XII. K-Weapon
Zalia
Ivy e Raven erano davvero due ragazze particolari. Parlando con loro -sebbene per poco tempo- , si rese conto di quanto fossero geniali ed eccentriche.
Raven non faceva altro che agitare nervosamente la gamba su e giù, ansiosa e tesa.
Si erano tutti spostati, in silenzio e quasi come dei fuggitivi spaventati da chiunque potesse riconoscerli, verso una delle caffetterie adiacenti al campus. Boston era una città particolare e la cittadella universitaria sembrava un piccolo angolo di paradiso in terra.
Le due studentesse di ingegneria avevano preso un bus per raggiungerli lì ad Harvard, da lì in poi si erano allontanati.
Izar le camminava accanto. Sentiva le loro spalle sfiorarsi. Non aveva idea di quanto fosse importante per lei tutto quel sostegno, ma allo stesso tempo la sua mente era completamente concentrata sul proprio obiettivo: i suoi genitori. Ormai erano notti che non riusciva a chiudere occhio, si rigirava nervosa nel letto. Fissava il soffitto per ore nella speranza che la stanchezza avesse la meglio. Continuava a rifugiarsi nei propri pensieri, anche mentre il vento le raggelava le ossa, sembrava quasi riuscisse a penetrare attraverso il tessuto del giubbotto. Si era sempre definita una grande estroversa, capace di coinvolgere tutti, ma negli ultimi tempi sentiva che quella luce si stesse spegnendo. Niente era più lo stesso. Sentiva che ogni sua certezza di stesse sgretolando.
Non era abbandonata a se stessa, certo, eppure sentiva di essere una folle a definirsi sola in mezzo a una marea di persone. Era circondata da persone che la stavano aiutando, eppure si sentiva sola lo stesso.
Altair, invece, camminava davanti a loro, nascosto nella solita rigida postura. «Quindi mi confermate che ne siete capaci?»
Aveva scambiato raramente qualche parola con lui, soprattutto prima di quella storia. Non aveva ancora idea di come inquadrarlo, ma gli era grata.
Raven lo guardò curiosa. «Certo che sì! Ivy è davvero bravissima.» Indicò la ragazza accanto a sé, dai tratti orientali e i capelli blu elettrico. Sorrideva tranquilla. «Non ti fidi, vero spilungone?» Gli si avvicinò con prepotenza, inclinando appena il capo.
Altair si irrigidì. «Sei sempre così invadente?»
«Certo! Ma ho anche dei difetti.»
Ivy ridacchiò e spinse in avanti la porta in vetro del locale. Zalia si rilassò quasi sentendo il profumo dei dolci caldi appena sfornati e dell'aroma del caffè. Sarebbe rimasta lì per un tempo indefinito.
Izar le posò una mano sulla spalla e si avvicinò appena a lei. A volte era difficile non perdersi nei suoi occhi chiari, calmi come il mare in una serena giornata estiva. I suoi lineamenti, sebbene simili a quelli di Altair, erano più dolci. L'altro ragazzo, invece, aveva uno sguardo più freddo, tagliente. Sembrava riuscisse a leggerle dentro con una semplice occhiata. Non si era mai sentita del tutto a proprio agio in sua presenza.
Si soffermò a fissare i biondi capelli di Izar, poi, che profumavano quasi sempre di cocco. Spesso scherzava dicendo che avrebbe mangiato il suo shampoo. «Qualsiasi cosa ci sia da scoprire in quei fascicoli, noi l'affronteremo insieme, va bene? Non sei sola.»
Zalia annuì. Gli diede un leggero schiaffetto sulla guancia, come a rassicurarlo in maniera scherzosa. «Oh lo so bene. Posso anche definirti come la mia piccola zecca.»
Izar sorrise imbarazzato. Inclinò appena il capo. «Ed è una cosa brutta?»
Scosse la testa. «Assolutamente no, anzi.»
Si accomodarono al tavolo. Si sedette sl centro tra i due Grey. Altair la osservava in silenzio. Non l'aveva ancora ringraziato per quel piccolo momento di crisi di prima. Si era sentita così sopraffatta da tutta quella serie di eventi che fuggire le era sembrata la soluzione migliore. Si sentiva nervosa all'idea di scoprire la verità e una minuscola -ma anche molto rumorosa e asfissiante- parte di sé le suggeriva che in realtà forse era meglio che tutto restasse così com'era. Probabilmente avrebbe evitato ulteriori sofferenze a tutta la sua famiglia. Altair la osservò di sbieco. «Tutto okay?» bisbigliò quella domanda, sembrava preoccupato.
Zalia annuì. Scosse il capo e si sistemò meglio i capelli. Doveva essere utile a tutta la squadra a modo proprio. D'altronde stavano facendo i salti mortali per lei. «Allora siamo sicuri che non risaliranno a noi una volta entrati nel loro portale?»
Raven scrollò le spalle. Ordinò dei milkshake per tutti e tornò a prestare loro attenzione. Era una ragazza strana, sembrava non voler star ferma nemmeno per un istante. «In realtà non lo so. Io sono qui per salvaguardare Ivy o suo fratello mi odierà per sempre.» ringraziò poi la cameriera, quando le portò il suo milkshake dai colori discutibili. Zalia la trovava divertente, un concentrato di follia. L'avrebbe paragonata a una bomba pronta ad esplodere. «Faccio ingegneria dei materiali quindi ci capisco poco di queste cose da hacker, ma Ivy è bravissima, troverà un modo.»
La ragazza dai capelli blu, al suo fianco, fece un piccolo ghigno divertito. Si era collegata alla rete wifi del locale, così da non attirare attenzioni indesiderate nelle loro abitazioni. A interrompere quel breve silenzio c'era solo il ticchettio delle sue dita sulla tastiera del portatile. Alzò lo sguardo, sistemandosi poi degli occhiali in volto, per aguzzare meglio la vista. «Allora hanno un servizio di alta sicurezza, quindi riuscirò a non essere notata come un estraneo per un paio di minuti. Datemi i nomi dei vostri ricercati e scaricherò i loro fascicoli. Dopodiché ve li salverò su una chiavetta da decriptare, in modo semplice anche per delle capre in materia come Raven-»
«Ehi! Scusami?»
Zalia ridacchiò insieme ad Izar. Altair sembrava l'unico in tensione del gruppo, a stento riusciva a distendere il volto in una parvenza di sorriso. «Va bene, grazie. Vi ha già pagato?»
Entrambe annuirono. Zalia si voltò a guardare Altair e mormorò un flebile grazie. Il ragazzo rispose solo con un cenno del capo. «Orion Grey, Arthur Saintz, Robert Nicholson.» Pronunciò quei nomi con freddezza, come se non stesse cercando di scoprire i segreti delle persone che l'avevano cresciuto ed amato. Si sarebbe spinto così tanto oltre pur di avere la verità, a costo di dover ricevere l'ennesima delusione da parte di chi reputava ancora degli amici.
Zalia non credeva che volesse sapere anche di loro. Aggrottò la fronte confusa, quasi le parole le morirono in gola. Izar le toccò il braccio, riportandola alla realtà e alle due ragazze, che attendevano una sua risposta.
«Scusate.» Prese fiato. «Kate e Drew Cortez.»
Ivy annuì. Prese il cellulare e, dal momento in cui si addentrò tra i file della Serpents Agency, attivò un cronometro per poter tenere sotto controllo il tempo.
Zalia non aveva mai pensato quanto due minuti potessero essere lunghi ed estenuanti in certe situazioni.
Quando era a un esame il tempo scorreva così veloce che le sembrava fossero passati solo pochi secondi.
Quei due minuti, invece, parvero durare secoli.
Sentiva la tensione accrescerle dentro. Ognuno di loro beveva il proprio milkshake in silenzio, solo Raven procurava un disturbo assurdo, facendo rumore mentre cercava di risucchiare tutto il possibile con la cannuccia.
Zalia non aveva idea se piangere o ridere.
«Hai intenzione di finirla?» La rimbeccò, forse con un tono troppo piccato.
Raven ridacchiò. «Sai tu e il tuo amico mi ricordate il mio attuale ehm- compagno, credo. Sì, stiamo insieme, penso. È strano. Siamo strani... comunque, vi snervate troppo facilmente.»
Altair chiuse le mani in una morsa, serrando i pugni. Sembrava sul punto di volerla strangolare. «So come vi sentite e vi assicuro che noi non guarderemo i vostri file. Ci prendiamo quel pagamento e basta.»
«Bene, quasi fatto. Manca poco, cazzo cazzo cazzo.» gli occhi di Ivy dardeggiavano dallo schermo del portatile al cronometro. Era in tensione. Le sue mani si muovevamo agili sulla tastiera, come quelle di un pianista in un assolo. Richiuse poi il pc al tempo giusto e staccò la chiavetta usb, porgendola ad Altair. «Non ho letto nulla, giuro. Buona notizia: ho scaricato tutti i file a loro nome...»
Zalia aggrottò la fronte. Il suo tono di voce non lasciava trasparire niente di buono. «Ma...?»
«Ma ho impiegato mezzo minuto in più e se ne sono accorti. Se hanno anche loro ottimi informatici, riusciranno brevemente a trovare il mio inganno e a sapere che non siamo in Cina.»
Raven scattò in piedi e tirò con sé anche Ivy. «È stato un piacere conoscervi, da adesso in poi le nostre strade si separano. Grazie per la cospicua donazione di denaro, è stato bellissimo, addio.» Trascinò via la propria amica.
Zalia non era dotata dello stesso sangue freddo di sua sorella, era molto più empatica ed emotiva, ma sapeva benissimo che erano in pericolo e dovevano muoversi. Prese il proprio zaino e se lo sistemò in spalla. Allo stesso modo fecero Izar e Altair. Quest'ultimo si mosse verso la cassa a pagare il conto. Si guardavano tutti nervosamente attorno. Subito uscirono dalla caffetteria. Muoversi in posti appartati li avrebbe messi in serio pericolo.
«Andiamo verso il centro.»
«Cosa? Zalia ma sei impazzita?» Izar era teso come una corda di violino, un solo e unico fascio dei nervi. «Quelli hanno agenti dappertutto-»
Altair lo strattonò per la giacca, muovendosi verso il centro città. «È una buona idea, invece. Tanta gente, più difficoltà per prenderci e fare un omicidio pubblico.»
Zalia aggrottò la fronte. Osservò come Altair tenesse stretta tra le mani la sua chiavetta usb lilla a forma di unicorno. Voleva ridere, ma la situazione era tragica. «Omicidio? Non credi sia un po' esagerat-»
«No, considerando che siete ricercate dai loro agenti.» Altair sbuffò, mentre si incamminavano verso il centro, muovendosi sui marciapiedi più popolati e soleggiati. «Hai dimenticato la loro ultima visita? Non mi sembrava poi così tanto di piacere...»
Izar si guardava attorno circospetto. «Cristo santo, questa situazione non mi piace... Cosa ci sarà mai in quei file?»
«Se ne usciremo vivi, forse lo scopriremo.» Zalia ridacchiò istericamente. Iniziarono a camminare sempre più velocemente. Si spostarono poi verso il centro, camminando tra la folla di persone e cercando di non destare sospetti. Eppure, continuavano a guardarsi alle spalle, soprattutto Izar.
«Smettetela di comportarvi come se avessimo qualcosa da nascondere. Attireremmo solo la loro attenzione. Andiamo verso la metro e torniamo a casa.» Altair strattonò Izar per il giaccone e li costrinse a seguirlo verso i passaggi sotterranei per raggiungere la metro.
Zalia imprecò appena, chiedendosi perché mai proprio quel giorno avessero deciso di non volere un passaggio da Robert e Arthur, ma molto probabilmente per non insospettirli dei cambi d'orario e delle loro facce sgranate dalla curiosità e dal terrore.
Zalia si dondolava sui piedi, in attesa sulla banchina. Mancava un minuto alla successiva metro, eppure il nervosismo era palpabile, la tensione così spessa da poter essere tagliata con la lama di un coltello. Si guardò alle spalle. Un uomo dall'aspetto familiare era seduto su una panchina a leggere un giornale.
Sentì il cuore salirle in gola.
I battiti erano accelerati.
«Secondo voi perché si sono allarmati? Per Orion?» Izar bisbigliò appena. Avevano capito presto che anche i muri potevano avere le orecchie. «O per la ricerca sui genitori delle ragazze?»
«Non lo so, non parliamone ora.» Altair era nervoso.
Zalia si rilassò non appena vide il treno. Dopotutto poteva essere un passante tranquillo che stava semplicemente leggendo il giornale. Il sangue le si ghiacciò nelle vene quando salì sulla metro anche lui, sedendosi proprio di fronte a loro.
Continuava a nascondersi dietro al giornale e a un paio di occhiali da sole. Diede un paio di pizzicotti ad Altair e Izar, attirando la loro attenzione. Con un lento gesto del capo indicò l'uomo davanti a loro.
Altair si irrigidì.
Brutto segnale.
Zalia non era mai stata molto fisionomista, dimenticava facilmente i volti incrociati per caso una sola volta, ma aveva sperato che quella sensazione familiare fosse una proiezione della sua mente, come se rilevasse il pericolo dietro ogni angolo, ogni gesto e ogni volto.
Dovevano scappare e non farlo avvicinare a casa. Avrebbero scelto di scendere alla stazione successiva. Altair iniziò a maneggiare col telefono. Imprecò perché non c'era campo. Digitò comunque un messaggio indirizzato a Robert, almeno avrebbe saputo la loro ultima posizione. Zalia osservava l'uomo di fronte. Iniziò a metterlo a fuoco. Stessi capelli scuri e atteggiamento di colui che li aveva attaccati in casa. Si chiedeva cosa volesse da loro.
Il treno si fermò alla fermata successiva. I ragazzi si tirarono in piedi.
L'uomo alzò lo sguardo e ghignò.
Stava dando loro il vantaggio per fuggire.
Iniziarono a correre sulle scale della fermata di Cleveland.
«Come siete carini mentre scappate come dei ratti. Vi giuro, non vi torcerò un capello, ma la piccola Cortez ha qualcosa che ci serve.»
Sentiva i passi pesanti dell'uomo. Zalia era sempre stata coraggiosa. Ricordava ancora suo padre che prima che andasse a dormire le dava un bacio sulla fronte, ricordandole quanto dovesse essere coraggiosa per il suo bene soprattutto. Avrebbe tanto voluto averlo lì al suo fianco. «Non so di cosa tu stia parlando!»
«Non fare la finta tonta. Ho perso la pazienza.» Sparò verso di loro. La stazione era quasi spettralmente vuota. Il proiettile non li raggiunse, colpendoli di striscio per poco. Zalia si chiese se fosse davvero una mira sbagliata o li avesse evitati di proposito, per avvertirli che non stava scherzando. Era abbastanza certa che il prossimo colpo non li avrebbe mancati.
«Non ho idea di cosa parli, davvero. Se vuoi prendi me, ma non avrai risposte, perché non so nulla, testa di cazzo.» Forse non doveva rispondere in quel modo a un uomo armato. Era più forte di lei. Vide l'uomo ghignare divertito.
O era pazzo o era sadico.
O forse entrambe le cose.
Altair e Izar scossero entrambi la testa, trascinandola con la forza fuori.
L'uomo sorrise cattivo. Iniziò a correre verso di loro. Era molto più veloce e li avrebbe potuti strangolare uno ad uno. «La formula! La formula, stupida ragazzina. Dov'è?» Riuscì a prenderla per il cappuccio della giacca, costringendola a voltarsi. La fissava con lo sguardo pieno di rabbia, stringendo la presa sulle sue braccia. Faceva male. Le lacrimarono gli occhi dal dolore intenso, so chiese come fosse possibile avere una presa così salda, al punto da farle quasi bloccare il sangue. Scosse il capo.
«Non ho idea di cosa tu stia parlando-»
«Lasciala stare!» Izar lo spinse all'indietro e Altair si parò davanti a lei, dopo averla spinta di lato, rischiando di farla rotolare a terra.
Non era il momento di fargli notare la mancanza di delicatezza.
Entrambi erano in posizione di attacco, pronti a sferrare pugni in uno scontro dal quale non ne sarebbero usciti vincitori.
L'uomo rise di gusto. Inclinò la testa e ridacchiò divertito. Fece schioccare la lingua contro il palato. «Allora ti concedo una settimana, ragazzina. Trovami la formula e comsegnamela in questa stazione che puzza di piscio di topo. In cambio non ucciderò i tuoi fidanzatini.» Allargò le braccia con fare teatrale. «Sono stato buono, no?»
Il labbro superiore di Altair tremò appena. Zalia lo superò, raggiungendo quel soldato e gli tese la mano. «Ci sto.»
«Stai facendo il patto col diavolo, bellezza.» Le strinse la mano e Zalia impallidì. Era consapevole che fosse una follia, non aveva nemmeno la più pallida idea di cosa parlasse. Ma doveva tenere gli altri al sicuro, così come loro stavano facendo con la sua famiglia.
«Una settimana.» Arretrò. «Tic tac, Zalia Cortez. Tic tac.»
Si allontanò, scomparendo quasi nel buio del tunnel.
All'uscita dalla stazione, aveva la sensazione che la testa le stesse esplodendo. Izar la abbracciò, tirandola a sé. Nascose il capo nel suo petto, lasciandosi cullare dal profumo al cocco, sperando che i suoi problemi svanissero magicamente. Finché non sentì Altair urlare nervoso.
Le si avvicinò quasi prepotentemente. D'istinto Izar le si parò davanti.
«Che diavolo avevi in mente, eh? Cosa credi di fare? Pensi che così facendo arriverai alle tue risposte? Hai fottuto tutto!»
«Ci avrebbe uccisi, Altair! Non so cosa voglia, ma adesso sappiamo che i miei genitori e tuo fratello erano coinvolti con un siero! Prego.»
Altair rise isterico. «Stai scherzando? Prego per cosa? Per esserti consegnata a lui? Ti ucciderà lo stesso. Siamo nella merda.»
«Non se troviamo la formula prima di lui e gli consegniamo qualcosa di falso.»
«E poi? Eh? E poi che cosa faremo? Aspetteremo che lo scopra e venga a scuoiarci tutti vivi?!» Altair camminava nervoso, avanti e indietro. Sembrava che tutto ciò che avesse costruito stesse cadendo a pezzi. Zalia non l'aveva mai visto così reale. Così vulnerabile. Provò ad avvicinarsi ma alzò un braccio, come a tenerla lontana. Si passò una mano in volto. «Dobbiamo scoprire più informazioni. Quando vorrà ucciderci dovremo affidarci a Robert e ad Arthur. Sono gli unici che possono fare qualcosa. Li ho visti combattere contro di lui, possono tenergli testa.»
«Vedi? Io devo sapere la verità, Al. Anche se questo mi porterà a stringere patti con soldati psicopatici e a dover rischiare di bluffare con loro.» Zalia gli si avvicinò. «È la mia famiglia.»
«Lo so. E farei lo stesso, ma non possiamo permetterci altri passi falsi.» Altair sbuffò piano. Si lasciò cadere su una panchina. Notò che il messaggio non era stato ancora inviato a Robert, così lo cancellò. Sfilò dalla tasca la pennetta usb e prese il proprio zaino. «Iniziamo a capirci qualcosa. Qui. Perché a casa la privacy ultimamente è un optional.»
Izar e Zalia si scambiarono un'occhiata e ridacchiarono. Si sedettero al suo fianco. Aveva timore, di nuovo. Il cuore batteva ancora con violenza nel petto ed ebbe la sensazione che potesse schizzare via, scivoloso come una saponetta bagnata. «Okay, sì ci sono.» Rispose decisa, quando entrambi i ragazzi la guardarono.
Altair aprì i file della chiavetta. Buona parte delle informazioni dei documenti conteneva le foto di tutte quelle persone. Altair si soffermò a fissare quelle di suo fratello Orion per un po', così come Zalia fece con quelle dei suoi genitori. Entrambi indossavano un camice e avevano un'espressione seria.
Rabbrividì appena, perché erano simili a dei curriculum, anche se tante informazioni parevano censurate.
Izar batté il dito sullo schermo. «Guardate. Sui fascicoli dei loro genitori ci sono alcuni lavori ed esperimenti. Uno si chiama K-Weapon.»
Zalia osservò poi di nuovo ogni fascicolo e vide Altair deglutire leggendo alcuni dettagli. I loro nomi erano legati ad altri:
Orion Grey, cavia zero, siero di tipo due.
Arthur Saintz, Arma K, cavia uno, siero di tipo uno.
Robert Nicholson, Arma K, cavia due, siero di tipo uno.
Maximillian Kingsley, cavia tre, siero di tipo due.
Syria Travis, cavia quattro, siero di tipo uno.
James Smith, cavia cinque, siero di tipo uno.
Andrew Travis, cavia sei, siero di tipo tre. Deceduto.
Promotore: Paul Kingsley.
Equipe: Drew Cortez, Katherine Cortez, Oliver Richard, Senna Greyson.
Si scambiarono tutti un'occhiata preoccupata.
E Zalia comprese che avevano un segreto da nascondere e custodire.
Si chiese di chi potessero ancora fidarsi.
Angolino
Come avete letto, abbiamo le prime informazioni.
Spero che la storia stia continuando a farvi compagnia con piacere, ultimamente è difficile trovare qualcosa che mi piaccia in ciò che scrivo.
Vi lascio la classifica del fanta.
Jedi (60 pt)
Orion 0 (K)
Altair 30+15+20
Arthur 0
Andromeda 0
Totale 125 pt
Niani (170 pt)
Eris 0
Leon 0
Michael 0
Izar 15+20
Tot: 205 pt
Mars (140 pt)
Leon 0
Eris 0
Michael 0
Altair (K) 2*(30+15+20)
Totale 270 pt
Marwoleth (70 pt)
Orion 0
Arthur 0
Andromeda 0
Max 30+15
Tot 145
Darkflame (70 pt)
Andromeda 0 (k)
Orion 0
Robert 0
Leon 0
Tot 70 pt
Claudia (70 pt)
Altair (K) 2*(30+15+20)
Andromeda 0
Leon 0
Yen 0
Tot: 200 pt.
Mavi (85pt)
Altair (K) 2*65
Andromeda 0
Leon 0
Yen 0
Tot 215 pt
Alla prossima ❤️🩹
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