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34. Quell'ultimo venerdì

Ultimo venerdì di gennaio
Lentamente aprii gli occhi, trovandomi in un primo momento spaesata. Poggiandomi sui gomiti mi alzai e nel guardarmi intorno mi ricordai di essere nella camera di Eren. La sera precedente avevo lasciato Jean per andare a cercare Eren e, dopo averlo trovato, l'avevo riportato a casa. Successivamente mi aveva chiesto di restare, così mi ero sdraiata al suo fianco e ci eravamo addormentati.

Mentre ripercorrevo gli avvenimenti della sera precedente mi misi a sedere, ancora frastornata. Girandomi vidi Eren, che continuava a dormire profondamente. Il codino dietro la sua nuca si era sciolto ed ora aveva tutti i capelli sparsi sul cuscino e sulla faccia. Facendo piano a non svegliarlo mi alzai dal letto e mi rimisi scarpe e giacca, notando che fuori era già giorno. Presi la borsa e arrivai alla porta che aprii lentamente. Tornai però subito dopo a guardare Eren e, prima di uscire, mi avvicinai.

Gli posai una mano sulla spalla e lo scossi un poco «Eren?»

Lo chiamai una seconda volta ma ignaro continuò a dormire, così ci rinunciai e mi decisi ad andare. La camera del fratello era aperta ma lui non sembrava essere in casa, dunque decisi di lasciare un biglietto sul comodino di Eren, affianco a lui, scrivendogli di chiamarmi appena si fosse svegliato.

Tornai così a casa e, prima di scendere dall'auto, feci un grosso sospiro e poggiai la fronte sul volante, chiudendo per qualche istante gli occhi. Gennaio sembrava essere durato un'eternità, così tante cose erano successe ed io ero distrutta...
Mi feci forza e presi le mie cose dai sedili posteriori per entrare in casa. Mi levai di nuovo scarpe e giacca e solo in quel momento posai gli occhi sull'orologio da muro in salotto. Non erano nemmeno le nove di mattina.

Posai lo zaino e la borsa e spossata mi passai una mano tra i capelli, quando entrai in cucina e vidi Levi prepararsi la colazione. Appena mi vide fu sorpreso.

«Non dovevi stare dal tuo ragazzo fino a domenica?»

«Sì ma... Jean ha avuto un contrattempo all'ultimo momento, quindi sono dovuta tornare prima.» Mentii, non avendo certo voglia di raccontargli tutto, e gli andai incontro. «Tu perché non sei a letto? Fino a ieri avevi ancora la febbre.»

«Stanotte mi è scesa ed ora sto bene, non ti preoccupare.» Si limitò a dirmi, mentre io già avevo avvicinato una mano per posargliela sulla fronte.

«Allora siccome stai bene, prepara waffle e tè anche per me.» Gli sorrisi e tornai a tavola.

Non disse nulla e riprese a cucinare, così io poggiai la testa sul tavolo e sospirai profondamente. Dovevo pensare ad altro, tutto fuorché Eren o Jean, altrimenti sarei impazzita.

"Sono patetica..." affondai la faccia tra le mie braccia e, quando alzai gli occhi, vidi il cellulare di Levi poggiato sul tavolo di fronte a me. Buttai un occhio su mio fratello e silenziosamente gli presi il cellulare. Lo sbloccai in un secondo dal momento che sapevo la sua password, la stessa da sempre (la mia data di nascita), e presi anche il mio cellulare. Aggiunsi alla sua rubrica il numero di Petra e posato il mio cellulare usai quello di Levi per mandarle un messaggio.

«Vuoi lo sciroppo d'acero o il caramello?» Levi si girò a guardarmi quando non ricevette una risposta, impegnata com'ero a scrivere un messaggio credibile. «[T/n]?- che ci fai col mio cellulare?»

Colta sul fatto, prima che mi raggiungesse feci in tempo ad inviare il messaggio a svelta posai il cellulare sul tavolo.

«Ti ho organizzato un appuntamento.» Dissi soltanto con noncuranza, e vidi Levi incupirsi prima di afferrare il proprio cellulare.

«Ma sei stupida?» Guardò rabbioso prima il messaggio che avevo scritto e poi me. «Non voglio andare a pranzo con Petra.»

«Sei di nuovo fresco come una rosa, quindi ci andrai.» Agilmente gli sfilai il cellulare di mano e guardai la chat ancora aperta.

«Ti ho detto no. Cancella subito quel messaggio.»

Cercò di riprendersi il cellulare, ma io mi alzai da tavola e mi allontanai facendo qualche passo indietro, non distogliendo gli occhi dallo schermo.

«[T/n] dammi subito-»

«I waffles stanno bruciando.» Lo avvertii e Levi dovette allontanarsi per toglierli dalla macchinetta e spegnerla.

«Adesso dammi il cellulare idiota.»

«Troppo tardi.» Sorrisi trionfante e gli mostrai la chat. «Ha già risposto e accettato. Non vorrai mica contraddirti dopo nemmeno due minuti e respingere Petra una seconda volta, vero?»

Mio fratello digrignò i denti e con uno strattone si riprese finalmente il cellulare, così da guardare la sua risposta.

Mi feci improvvisamente seria e lo guardai dritto negli occhi. «Levi. Non puoi continuare ad evitare gli altri, a meno che non sia io, Hanji o i tuoi colleghi. Devi aprirti di più e conoscere qualcuno, perché sai bene che un giorno anch'io me ne andrò da qui. E a quel punto tu rimarrai da solo. Quindi almeno prova ad uscire con Petra, anche solo per conoscerla meglio. D'accordo?»

L'espressione di Levi si rilassò e si ritirò il cellulare in tasca, tornando ai fornelli. «Tch. Almeno potevi scegliere un ristorante migliore.»

Sorrisi a fior di labbra e tornai a tavola. Mi sentivo un po' in colpa ad aver costretto Levi ad uscire quasi solamente per distrarmi dall'opprimente pensiero di Eren e Jean, ma d'altra parte ero felice che Levi finalmente uscisse con qualcuno.

Dopo la colazione mi chiusi in camera mia e, dopo una ventina di minuti, provai a chiamare Jean. Volevo parlargli, tuttavia non mi rispose e ci rinunciai. Nel mentre erano arrivati alcuni messaggi dalla chat di gruppo con Connie e Sasha, insieme a qualche vocale. Entrambi erano fuori città per il concerto del loro gruppo preferito, che si sarebbe tenuto quella sera, e dalle loro voci sembravano molto esaltati.

Portatemi un souvenir eh😔🤏🏻‹

Ex pelatino piccino🧑🏻‍🦽🥚
›c'è un sexy shop, vuoi un dildo?

Non avevi detto che per te andava bene prestarmi il tuo?😧‹

Sasha patatina mini🥺🍭
STOMALEJSLSJSLSLLA

Ex pelatino piccino🧑🏻‍🦽🥚
›fai schifo non ti porto nulla.

Sai che ti amo🤚🏻😫‹

Ex pelatino piccino🧑🏻‍🦽🥚
›tu la sai una cosa?

Cosa?‹

Ex pelatino piccino🧑🏻‍🦽🥚 ti ha rimosso

Ridacchiai, ma tornai seria poco dopo e spensi il cellulare. Mi buttai sul letto a peso morto, fissando il soffitto a lungo. Decisi così di scrivere ad Armin per chiedergli se voleva studiare con me nel pomeriggio, all'università, e lui accettò.
Verso mezzogiorno Levi uscì di casa per andare al suo "appuntamento" con Petra ed io rimasi da sola. Mi aveva lasciato la macchina dal momento che il ristorante che avevo scelto era in centro, ed io così potevo usarla.

Mentre preparavo il pranzo mi arrivò una chiamata e sussultai appena vidi lo schermo.

«Pronto?»

«Ciao... Ti disturbo?»

«No, tranquillo. Come stai?»

«Molto meglio rispetto a ieri. Grazie per... avermi riaccompagnato a casa.»

Mi portai una mano alle labbra e nervosa mi mordicchiai un unghia, smettendo subito dopo per rispondere. «Mi avevi chiamato, quindi sono venuta...»

«Come mi hai trovato comunque?»

Sollevai gli occhi a cielo, pensando a come rispondergli. «È una storia lunga, lascia stare. L'importante ora è che tu stia bene.»

Rimanemmo a lungo in silenzio. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma allo stesso tempo non sapevo cosa. Dovevo dirgli che mi ero lasciata con Jean?

Aprii bocca e presi fiato, ma Eren mi precedette.

«Ora devo andare, ti lascio.»

«Sì... Ci risentiamo allora.»

«Sì, ciao...» Lo sentii mormorare, prima che riattaccasse.

Guardai lo schermo a lungo, con la sensazione di un fastidioso peso al cuore, e mi costrinsi a finire di preparare la mia insalata e pranzare, prima di prepararmi e uscire. Salita in macchina mandai un messaggio a Levi, avvisandolo che andavo all'Università per studiare con Armin, e dopo un ennesimo sospiro partii. Non appena mi fermai ad un semaforo cominciai a pensare, picchiettando le dita sul volante.

"Devo raggiungere il massimo dei voti alla laurea. Devo avere quanti più crediti CFU possibili e devo laurearmi con una media perfetta."

Per qualche ragione mi agitai e le mie mani iniziarono a tremare.

"Non devo fare la fine di mia madre. Non voglio. Devo impegnarmi, non posso pensare ad altro. Basta Eren. Basta Jean. Basta anche uscite inutili. Da oggi penserò solo al mio futuro. Dopo l'università dovrò impegnarmi ancora di più per trovare un buon lavoro, anzi il lavoro che sogno da sempre. E non appena troverò una stabilità economica potrò pensare al matrimonio e ai figli. Dunque, calcolando che avrò la laurea a vent..."

Un clacson suonò alle mie spalle e sobbalzai. Il semaforo era diventato verde e, con un cenno rivolto all'autista in coda, mi scusai e ripartii.

Avevo passato anni ad organizzare la mia vita nei minimi dettagli, ignorando tutto e tutti. Evitando qualsiasi futile distrazione come le relazioni o troppe amicizie durante gli anni liceali. Avevo pianificato la mia intera vita e adesso dovevo solo proseguire per raggiungerla. Esattamente, tra non molto tutti quegli sforzi avrebbero dato i loro frutti e finalmente sarei stata felice.

Guidando sovrappensiero, non mi accorsi che un'auto nella corsia opposta aveva perso il controllo e improvvisamente me la ritrovai di fronte. Da quell'istante nella mia testa ci fu come un blackout e non vidi più nulla.

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