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~9~

#One-shot

«Mi aiutate a decidere, cazzo!»
Caleb diede una spinta ai suoi amici, che avevano accettato di accompagnarlo a comprare un anello per Jude. I due, però, non sembravano particolarmente cooperativi: Joe era rimasto a fissare il cellulare per tutto il tempo e Nathan...bhe Nathan era troppo impegnato a controllare che il castano non facesse niente di stupido o non inveisse contro nessuno. Anche se si era convinto di aver fallito quando notò che la maggior parte dei clienti della gioielleria li stavano fissando. Dannato centro commerciale.

«Troppo sfarzoso, troppo caro, troppo semplice, troppo verde. Verde? Ora spiegatemi chi mai comprerebbe un anello verde!» sbottò Caleb, preso dall'ansia. L'azzurro trasalì, «non saprei, forse qualcuno a cui piace quel colore?», ma si zittì appena venne guardato in modo gelido dal castano. Nathan sapeva quanto ci tenesse a sposare Jude e di conseguenza alla proposta. Si spostò con eleganza una ciocca dei suoi capelli turchesi e si avvicinò all'amico, facendo un gesto a Joe di fare altrettanto. Quello alzò gli occhi al soffitto e rimise il telefono in tasca.

«Caleb, ti stai facendo troppi problemi, a Jude andrà bene qualsiasi cosa» Joe tastò le tasche della giacca per vedere se aveva con sè delle sigarette. Appena tirate fuori le rimise subito dentro quando notò il cartello "vietato fumare". Nathan gliele prese di mano mormorando un "ti rovineranno" e rivolse subito dopo l'attenzione a Caleb, che sembrava particolarmente irritato. «Simba, quando dovrai chiedere tu al Pinguinomane di sposarti non presentarti da me. Ti sbatterò la porta in faccia».
«Veramente gliel'ho già chiesto, sai, due mesi fa...».

Nathan mise una mano davanti alla bocca di Caleb prima che quello potesse urlare. «Nath, che anello ti aveva preso Mark?» chiese il castano, stranamente più calmo di prima, e Nathan arrossì al solo pensiero. Ormai lui e il suo ex ragazzo erano sposati da qualche mese, ma gli provocava ancora un leggero imbarazzo ripensare alla sua proposta. Romantica, certo, ma forse...un po' troppo originale, per non dire altro.

«Sicuramente non mi ha preso qualcosa al reparto donna, anche se mi ha confessato che era molto tentato» disse, e dovette cercare di trattenere le risate di fronte alla faccia confusa del castano, che cominciò a camminare verso la parte opposta del negozio. «Cioè, stiamo guardando anelli da donna da quaranta minuti e non mi avete detto nulla?!», Joe gli mise una mano sulla spalla «a malapena so chi sono e che cosa sto facendo, non lamentarti». Nathan guardò la scena divertito, poi raggiunse i suoi amici non badando agli sguardi straniti che gli lanciavano le commesse e i vari clienti.

...

«Sono a casaaaa!» urlò il turchese mentre si toglieva la giacca. In un attimo un piccolo tornado rosa gli abbracciò la gamba destra e un uragano castano cercò di aggrapparsi alla sua schiena. Il piccolo Gabi sorrise teneramente al genitore: «Finalmente, papà!»

Nathan stampò un bacio sulla fronte ad entrambi, non pensava di essere stato via così tanto. Avanzò verso il soggiorno, convinto che avrebbe trovato lì suo marito, magari mentre era intento a guardare una partita di calcio o a dormire sul divano, invece, con sua sorpresa, trovò la stanza perfettamente in ordine. Poi sentì uno scoppio e un urletto poco virile provenire dalla cucina.
Il turchese guardò i due bambini. «Sta veramente provando a cucinare? Lo sa che non è in grado»

«È quello che gli ho detto anch'io!» protestò Gabi mettendosi le manine sui fianchi, facendo ridere il fratellino. Nathan prese Arion in braccio e strinse la mano di Gabi, poi si affacciò alla cucina. Eccolo, Mark, intento a preparare senza successo della semplicissima (parole sue) pasta in bianco. «Una tormenta di carineria sta arrivando, preparati!» urlò Nathan, dopo essersi avvicinato di soppiatto a Mark con i due bambini. Il castano si girò appena in tempo per prendere Arion al volo. «Amore, sei a casa, era ora! Avevo paura che Caleb avesse ucciso te e Joe per l'agitazione!», Mark diede un casto bacio all'azzurro e lo fece sedere al tavolo. «Bhe, sai, ci era andato vicino. Sono distrutto».

Mark mandò i bambini a giocare nella stanza di fronte e prese tra le mani il viso di Nathan. «Ti credo!», gli spostò con delicatezza il ciuffo, in modo da potersi perdere in entrambi gli occhi del turchese, che stava morendo dall'imbarazzo. Sembravano tutto tranne che una coppia sposata, loro due. «G-già, ha paura che qualcosa possa andare storto»

Mark sorrise divertito e si sedette al suo fianco, dimenticandosi del mostro che aveva creato e lasciato nella pentola. «Ti ricordi come te l'ho chiesto io?» chiese con una faccia da cucciolo. Nathan sorrise. «Certo, non sono mica passati anni. Mi hai tirato un pallone con su scritto "vuoi sposarmi" e poi hai nascosto l'anello in un gelato che abbiamo mangiato in due», si massaggiò la guancia sulla quale la palla lo aveva colpito, «mi ha fatto male per tre giorni, se non fossi stato così dolce ed esaltato ti avrei picchiato»

Mark lo avvicinò a sè e gli mise le mani sui fianchi. «Però ha funzionato...» sussurrò poco distante dall'orecchio del turchese, che annuì. Nathan si guardò la mano sinistra. Sull'anulare brillava un semplice anello color argento. Un brivido gli percorse la schiena quando Mark lo strinse a sè. «Sì, Capitano, hai fatto centro»

That's the perfect family. Change my mind

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