006 la bussola tanto ambita
⸻ capitolo sei ⸻
( la bussola tanto ambita )
Nove mesi. Erano esattamente nove mesi che non facevano che ripetere insistentemente a John B che suo padre fosse morto, che gli chiedevano di firmare i documenti, che lo supplicavano di accettare la realtà dei fatti. Non era scomparso, ma morto. John Booker Routledge, però, si era rifiutato di credere a quelle parole, certo che un giorno suo padre sarebbe tornato da lui. Sebbene una piccola sua parte, con il trascorrere del tempo, avesse iniziato a credere che fosse davvero morto, ora, con il ritrovamento di quella bussola, era più che certo che fosse vivo.
Trovare la bussola di suo padre, secondo John B, non era per nulla un caso. Piuttosto, era un segno.
Effettivamente, anche a detta di Ophelia era strano il fatto che avessero trovato quella bussola nella stiva di quella barca, e, allo stesso tempo, tutta quella situazione la faceva rabbrividire: insomma, trovare un oggetto di una persona scomparsa — o forse morta — era in pieno stile film thriller.
In ogni caso, con il ritrovamento di quella bussola e la riaccesa speranza che suo padre fosse vivo, John B era più determinato che mai a scoprirne di più, infischiandosene della pericolosità e del fatto che avessero rischiato di morire il pomeriggio precedente.
Nonostante la paura e l'ansia, ovviamente i suoi amici sarebbero stati al suo fianco, e Ophelia sperava con tutta se stessa che Big John fosse davvero vivo. Durante i mesi, non aveva mai voluto demolire le speranze del suo migliore amico. Era legato a suo padre e voleva fidarsi delle sensazioni che gli dicevano che fosse vivo. Era anche vero, però, che non voleva che si costruisse dei castelli in aria e che si facesse false speranze, quindi aveva anche sempre tentato di tenerlo con i piedi per terra.
Adesso, però, anche lei doveva ammettere che fosse parecchio inquietante il ritrovamento di quella bussola, e ciò poteva significare solo due cose: o Big John era vivo, o qualcuno aveva rubato la sua bussola tempo addietro.
Di certo, loro avrebbero indagato.
Ad andare in missione, in quel momento, era nuovamente il trio creatosi otto anni prima. JJ, dopo essere passato a prendere Ophelia a casa con la sua moto da cross rossa, aveva guidato fino allo Chateau. Successivamente, i due, con l'aggiunta di John B, erano saliti a bordo del Twinkie, e ora il castano guidava in direzione della casa di Miss Lana Grubbs, la moglie di Scooter. L'obiettivo era quello di chiederle per quale motivo la bussola di Big John si trovasse sulla barca del suo defunto marito.
JJ e Ophelia ridevano, continuando a prendere in giro il loro amico e la faccia che aveva fatto quando gli avevano fatto credere di essere i servizi sociali. Dire che John B si fosse spaventato era riduttivo, e aveva tenuto il broncio per la prima mezz'ora.
Tra le risate, improvvisamente il biondo cambiò discorso. «Sai, ancora non capisco perché non ci provi con Kiara — tornò sul solito discorso, facendogli ruotare gli occhi al cielo — È evidente che le piaci. Dice sempre "Oh, John B"».
«Oh, fa proprio così, JJ?» lo schernì Ophelia, divertita dalla voce stridula che aveva utilizzato per imitare malamente Kiara.
Il ragazzo le lanciò un'occhiata dallo specchietto, annuendo subito dopo. «Uguale. E poi va in ansia quando ti immergi. Oh, e non dimentichiamo che ti ha baciato!» continuò.
«Mi ha dato un bacio sulla guancia. Non ci siamo baciati» gli ricordò John B.
«Il bacio sulla guancia è— Io e Lia siamo finiti a letto insieme!» esclamò JJ, gesticolando.
Lei inarcò un sopracciglio. «E quindi?» chiese confusa.
«Mi baci sempre la guancia!» strepitò.
«La bacio anche a Pope e John B, ma non sono finita a letto con loro» fece presente.
JJ mise su un sorrisetto. «Oh, quindi devo ritenermi fortunato?» ammiccò, guardandola dallo specchietto retrovisore e facendole ruotare gli occhi al cielo.
«Eravamo ubriachi. Ubriachi» sottolineò lei, sopprimendo una risata divertita.
«Non provare neanche a dire che non ti sia piaciuto!»
«Non l'ho detto!»
«Bene» annuì compiaciuto JJ. Poi sospirò, voltandosi verso John B, che aveva silenziosamente ascoltando i due. «Ascolta, per Kiara ha significato qualcosa di più. È una preda facile. Su, non dirmi che non l'hai notato. Te lo leggo negli occhi "sì in fondo mi piace", e poi inizi ad arrossire» ridacchiò.
John B aggrottò le sopracciglia. «Arrossisco?»
«Assolutamente — concordò Ophelia — Ti sei fatto rosso fuori il motel, e anche quando ti ha dato quel bacio sulla guancia».
«Davvero?» domandò il ragazzo, sorpreso.
«Già» confermò JJ prima di afferrare la bussola poggiata sul cruscotto.
Istintivamente, John B allungò il braccio per riprenderla. «Ehi, no—»
«Ehi, fammi dare un'occhiata!» lo fermò il biondo, rigirandosi l'oggetto fra le mani. «Ok, lo ammetto. La bussola di tuo padre, la barca di Scooter... È inquietante» aggiunse dopo poco.
«Come un perfetto thriller, vero?» disse la rossa, sbucando tra i sedili anteriori e lanciando uno sguardo alla bussola vecchia e arrugginita.
John B annuì. «Già, per questo parleremo con Miss Lana. Per capirci qualcosa».
«Di sicurò non vedrò l'ora di parlarci. Soprattutto adesso che il marito è annegato» ironizzò JJ.
«Già, andiamoci con i piedi di piombo» concordò Ophelia.
Dopo pochi minuti, trascorsi a prendere in giro John B sul suo rapporto con Kiara, arrivarono a Tree Spirit. Una volta parcheggiato il van, scesero da esso e si guardarono attorno. Alte e fitte piante, che probabilmente non venivano tagliate da anni, circondavano l'abitazione di legno.
«Sapete cosa penso?» domandò il biondo.
«Che i Grubbs fumano troppa erba?» rispose Ophelia, scambiandosi uno sguardo complice con lui.
«Tu sì che mi leggi nel pensiero!»
John B si fece strada verso l'abitazione con loro al suo seguito, ma si ritrovarono a bloccarsi nel momento in cui sentirono forti rumori di oggetti che venivano violentemente rotti.
«Stronzate!» urlò un uomo, rabbioso.
Istintivamente, i tre ragazzi si osservarono spaventati: che diavolo stava succedendo in quella casa?
JJ si schiarì la gola. «Sapete... forse dovremmo tornare indietro. È troppo presto» quasi balbettò, passandosi una mano fra i capelli biondi, agitato.
«No, zitto, zitto, JJ!» lo fermò John B, intenzionato più che mai a capire cosa stesse succedendo in quella casa.
«Dimmi dov'è o ti faccio il culo! Ti affogo nel cazzo di lavandino!»
«Mi fai male, basta!» urlò, fra le lacrime, quella che ipotizzarono essere Miss Lana.
Ophelia spalancò gli occhi nel momento in cui le urla aumentarono, diventando quasi assordanti. Deglutì rumorosamente, preoccupata per la donna. «Ragazzi, dobbiamo—»
«No!» John B le avvolse il polso con la mano, bloccandola.
«Dobbiamo intervenire! Senti anche tu quello che sento io?» quasi strepitò, non riuscendo più a sopportare la urla strazianti e disperate di Lana.
«Sei impazzita? Chiunque stia là dentro, non è una persona amichevole!» ribatté JJ, guardandola come se fosse un cane a tre teste.
«Lia — il castano inchiodò gli occhi ai suoi — Devo saperne di più. Per favore» disse in un sussurro. Un luccichio negli occhi capace di farla vacillare.
Ophelia si mordicchiò il labbro inferiore. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutare Lana, che continuava a urlare, piangere e disperarsi, ma voleva anche che John B scoprisse la verità sulla bussola, e la donna in quella casa era l'unica che, attualmente, poteva saperne qualcosa. Inoltre, ragionandoci, non sapevano chi fosse l'uomo in quella casa. Se avesse avuto un'arma?
Entrare era senza dubbio pericoloso, così si limitò ad annuire prima che raggiungessero il lato della casa, appiattendosi contro il muro e ascoltando le urla grazie alla finestra sopra le loro teste.
«Dove cazzo l'hai nascosta!»
«Non lo so!» pianse disperatamente la donna.
«È qui in questa casa?! È da qualche altra parte?!»
«Ti prego!»
Ophelia avvertì JJ irrigidirsi al suo fianco e si voltò verso di lui, trovandolo con gli occhi spalancati e il volto pallido. Era spaventato, e nonostante lo conoscesse da ben otto anni, non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Ci mise poco a capire che si trovasse in quello stato per il fatto che quelle urla, quegli oggetti buttati violentemente a terra e quei pianti, gli portassero alla mente Luke, suo padre. Era un uomo assente e violento, un ubriacone che non si preoccupava di far male a suo figlio con i suoi forti pugni. Neanche ricordava quanto spesso lo avesse visto con ematomi causati da lui.
«John B!» lo richiamò JJ, con voce tremolante.
«Sta' zitto!» lo fermò il suo amico.
Il biondo si voltò verso Ophelia, mostrandole i suoi occhi agitati. «Lia...» mormorò.
In risposta, lei gli strinse il braccio nel tentativo di farlo tranquillizzare, per quanto fosse nelle sue possibilità. Neanche riusciva ad immaginare cosa stesse rivivendo in quel momento. Aveva la fronte aggrottata, la mascella serrata e gli occhi vacui. Era pietrificato. Un involucro senza anima, in quel momento.
Era davvero un paradosso: quello era lo stesso ragazzo che maneggiava una pistola con facilità e che aveva sparato in aria due colpi pochi giorni prima.
«Non ascoltare» sussurrò improvvisamente, e parve dirlo più a se stesso che a uno di loro due.
«La bussola non era nella barca! Dov'è, Lana?!»
«Non lo so!»
La ragazza sospirò: ottimo, cercavano la bussola. La stessa bussola che, in quel momento, John B aveva con sé. La situazione era peggio di quanto credessero: quella bussola era evidentemente importante per un motivo a loro sconosciuto, e, soprattutto, chiunque si trovasse in quella casa, non scherzava affatto.
D'un tratto, il muro alle loro spalle iniziò a tremare bruscamente, e alcuni pezzi di vernice caddero nei capelli dei ragazzi, portandoli a guardarsi con ancora più spavento di prima.
«Hanno davvero fatto staccare la vernice?!» quasi strillò Ophelia, passandosi una mano fra i capelli rossi.
«È inutile. Via, via!»
JJ sospirò, prendendo parola dopo un'infinità di tempo. «Andiamo via, è un trafficante. Si capisce perfettamente che è un trafficante» sembrò supplicarli.
I tre allungarono il collo e si sporsero nel momento in cui le urla cessarono. In quel momento, due uomini uscirono dall'abitazione, sbattendo violentemente la porta e camminando a passo svelto e deciso verso il molo, lì dov'era ancorata la loro barca.
«Sono... — deglutì la rossa — Sono quelli che ci hanno sparato ieri nella palude. Sono loro» disse con sicurezza, riconoscendo entrambi.
Quando i due furono abbastanza lontani, i tre ragazzi sgattaiolarono nell'abitazione, che era stata messa a soqquadro con numerosi oggetti, in particolare di vetro, riversati sul pavimenti. Si guardarono nel momento in cui sentirono un singhiozzo, e, seguendolo, trovarono Miss Lana accovacciata nel bagno con il volto rigato dalle lacrime e il corpo invaso da continui spasmi.
John B si avvicinò a lei. «Ehi, ehi, tranquilla» le andò vicino e le strinse delicatamente il braccio nel tentativo di calmarla.
«È sconvolta. Andiamo» disse JJ, che voleva solo abbandonare quel posto.
«Non possiamo lasciarla così!» ribatté Ophelia, indicando la povera donna riversata sul pavimento.
«Le serve un dottore? — chiese il castano, rivolgendosi poi alla sua amica — Lia, chiama lo sceriffo».
Prima che la rossa potesse farlo, venne fermata proprio da Miss Lana. «No, no! Niente polizia!»
«Non mi piace» scosse la testa JJ. «Dai ragazzi, andiamo via» cercò, invano, di tirare via i suoi amici, che però non si mossero.
«Non dovreste essere qui» singhiozzò la donna.
Il biondo sospirò. «Ascoltate, questo è abbastanza per me. Dobbiamo andare» ripeté a denti stretti, riuscendo a tirare indietro Ophelia.
John B, però, li fermò. «Aspettate, ragazzi!» loro, contrariati, fecero come richiesto. Poi si voltò di nuovo verso la donna. «Cosa sa su quei tipi?» le domandò.
«Stavano cercando qualcosa» rispose tra le lacrime. Gli occhi intrisi di paura.
«Ha a che fare con questa? — tirò fuori la bussola e la mostrò a Miss Lana, che spalancò gli occhi terrorizzata appena la vide — Sa qualcosa a riguardo? Era di mio padre. Ce l'aveva Scooter. Perché?» domandò ininterrottamente, desideroso di una risposta.
Lei scosse la testa. «Non l'aveva Scooter, ok? Non dire a nessuno che ce l'hai! Non devono sapere che ce l'hai tu!» lo mise in guardia.
«Cosa sa sulla bussola?» chiese ancora John B.
«Ve ne dovete andare! Ve ne dovete andare da qui!» urlò la donna, esasperata.
Ophelia mise la mano sulla spalla del suo amico: era arrivato il momento di andare. «John B, andiamo. Ora» disse.
«Andiamo, forza!» concordò JJ.
Il ragazzo strattonò il suo amico e insieme abbandonarono l'abitazione. Dietro, però, si portarono il disagio causato da quelle urla e dalla reazione di Lana.
Che diavolo stava succedendo nelle Outer Banks?
━━━━━
«E poi noi eravamo là fuori così — JJ si appiattì contro il muro della veranda dello Chateau — E abbiamo sentito solo bam! bam! bam!» raccontò a Kie e Pope. «Hanno fatto venire giù la vernice del muro. Da dentro, capito? E io li guardavo come... No, aspettate! Guardate, guardate!» si staccò dal muro e iniziò a scuotere i suoi capelli biondi con le mani, facendo cadere dei fiocchi bianchi.
Pope assunse un'espressione disgustata. «Che schifo, amico».
«Quella credo sia più forfora, Jay — rise Ophelia, divertita — Ma hanno realmente fatto venire giù la vernice» aggiunse subito dopo.
JJ le lanciò un'occhiataccia. «Guardate! È vernice» sottolineò. Poi fece un sospiro. «E a quel punto io stavo solo... aspettando di morire» concluse.
«Ok, quindi avete visto quelli che ci hanno sparato, giusto?» domandò Pope, chiedendo conferma.
«Sì».
Annuì. «Bene. Sapreste descrivermeli? Qualsiasi cosa sarebbe utile se facessimo una denuncia alla polizia» li guardò in attesa di una risposta.
«Si, tutto. Tutto!» concordò Kiara.
«Erano robusti» iniziò JJ.
«Robusti?» ripetette Pope, quasi schernendolo.
«E vestiti di nero — aggiunse Ophelia — Ma potrebbe essere chiunque. Non sono particolari rilevanti».
«Già, non sono utili» mormorò la castana.
JJ mise su un'espressione pensierosa. «Ok, beh... come quelli che vanno al garage di mio padre. Sapete che nasconde merce di contrabbando».
«Sì, lo sappiamo».
«A voi posso parlare con assoluta sincerità. Quei ragazzi, quegli assassini... — sottolineò, facendo un tiro dalla sua JUUL — sono contrabbandieri» chiarì, certo delle sue parole.
«Contrabbandieri come i narcos? Insomma, intendi i trafficanti come Pablo Escobar?» chiese Pope, e sembrava proprio che lo stesse schernendo.
«Sì, esatto» annuì, continuando a fumare nervosamente.
Kie scosse la testa. «Ragazzi, non tutto è come nei film di mafia» fece presente.
«Ok, beh, che contrabbandieri sono nello specifico, mh?» domandò il moro, ed era evidente che lo stesse prendendo in giro.
JJ lo capì e parve irritarsi. «Tu non eri lì, capisci?» ribatté.
«Dobbiamo venirne a capo perché, a quanto pare, non hai idea di cosa cercare!» replicò Pope.
«Insomma, non sono stato lì tutto il tempo a fare delle polaroid mentali! Ero sotto minaccia, ok?» sbottò. «Ma posso dirvi... — fece un sospiro profondo — posso dirvi che, da come gridava Miss Lana, quei tipi fanno molto, molto sul serio. Sento pesanti vibrazioni, ok? E questo non mi piace affatto!» continuò frustrato.
«Ok, ora la domanda principale è: perché vogliono la bussola di Big John?» prese parola Ophelia, osservando tutti i presenti.
Pope annuì. «Già. È solo un pezzo di ferro. Se volessi venderla, non la valuterebbero neanche cinque dollari. Senza offesa, John B, so che appartiene alla tua famiglia» fece un cenno al ragazzo che, in tutto quel tempo, era rimasto in silenzio.
Improvvisamente, parve illuminarsi. «L'ufficio» esordì, facendo aggrottare le sopracciglia ai suoi amici.
«Cosa?» chiesero confusi.
In risposta, John B rientrò nello Chateau con i ragazzi al suo seguito. Poi, prese parola. «L'ufficio di mio padre. Lo teneva sempre chiuso a chiave perchè temeva che i suoi rivali gli rubassero la sua ricerca sulla Royal Merchant. Lo deridevano perchè sembrava sempre che stesse per trovarla, ma ora che è scomparso io... — John B si fermò davanti alla porta dell'ufficio — l'ho tenuto così come l'aveva lasciato» terminò con un sospiro e con un'espressione rammaricata.
Kiara gli strinse delicatamente la spalla. «Per quando ritornerà» fece un flebile sorriso.
«Conosco John B dalla terza elementare e non so cosa ci sia dietro questa porta» disse Ophelia, rendendosi conto solo in quel momento del fatto che non avesse mai visto l'ufficio di Big John, che rimaneva chiuso lì dentro per ore.
«Già. Ho dormito qui circa seicento volte e non ho mai visto questa porta aperta» concordò Pope.
Subito dopo, John B l'aprì e tutti insieme si inoltrarono nella stanza strapiena di scartoffie di ogni tipo. Sembrava così vissuta, come se tutt'ora lo fosse. Era come se Big John fosse ancora lì in quello studio.
«Ehi, guardate!» — John B afferrò una lavagna in sughero piena di foto e bigliettini attaccati con delle puntine, mettendola davanti ai suoi amici — Lui è il primo proprietario» indicò con l'indice la foto.
«Robert Q. Routledge. 1880-1920» lesse la rossa.
«Ecco la bussola della fortuna» Kie puntò il dito sull'oggetto in foto.
«In realtà gli hanno sparato dopo che l'ha comprata» mormorò John B. «Poi la bussola venne spedita a Henry» continuò.
"Henry P. Routledge
1919-1942"
«Henry morì in un incidente con un aereo agricolo quando ce l'aveva. Dopo la sua morte, la bussola fu data a Stephen».
"Stephen W. Routledge
1943-1974"
«Stephen l'aveva con sé quando morì in Vietnam».
Ophelia lo guardò. «In battaglia?» chiese.
«Beh, più o meno... — arricciò il naso — È stato ucciso da un camion che trasportava banane in Paese» spiegò, lasciandoli perplessi. «Comunque, dopo che Stephen morì, la bussola arrivò a lui, mio padre» indicò la foto che mostrava un piccolo John B con suo padre.
JJ si schiarì la voce. «Mh, sapete, sembra ci sia un tema ricorrente» disse.
«Già. Sembrerebbe una bussola della morte» annuì la rossa. «Chi la tocca, muore» aggiunse.
«Non ho una bussola della morte» chiarì John B, scuotendo la la testa.
«È una bussola della morte, John B. È maledetta» Pope diede man forte ai suoi amici.
«Devi liberartene. È maledetta ed è riuscita a tornare da te» aggiunse JJ.
Il castano li ignorò. «Mio padre mi parlava sempre di questo vano interno. I soldati lo usavano per nascondere bigliettini segreti» e iniziò a svitare la bussola.
«Che cos'è quello?» chiese Kie quando vide una scritta all'interno della bussola.
«Non c'era prima... — mormorò il ragazzo — È la calligrafia di mio padre!» esclamò, poi.
«E come lo sai?» domandò Pope, confuso.
«Perché fa questa strana R con... guarda!» gliela mostrò.
«Posso vedere?» JJ, senza attendere la risposta, gliela strappò dalle mani. «Red... no, io penso che sia una A» mormorò poco dopo.
Ophelia si sporse. «C'è scritto Redfield, JJ» fece notare.
«Giusto. Redfield. Sì» annuì, ripassando la bussola a John B.
«Ok, cos'è Redfield?» chiese Kie, guardandoli confusa.
«A parte il nome più comune della Contea?» rispose ironicamente Pope.
«Magari è un indizio. Un indizio per scoprire dove si nasconde» ipotizzò John B.
«Un indizio? Andiamo, è—» Pope si bloccò nel momento in cui Kiara e Ophelia gli lanciarono un'occhiataccia.
Per quanto trovassero assurda la situazione, non volevano di certo che venisse detto a John B quanto fossero stupide e sciocche le sue ipotesi e speranze.
Ophelia tossicchiò. «Potrebbe essere un anagramma? Che dite?» tentò, guardandoli.
John B annuì vigorosamente. «Sì, perfetto! Anagramma! Un foglio, tieni» le passò un foglio ed una penna, ma Ophelia fu ben lieta di cedere il posto a Pope, la mente del gruppo, colui capace di lavorare anche sotto pressione.
«Come fai a concentrarti con quel coso che canta continuamente?» domandò il moro, riferendosi al gallo che non faceva altro che cantare da quando avevano messo piede nell'ufficio.
«JJ adora il gallo!» rispose John B.
Il biondo annuì prima di poggiare gli occhi sul foglio. «Oh, ecco cos'è un anagramma» mormorò poco dopo.
«Fammi pensare...»
Mentre Pope lavorava, Ophelia incrociò le braccia sotto il seno e spostò lo sguardo verso la finestra, ritrovandosi a spalancare gli occhi nel momento in cui vide un enorme SUV nero che veniva parcheggiato.
«Ragazzi, ragazzi! — disse agitata, fermando le loro chiacchiere — C'è qualcuno!» li informò.
In risposta, corsero tutti verso la finestra per controllare: erano due uomini, gli stessi che avevano provato a spararli e che erano andati da Miss Lana.
«Ragazzi, sono loro?» chiese Kie, preoccupata.
La sua amica annuì immediatamente. «Merda, sì. Sono decisamente loro» deglutì.
«Questa non ci voleva» sospirò Pope.
«No, no, no! John B, io te l'ho detto... te l'ho detto!» prese a blaterare JJ, agitato, vagando nervosamente per il piccolo ufficio.
«Ehi! Ehi, guardami — John B lo prese per le spalle, costringendolo a guardarlo negli occhi — Dov'è la pistola?» gli domandò.
«La pistola? Io ce l'avevo...» mormorò, scuotendo la testa.
«Non hai la pistola l'unica volta che ci serve?» disse Kiara, sull'orlo delle lacrime.
Ophelia si avvicinò al suo amico. «Ehi, JJ, pensaci un attimo, ok? Ci serve. Puoi cercare di ricordare dove l'hai messa?» supplicò.
Lui sospirò, passandosi una mano fra i capelli. «Beh, era nello zaino, e poi io—»
«Sul portico!» esordì John B, bloccandolo.
«È sul portico» annuì JJ.
«Vai, vai!» lo incitò il castano.
Ophelia spalancò gli occhi. «Ci sono dei tizi armati e vuoi mandarlo in veranda?!» quasi strillò.
«Torno subito» promise JJ prima di uscire dall'ufficio.
«Merda...» mormorò la rossa, nervosa e preoccupata che potesse succede qualcosa al loro amico.
«John Routledge!» sentirono urlare, e si guardarono terrorizzati. «Vieni subito fuori! Dov'è la bussola?!»
Improvvisamente, JJ tornò correndo nell'ufficio, e Ophelia rilasciò un sospiro di sollievo nel vederlo vivo e vegeto.
«La pistola?» gli chiese subito John B.
Il biondo scosse la testa. «Sono davanti al portico» rispose.
«La finestra! — disse Kiara — È la nostra unica via di fuga!» aggiunse.
A quelle parole, Pope e JJ si precipitano verso di essa, tentando, invano, di aprirla.
«Svelti!» disse Kie.
Dopo pochi secondi, Ophelia andò vicino ai suoi amici. «Che succede? Perché ci mettete così tanto?» chiese confusa.
«È incollata dalla vernice!» disse a denti stretti JJ.
«Routledge! Dove ti sei cacciato?!»
La rossa si guardò attorno, e i suoi occhi si illuminarono quando, tra le scartoffie, trovò un tagliacarte. Lo afferrò e lo cedette immediatamente a JJ, che prese a lavorare per scrostare la finestra.
«Sbrigati, JJ».
«Sto facendo quello che posso!»
Si ritrovarono tutti a sobbalzare nel momento in cui sentirono dei violenti colpi alla porta, seguiti da uno di pistola. Nello stesso istante, JJ riuscì ad aprire la finestra e si affrettarono ad uscire dallo Chateau, andandosi a nascondere nel pollaio poco lontano.
Si zittirono, respirando irregolarmente e assumendo un'espressione spaventata nel momento in cui i due uomini uscirono dall'abitazione. Entrambi stringevano due casse con libri e fogli presi dall'ufficio di Big John.
Peccato che il gallo continuasse a cantare.
«Fa' qualcosa, Pope! Fallo stare zitto!» sbottò infatti JJ, nervoso.
«Cosa dovrei fare?!» rispose il ragazzo, confuso.
«Parlagli, accarezzalo, fa' qualcosa, non lo so!» pianse Kie, sicura che i due uomini li avrebbero scoperti e certamente uccisi.
«Vi prego...» mormorò Ophelia, che sentiva di star sudando freddo.
Deglutì rumorosamente quando vide uno dei due uomini avvicinarsi, sospettoso, al pollaio. La rossa spalancò gli occhi, voltandosi verso i suoi amici proprio nel momento in cui JJ, tenendo fermo il gallo, gli spezzò il collo. Un silenzio avvolse i ragazzi, che osservavano sconvolti l'animale morto mentre il biondo pareva mortificato.
«Ratter! Ma che stai facendo?! Andiamo!»
I due uomini andarono via e loro la scamparono nuovamente.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro