3. Spiegazioni
Siccome ormai era già mattina e non avevo più sonno, mi cambiai e scesi al piano di sotto per prepararmi la colazione e guardare qualcosa su YouTube. Mi misi in salotto, finché non sentii dei passi scender giù per le scale.
«'Giorno.» Urlai per farmi sentire e la risposta di mio fratello non tardò ad arrivare.
«Ciao. Dormito bene?»
Mi raggiunse al fianco del divano e mi guardò per un momento. Quando gli annuii andò verso la cucina. «Cosa vuoi per colazione?»
«Frittelle.» Gli sorrisi e con un piccolo sospiro aprì una mensola per tirare fuori gli ingredienti.
Appena mi chiamò lo raggiunsi a tavola ed iniziammo a mangiare in silenzio. Alzai lo sguardo su Levi e presi a fissarlo mentre beveva il té in quel suo solito bizzarro modo, finché non mi notò.
«Perché continui a fissarmi in quel modo?» Il suo tono seccato tradì la sua apparante calma in viso.
«Stavo pensando a quando ti deciderai a trovare una ragazza.» Risposi, rimanendo impassibile.
«Tch. Fatti gli affari tuoi.»
Riprese a mangiare ed io poggiai il mento sul palmo della mano, non distogliendo gli occhi da lui. «E tu non mi chiedi quando mi troverò un ragazzo?»
«No.- Disse secco. -Posso ancora accettare una ragazza, ma un ragazzo no.»
Tentai di nascondere la mia espressione divertita e tornai alle mie frittelle. «Beh, non c'è bisogno che tu ti preoccupi troppo per il momento. Non ho intenzione di fidanzarmi tanto presto.» Gli sorrisi sarcastica.
Levi tra non molto sarebbe andato al lavoro, mentre io sarei rimasta ad annoiarmi a casa. Decisi così di inviare un messaggio a Sasha, con la speranza che si fosse ripresa dalla sbornia e potesse uscire con me. E la risposta non tardò ad arrivare.
>Scusa ma ho ancora un mal di testa assurdo😭💔
Sbuffai e sprofondai sul divano. Non avevo nessun altro a cui poter chiedere di uscire. Con le altre nostre, ormai ex, compagne di classe non ero abbastanza in confidenza, e comunque non sarei mai riuscita ad intavolare un discorso con il mio carattere schivo; sì, ci sarebbe stato Connie, ma avremmo finito gli argomenti dopo poco tempo uscendo solo noi due.
"Vorrà dire che uscirò da sola."
Appena Levi uscì di casa, andai in camera mia e mi vestii con una semplice felpa leggera e dei jeans, per poi uscire e dirigermi in centro. Non era lontano da casa mia, quindi me la feci a piedi con molta calma.
Vidi molti ragazzi più o meno della mia età in giro per negozi dato che per gli universitari non era ancora iniziato il semestre, quando i miei occhi si posarono su qualcosa in particolare. C'era infatti un gruppetto di ragazze che elettrizzate chiacchieravano con un ragazzo seduto su una panchina.
"Non ti vedo per nove anni ed ora ti vedo due volte in meno di un giorno?" Pensai rabbiosa guardando Eren parlare con quelle ragazze, prima che mi allontanassi; non volevo che mi vedesse e cercasse di raggiungermi per continuare la conversazione della sera prima, anzi non avevo nessuna intenzione di rivederlo.
Era quasi l'ora di pranzo perciò decisi di rifiugiarmi al McDonald's e mi misi davanti allo schermo touch per ordinare qualcosa.
«Non stai attenta alla linea?»
Sobbalzai all'improvviso e nel girarmi incrociai gli occhi con quelli di Eren alle mie spalle.
«Cristo santo.» Imprecai in un sospiro, per poi tornare a quello che stavo facendo trattando freddamente Eren. «Che ci fai qui?»
«Ti ho vista entrare, quindi ti ho seguita.»
«Non intendevo questo.»
Subito non rispose ma poi sembrò capire. «Ah, sono tornato a vivere qua. Per conto mio.» Aggiunse poco dopo.
«Wow, fantastico.» Sarcastica cercai cosa mangiare, mantenendo uno sguardo disinvolto.
«Possiamo parlare?»
Continuai a premere sullo schermo senza guardarlo. «Ora ho da fare, quindi puoi benissimo andartene.»
Presi lo scontrino e andai svelta alla cassa, ma sentivo i passi di Eren costantemente dietro di me.
«Mentre mangi parliamo?»
Sbuffai seccata senza rispondergli e aspettai il mio turno per pagare.
Tirai fuori dalla borsa il portafogli e, cercando i soldi, trovai solo una banconota da cinque e una moneta da uno, ma mi mancavano due euro.
Vidi il braccio di Eren sorpassarmi e posare una banconota da dieci sul bancone e la cassiera prese a darmi il resto.
«Non te li ho chiesti.»
«Ma io l'ho fatto comunque.» Mi sorrise e poco dopo arrivò la busta con dentro il mio hamburger, che però non feci in tempo a prendere prima che Eren me la rubasse e andasse verso un tavolo.
«Voglio andare a casa. Ho preso la busta apposta.» Mi rifiutai di sedermi con lui, ma non sembrò cedere nemmeno per un secondo.
«[T/n], non mi allontanerò da te finché non vorrai ascoltarmi.»
Serrai i denti ma mantenni il controllo, così presi a sedere davanti a lui e tirai verso di me il sacchetto con uno strattone.
«Tu non prendi nulla?» Chiesi apatica, tirando fuori il mio hamburger, la bibita e le patatine.
«Devo mantenere la linea.» Afferrò una patatina e la addentò, ghignando. «Meglio non osare troppo.»
Alzai gli occhi al cielo e iniziai a mangiare senza aggiungere altro, aspettando che fosse lui a dire qualcosa.
«Sei arrabbiata con me?»
Mandai giù un boccone senza alzare lo sguardo. «Perché dovrei esserlo?»
«Da come ti comporti mi fai pensare che sia così.»
Sempre con lo sguardo basso infilai la cannuccia nel bicchiere e feci un paio di sorsi, mentre Eren poggiò i gomiti sul tavolo e incrociò le braccia.
«Non sono arrabbiata. Sono amareggiata, tutto qui.»
«Amareggiata?»
«Be' sai, sentirsi dire "ti odio" dal tuo migliore amico e poi vederlo trasferirsi lontano chissà dove, senza mai degnarti di fare nemmeno una telefonata o anche solo inviarti un sms... Non è il massimo per rendere felice qualcuno, no?» Alzai le sopracciglia e ripresi a mangiare.
«La mia famiglia doveva trasferirsi in un altra regione a causa del lavoro di mio padre e sapevo che non sarei più riuscito a rivederti! Quindi, invece che farti soffrire per la mia mancanza, ho preferito interrompere la nostra amicizia. Gli sms e le chiamate non ci sarebbero mai bastati, lo sai. Ricordo che una volta mi dissi una cosa simile.»
Mi fermai a rifletterci sù un momento, prima di dire sovrappensiero. «Se ci dovessimo mai dividere, non riuscirei a parlarti senza poterti vedere od abbracciare.»
Annuì. «Ho preferito che soffrissi per un breve periodo, per poi dimenticarti di me, piuttosto che continuare la nostra amicizia a distanza ma facendo così soffrire entrambi il doppio.» Mi spiegò mentre passava un dito sul tavolo, facendo dei cerchi immaginari.
Alzai finalmente gli occhi su di lui e lo vidi fare lo stesso. Potevo quasi perdermi nella vastità di quegli smeraldi e per un momento non seppi cosa rispondere. Non sapevo più come comportarmi dal momento che ora sapevo la verità.
«Ti prego di' qualcosa...»
Mi ripresi nel vedere la sua espressione afflitta e abbassai gli occhi, maneggiando con la cannuccia. «Rimane il fatto che facendo così tu mi abbia fatto soffrire. E tanto. Perché all'epoca eri il mio unico amico e, sentendomi dire quelle parole, diventai più insicura con gli altri. Oltre che più fredda. Ed ora sono come mi vedi.»
«Mi dispiace [T/n]...»
Potevo chiaramente vedere che era addolorato e bevvi un sorso per non doverlo guardare in faccia. Dopotutto, pensai, sarebbe stato assurdo provare ancora risentimento per una cosa successa nove anni prima, quando ancora andavo alle elementari.
«Perché sei tornato a vivere qui per conto tuo?» Cambiai discorso e continuai a mangiare. Vidi così lo sguardo di Eren illuminarsi.
«Volevo stare un po' lontano dalla mia famiglia. Quando cominciai a fare lo stripper nel locale notturno della mia città, i miei genitori non ne furono molto contenti diciamo... Dunque sono tornato qui, da circa una settimana, e ho trovato lavoro in quel night club.- Si fermò per un momento e mi guardò negli occhi. -E sono tornato anche per rivederti.»
Mandai giù a fatica l'ultimo boccone e afferrai il bicchiere, avvicinando la cannuccia alle labbra. «Se volevi cogliermi di sorpresa, ci sei riuscito.»
Eren si mise a ridere e sentii il mio cuore mancare un battito. Da piccolo aveva una splendida risata, ma ora era diventata ancora più bella.
«Come sei messo ad Università invece?» Domandai d'improvviso prendendo una patatina.
«Anno sabbatico. Non so ancora per quanto.» Alzò le spalle. «Ho fatto un liceo scientifico, ma mi sono reso conto che studiare non fa per me. Tu invece?»
Gli spiegai che, finito il liceo questo luglio, mi ero iscritta all'Università della città.
«Wow, é molto rinomata! Ci andrà anche un mio amico.»
Annuii e mi pulii le mani sul tovagliolo. «Ora devo andare.»
«Non possiamo parlare ancora per un po'? Abbiamo un sacco di cose da dirci.» Mi fermò con lo sguardo.
«Abbiamo già parlato abbastanza per adesso.»
Pensai che la freddezza nella mia voce potesse fermarlo dal trattenermi oltre, ma quando feci per alzarmi mi afferrò la mano e il mio cuore mancò un battito.
«Mi hai perdonato almeno?» Chiese incerto, con gli occhi puntati nei miei.
Indugiai qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo dal suo. «Chissà.»
Con la coda dell'occhio lo vidi sorridere e mi lasciò la mano, così che potessi alzarmi.
Si alzò anche lui con me e, appena finii di sistemarmi e presi la borsa, mi seguì verso l'uscita. «Senti... Ci possiamo scambiare i numeri? Non voglio rischiare di perderci di vista per una seconda volta.»
Mi morsi il labbro e, sapendo che se gli avessi detto di no avrebbe comunque trovato il modo di rimanere in contatto con me, uscita dal Mc mi girai e gli porsi la mano. «Dammi il tuo cellulare.»
Eren ghignò e prese il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans. «Così diretta? Mi piace.»
Alzai gli occhi al cielo e appena mi diede il suo cellulare, sbloccato, gli aggiunsi il mio numero in rubrica.
«Allora ci risentiamo.» Mi rivolse un mezzo sorriso e dopo avergli ridato il cellulare mi scompigliò i capelli.
Prima di girarsi per andarsene mi fece un occhiolino e mi lasciò davanti all'uscita del Mc, spaesata.
"Proprio come faceva quando eravamo bambini..." Pensai portandomi una mano ai capelli, per poi decidermi a tornare a casa.
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