Capitolo 20
Hai mai avuto quel piccolo ma all'epoca enorme problema con la porta chiusa?
Intendo, da bambini non odiavi dormire nella tua stanza al buio, tutto solo, con la porta chiusa? Non pregavi i tuoi genitori di lasciare accesa una luce o di dormire nonostante il rumore, se avessero lasciato aperto?
Chissà se era davvero per il buio, se per la solitudine o per la semplice sensazione dello sconosciuto.
Non voglio citare una di questa paure ma il semplice fatto della porta chiusa, perché pensiamo sempre che dentro ad una stanza ci sia qualcosa che non possiamo controllare?
Josie aveva vissuto all'incontrario, non aveva mai avuto problemi con le porte chiuse perché era lei stessa a volerle così. Era lei quella dentro la stanza, tutta sola e tutti gli altri preferivano non sfiorare la manopola.
Rinchiudere le proprie emozioni non era novità e le andava benissimo, perché ora che iniziava a sentirsi umana aveva capito che non le piaceva, se avesse mostrato tutto allora sarebbe stata peggio.
Peggio di essere rinchiusa in una base Avengers, anche se fosse impazzita avrebbe dovuto affrontare non solo i suoi compagni ma centinaia di agenti esperti.
Perciò era chiusa nella sua stanza, nei giorni seguenti aveva finto di rispettare così tanto l'ordine dato che gli altri se ne erano convinti.
Non aveva notato nessun comportamento strano, per il semplice motivo che questa volta si convinse che era lei quella strana, che era colpa sua essendo ancora tutto nuovo.
Sam era arrivato nella squadra ufficialmente e insieme correvano al mattino, le piaceva la sua presenza ma non gli dava troppa confidenza, come non faceva con nessuno.
Era sdraiata sul suo letto matrimoniale, le coperte grigie e bianche erano spiegazzate ed era una posizione insolita. Teneva le gambe sul muro sopra la normale posizione della testa, tra le lucine che aveva appeso al posto di un quadro commerciale.
Il Natale era così vicino che vedeva addobbi dappertutto e la cosa intimidiva, persino Nat aveva festeggiato per anni.
Per lei il Natale voleva dire pattinare con J, di nascosto da tutti, ma non avrebbe raccontato quelle giornate a nessuno.
Portava dei calzettoni argentati aderenti fino al ginocchio, un gonna di cotone mossa nera e sopra un maglione corallo che le lasciava le spalle nude.
Qualcuno bussò alla porta e Friday parlò di Pietro Maximoff, perciò ella fece un respiro profondo e acconsentì all'apertura della porta.
In istante Saetta entrò e si lanciò sul divano davanti alla televisione, indossava dei jeans scuri e un maglioncino grigio a collo alto, aveva tagliato appena appena i capelli.
<<A cosa devo il piacere?>>mormorò lei.
<<Sei viva, almeno ora so questo>>ribatté sarcastico <<Sei sparita da ieri a pranzo>>
<<Friday poteva dirti che sono qui, che sono viva>>
<<Preferisco fare le cose da solo>>si appoggiò allo schienale con i gomiti.<<Esattamente cosa stai facendo messa così?>>
<<Pietro, vorrei rimanere sola>>
<<Emh...No>>
Josie tirò indietro gli occhi per vederlo meglio, la sua espressione era rilassata, il cuore batteva leggermente veloce ma Josie pensò fosse per la corsa solita.
Riusciva a sentire i battiti degli altri da qualche tempo ma solo se c'era molto silenzio.
<<Cosa vuol dire no?>>
<<Vuol dire che non me ne vado, neanche se mi costringi entrando nel mio sistema nervoso o cose così>>
Josie sbuffò e tolse i piedi dal muro, si sdraiò a pancia in giù coprendosi le parte scoperte della gonna, mise il mento sopra le mani giunte e fissò intensamente Pietro.
<<Sei stato tu a portarmi la colazione davanti alla camera ieri mattina?>>
<<Mi aspettavo un grazie ma fa niente, era buona almeno?>>
Decise che non gli avrebbe dato la soddisfazione di dire di sì<<Come sai fare un'omelette?>>
<<Sono pieno di risorse>>rise con il suo solito atteggiamento<<Scherzo, ho seguito alla lettera la ricetta su internet e non mi sono fatto aiutare da Wanda>>
<<Sarà fiera di te>>
La guardò dritta negli occhi e lesse la sua intensa voglia di commiserarsi, sapeva che era il momento giusto.
<<Va bene, sono stato educato più che ho potuto, ora torno me stesso. Alza le chiappe di fuoco>>
Pietro si tirò in piedi e appoggiò le mani ai fianchi muscolosi, la russa lo guardò stranita<<Io non mi muovo da qui>>
<<Se vuoi ti sollevo e ti porto giù a peso, possi riuscirci>>
<<Potrei stenderti solo chiudendo gli occhi>>
<<Non penso, non sei così veloce, Molov>>
Ella non si mosse e così lui si buttò sul letto in meno di un secondo, nella sua stessa posizione e sarebbe stato tremendamente inquietante per chiunque. Ma Josie non si spaventava con facilità, in realtà non lo faceva quasi mai.
<<Pietro, non fare il bambino e vattene>>sbuffò.
<<Tu sei allucinante, lo sai? Un attimo sei divertente e il momento dopo insopportabile>>
<<Non vuoi sapere davvero che cosa sei tu>>
<<No e non me vado. Ma tu devi, alza il culo>>
<<Te lo devo ripetere di nuovo?>>
<<Non serve>>
Improvvisamente egli fece una mossa azzardata, con la sua velocità buttò a pancia in su la ragazza e poi le si mise sopra, tenendo fermi i polsi. Una tecnica appena insegnata da Clint, i due avevano un rapporto strano.
Erano vicini, molto vicini e questo face rallentare il tempo.
Per la prima volta nella sua vita Pietro non sentì che tutto stava andando troppo piano.
Josie invece percepì un calore intenso dentro di sé, ma non aveva niente a che fare con il potere o il fuoco.
Non poteva permettere di essere sottomessa ad un avversario, che fosse una persona o un emozione, perciò usò la sua forza fisica cogliendolo di sorpresa e salendo a cavalcioni sopra di lui, gli teneva le braccia e gambe incastrate.
<<Te lo avevo detto>>
<<Guarda che con me non devi fingere>> puntò a cambiare strategia.<<Qui ti senti in prigione, permettimi di aiutarti>>
<<Non puoi farlo>>sussurrò.
<<Quanto ci scommetti, Molov?>>sorrise, un sorriso bianco e onesto.
Josie si sentì scoperta, come se avesse rubato qualcosa e l'avessero beccata in fragrante.
Alla fine annuì e scese dal suo corpo finendo a tornare in piedi, il sokoviano si voltò a guardarla nella sua bellezza.
<<Dove andiamo, Maximoff?>>
Egli sorrise e si lanciò giù dal letto, apparendo un secondo dopo davanti alla porta. <<Tu metti delle scarpe e una giacca>>
Lei annuì come se fosse un ordine ed egli scomparve dalla dalla vista con una scia blu, stava correndo a prendere una giacca per se ma per avvisare i suoi compagni di squadra di procedere con il piano.
Quando tornò vide ella intenta ad infilarsi una giacca verde militare lunga fino alla fontana e con delle piume marroni sul beccuccio, sotto le calze argentate portava degli scarponcini neri alti.
<<Sono pronta>>
<<Perfetto, andiamo>>aprì la porta<<Prima le russe, ops, le signore>>
Josephine non rise, non provò neanche a sorridere, ma fu abbastanza educata da camminare nel corridoio.
Erano fianco a fianco ma in silenzio, ed era davvero difficile far stare zitto Pietro ma lui era impegnato a pensare proprio a lei.
Non riusciva a vederla come il male, anche se la sua gemella diceva di percepire qualcosa che andava oltre la malvagità. Wanda non sarebbe mai stata contro Josie, in realtà l'ammirava moltissimo ma aveva un dovere la sua amica.
Salirono in ascensore e Josie notò che andavano al piano terra, diretto al magazzino enorme con le grandi vetrate.
Quando le porte si aprirono vide per l'appunto il solito grande spazio ma niente di nuovo o interessante.
Si voltò di scatto verso Pietro, si era mossa per niente?
<<Si può sapere a che gioco stai giocando?>>
<<Cosa?>>
<<Io me ne torno in camera>> annunciò girandosi verso l'ascensore.
<<Josie, Cristo, puoi aspettare?>>
Si fermò sul posto e piegò le braccia sul proprio petto, sentì un rumore, come uno strascico meccanico e si voltò.
Davanti a se, dopo un lungo spazio, c'era una pista di pattinaggio. Non era grande quanto quella su cui era stata poco tempo prima ma era lì, apparsa dal nulla.
<<Non so cosa dire>>
<<Sarebbe la prima volta>>la prese in giro<<Non l'hai vista per via della schermatura, Stark ha ideato tutto così, è nascosta agli agenti e persino al segretario. Un posto tutto tuo, ho pensato ne avessi bisogno>>
<<Tu hai fatto questo per me?>> sussurrò.
<<Più per me che per te, così potrò guardarti>>sorrise<<Quello che hai fatto a NY, non ho mai visto nessuno pattinare in quel modo, neanche in televisione>>
<<Gli altri lo sanno?>>
<<Certo, volevano mostrarla loro ma si stanno allenando o sono tutti molto occupati>>
Si, occupati a studiare Josie nascondendole tutto.<<Ora sei il mio baby sitter?>>
<<Sono un ammiratore>>alzò le spalle con le mani in tasca.
Josie rise, nessuno le aveva mai fatto un regalo simile e il ragazzo rimase a guardarla, provò qualcosa di forte ma non seppe dire cosa.
<<Non so se me lo merito, Pietro>>tornò seria.
<<Perché non dovresti?>>
<<Lo sai perché>>
Egli si avvicinò piano, mettendosi davanti alla ragazza e la guardò nei suoi occhi blu<<Sai perché nessuno di noi ti ha fermato mentre pattinavi?>>
<<Perché vi avrei bruciacchiati?>>fece un piccolo sorriso.
<<Perché sembravi libera, Josie. Sembravi esattamente quello che ognuno di noi vorrebbe essere. Ci siamo chiesti come una ragazza che ha il potere del fuoco sia così a suo agio con il ghiaccio, la risposta è che il fuoco è ciò che sei ora ma quella>>indicò la pista<<è quello che volevi essere>>
<<Non sono tanto libera ora>>aggiunse sarcastica, ignorando i pensieri su J.
<<Puoi esserlo anche nella tua prigione>>mormorò<<Non possiamo neanche chiamarla prigione, c'è persino una piscina olimpionica!>>
Josie rise scuotendo la testa, annuì più a se stessa che a lui e poi guardò oltre il fisico perfetto del velocista.<<Pattini con me?>>
<<No>>
<<Scherzi? Oggi è tutto no per te?>>
<<No perché non so pattinare>>ammise<<Non voglio rovinare il mio Sharm>>
<<Non ci credo!>>esclamò <<D'inverno a Sokovia c'era una pista di pattinaggio in piazza! Me la ricordo!>>
<<Non mi piace il ghiaccio, la neve si, ma il ghiaccio per un velocista è un incubo>>
<<Sarò il tuo incubo, ora muovi tu quelle chiappe d'argento e andiamo>>lo prese per un polso.
<<Josie, ti prego, evitiamo>>
<<Vuoi che io pattini o no?>>lo guardò negli occhi.
<<Non sono capace, non voglio ferire il mio viso perfetto>>
Alzò le spalle con fare ironico<<Non accadrà, non si può peggiorare>>
<<Non fare la stronza>>
<<Ti insegno io, come mia madre ha insegnato a me>>sorrise, Pietro fu sorpreso dalla sua naturalezza.
<<Mi arrendo, ma se mi faccio male sarai tu a dover scappare>>
Josie cercò di stare al gioco, lo tirò ancora e insieme arrivarono alla pista. Attaccati alla ringhiera della pista c'erano già dei pattini, erano nuovi ed entrambi ne presero un paio bianco.
Dopo una decina di minuti, a indossarli stretti, e a calmare Pietro aprirono la porta.
<<Non è cosi terrificante come sembra>>
Pietro doveva tenerla occupata ma non voleva dire che non potesse aiutare gli altri, in quel momento dopotutto stavano studiando i file.
<<Perché hai scelto il fuoco se ami tanto il ghiaccio?>>
Josie ignorò la domanda guardandolo entrare in pista<<Resta calmo, cerca di avere equilibrio>>
Pietro si ritrovò con i pattini ad andare avanti mentre il corpo cercava di cadere all'indietro, si tenne forte al cancelletto.<<Non hai risposto, Molov>>
Un flash partì nella mente di Josie, vide la scelta del fuoco davanti al proprio mentore, ricordò la domanda che egli le fece sul potere, non di essere come dio ma di essere come qualcos'altro, ella non aveva mai trovato la risposta.
Tutt'ora si chiedeva perché avesse scelto sul serio il fuoco, una bambina che desidera la morte? Non ci credeva più e dopo così tanti anni era ancora un dilemma che la tormentava.
<<Non lo so, in quel momento ho sentito che era così>>
Pietro la guardò serio e capì, non sapeva perché aveva fatto una scelta perché non l'aveva fatta.
Perdendo la concentrazione cadde sul ghiaccio con un tonfo, sbattendo forte il sedere e scottandosi le mani.<<Cristo!>> esclamo lui alzando gli occhi.
Josie scoppiò a ridere, si tenne la pancia da quanto rideva e il velocista la guardava sorpreso, non l'aveva mai vista così ma J sì, era buffa.
<<Sì, il ghiaccio non fa per te>>
<<Divertente, Fiamma>>sbuffò cercando di alzarci, ci riuscì solo dopo qualche tentativo goffo.
<<Dove stai andando? Tutti cadono la prima volta!>>mise le mani sui fianchi.
<<No, grazie. Io non sono mai caduto e non andare a raccontarlo a nessuno>>
<<Di cosa hai paura? Non hai una reputazione>>
<<Ah-Ah>>fece il verso sedendosi fuori per togliersi i pattini.
Lei appoggiò le mani al muretto e lo guardò rimettersi le scarpe in meno di un secondo, dalla sua espressione sembrava quasi avesse compreso qualcosa.
Si sentiva strana, era felice per la pista ma nonostante il passare dei mesi non era abituata a posti tanto grandi con tante vetrate, le basi dell'Hydra erano perlopiù sotterranee mentre dove era cresciuta ogni finestra era opaca.
Tutta questa nitidezza la confondeva.
L'ultima volta che aveva pattinato, prima di NY, era stato con J, poco lontano dalla Stanza Rossa. Il loro ultimo Natale insieme, ma lì non avevano ancora dato sfogo al loro amore.
<<Quindi ora mi lasci qui, tutta sola?>>
<<Se provi a fuggire ci sono dei sensori, tranquilla>>si alzò in piedi.
Josie cercò di non mostrare la sua delusione, non aveva posto quella domanda perché aveva pensato di uscire dalla base ma perché per qualche strano motivo le piaceva stare con lui. Era l'unico a non guardarla come un giocattolo rotto, come qualcosa che non fa quello che deve.
Cosi fece un sorriso ironico, nascondendo i suoi sentimenti come sempre, era più facile vivere senza.
Lo guardò scomparire in una scia blu ed ella rimase immobile, in una grande pista di ghiaccio ma non era come quella vicino alla baita dove viveva con sua madre.
Una volta ci era caduta dentro, il ghiaccio si era rotto sotto i suoi pattini con una strana semplicità, l'acqua era fredda, pungente come coltelli e sembrò restare lì sotto quasi per millenni.
Si mise a pattinare sapendo che non sarebbe caduta, perché era questo che le avevano insegnato, a non aver paura di crollare.
<<Forza, pattina con me!>>
Nel ricordo Josephine aveva quasi diciassette anni, secondo la sua vera data di nascita non era ancora nata, ma per il finto compleanno creato dalle sorelle ci era già arrivata.
J se ne stava in riva al lago ghiacciato, seduto con le gambe distese e le braccia coperte indietro, la neve era altissima e faceva davvero freddo. I suoi occhi blu la scrutavano sicuri, come a voler seguire ogni suo movimento ed era così, non voleva perderla di vista. Amava vederla pattinare ma non lo avrebbe ammesso mai perché non sapeva proprio cosa significasse amare.
Mancava meno di una settimana e non sarebbe più stato il suo mentore ufficiale, ma sarebbe rimasto due mesi per osservare i suoi progressi nelle missioni.
Se solo avesse saputo che quei due mesi sarebbero stati anche i più belli della sua vita li avrebbe anticipati.
<<Ogni volta devo ripetermi davvero?>>
<<Si, perché ogni Natale insieme spero che cambi risposta>>rispose lei con una piccola risata, fece una piroetta. Sua madre la insegnato le cose base del pattinaggio artistico, il resto lo aveva imparato da sola e questo lui l'ammirava<<Ti prego, J, un'ultima volta da essere umano e poi potrai tornare in Siberia e dimenticarti di me>>
<<Sei davvero esagerata>>
<<Sono sincera! Hai paura di un po' di ghiaccio adesso? Fammi contenta, dai>>
Sicuramente qualche anno prima J avrebbe detto chiaramente no e non si sarebbe discusso, ma era diverso, con gli anni lui non era più così condizionato dal lavaggio del cervello. Josephine lo rendeva umano.
Si alzò dalla neve e sbuffò.
<<Non ho i pattini>>
<<Non ti servono>>alzò le spalle<<Vieni da me, il resto non conta>>
Il ragazzo lo prese davvero come un ordine, salì sul ghiaccio e cercò di usare l'addestramento a suo vantaggio. Puntò i piedi ed ebbe successo, non fu impacciato come credeva sarebbe stato, la meravigliò quello che stava facendo per lei.
Era concentrato nel non cadere e Josie non riusciva a non sorridere, le piaceva come contraeva la mandibola, si focalizzava sull'obiettivo. Le era ovvio di voler più di un rapporto da maestro e alunna.
Quando furono vicini lui sollevò lo sguardo e si distrasse nel vedere il suo sorriso, la ragazza gli prese un braccio in tempo e lo fece rimettere dritto.
<<Visto? Ce l'ho fatta>>rispose tirandosi indietro i capelli.
<<Non avevo dubbi>>
<<Allora perché mi hai fatto venire qui?>>
<<Semplice, perché lo volevo>>fece una smorfia furba, lui scosse la testa cercando di non sorridere.<<Oh, lo so che vorresti ridere>>
<<Io non rido>>
<<Bugiardo>>sorrise lei.
<<Si, su questo sono d'accordo. Sono un bravo bugiardo>>
Ella si avvicinò di poco, quasi avessero in mente la stessa bugia. Persino un ceco avrebbe visto com'erano complici<<Siamo entrambi ottimi bugiardi a quanto pare>>
Pietro arrivò nel Laboratorio più grande e tutti si girarono di scatto a guardarlo, sapendo esattamente che non doveva essere lì.
<<Che ci fai qui?>>domandò Wanda davanti a Steve, che continuava a disegnare.
<<Non è scappata, vero?>>chiese Tony.
<<No, sta pattinando. Ma Romanoff?>>
<<È in missione con Barton>>spiegò Steve<<Per cercare Yelena>>
<<Credo di avere una prova>>
<<Una prova su Josie?>>domandò Visione.
<<Non ha scelto il fuoco>>
<<Ehm, si che lo ha fatto>>mormorò con tono sarcastico Tony.
<<Nel senso che non è più una deduzione, lei stessa mi ha appena detto che non lo ha mai capito. Mi ha detto che non ha avuto una ragione>>
<<Non ha mai fatto domande?>>aggiunse Rhodes.
<<No, semplicemente sentiva che doveva farlo. Perciò avevate ragione, il suo Mentore era dell'Hydra, ha manipolato la scelta. Possiamo dirlo a Romanoff e soprattutto a Josie ora che siamo sicuri >>
<<Non possiamo farlo>>scosse la testa Bruce<<Non voglio un'altra guerra>>
<<Guerra? Se la facciano ragionare su quello che lei stessa ha detto capirà tutto>>
<<Questo la distruggerebbe o non ci crederebbe>>intervenne Wanda<<Il suo mentore è stato la sua unica certezza, probabilmente colui che ha amato di più in vita sua e ora? Penserebbe di essere stata usata ancora di più>>
<<Si, di fatto lei pensa che l'uomo fosse sincero perché era un sottoposto>>annuì Tony.<<Se sa che non era un pedone ma un fante, la nostra regina farà scacco matto>>
<<Sì, e ci divora tutti>>sbuffò Bruce.
<<Meglio evitare>>parlò Thor per la prima volta.
<<Josie è migliorata, già ritrovare Yelena sarà una bella novità, bisogna darle tempo>>concordò Rogers.<<E forse dovremmo scoprire di più su J, non sappiamo davvero se era così unito all'Hydra>>
<<Più tempo le mentiamo e più dopo ci odierà>>
Rhodes scosse la testa<<Pietro, tu hai voluto iniziare!>>
<<Lo so>>ribatté<<Abbiamo paura di lei e lo capisco, è più potente di quello che sembra ma è una persona, se le mentiamo non siamo diversi dagli altri>>
<<Ascolta, ragazzo, finché non troviamo prove reali, come in quei file o da qualsiasi parte non possiamo farlo. Una prova emotiva non basta, dobbiamo collegare i fili, capire le missioni, le frasi criptate, i codici e tutto il resto>>spiegò Tony.
<<Ti prego, Pietro>>disse Wanda.
Lui sospirò, mentirle non gli piaceva ma capiva che avevano ragione.<<Va bene>>
ANGOLO AUTRICE.
Prima di tutto, avete visto il Trailer?!Cosa ne pensate?! Fatemi sapere!
Josie ci ha mostrato un ricordo e Pietro è stato di parola, ha provato a distrarla ma funzionerà? Cosa ne pensate di una Josephine così tanto devota agli ordini per evitare di essere cacciata? Nel prossimo capitolo si parlerà di lei ma non la vedremo direttamente! Spero vi piacerà come gli altri. Seguitemi su Youtube e su Instagram!
Un bacione, miei Peperoncini.
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