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XI. File

Izar

Robert e Leon fecero ritorno dall'ospedale, quasi un paio d'ore dopo, insieme a loro arrivarono anche Andromeda e Altair, silenziosi come sempre, si scambiavano alcuni sguardi complici.
Non era mai stato così felice di appartenere finalmente a una famiglia, eppure, spesso, la notte, quando era solo nel proprio letto, non poteva far a meno di pensare come sarebbe stata la sua vita se avesse conosciuto suo padre. Dai racconti dei ragazzi era intelligente, prestante e molto protettivo, sebbene fosse piuttosto severo, soprattutto con Orion, perché rappresentava un po' il ribelle di casa, difficile da tenere fermo.

Si alzò dalla poltrona su cui era seduto, accanto a Zalia, e si diresse verso Leon. Gli accarezzò i capelli. «Come stai?»

Leon si morse la guancia e sbuffò piano, agitando il braccio destro col gesso. «Almeno sono mancino...» sbuffò piano. Izar alzò lo sguardo verso Altair, che sospirò piano. Lo vide cercare qualcosa nella tasca interna del proprio giaccone e sfilò una penna. Gliela lanciò e Izar gli sorrise.
Non credeva di poter trovare un'anima così affine in Altair, sebbene fosse il suo grande opposto. Erano diversissimi sotto ogni aspetto, uno il giorno e l'altro la notte, eppure non poteva che ritenersi fortunato. C'era sempre stato per lui.

In poco tempo tutti si accalcarono davanti al ragazzo, come un esercito di formiche dopo che dell'acqua era stata lanciata in un formicaio. Izar si inginocchiò ai suoi piedi e iniziò a firmare il gesso, disegnando un cuoricino accanto.
Eris sorrise raggiante, gli strappò dalle mani la penna.

Si grattò appena il mento, pensando a cosa disegnare. «Okay, sì, ci sono.»

«Alleluja, altrimenti avremmo dovuto aspettare la terza guerra mondiale probabilmente.»

«Sta' zitta, 'Dromeda.» Eris sbuffò scocciata. Disegnò un sole, calcando bene sui raggi. Sorrise poi, fissando suo fratello negli occhi. «Questo perché sei il mio sole da quando siamo nati, Leon. Mi dispiace non aver potuto far nulla.» Lo tirò a sé, abbracciandolo forte.

Izar incrociò lo sguardo di Arthur, in disparte nel salotto, con un bicchiere di whisky in mano. Robert era al suo fianco. Entrambi stavano fissando i fratelli Grey, sorridendo appena, un po' malinconici. Eppure Izar era convinto che ci fosse qualcosa di non detto. Arthur gli aveva sempre riservato sguardi diversi. Fin dal primo giorno in cui era piombato in quella casa, si era rivelato con lui più buono e clemente che con gli altri.
Altair sosteneva che fosse perché Arthur non aveva più una famiglia. Sua sorella era morta giovane in un tragico incidente, e sembrava sentisse il dovere morale di prendersi cura di ogni semi orfano della città. Soprattutto se era legato al nome di Orion.

Da quei brevi racconti era consapevole che Robert fosse la spalla e il migliore amico di Orion, lo appoggiava in ogni scelta idiota. Con Arthur era diverso. Nessuno aveva saputo spiegarlo in altro modo.
Izar si era sentito sempre diverso in tutta la sua vita. Un padre mai conosciuto e una madre distante. Una madre tanto distante quanto devastata dalla morte dell'uomo della sua intera vita.
Custodiva un segreto così grande dentro di sé che, a volte, era difficile da digerire e fingere che tutto stesse andando per il meglio.

Scosse il capo. I ciuffi biondo cenere, simili a quelli di sua madre, galleggiarono appena in aria, come delle meduse nel mare.
La risata di Leon lo riportò alla realtà. Tutti lo stavano abbracciando e riempendo di dediche, anche se Andromeda era stata l'unica a disegnare un piccolo teschio, che Eris aveva abbellito con un paio di fiori. Zalia e Yen, insieme alla zia Eleonore, li osservavano in silenzio, tenendo su un sorriso a increspare le labbra.
Altair, infine, disegnò il simbolo della famiglia, due serpenti che si intrecciavano. Aveva sempre avuto un grande talento nel disegno e nella pittura. Izar una volta si era perso nel seminterrato di casa, uno dei primi giorni in cui si era trasferito, e aveva trovato così tante tele da restarne affascinato. L'ultima, rappresentante un paesaggio in tempesta, era stata strappata con violenza.
Poi aveva incrociato Andromeda, che gli aveva suggerito di fingere di non aver visto nulla.

Leon ridacchiava, osservando il disegno di Altair, che non dimenticò di incidere il motto di famiglia. Gli accarezzò i capelli scuri. «Te lo giuro. Non permetterò mai a nessun altro di torcerti un solo capello.» Il ragazzino sorrise e lo travolse in un lungo abbraccio.

Robert sorrise e batté le mani, attirando l'attenzione su di sé. «Va bene, bambini, ora è il momento di andare a dormire. C'è chi domani ha lezione in università, chi probabilmente riceverà una denuncia dalla polizia-» Fece un cenno eloquente col capo, indicando Altair e Andromeda, che si sorrisero complici.

Leon ed Eris si illuminarono in volto. Un altro strano aspetto di quella famiglia era il legame non del tutto convenzionale con la violenza. Non sembravano turbati da certi gesti e tutti, chi più e chi meno, condividevano il concetto di giustizia privata. Inoltre, Izar aveva visto come fossero ottimi tiratori, non avevano mai mancato un piattello, perfino Leon. «Cos'avete fatto?» Parlarono in coro e ad Izar sfuggì un sorrisetto.

Altair scrollò le spalle, indifferente. La solita maschera di ghiaccio gli paralizzava il volto. « Lo scoprirete voi stessi.»

Robert tossicchiò, attirando di nuovo l'attenzione. Si aggiustò la giacca. «Stavo dicendo, che domani qualcun altro ha anche scuola. Quindi andare a dormire oppure-»

«Oppure vi diamo un paio di calci nel culo...» Arthur sorrise divertito. Ammiccò poi in direzione della zia delle ragazze, che li guardava preoccupata. «Sto scherzando signora. I calci dopo il bacio della buonanotte.»

Robert ridacchiò e indicò a tutti loro le scale. Tutti si alzarono per raggiungere il piano superiore e le stanze. Izar attese che anche Zalia e Yennefer si tirassero in piedi. La sorella maggiore delle Cortez, però, si fermò per un istante accanto a Robert. Lo squadrò da capo a piedi, come un predatore in attesa del passo falso della preda puntata da tempo.
L'uomo le sorrise gentile, inclinò appena il capo. «Vuoi che ti mostri la camera?»

«No. Grazie.» Si girò quasi come un'automa e si allontanò, iniziando a salire le scale. Arthur fece guizzare lo sguardo da uno all'altro e ridacchiò.

«Che ti prende?»

«Oh niente, Rob, assolutamente nulla. Buonanotte.» Si allontanò anche lui. Arthur e Robert dormivano in due stanze diverse al piano terra, attigue al salotto. Tutti i ragazzi e i restanti ospiti erano al piano superiore.

Izar salutò Altair, ancora in piedi nel corridoio, come ad accertarsi che i suoi fratelli più piccoli stessero obbedendo e non fingendo di andare a coricarsi. Andromeda fece sbattere -come al solito- la porta, rumorosamente.
Altair si corrucciò. «LA PORTA CAZZO!»

«Fottiti.»

Zalia si bloccò sul posto. Izar rise e le posò una mano sulla spalla. Fece ciondolare il capo. «Nella loro lingua significa buonanotte, ti voglio bene.»

Altair grugnì appena. Fece uno sbuffo sommesso, in disaccordo con le sue parole. Abbassò appena la testa, come un leggero inchino, per salutare tutti e si rintanò in camera.
Yennefer lanciò uno sguardo a sua sorella. «Ti aspetto in camera, inizio ad avviarmi.»

Zalia annuì. In silenzio, insieme a lei, accompagnò Eleonore alla sua camera. La donna li salutò, non dopo aver posato un bacio sulla fronte della nipote, con tante raccomandazioni sullo stare attenta.
Zalia sospirò piano, appoggiandosi a una parete del corridoio. Osservò i quadri che si susseguivano l'un l'altro. Tutti rappresentavano un membro della famiglia. Assottigliò lo sguardo, avvicinandosi a quelli di Orion e Pollux, uno accanto all'altro. «Mi sa che la bellezza è un gene di famiglia.»

Izar ridacchiò e annuì. «Sono d'accordo.»

«Eppure è così assurdo che non siano qui...»
Izar si rabbuiò appena. Gli sarebbe piaciuto conoscere suo padre. Avrebbe voluto gli insegnasse così tante cose, che ci fosse nei momenti peggiori, anche per dargli consiglio al primo appuntamento. Ciò che detestava di più era non riuscire a urlare quel dolore, le lacrime non avevano mai bagnato le sue guance, eppure quanto lo avrebbe voluto. Credeva che, così facendo, il suo dolore fosse più vero.
Reale.
Sentito.
Sospirò appena. Sentì Zalia prendergli la mano, intrecciando le loro dita. «Sarebbe orgoglioso della persona che sei, Izar.»

Scosse il capo, scrollando appena le spalle. Non aveva idea se dovesse crederle. Quale figlio non piangeva un padre mai conosciuto? «Non lo so...»

Zalia gli accarezzò il dorso della mano. «So che è così, credimi.» posò il capo sulla sua spalla. «Mi stai aiutando moltissimo, mi sei vicino e combatti per la mia famiglia. Nessuno lo farebbe.»

Izar le scostò un capello dal volto. «Li troveremo... ti ho vista un po' nervosa oggi, tutto okay?»

La vide mordersi un labbro. «Ho paura di scoprire la verità, sai? Ho paura che l'idea dei miei genitori, meravigliosa come ce l'ho in mente, sia tutta un'illusione, come un castello di carte pronto a crollare.»

Scosse il capo, deciso. «Sono certo che a tutto c'è una spiegazione e che non è lo scenario peggiore. Perché, diciamocelo, ti piace immaginare il peggio e tormentarti.»

Zalia ridacchiò. «Spero tu abbia ragione.» Sciolse il gomitolo delle loro mani e si allontanò appena. «Buonanotte.»

«Buonanotte.»

Il mattino seguente, Izar venne risvegliato dalle solite urla di casa. Trovava assurdo quanto Eris fosse tranquilla, ma rumorosa, soprattutto quando si occupava il bagno ai suoi orari.
Uscì dalla camera, affacciandosi sul corridoio del pianerottolo e inclinò il capo.

«'Dromeda! Esci da lì! Dai che mi fai fare tardi e io NON posso fare ritardo, non posso!» Urlava come un'ossessa, battendo nervosamente i pugni contro la porta.

Altair si affacciò anche lui dalla camera e sorrise. Izar non riusciva a capire come facesse ad essere già pronto. Capiva la sua esigenza di non avere nessuno dei fratelli tra i piedi, ma svegliarsi quasi all'alba era un tantino eccessivo. «Ti stai divertendo?», gli domandò, sorridendo appena.

Altair fece un ghigno e scrollò le spalle. «È questo ogni mattina...» Uscì dalla camera, sistemandosi smaniosamente la camicia bianca. Un maglione azzurro gli fasciava poi il busto. «Eris, perché non vai a vedere se quello di Arthur è libero?»

Eris si voltò a guardarlo come una furia, tanto che Altair indietreggiò appena. Izar era consapevole che fosse una creatura pericolosa quanto le arpie, sopratutto quando Andromeda le rubava il bagno. «No! Ho tutte le mie cose lì. Le avevo sistemate e avevo dimenticato un calzino, sono tornata in camera e quella grandissima stronza di Andromeda si è infilata! Non mi interessa! Ho il mio profumo, i miei vestiti e i miei trucchi.» Come un robot si girò nuovamente contro la porta. Urlò ad alta voce il nome della sorella, continuando a prendere a pugni la porta.

«Eris!» Robert si affacciò dalle scale. «Perché non vieni prima a fare colazione? Così nel frattempo il bagno si libera, no?»

Altair lo guardava speranzoso. La ragazza si acquietò per un istante, seguì l'uomo fino alla cucina. Izar tirò un sospiro di sollievo e Altair si passò le mani in volto.

«Suppongo che dovremo abituarci a questi risvegli...» Zalia uscì dalla camera. Indossava un caldo pigiama e una vestaglia azzurra, che non faceva altro che mettere in risalto la pelle color caramello. Izar la fissò per qualche istante, prima di annuire.

«Buongiorno anche a voi.» Leon sorrideva sull'uscio della propria camera. Izar trovava divertente come il corridoio diventasse il loro luogo d'incontro al mattino. Un ciuffo di capelli era in alto, in completo disordine, e gli occhi erano ancora arrossati dal sonno. Izar lo trovava sempre tenerissimo. «Io userò il bagno di Arthur.» Sgusciò via e Zalia sbuffò piano, sconsolata.

«Dove dovremmo prepararci noi?» Yen alzò il mento, osservandoli altezzosa.

«Al piano terra ci sono altri due bagni liberi...cioè uno è di Robert, ma puoi usarlo senza problemi.» Altair iniziò a scendere le scale.
Zalia si voltò verso sua sorella, con un sorrisetto perfido a incresparle le labbra. «Sono sicuro che cederà con piacere il suo bagno a te.» corse via, giù per le scale, prima che Yennefer potesse protestare.

«È una piccola iena, Izar. Sta' attento.»

Izar rise e scosse il capo, raggiungendo gli altri a colazione.

I corsi, poi, erano estenuanti. A volte credeva che i professori si fossero laureati appositamente in procedure per torturare gli studenti. Sbuffò piano, fissando leggermente annoiato la lavagna e le slide esplicative. Preferiva di gran lunga le lezioni maggiormente pratiche, piuttosto che quelle meramente teoriche, ma bisognava abituarsi.
Zalia al suo fianco sembrava nervosa. Agitava la gamba su e giù. Izar le posò una mano sulla gambe, con gentilezza, e attirò la sua attenzione. «Che succede?»

«Altair mi ha inviato un messaggio. Dice che vuole parlarci nel cortile dopo.»

Izar aggrottò la fronte. Controllò im proprio cellulare. Aveva contattato anche lui, ma non aveva visto in tempo il messaggio. La parte più stupida e meno razionale di lui si chiedeva da dove avesse preso il numero o quando Zalia gliel'avesse dato. Sapeva, però, che in casi come quello era davvero stupido appigliarsi a cose del genere. Sbuffò piano e scosse il capo. Era un atteggiamento stupido e lo sapeva benissimo. «Magari ha qualche buona notizia, non credi?»

«Non lo so. Ho bisogno di aria.» Zalia si tirò in piedi e uscì dall'aula, senza guardarsi indietro. Lasciò tutti i suoi oggetti lì. Izar si voltò a fissarla. Seguiva la sua figura mentre spingeva la porta in avanti per scappare da lì. Raccattò tutti i loro quaderni, appunti e penne. Li sistemò nei loro zaini e uscì anche lui, dopo aver chiesto scusa ai ragazzi infastiditi dal suo rumore. Il professore era troppo perso nel proprio mondo fatto fi leggi e nomenclature per accorgersi della fuga di due alunni.
Per lo meno non prendevano le presenze.
Uscì dall'aula e individuò Zalia seduta a terra. La schiena poggiata contro la parete. Prendeva fiato, alla ricerca spasmodica di aria, distrutta dal terrore. Le si inginocchiò accanto, prendendole le mani.

«Ehi.»

«Ehi... Izar ho paura... la Serpents ha cercato di ucciderci e stiamo vivendo, facendo finta di nulla, ma cos'hanno fatto i miei genitori per scatenare così tanto odio e violenza?»

Scosse il capo. «Non lo so, ma non saranno di certo loro i mostri, Zalia. Scopriremo la verità, te lo prometto. Devi fidarti di noi.»

«Che succede qui?» la voce di Altair, alle loro spalle, attirò l'attenzione. «Mi stavo avviando fuori per parlarvi.»

Zalia si asciugò in fretta le lacrime e scosse il capo. «Niente di che.»

Altair si morse un labbro. «So cosa significhi sentirsi delusi dalla propria famiglia, ma stai traendo conclusioni affrettate.»

Izar fissò il ragazzo. Altair raramente mostrava le proprie emozioni. Per quanto quelle parole fossero vere e sentite, erano accompagnate da uno sguardo carico di indifferenza. Eppure, conoscendolo, Izar credeva che l'indifferenza forse l'arma peggiore con cui uccidere il ricordo del fratello Orion. Sembrava volesse fargliela pagare anche nella morte.
Un paio di ragazze lo affiancavano. Una di loro aveva dei capelli blu elettrici e sorrideva gentile. La pelle era bianca quasi cadaverica e sembrava così buona, ma fragile. L'altra, era smaniosa e si guardava attorno, in tensione.
Zalia si tirò in piedi, accattando la mano di Altair. Izar le accarezzò le spalle. «Comunque loro sono Raven e Ivy, due studentesse del MIT. Le conosco dai tempi del liceo. Ivy è un genio nella tecnologia, mentre beh, Raven semplicemente ama frugare nelle storie degli altri.»

«Sto proteggendo Ivy da te.»

«Dovrei star lontana anche da te, allora, Raven. Fai solo pasticci.» La ragazza dai capelli blu ridacchiò, mentre l'altra scrollò appena le spalle, agitando i capelli ricci. Sorrise un po', i denti bianchi come perle risplendevano sulla pelle scura.

«Capisco, ma come dovrebbero aiutarci?» Izar sospirò confuso e si passò una mano in volto.

«Hackereranno per noi gli archivi della Serpents Agency...» Altair abbassò appena lo sguardo sulle proprie scarpe. Izar non capiva perché volesse arrivare a tanto, ma forse non immaginava quanto fosse pronto a spingersi pur di avere risposte anche su suo fratello. Sembrava cercasse la verità o l'ennesima pugnalata da auto infliggersi, consapevole della prossima delusione. «Cercheranno per noi i fascicoli di Arthur, Robert, Orion e i nomi dei tuoi genitori. O per lo meno ci proveranno. Almeno avremo in parte qualche soluzione.»

Zalia corrugò la fronte. «E in cambio?»

Ivy e Raven si scambiarono un sorriso d'intesa. «Oh i Grey sono parecchio ricchi, la nostra ricompensa sarà riscossa presto.»
Izar osservò Atlair, che gli sorrise complice.

Angolino

Come molti di voi sanno, seguendomi su insta, abbiamo iniziato una sorta di fantasanremo, solo con questa storia.
Vi lascio sotto gli screen delle azioni e delle squadre.


Jedi
Orion (K) 0 punti
Altair +20-15 +20
Arthur 0 punti
Andromeda +20-15+30
Per un totale di 60 pt.

Niani
Eris (K) 2*(20+20+30)
Leon +20
Michael 0
Izar 20+20-30
Totale : 170 pt

Mars
Leon 20
Eris 20+20+30
Michael 0
Altair (K) 2* (20-15+20)
Totale: 140 pt

Teste calde (marwoleth)
Orion 0
Arthur 0
Andromeda (K) (20-15+30)*2
Max 0
Totale: 70 pt

Darkflame
Andromeda (K) (20-15+30)*2
Orion 0
Robert 0
Leon 20
Totale: 70 pt

Claudia
Altair (K) 2*(20-15 +20)
Orion 0
Yen 0
Leon 20

Totale: 70 pt

Mavi
Altair (K) 2*(20-15 +20)
Andromeda 20-15+30
Leon 20
Yen 0

Tot: 85 pt

Alla prossima :)

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