta tra suo padre e sua madre. Fece un flebile sorriso. Era davvero la fotocopia spiaccicata di quella donna. Stessi capelli lunghi e rossi, stessi occhi azzurri e vispi, stesso sorriso dolce e furbo.

Purtroppo non ricordava molto di lei, ma di una cosa era certa: quella donna amava profondamente la sua famiglia. Amava profondamente lei.

Dopo la sua morte, papà Eddie aveva vissuto un periodo grigio, che senza sua figlia sarebbe stato senza dubbio nero. Era stata quella piccola di sei anni a dargli la forza di tornare in pista, ed erano stati quegli occhi azzurri e dolci a fargli capire di non poter perdersi d'animo e di dover lottare per lei e per loro. Si era rimboccato le maniche, aveva svolto vari lavori, fino ad essere assunto come professore di storia nella scuola privata dei Kooks. Lo stipendio non era per nulla male, e riuscivano a condurre una vita umile e a togliersi qualche sfizio di tanto in tanto, sebbene Ophelia non avesse per nulla le tasche bucate. Odiava far spendere soldi a suo padre, in realtà. Credeva che già avesse fatto tanto per lei, dandole amore e calore, e facendola crescere in quella deliziosa casetta che non era come una villa a Figure Eight, ma era casa. Era esattamente l'abitazione dei sogni di Ophelia con quello stile hampton dai colori bianchi e blu, e con qualche pianta sparsa qua e là. Era la perfetta casa di mare, e lo diventava ancor di più quando Eddie cucinava a base di pesce.

«Era bellissima» la voce di suo padre la destò dai suoi pensieri, e Ophelia si voltò verso di lui, trovandolo a guardare la foto con sguardo dolce.

Fece un flebile sorrise. «Già» annuì.

«Tu sei il regalo che mi ha fatto prima di andare via» le poggiò delicatamente la mano dietro la schiena, accarezzandogliela con dolcezza.

Ophelia poggiò la testa sul suo petto e si lasciò stringere da lui.

«Lia, va tutto bene? — le chiese, poi — Con i ragazzi, dico. Vi state cacciando in qualche guaio?»

A quelle parole, lei si irrigidì. Avrebbe voluto dirgli la verità, sul serio. Odiava mentirgli, soprattutto perché sapeva quanto si fidasse di lei e quanto volesse che stesse bene, ma cosa avrebbe mai potuto dirgli? Se solo gli avesse detto la verità, se gli avesse detto che avevano rischiato di morire, l'avrebbe certamente reclusa in casa, e probabilmente avrebbe fatto bene.

Sospirò. «Solite cose, papà. Niente di nuovo, lo sai» si limitò a dire poco dopo.

«John B come sta? Ancora non ha firmato i documenti?» le domandò ancora.

Ophelia scosse la testa. «Sai che crede che Big John sia ancora lì fuori da qualche parte» fece presente.

«Povero ragazzo» sospirò dispiaciuto.

La ragazza lo guardò, curiosa. «Spesso tu e il padre di John B andavate a pesca insieme. Ti ha mai detto nulla sulla Royal Merchant?» chiese.

Eddie assunse un'espressione pensierosa prima di scuotere la testa. «Solo che la stava cercando. Diceva sempre di esserci vicino ma poi non la trovava mai. Era diventata un'ossessione. Perché me lo chiedi?»

«Oh, così. Abbiamo trovato alcuni fogli nel suo ufficio» scrollò le spalle, facendolo annuire.

Prima che uno dei due potesse dire qualcos'altro, furono fermati dal suono di un clacson. Subito dopo, JJ e Pope uscirono frettolosamente dalla cucina.

«Metà gamberi sono sgusciati, ma ora dobbiamo proprio andare» disse il moro, mettendo su un sorriso nervoso.

Eddie assottigliò le sguardo, guardandoli. «Se succede qualcosa—»

«Non preoccuparti, Eddie. La riporteremo a casa ad un orario ragionevole. Promesso» disse JJ, facendo ruotare gli occhi al cielo alla ragazza.

«Certo» mormorò sarcasticamente. Poi scoccò un bacio sulla tempia della figlia. «Fa' attenzione».

Lei annuì. «Ci vediamo, papà» lo salutò.

I tre ragazzi abbandonarono casa Martin, trovando John B ad attenderli a bordo del Twinkie.

«Kiara dov'è?» domandò Pope quando notò l'assenza della ragazza.

John B, col volto stanco e provato, sospirò. «Non avete idea di quello che ho passato» mormorò.

Ophelia rimase al dir poco sconvolta quando il castano raccontò loro ciò che era successo nelle ultime ore: era stato arrestato dopo aver rotto la mano della guardia sopra il faro, e la cauzione era stata pagata dai Carrera; era poi stato licenziato da Ward Cameron, che aveva scoperto che avesse rubato le bombole; infine, era stato inseguito da quei due uomini. Il tutto era terminato con John B che dava la bussola alla Peterkin, stufo ed esausto della situazione. Aveva perfino iniziato a pensare che stesse viaggiando troppo con l'immaginazione e che suo padre fosse davvero morto.

Poi, però, ecco che aveva avuto un'illuminazione.

«Ok, ed esattamente dov'è che stiamo andando adesso?» domandò Ophelia, confusa.

«Già, smettila di fare il ragazzo misterioso e dicci qual è la prossima mossa» concordò JJ.

In risposta, John B scosse la testa. «Dobbiamo essere tutti» si limitò a dire.

«Ok, come vuoi» sospirò Pope, ruotando gli occhi al cielo.

Dopo qualche minuto, arrivarono al ristorante della famiglia Carrera, il Wreck, e Ophelia cercò di ignorare il buon profumo che usciva dalla struttura. Avrebbe fatto di tutto, in quel momento, per mettere qualcosa sotto i denti.

Pope, che poco prima era entrato nel ristorante per chiamare Kiara, uscì senza di lei e tutti assunsero un'espressione accigliata.

«Dice che non verrà» si strinse nelle spalle, rientrando nel van e accomodandosi.

«Cosa? Perché?» chiesero all'unisono JJ e Ophelia, perplessi. «Che le hai fatto, John B?»

«Cazzo! — picchiettò le mani sul volante prima di sospirare — Aspettate, ci penso io» mormorò, abbandonando in van ed entrando nel Wreck.

La rossa aggrottò le sopracciglia. «L'ha certamente baciata» disse con sicurezza.

«Sicuro. Anzi, sai cosa? Era il minimo dopo averci, avermi messo in panchina» ammise JJ.

«Aspettate, dite che l'ha baciata? Insomma, lui e Kie? Ne siete certi? Perché dal vostro tono sembra che ne siate sicuri» iniziò a blaterare Pope, osservando i suoi due amici.

JJ inarcò un sopracciglio. «Per essere una A, non sei per nulla sveglio in queste cose, vero, Pope?» lo prese in giro, ricevendo una spinta dal ragazzo.

«JJ» Ophelia lo richiamò, lanciandogli un'occhiataccia. Poi si rivolse al moro. «Perché te ne preoccupi così tanto, mh?» mise su un sorrisetto.

Pope deglutì, agitandosi. «Beh, è— è curiosità, no?»

«E non sai neanche mentire» ridacchiò JJ. «Ti sei preso una cotta per la ricca hippy, amico?» gli diede una pacca sulla spalla.

«Sta' zitto, JJ. Sul serio!» ribatté il ragazzo, fulminandolo con lo sguardo.

Ophelia sospirò. «Non ci sarebbe niente di male—»

«Esatto. Tutti abbiamo una cotta per Lia e Kiara. Sta' tranquillo, non sei il primo. Te l'ho detto anche al faro che tra poco sarà il tuo turno» JJ gli strinse la spalla, facendogli ruotare gli occhi al cielo.

La rossa lo guardò. «È offensivo il fatto che tu dia per scontato che noi ci staremmo nel caso in cui voi ci provaste, ma sorvolerò su questo».

«Andiamo! Se non ci ripassiamo a vicenda noi, allora chi? Insomma, noi l'abbiamo fatto e—»

«Sei disgustoso» lo fermò Ophelia prima di tornare a guardare Pope. «Ehi, sul serio, sta' tranquillo. Qualsiasi cosa ci sia tra Kiara e John B, non è nulla. Vedila più come una cottarella, o sperimentazione. Niente di serio» gli sorrise dolcemente.

Lo credeva sul serio. Pensava fermamente che tra i due non sarebbe nato nulla, ma che fosse solo un lieve interesse nato dal fatto che, appunto, tutti loro vivessero praticamente in simbiosi. Probabilmente a Kiara neanche piaceva John B, ma aveva tramutato in cotta la sua paura che potesse essere spedito in affidamento. In ogni caso, interesse o meno, non credeva fosse qualcosa di davvero serio.

A fermare le loro chiacchiere fu la porta del Wreck che venne aperta, e Ophelia sorrise quando vide John B insieme a Kiara.

Una volta saliti sul van, partirono.

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