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Capitolo 48


Depressione.
Che cosa posso dire sulla depressione?
Immagino che ognuno veda ciò in modo diverso, lo si vede come parte del carattere, come una battuta, come un momento di tristezza.
Se ti dicessi che non lo è?
Se ti dicessi che la depressione è dolore puro, un dolore accecante, che non ti mostra altro che ciò che ti fa del male? Se ti dicessi che è un dolore che sa rendere muti quanto irritati? Che arriva come una tempesta, ti travolge e ti prosciuga l'anima?
Ci crederesti?
La depressione uccide.
I sintomi sono troppi, non toccano solo la psiche ma anche il corpo. C'è la stanchezza cronica, dove ti sembra di non poter aprire gli occhi, la sensazione che dormire sia l'unico modo per scappare dalla vita ; ci sono malesseri fisici, ogni osso sembra farti male, lo stomaco e la testa, poi, sembrano pieni di lame.
Non riesci a concentrarti, non riesci a focalizzare la tua attenzione su nient'altro che sul tuo dolore, ti rende egoista ma non solo, ti colpevolizzi, non ti accetti.
La fame? Ci sono momenti in cui mangeresti il mondo e altri dove non hai intenzione di mangiare per giorni.
Ci sono dei momenti di apatia, dove ci si sente insonorizzati dalla vita, altri invece i sentimenti diventano insopportabili, dove l'emotività ti porta a crolli emotivi.
Gli incubi? Si, quelli sono terribili, è come se la tua testa non volesse darti tregua ma solo condannati, per questo poi non si dorme sempre.
Poi c'è l'astenia, dove non vuoi alzarti dal letto.
Jo, come ormai si sentiva chiamare, era depressa.
Non per così dire, le era stato diagnosticato dal guaritore Kree che era venuto a controllarla per suo padre. Le aveva prescritto dei farmaci, totalmente diversi da quelli umani e anche da fare delle attività, ma non era cambiato niente.
Vi chiedere come si può essere arrivati a questo punto, cercherò di spiegarvelo.
Quando Yon-Rogg prese sua figlia tra le braccia, nel palazzo della Suprema Intelligenza, una parte di sé si sentì grato di essere stato chiamato papà ma durò pochi secondi, vederla soffrire era come se lo facesse stare male il doppio.
L'aveva sollevata da terra e stretta più che aveva potuto, tanto da che la ragazza si era addormentata tra i singhiozzi.
Riesci ad immaginarlo? La creatura più pericolosa mai esistita, un'assassina mondiale, che non ha mia provato emozioni nella sua vita, si era lasciata cullare come fosse una bambina.
Aveva lasciato che lui la facesse sentire al sicuro, aveva abbasso i muri.
Questo non era mai accaduto, con nessuno. 
E poi, quando si era risvegliata sembrava essere diventata qualcun altro. Tanto che neanche Yon-Rogg sapeva cosa fare, era come se si fosse persa.
Josie non usciva dall'appartamento, non si curava. Josie urlava tutte le notti, Josie non parlava e aveva delle profonde occhiaie, Josie aveva sempre lo sguardo perso e dei morsi sulle braccia. Josie non era più Josie.
Ecco la verità, ma era molto più grave di come l'ho detto. Era arrivata ad alzarsi a malapena dal letto, mangiava poco, vomitava subito dopo, c'erano momenti di totale apatia ed altri dove aveva vere crisi emotive, del genere che scoppiava a ridere con gli occhi pieni di lacrime o c'erano i momenti peggiori, gli attacchi di panico. 
Josie si sentì morire per sei mesi interi.
Ogni giorno, per lei, era un anno, ogni incubo durava secoli e il solo pensiero di vedere qualcuno diverso da suo padre o dal guaritore l'agitava. 
Sentiva tutto, ogni emozione. Era distrutta, era rotta, traumatizzata, a pezzi. 
Quella mattina la luce non era ancora sorta, dalla grande finestra della sua stanza si vedeva ancora il cielo scuro e ricco di stelle. C'era pace ma per Josephine non vi era più serenità, come non ne aveva più Yon-Rogg.
Ma per la prima volta Josie non urlò il nome della madre, non chiamò Natasha o Yelena, non chiamò Pietro, Bucky o Wanda,  semplicemente non ci fu niente. Yon-Rogg indossava una vestaglia bianca e, stranito dal silenzio, si alzò. Andava spesso a controllare la figlia di notte ma ora era diverso. Aprì la sua porta e guardò, non era troppo buio ed ella era sveglia, seduta nel letto.

<<Lo sai che ore sono?>>disse stanco, ma non ricevette alcuna risposta, fece un passo avanti<<Altri incubi?>>

Ella sollevò il viso e lo guardò, non stava piangendo, non c'era tristezza nei suoi occhi, solo confusione, dopo tanto tempo riusciva a mantenere il contatto visivo. Per questo lui ne fu sorpreso, si avvicinò verso di lei.

<<No>>

Yon si accovacciò davanti a lei di scatto, meravigliato. Erano state notte d'inferno negli ultimi mesi e ora qualcosa era cambiato, come? Perché? Doveva saperlo<<Niente di niente?>>

I suoi incubi erano spesso uguali, c'erano gli Avengers, c'era Pietro e le sue sorelle, c'era persino il suo J ma non solo. Vedeva le sue vittime, sognava i loro volti, le loro uccisioni innocenti, sognava le torture, il lavaggio del cervello, la cancellazione dei ricordi, Ivan e finiva sempre con la morte di sua madre.
Non  riuscirei a spiegare quando Josephine si odiasse, un odio smisurato e poi, guardandolo, le venne in mente una domanda, una domanda senza risposta, che la confondeva e solo noi possiamo sapere quanto avesse bisogno di certezze.
Dopotutto da bambina era ossessionata dall'avere ogni risposta.

<<Stai aggrottando le sopracciglia, che cosa c'è? A cosa pensi?>>

Lei sospirò, tirò i capelli rossi, scompigliati e pieni di nodi, indietro<<Perché sei ancora qui?>>

Lui inclinò la testa, proprio come faceva la figlia<<Che intendi? Perché non dovrei?>>

<<Non sono la tua Fire Death, non credo di esserlo mai stata. Non sono utile, non userò mai più i miei poteri, perciò, perché sei ancora qui?>>era seria, tremendamente seria.

Per un vero padre, sentire dire questo, è devastante. Lui si rialzò e le chiese di andare sotto le coperte, una volta sdraiata le si mise di fianco, si sdraiò e allargò un braccio per stringerle le spalle. Ormai non c'era imbarazzo, non dopo quello che avevano passato insieme, non dopotutto quello che lui aveva visto di lei. Quante notti l'aveva stretta così dopo un incubo? Troppe.

<<Non ti ho raccontato esattamente come sono andate le cose prima che tu nascessi, sai, mentre ti aspettavo. Non è certo il tipo di racconto che un padre dovrebbe raccontare ad una figlia ma credo che tu sia abbastanza forte per reggerlo. Vedi, ho speso la maggior parte della mia vita aspettandoti, soprattutto dopo Hermann, almeno prima ti cercavo. Ti ho nominato la grande nemica dei Kree e ti ho detto che ha ucciso tuo zio, ma non ti ho mai spiegato chi è e come è diventata così. Non ne vado fiero ma tutti e due abbiamo fatto cose per cui non riusciamo a perdonarci. Ho ucciso molti innocenti, Jo, ho ucciso e sterminato un'intera razza innocente per conto della Suprema Intelligenza. Se sapevo che era sbagliato? Non ne ero certo, qualcosa di me lo sentiva fortemente e ne soffriva, ma l'altra parte, quella che mostravo, non aveva scrupoli, eseguiva gli ordini. Come hai fatto tu. Gli Skrull erano una razza nemica per i Kree, facevamo falsa propaganda nelle province spaziali dicendo che erano mostri che cambiavano aspetto. Solo perché non si sono inginocchiati migliaia di anni fa, quando la  Suprema Intelligenza è stata creata. Sono cresciuto con quest'idea, lo siamo stati tutti qui ma io ero anche protetto dal tuo potere, ma fino a che punto? Avevo paura che se avessi disubbidito allora essa avrebbe scavato nella mia mente. Avrebbe capito che non gli ero totalmente fedele e avrebbe capito del tuo arrivo, del mio piano, avevo paura che mi impedisse di essere tuo padre. Perciò mi arresi, feci tutto>>

Ella appoggiò il viso al suo petto, guardando l'alba<<E poi?>>

<<Sei anni prima della tua nascita, mentre ancora mentivo e ti aspettavo, facevo qualcos'altro per proteggerti. Avevo il timore che il Tesseract cadesse nelle mani della Suprema Intelligenza, ma anche di chiunque altro. Poteva rivelare il tuo arrivo, com' era capitato a Hermann, ma i Kree lo cercavano come batteria inesauribile. Lo cercai dappertutto e sperai che una guerriera kree, nascosta su C-53, non lo usasse mai, avrei fatto di tutto per fermarla. Mar-vell, era il suo nome e ci conoscevamo da quando ero bambino. Si era innamorata della Terra e aveva fatto amicizia con dei piloti ma soprattutto si era schierata con gli Skrull. Aveva scoperto che erano innocenti e voleva salvarli, dargli il Tesseract per farli fuggire. Non potevo permetterlo. L'attaccai e non era sola, aveva con sé il nucleo energetico, seppur non il Cubo che io cercavo. La uccisi, Jo, perché non volevo che rivelasse il tuo segreto, le sparai. Al suo fianco vi era una donna, ancora viva e armata, sconvolta, furba. Lei sparò al nucleo e quel potere si immerse in lei, la rese molto potente, invincibile. La portai qui, a Hala, le diedi il mio sangue e fummo fortunati, aveva dimenticato tutto, niente memoria. Vers, questo era il nome che si vedeva su una medaglietta. Sono stato per sei anni con lei, l'ho allenata, le ho insegnato a lottare, a non arrendersi, a volare, a parlare la nostra lingua. Le sono stato a fianco, proiettando la tua mancanza su di lei. Mi fidavo di Vers ma non potevo dirle la verità, la Suprema Intelligenza mi ordinò di mentirle sugli Skrull, modificammo i suoi unici ricordi, le feci il lavaggio del cervello e feci di tutto per reprimere i suoi poteri.. Di tutto. Le disse che l'emozioni ti rendono pericoloso, che ti rendono sbagliato, debole e che non doveva farne affidamento, ma la verità era proprio l'incontrario. Sono i nostri sentimenti a renderci i migliori guerrieri. Poi tutto precipitò, proprio nel 1995, ero già agitato per la tua nascita e nel frattempo dovetti anche affrontarla. Aveva scoperto del mio tradimento, voleva distruggerci tutti, ma prima di lottarci corsi da te, tra la neve. Ebbi così poco tempo per stringerti, per amarti quella notte, la mattina dopo me ne andai via e all'alba incontrai Vers, la vera Vers, nello spazio. Lottammo, Jo, non mi piacque farle del male ma l'avrei consegnata alla  Suprema Intelligenza, l'avrei persino uccisa se voleva dire tenerti in vita, mantenendo la tua esistenza segreta. Vers fu la prima persona che riuscì a contrastare l'Intelligenza, fu catastrofico, la combatté e dopo combatté anche me. In quella battaglia persi la mia più fidata amica, Min-erva, lei conosceva il nostro segreto. Vers mi mise su una navicella per Hala, non potevo venire da te ma non sarebbe mai finita, sarei tornato. Il suo vero nome era Carol Danvers, ora si fa chiamare Captain Marvel, ma rimane Vers per me. Quello che le ho fatto è stato imperdonabile, uccidere quelle famiglie lo è stato, Jo ma sono qui>>

<<Come?>>alzò il mento guardandolo.

<<Ho avuto fede, non in me, non nel mio scopo o nel tuo potere, ma nel fatto di avere una figlia. Ero disposto a pagare il prezzo perché ci credevo, ci credo ancora. Questo non vuol dire che ho dimenticato, non lo farò mai, ho fatto del male ma non ho permesso che le mie azioni, che tutto il male che ho fatto potesse sopraffarmi, perché ho fatto anche del bene. Tu ne sei l'esempio. Ecco perché sono ancora qui, Jo, non è stato facile rialzarmi, mai, non è stato facile affrontare le battaglie, mentire e tradire ma sono stato forte perché ne valeva la pena. Ne vale e sono onorato di essere uno di quelli che lottano ancora, quando nessuno vede, che fa qualcosa in nome di ciò in cui crede, che sceglie di sacrificare tutto.>>

<<Ma è colpa mia se hai fatto tutto questo>>

<<No, non eri tu a stringere quelle armi, ero io. Ho scelto io di uccidere, di dire menzogne ma non avevo una vera scelta, perché comunque io sceglierei sempre te>>

A costo di uccidere, questo si disse lei. Erano passati mesi, certo, ormai si era abituata a chiamarlo papà ma non aveva mai realizzato quanto quel rapporto fosse importante. Alla fine era l'unica persona che le restava.
Lui si alzò dal letto di malavoglia, avrebbe voluto rimanere ma doveva incontrare la Suprema Intelligenza. Poi appoggiò i pugni sul letto e le baciò la fronte.

<<Dormi ancora un po', io ti porto la colazione appena torno>>sussurrò.

<<Papà?>>

<<Si?>>disse voltandosi, appoggiò la mano sul collo.

<<Chi vedi quando sei con l'Intelligenza?>>

Yon sorrise furbo e le fece l'occhiolino<<Nessun kree lo rivela mai, tanto meno io>>

Ella rimase lì, senza dare risposta e lo guardò uscire e la porta rinchiudersi. La luce senape iniziò a sorgere in quello che non definiva più un mondo alieno ma il suo mondo. Non aveva fatto incubi, si disse, questo qualcosa doveva dire ma quello che le aveva raccontato suo padre cambiò davvero qualcosa in lei.

INTANTO...

Quando Yon-Rogg arrivò al Palazzo per conferire con l'entità superiore si domandò come fare più velocemente.
Voleva tornare da sua figlia, aveva notato un cambiamento e voleva esserci. Non c'era stato per tutta la sua vita, ora doveva.
Entrò nella forma e respirò a fondo, era abbastanza forte per respingere il condizionamento psichico ma era sempre nervoso.
Quando aprì gli occhi gialli si ritrovò nuovamente nella dimensione astrale, si guardò intorno nei suoi abiti neri e verdi, come al solito.

<<Sei arrivato presto, ti aspettavo più tardi>>

Una forma comparve e si fece nitida davanti a lui.
La Suprema Intelligenza prendeva la forma della persona che più ammiri, è così che inizia a persuadere, trova subito la tua debolezza.
Chi credi ammirasse di più Yon-Rogg? Il Capitano della Starforce? L'uomo affermato e orgoglio della sua razza.

<<Ma sono qui>>

<<Si, ci sei sempre ma non sembra che tu voglia esserci>>rispose ella.<<Anni fa hai portato qui Vers e la sua energia, hai cercato di inibirla. Ora, dovresti fare l'esatto contrario con tua figlia ma fallisci, ancora!>>

<<Non è pronta, ha perso tutto e ha bisogno solo di tempo>>

<<Sei accecato dai tuoi sentimenti per lei>>

Egli strinse i pugni<<È la mia famiglia>>

<<Si ma non l'ammiri. Dice molto su perché io appaio così. Io sono te>>

Yon sollevò gli occhi e si guardò, era proprio se stesso, gli occhi però erano di verde accecante e i capelli erano grigi. Finì per inginocchiarsi, come un sottomesso.

<<Ti prego..>>

<<Che cosa? Mi supplichi per che cosa? Perché sei indegno. Il motivo per cui sei ancora vivo è perché l'eletta ha bisogno di una figura paterna, ti avrei già fatto uccidere per il tuo tradimento verso di me>>

<<È troppo presto, Eccellenza. Jo non ha mai potuto soffrire nella sua vita, è esplosa, io le sarò vicino..>>

<<I suoi poteri provengono da quelle emozioni, devi fare di più! Non possiamo permettere che usi la sua seconda personalità, ci ucciderebbe tutti>>

Yon non credeva che la figlia fosse un mostro<<Se non vuole usare le sue abilità non possiamo costringerla>>

<<La sua anima è in frantumi, per questo dobbiamo creare una nuova versione di lei!>>

<<Il guaritore ha detto che è in uno stato di depressione maggiore, uscirne deve partire da lei. Non da me, si sente in colpa e odia se stessa per ciò che ha fatto>>cercò di spiegare.

<<Sei così pieno di te stesso. Pensi di essere davvero così importante, eh?>>disse, lo umiliò. <<Quante volte dovrò ripeterti che devi mettere via le emozioni? Non ti rendono un migliore guerriero, ti possono manipolare, così come accadrà a tua figlia. Lei dovrà imparare il controllo e tu a reprimerle>>

Si sentì come se stesse sbagliando, era questo il punto del condizionamento, umiliare. Se solo avesse potuto cambiare le cose lo avrebbe fatto.<<Come?>>

<<Lei dovrà essere migliore, capisci? Dovrà essere in grado di cancellare i suoi demoni, ma non può farlo da sola.>>

Senti la mano, dell'SI.I, posarsi sul suo mento, glielo alzò<<Cosa vuoi che faccia?>>

<<Non permetterle di essere debole>>

Poi la presa scomparve e Yon-Rogg si ritrovò per terra, sulla forma, nel palazzo, da solo.
Sospirò a fondo, si odiò ma non mollò di certo.
Non voleva che quell'entità manovrasse la figlia ma non potevo fare altrimenti, doveva proteggerla ma senza farsi beccare.
Si rialzò, come un guerriero e si disse che sarebbe stato forte, un giorno quell'incubo sarebbe terminato.
Per tutto il viaggio di ritorno, sul treno, rimase fermo, a pensare.
Quando lo salutarono annuì silenzioso, assente ma molti notarono il suo comportamento, dopotutto era il più grande Capitano Kree che si conosceva.
Aveva lavorato anche per Ronan negli anni 90', persino i sakaarani lo conoscevano.
Quando entrò nel suo appartamento vide subito la porta aperta della stanza della figlia, ci piombò dentro sorpreso e vide il letto rifatto, per la prima volta da mesi.

<<I Kree non vestono altri colori?>>

Yon si voltò di scatto e rimase lì, interdetto, sorpreso, stranito.
Jo aveva i capelli bagnati per una doccia appena fatta, vestiva con dei leggins neri e da cui due linee verdi flue salivano sulle sue cosce. Sopra aveva un top inumano, che alzava i seni ma che continuava coprendo la pelle fino al collo.
Si stava tamponando i capelli e solo quando mollò la prese Yon vide la verità, li aveva tagliati. Non cortissimi, certo, le arrivavano a metà seno ora, le sarebbero cresciuti in fretta.

<<No, ci identifichiamo così. Ti senti bene, tesoro?>>

<<Non lo so>>ammise camminando a piedi nudi.

Andò verso la grande finestra del salotto e si sedette sotto esso, dove c'era un rialzo di metallo con dei cuscini. Piegò una gamba e guardò fuori.<<Sembri.. >>

<<Avevi ragione prima.>>disse mentre egli si sedeva<<Abbiamo fatto delle cose orribili, entrambi e non so se meritiamo di essere perdonati dell'universo ma papà, io ti perdono. Se è il perdono quello di cui hai bisogno, lo faccio io>>

<<Cos'è cambiato?>>

<<Mi hai fatto capire che starmene qui non mi farà sentire meglio, credevo che dovessi avere solo altro tempo, così quel dolore sarebbe scomparso. Mi sono immersa nella mia testa e ho lasciato gli altri fuori. Non mi ero mai sentita così annientata e tutta quella rabbia, quel dolore, mi ha uccisa. Non userò i miei poteri, voglio che sia chiaro e questo non vuol dire che non sia grata di stare qui. Hai fatto tanto per me in questi mesi e mi dispiace>>

<<Jo, non ti devi scusare mai, non con me>>

<<Si invece. Non dico di stare bene, domani potrebbe essere un'altra giornata dove mi sentirò sopraffatta o dove vorrò iniziare a camminare con le mie gambe. Non lo so, non so cosa ci aspetterà domani e questo non mi piace, non mi piace non avere il controllo, provare emozioni ma ormai è l'ordine del giorno, non trovi?>>disse con un mezzo sorriso, lui rise<<Voglio solo dire che non sarà facile>>

Lui si sentì benedetto, come se non potesse credere a questo cambiamento. Allargò un braccio ed ella gli si avvicinò<<Qualsiasi cosa accadrà, te lo giuro, l'affronteremo insieme.>>

ANGOLO AUTRICE

Josie non è uscita dall'inferno del dolore ma è sulla buona strada per riuscirci, ci sa provando ed è ammirevole.
Ma sull'altra parte abbiamo scoperto chi è il prossimo cattivo, proprio la Suprema Intelligenza ma qual è il suo piano?
Spero che tutto ciò vi sia piaciuto!
Commentate, votate e condividete questa storia con altri lettori.
Un bacio, Peperoncini!

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