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Capitolo 26

Vi è mai capitato di dovervi distrarre più che potevate per evitare di finire a pensare a qualcosa o a qualcuno? E' come avere una ricerca continua e disperata nel trovare una qualsiasi cosa che ti faccia sentire occupato, così non potrai fermarti. Non potrai immergerti nella tua testa, non dovrai odiarti o preoccuparti.
Mancava poco a mezzanotte e la squadra era ancora in piedi nel salotto relax ad aspettare qualche notizia su Josie. Non erano riusciti a comunicare o a vedere cosa fosse successo dentro il capannone dopo l'energia rilasciata. Sapevano ovviamente che era viva ma non era questo a preoccuparli, non era ancora tornata.

<<Un aggiornamento?>>Domandò Pietro.

<<A parte il fatto che credo Pepper stia usando la mia carta di credito? Ehm, no. La base di Washington ha detto a Fury che tutti gli agenti sono sani e salvi, ferite di cui Josie si è presa cura durante il viaggio ore fa. Il satellite mostra l'esplosione dopo che ci siamo sconnessi, è quasi strano che siano sopravvissuti ma tanto non ricordano niente di quello>>

<<Ci credo, persino io vorrei dimenticare Rumlow>>mormorò Sam con aria tesa.

<<Cercate di non essere duri con lei, ragazzi. Ha fatto solo il suo lavoro>>aggiunse Natasha comprensiva, dopo quello che aveva sentito quel mattino si sentiva sul serio colpevole.

<<Parlando e divertendosi un po' troppo>>commentò Wanda a disagio, temeva l'oscurità di Josie perché temeva anche la propria.

<<La cosa importante è che nonostante Rumlow abbia cercato di sviarla, di confonderla per salvarsi la pelle non ci è riuscito. Josie è rimasta fedele a tutti noi contro qualcuno che conosceva da anni, è leale>>annuì Steve e Pietro concordò in pieno.

<<Non siete davvero preoccupati che sia scappata?>>aggiunse Yelena, era sorpresa della fiducia che provavano per lei.<<Se stesse cercando qualcuno?>>

<<Chi?>>

<<L'uomo della Stanza Rossa>>

<<So che per te rimane una bugiarda e posso capirlo ma Josie è molto più che quello, ha sofferto e questo avrebbe potuto spezzarla, ognuno di noi ne sarebbe uscito devastato ma non è successo. E' forte perché, anche se non lo vuole ammettere, ha un gran cuore>>

<<E' vero, sapevate che due settimane fa ha mandato dei regali di compleanno a mia figlia? Dei pattini e un accendino, Laura ovviamente lo ha confiscato>>rise Clint.

<<Ogni sera che mi dimentico di mangiare in laboratorio mi porta la cena e rimane lì un po'>>ammise Bruce seduto sul divano.

<<Viene a svegliarmi, mi ascolta sempre e cerca d'insegnare a Visione a non passare tra i muri>>sorrise Wanda.

<<Mi ha fatto una torta l'altro mese per il mio ritorno, era un po' strana e storta ma era la cosa più golosa che io avessi mai mangiato!>>alzò le spalle Thor.

<<Sono piuttosto sicuro che sia lei a lanciarmi i gavettoni durante le mie corse al mattino ma nonostante questo mi fa trovare degli asciugamani e un buon caffè.>>parlò Sam e tutti risero, sì, era Josie a farlo.

<<Viene di notte a dirmi che è ora di andare a dormire, mi copre quando mi addormento in laboratorio e mi ascolta anche quando non sa di cosa parlo ma ascolta, sempre>>disse Tony, lo fece senza ridere ma serio, quasi non ci avesse mai pensato<<E tu Cap, cosa fa per te? Sei tu che parli di gran cuore>>

Si sentì imbarazzato, tanto che Yelena si mise dritta e Natasha sorrise dolcemente.<<Noi facciamo molte cose, balliamo spesso la sera e viene nella mia stanza per farmi cambiare outfit. Si lascia disegnare da me, ci alleniamo insieme e mi lascia l'ultima fetta di torta anche quando la vuole lei. Oh, mi fa parecchi scherzi e sì, è un'ottima ascoltatrice>>

<<Pietro?>>domandò Wanda con un sorriso furbo.

<<Sappiamo tutti che hai un debole per quella ragazza come Thor per il suo martello>>ridacchiò Stark.

<<E' la metafora peggiore che potevi usare>>sospirò il biondo.

<<Piantatela. Il punto è che è quasi morta a Sokovia. Yelena, ha scelto di farlo e non sceglierebbe mai di rinunciare a questo, a tutti noi. Neanche per quell'uomo misterioso>>annunciò Maximoff.

Sentirono un campanello in quel silenzio imbarazzante, era l'ascensore che si apriva e tutti si alzarono per guardare chi fosse.
Ed eccola, Josephine Molov era davanti a tutti loro e sembrava stare meglio di chiunque lì dentro.
Era ancora sporca di sangue, alcuni schizzi erano rimasti sul viso e i capelli ne erano pieni a tal punto da essersi seccati, aveva un bel taglio sullo zigomo e un livido enorme sul polso ma nonostante tutto aveva un sorriso stampato sul viso e una bastoncino natalizio in bocca. Le due mani tenevano quattro sacchetti di plastica e per qualche ragione canticchiava "We are the Champion" dei Queen.

<<Ma che cazzo..>>parlò Yelena.

Josie fece un sorriso enorme e alzò le spalle innocentemente <<Chi ha fame?!>>

Nessuno rispose, era come vedere un macellaio strafatto. Scese i pochi gradini e Steve avanzò in silenzio prendendo due sacchetti, li appoggiarono sul tavolo e persino Tony non seppe che cosa dire. Pietro, in mezzo secondo, usò le sue capacità per prendere per le spalle la ragazza. Mise prima una mano sul polso, poi una sul viso, corrugò la fronte confuso.

<<Stai bene?>>domandò serio.

<<Come rinata dal fuoco, come una fenice>>sorrise sarcastica spostandosi.

Bruce aprì una busta e tirò fuori varie confezioni di cartone di cibo cinese, c'era anche una tonnellata di biscotti della fortuna. In un altro c'erano bibite e milkshake, brioche fresche, ciambelle con varie glassature, due scatole di gelato, gli altri due erano invece pieni di cose personali, infatti quando Sam provò ad aprirli ella gli colpì la mano.

<<Ora ho capito chi ha usato la mia carta di credito>>aggiunse Tony.<<Hai preso il maiale in agrodolce per me?>>

<<Certo, ho preso tutto quello che vi piace>>

<<Non sei entrata in qualche negozio così, vero?>>chiese Steve.

<<Così come? Se intendi per il sangue ho parlato di un costume per una festa>>

<<E ci hanno creduto?>>rise Clint prendendo una coca cola.

<<Beh, c'era un bambino che quando mi ha visto è scappato urlando, però è stato divertente>>

<<Lo sai che se il Sotto Segretario scopre che non sei tornato subito..>>parlò Natasha.

<<Tranquilla, sorella, ho hackerato il sistema della navicella e tolto la localizzazione>>

<<Quindi è per festeggiare?>>sorrise per finta Wanda.

<<Certo, i cattivoni non ci sono più e i soldatini sono salvi. Missione compiuta>>

<<Sembri un po' iperattiva, hai comprato altri brownie corretti?>>aggiunse Banner sdramattizzando.

<<Mai senza di te, Mister Verde. Sono solo di buon umore, sono felice>>

Nessuno fiatò e Yelena si morse l'interno guancia, poi abbassò il capo e fu sorpresa di come si sentì, averla vista arrivare era come se qualcuno l'avesse liberata di un grosso peso, senza accorgersene si sentì sollevata.

Sam prese coraggio<<Perché hai ucciso delle persone, davvero?>>

<<Certo>>

<<Perché non vai a farti una doccia? Sei uno straccio>>mormorò ad alta voce la bionda.

Josie si girò verso di lei e tutti gli altre crebbero di dover vedere una seconda lite ma ciò non accadde, la rossa abbassò il viso sul polso e poi tornò a guardarla senza alcun tipo di espressione.

<<E' il modo in cui mi chiedi scusa?>>

Ella aveva gli occhi pieni di lacrime<<Я был зол, потому что ты причинил мне боль, я чувствовал, что мы никогда не были тебе сестрами, потому что я страдал, когда ты умер, но я не понимал, почему ты солгал нам.>>

<<Traduzione? >>domandò Thor.

<<Oh ehm.. Ero arrabbiata perché mi hai ferita, mi ero sentita come se non fossimo mai state sorelle per te, perché ho sofferto quando sei morta ma non avevo capito perché ci avessi mentito. >>

<<E ora cos'è cambiato?>>

<<Ora l'ho capito, non lo hai fatto perché ti sentivi migliore. Era proprio per il contrario, i tuoi poteri non cambiano niente tra di noi. Siamo cresciute insieme..>>

<<Siamo sorelle>>aggiunse Natasha.<<Dispiace anche a me di non aver mantenuto la parola>>

Yelena non rimase ferma un secondo di più, avanzò e abbracciò forte Josie. Quel contatto le mancava da così tanti anni che ora non ci credeva che fosse reale, Natalia si unì e risero insieme, davanti a tutti.

Poi Belova si staccò con aria divertita<<Ti voglio bene ma devi darti una lavata, te lo dico sinceramente, puzzi di bruciato e di sangue>>

<<Va bene, corro ma nessuno osi toccare gli spaghetti alla soia, sono miei o vi brucio i capelli>>

Tutti risero ma furono anche sicuri che non era del tutto uno scherzo, dopo quello che avevano visto sapevano che ne era in grado. La ragazza prese i due suoi sacchetti e andò verso le scale quando ad un tratto Visione fece un passo in avanti.

<<Sei sparita improvvisamente durante la missione>>

Josie non si girò e nessuno rise, ella si irrigidì e chiuse gli occhi. Comportandosi come se stesse parlando con i suoi superiori<<Sono qui ora, non è quello che volevate?>>

Josephine entrò nell'ascensore e quando le porte si chiusero tornò a respirare, mise una mano sullo stomaco e odiò a sé stessa per aver mentito.
Una volta nella sua stanza aprì le buste, prese il diario segreto e andò nella cabina armadio, tirò indietro i vestiti e si concentrò, con le dita creò una luce simile ad un laser che diede vita ad un buco.
Mise dentro il suo effetto personale e poi ci rimise dentro il pezzo di cemento armato. Nelle borse c'erano dei regali di Natale improvvisati, li mise sulla sua scrivania,  neanche sapeva esattamente come si faceva un regalo.
Andò sotto la doccia e si lavò con forza, togliendo ogni traccia di sangue con la spugna che da bianca divenne rossa.
Cercò di fare dei respiri profondi mentre si asciugava ma appena la sua mente tornò a pensare a quello che aveva scoperto si sentì impotente e non poteva sopportarlo.
Decise di concedersi solo pochi minuti, così andò di nuovo dentro la cabina armadio e riprese il quaderno. Si sedette sul tappeto e lo rigirò fra le mani più volte, aveva l'aria molto vecchia e pensare a quante persone lo avessero tenuto in mano le fece venire i brividi.
Voleva  J al suo fianco, come sempre, questo non era cambiato.
Sulla copertina c'era raffigurata una fiamma, sembrava essere stata incisa per bene, slegò il filo che teneva chiuse le pagine e si decise ad abbassare gli occhi sul primo foglio, esso aveva un tessuto robusto e senza righe, la calligrafia tedesca era leggibile ma sembrava che alcune lettere fossero sbiadite dal tempo.

6 aprile 1943

Hitler preme per avere più che può sul Dragone, mio figlio ha annebbiato la sua mente con le mie leggende, con il culto della magia e non era ciò che desideravo fare.
Le storie che raccontavo a mio figlio sono diventate reali, i crudeli che fanno del male agli innocenti e lui venera questa politica nazista.
Ho sposato sua madre appena maggiorato, certo ma ho fallito con mio figlio. I calcoli di Azazel sono continuamente sbagliati, non trovo i numeri giusti, mi scivolano fra le dita e ogni notte vedo la sua potenza, la sua furia nei miei sogni e mi domando se sarà come spero.
Il Cubo mi ha permesso poco, mi ha respinto al secondo tentativo e ho provato a nasconderlo in una tomba ma temo che mio figlio stia per trovarlo. Ciò che ho visto mi permette di sperare ancora e secondo la mia dolce Rosaline siamo quasi alla risposta. Potremmo riuscire a decifrare il giorno della nascita, persino l'albero genealogico e il luogo ma ho sempre meno tempo.
Hitler minaccia la mia vita ad ogni occasione in cui mi scorge ma non è lui che mi provoca sgomento, bensì è Johann.
Non fa che parlare di come venererà lo Stagno di Fuoco, parla come un esaltato. Ho conosciuto il giovane scienziato svizzero Zola, una mente vigorosa ma talvolta ottenebrata dalla paura, da qualcosa che non si può controllare.
Johann ha un piano, ha dichiarato con enfasi che se i miei calcoli porteranno ad una nascita futura la sua organizzazione  con i tentacoli, dovunque formerà il loro Re, nasconderanno ciò che devono e lo rafforzeranno per non dover attendere.
I nazisti detestavano dover aspettare e questo è il mio rischio ma Rosaline dice che non abbiamo scelta, nostra figlia nascerà a breve e devo tenere lontano Johann dalla mia persona. Un'altra cosa che i nazisti non saprebbero gestire sarebbe la scoperta di una figura celestiale donna, non riuscirebbero mai a sottostare a qualcuno che reputano inferiore organicamente e sarebbe solo un'arma per loro.
Quando ho domandato cosa sarebbe successo se il risultato delle mie ricerche avrebbe trovato un nome di qualcuno già adulto, mio figlio ha risposto che sarebbe stato molto meglio, che lo potenzierebbero con il siero alieno che Zola sta producendo.
Il mondo non dovrà mai saperlo e odio me stesso per aver permesso che lui lo scoprisse, temo che il mio amico spaziale non sarà felice di sapere dove sono andati i suoi doni.
Ma ho ancora speranza, ho speranza nel Cubo, in ciò che ho visto e che sento. La mia vita appartiene a Ishtar e sarà sempre così perché ogni vita, di ogni mondo o galassia, apparterrà alla sua mano.
La mia visione è distorta anno dopo anno, cerco di ricordare la sensazione di bene o di male ma non riesco a sentirla, sento solo dolore.
Ma non è il mio, non è una sofferenza fisica o che può essere quantificata, credo di dover contattare Anna, lei è capace di aiutarmi come lo sarebbe stato il padre.
Devo proteggere lo Stagno di Fuoco, devo proteggere la sua assenza ed evitare che diventi come i tentacoli vogliono, non può essere solo la loro Ferre perché dentro deve essere anche Lux.
Venere ha bisogno di tempo ed è l'unica certezza tra tutto questo inganno.

Josie chiuse girò le sei pagine seguenti ma c'erano solo numeri, formule, trascrizioni ed equazioni, niente che potesse aiutarla ma sentì in qualche modo di capire ciò che l'antenato intendeva, anche se non riusciva a spiegarlo.
Scelse di non proseguire perché menti più intelligenti avevano provato a scoprire di più e non ci erano riusciti, l'avevano trovata ma aveva delle domande.
Era solo predisposta genericamente o c'era di più?
Perciò tornò a cercare di distrarsi. In una dei sacchetti c'erano delle pastiglie, Modafinil, un farmaco per rimanere sveglio e attivo.
Non poteva permettersi di dormire, di riposare perché tutto l'avrebbe portata a pensare o ad avere incubi. Non sull'avere ucciso agenti Hydra ma sul fatto di averne lasciato uno andare.
Capiva il piano, il pesce grande da prendere era il Barone Struker e il mezzo era Brock ma mentire ancora la mortificava.
Doveva vendicare J.
Ne prese due compresse e indossò un paio di leggins aderenti, un maglione bianco con una spalla nuda e delle snickers.
Scese al piano inferiore e andò nello spazio che aveva creato la dottoressa Cho nel caso qualche Avengers si fosse ferito.
Usò il macchinario per togliere e sistemare il livido nero sul polso e il taglio sullo zigomo ma non tocco i piccoli taglietti sulle nocche, se li premeva sentiva ancora un leggero fastidio e le piaceva.
Andò davanti allo specchio per vedere il risultato e notò che era stato un successo, il suo viso era perfetto.
Poi però qualcosa cambiò, le sue pupille si tinsero di rosso sangue e si domandò perché tutti sapevsno chi era molto più di quanto potesse saperlo lei.
Occhi gialli...come l'uomo che era andato a fargli visita quando era solo una bambina, quando il mondo era fuori da una porta di legno e sembrava solo una distesa di alberi innevati. Per una bimba che vede solo sua madre il mondo non sembrava tanto grande o interessante, era solo posto come un altro.
Ma a volte le persone che vedi come tutto il tuo mondo non ti guardano neanche come se fossi un posto amato, sicuro, un nido.
Ti si spezza il cuore quando ami troppo e così smetti di farlo, Josie venerava sua madre nonostante tutto e quando l'aveva abbandonato tutto si era fermato, ogni emozione, ogni sofferenza o amore smisurato.
Aveva scelto liberamente di smettere, forse l'unica scelta emotiva che mai abbia fatto.
In quegli occhi c'era tanta morte, c'era guerra e Ultron sembrava apparire in quel riflesso.
Pensò proprio a quello che egli aveva detto, a come ci avrebbe pensato lei a condannare la Terra, a punirla ed era quello che faceva. Lei puniva le persone, lo aveva fatto come Vedova Nera, come Agente Hydra e ora lo aveva appena fatto come Avengers.
Non sarebbe mai riuscita ad uscire da quella ruota, da quel circolo di sangue. La bambina dai capelli rossi, le mille lentiggini e gli occhi blu non vedeva sua vita come lo sarebbe stata adesso, lei non voleva questo e le mancava la sua innocenza, la sua voglia di ridere e di credere ma la donna che aveva davanti, dagli occhi rossi, lei non sarebbe mai fuggita.
Josie non si sarebbe mai salvata perché ormai quella bambina era morta sotto la ruota e non era rimasto molto, così era nata una ragazzina che nascondeva la sua rabbia con la malvagità, che faceva del male agli altri sperando così di farne a sé stessa.
Molov, pensò Josie, da dove veniva quel cognome? Aveva sempre pensato appartenesse al padre biologico ma ora qualcosa le diceva che non era così.

ANGOLO AUTRICE

Ora la strada è solo in discesa e molto accadrà.
Preparatevi per le scintille!
Spero che vi sia piaciuto il modo in cui Josie ha deciso di affrontare le cose, mentire non è la soluzione ma è un buon per sfuggire al dolore.
Cosa ne pensate del nonno di Josie?
Commentate, votate e condivedete la storia.
Vi amo 3000, miei Peperoncini.

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