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organizziamo un furto per noia

«Per chi era?»
Mi chiede, facendomi risalire dallo stato di beatitudine in cui ero calata

Il contegno, Edith, datti un contegno

«Solo un disegno fatto a caso, sai, non dormo bene...» armeggio un po' con il progetto virtuale del braccio dell'armatura

«Non è vero, non ci avresti messo tanta cura, e poi hai anche scritto appunti sul materiale del quale hai bisogno, quindi...»

«Belle deduzioni, Sherlock» commento.
Disfo l'ologramma, mi sono scocciata.

Mi sono ufficialmente rotta le palle di non poter usare l'armatura, piano B

«Voglio sapere adesso, me lo devi»

«Non è vero»

«Ti ho portato un frappè. Tu ami i frappè»

Ha fatto centro però.

«Sherlock, deducilo.»

«Ma, Edith, io...»

«Ho detto, deducilo»

Inizia a analizzare i fogli, in modo quasi inquietante. Quanto tempo ci metterà prima di capirlo?

«Hai scritto il mio nome. Perché?»

Mi do una manata in fronte

«Mi stavo annoiando, e quindi ci ho scritto il tuo nome. Perché secondo te?»

«Lo hai fatto... Per me?»

«Perché se dobbiamo tornare in quella stanza e qualcosa esplode io mi nascondo dietro di quello»

«Ero venuto qui per parlarti di questo»
Le mie orecchie si rizzano, come se fossi Goose.
La quale è appena passata tra le gambe di James, e lo ha fatto quasi cadere.

«Chi... Cosa è?»
La prendo in braccio e le accarezzo la testa.

«Goose, lei è Goose.»
La guarda, come se fosse un demone.

«Hai paura di lei?»
Chiedo, quasi ridendo.
Allungo il gatto verso di lui, e James fa un salto di venti chilometri indietro
«Tieni quella cosa lontano da me!»
Rido

«Dai, è un gatto!» esclamo, continuando a ridere.

«Io sono più una persona da cane»

«Si era notato»

Non ho trovato i padroni di Goose, da nessuna parte, quindi, ho deciso che la terrò io.

«Avevo fatto un piano per entrare»
Lo guardo con occhi spalancati.

«Avremo bisogno di un terzo compagno»

Penso subito a Peter.
Sì, lui farebbe qualcosa del genere.
L'idiota mi illustra il piano, lontano da Goose

«Lo hai visto anche tu il condotto di aereazione? Mentre tu armeggiavo io l'ho aperto e ho scoperto che può essere attraversato da una persona alla volta»

Questo non l'ho notato.

«Quindi, ci infiliamo, arriviamo fino alla stanza segreta e io e te scendiamo a prendere la chiavetta e Peter fa la guardia.»

«Non ti sembra troppo semplice?»

Mi guarda spaesato
«Cosa?»

«Sembra troppo semplice, e poi stiamo parlando dello Shield, Fort Knox in confronto è una scatola di legno»

L'ho lasciato senza parole.

«Non ho detto che era un brutto piano però» mi correggo.
Non è male come piano, sul serio.
Lui fa un sorriso.
«Avverti Peter, ci si vede stasera, a Central Park»

Sembriamo una banda di disadattati.
No, sono seria.
James si guarda intorno come un idiota, ed ha anche il cappellino da baseball del padre, la sua copia perfetta, Pete è eccitato e spaventato allo stesso tempo (l'idiota non ha preso il costume perché "poi o riconoscono"
Ma senza la tuta... Lasciamo stare) dalla situazione e io penso che questa sia una grande cazzata e sembro uscita da un brutto film di azione.

«Il condotto è più o meno... Qui» James indica una serranda di ferro, dietro a un cespuglio

«Perché così lontano?» chiede Pete, mentre io inizio a calarmi giù

«Forse per non far sapere che è collegato a una delle basi dello SHIELD, no?»

Sul serio, questa cosa è troppo semplice. Strisciamo fino alla base, l'unico ostacolo erano un paio di mine, disattivate in pochissimo tempo, e troviamo l'apertura del condotto, non c'è nulla...

Come non detto.
Il pavimento è letteralmente inondato di laser rossi, stile Mission Impossible, è impossibile scendere senza essere scoperti.
Devono essere vecchi di decenni, ma ancora funzionanti

«Cambio di programma. Avete delle corde?»
Dico ai ragazzi. Posso sentire le loro facce confuse, anche se non posso girarmi.

«Ho le ragnatele, vanno bene lo stesso?» chiede Peter

Peter fissa la tela in fondo, e io mi avvolgo l'altro capo alla vita, operazione non facile.

«Se tutto va bene e io non muoio, vi offro un hamburger» dico, per poi scendere.

La corda è difficile da manovrare, dato che è appiccicosa, ma me la cavo.
La vedo, la chiavetta rossa con il simbolo delle Stark industries.
L'afferro, e per poco non urlo di gioia, solo che perderei l'equilibrio e morirei, o peggio, sarei esplusa.

Immagino James e Peter fremere lassù, come se potessi non farcela.
Vedo un dossier, non diverso dagli altri, ma più facile da acchiappare.
D'accordo, sono un idiota.
Poggio i piedi sulla scrivania, e mi do lo slancio, per ondeggiare fino al dossier e afferrarlo.

La sedia di muove pericolosamente

«Non cadere, non cadere...» mormoro, come una preghiera.
Il dio delle sedie ascolta la mia preghiera e quella non cade.
Amen.

Inizio a vederci doppio, non ora per favore, non ora. Chiudo gli occhi con un mugugno di dolore e quello passa, momentaneamente

Do uno strattone e i due mi tirano su.
Non parliamo fino a quando non sento l'aria piena di smog di New York andarmi in faccia.
Mi stendo sull'erba, respirando profondamente e dico

«James, te l'ho detto che era troppo facile»

Lui ride, quasi istericamente e si butta vicino a me, seguito da Peter

«Abbiamo appena commesso un effrazione e abbiamo rubato»

«Nessuno se ne accorgerà. Quella stanza non viene aperta da molto» risponde James.

«E poi la chiavetta era mia»

«Ma il dossier? E le informazioni?» continua Peter

«Sono un... Premio»

La luna si sdoppia, e la terra riprende a girare sotto di me, vorticosamente, di nuovo.
Chiudo gli occhi e stringo un paio di fili d'erba, sperando che finisca presto.

«Edith?» mi chiama James «Tutto okay?»

Spalanco gli occhi. «Sì, tutto okay»
Lui mi guarda diffidente, e poi inizia a giocare disinvoltamente con i miei capelli.

«Togli quelle mani o te le trancio» lo minaccio

«Fa sul serio» rincarica la dose bimbo ragno

Lui lascia, quasi dispiaciuto.
Fissiamo un po'il cielo, persi nei nostri pensieri. Al dossier e alla chiavetta ci pensiamo più tardi.

«Che ore sono?» chiede Peter

«Penso verso mezzanotte» risponde James

Mi metto a sedere e guardo il verde intorno

«Vi devo un hamburger. Sono una donna di parola io»

_Spazio me_

Vi scrivo questo mentre bevo un tè caldo, posizione non comoda.
Sto per andare a scuola, mi voglio suicidare e volevo dire che probabilmente gli aggiornamenti non saranno così frequenti perché ho una vita sociale (HAAHAHHAAHHAAHHHAAHHAAHAHAHAHAH)

Peace love and pie

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