26. Un ultimo tentativo
Eren's pov.
Erano passati solo tre giorni da quando avevo parlato per l'ultima volta a [T/n], ma non ero ancora riuscito a togliermi dalla testa il suo volto mentre mi parlava. Mi guardava con così tanta indifferenza e freddezza che per un momento mi ero sentito morire. Quando si arrabbiava con me significava che ancora potevo fare qualcosa per farmi perdonare, o che comunque un modo per sistemare tutto c'era. Invece, il fatto che lei mi non mi mostrasse alcuna emozione negli occhi, non mi dava più alcuna speranza di rimediare. L'unica volta in cui mi aveva guardato così era quando l'avevo rivista e mi odiava.
«Eren mi stai ascoltando?»
La voce di Mikasa mi destò dai miei pensieri e in un sussulto tornai alla realtà.
«Sì, scusa.»
La guardai bere un sorso di caffè, seduta di fronte a me all'interno del bar. Mancavano pochissimi giorni a Natale e Mikasa era venuta a trovarmi per un paio di giorni.
«Non mi stavi ascoltando invece. Continui a pensare ad [T/n]?»
Mi appoggiai sulla mia mano chiusa a pugno, affondandoci la guancia. «Sì invece. Stavi parlando di mia madre.» Evitai di rispondere alla sua domanda.
«Devi chiamarla, è molto preoccupata.» Mi ripeté la corvina, forse per la terza volta da quando eravamo arrivati al bar.
Senza risponderle presi il cellulare dal tavolino, iniziando a girare sui social. «Ora non mi va. Poi la chiamerò.»
Non parlavo con mia madre da quando mi ero trasferito praticamente. Ce l'avevo ancora con lei per avermi nascosto il fatto che la sua gravidanza era stata solamente un caso, inizialmente nemmeno desiderato, mentre per quanto riguardava mio padre non avevo più intenzione di parlare con lui; lo odiavo per aver tradito la sua ex moglie e abbandonato il suo primo figlio. Non l'avrei mai perdonato per questo.
Mikasa sembrò leggermi nel pensiero. «Eren, non puoi fare l'offeso per il resto della tua vita. Hanno fatto un errore, ma tutti li facciamo. Anche tu nella nostra relazione hai fatto degli errori, che non ti rendono molto diverso da tuo padre.»
Corrugai le sopracciglia ed evitai di risponderle. Non riuscivo ad ammettere nemmeno a me stesso che ero nel torto, persino dopo il litigio con [T/n] non ero riuscito ad ammettere che avevo sbagliato nel condannare il suo comportamento. Ma alcune di quelle cose che avevo detto, urlando come un pazzo, le pensavo davvero.
[T/n] non riusciva a vivere come una normale diciannovenne: pensava sempre e solo al futuro, ai progetti, tutto fuorché godersi la vita che aveva ora. Non faceva altro che studiare e studiare, fino al limite delle sue capacità. Aveva appena iniziato l'università e già era stressata ai limiti del normale. Così tante volte mi aveva dato buca per studiare che avevo smesso di contarle.
Allo stesso tempo, non capivo perché lei se la prendesse tanto con me. Cosa sbagliavo io? Perché per lei eravamo troppo diversi?
«Eren. Non puoi continuare a tormentarti per [T/n]. Ti ha lasciato, quindi devi cercare di andare avanti con la tua vita.»
Cos'aveva il mio stile di vita che non andava? Perché non riuscivo a vedere tutte le cose che mi aveva detto l'ultima volta [T/n]?
Mentre Mikasa continuava a parlarmi io ero su Instagram a guardare le stories, quando ne partì una di [T/n] caricata la sera prima. Era al ristorante e con rabbia vidi che il soggetto ripreso era Jean. Era seduto di fronte a lei, mentre impacciato si puliva la camicia sporca di pomodoro.
«Non riesci manco a mangiare una pizza senza sporcarti, sei inguardabile.» Sentii la voce di [T/n] ridacchiare, mentre zoommava su Jean.
«Ma perché mi stai riprendendo, stupida?»
«Perché ti amo così tanto da volermi ricordare di questo magico momento.» Continuava a ridere lei.
"Perché ti amo."
"Ti amo."
Strinsi con forza il cellulare e continuai a guardare fisso lo schermo, nonostante fosse automaticamente passato ad un'altra storia.
«Eren cos'hai?»
«Quello che prova Jean per me non ha alcuna importanza, perché a me piaci tu.»
«Io con Jean non ci provo manco per scherzo.»
«È per Jean, non è vero?!»
«No non è per lui.»
Sentii l'ira crescere dentro di me all'improvviso e, senza aspettare un secondo di più, mi alzai bruscamente dal tavolo e uscii dal bar.
«Eren ma dove vai?!»
Ignorai Mikasa che mi chiamava e mi diressi a casa di [T/n].
"Come può avermi detto tutte quelle cose ed ora essersi messa con quella faccia da cavallo?!" Pensavo, colmo di rabbia.
[T/n]'s pov.
«Mi manca vivere con voi.» Sospirò Hanji ad un certo punto, rattristata. «Il mio appartamento è talmente noioso...»
«Non potevi farci nulla se ti era arrivata una richiesta lavorativa in un'altra città.» Le risposi poggiando i gomiti sul tavolo, girandomi poi verso mio fratello «E poi Levi può usare il letto matrimoniale per fare le sue cose con Petra.»
«Ma la smetti di sparare cazzate?» Il suo tono burbero tradì la sua apparente calma, mentre Hanji se la rideva sotto i baffi.
«Aah, mi rendo conto solo ora che siete cresciuti molto. Mi sembra solo ieri quando vi ho adottati.» Sorrise nostalgica, rendendo la conversazione malinconica.
Hanji era stata la prima e la sola ad accoglierci e a darci una casa, dopo la morte di nostra madre, perciò le ero molto affezionata e le volevo un gran bene (stessa cosa Levi, nonostante non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce). Mi dispiaceva dunque di non esser mai riuscita a chiamarla "mamma", come al contrario aveva sempre desiderato lei.
«Ad ogni modo, [T/n].» La castana richiamò la mia attenzione. «Rimani single per diciannove anni e poi ti fidanzi due volte in meno di tre mesi?!»
Alzai gli occhi al cielo. «Non iniziare Hanji.»
«Sono seria! È un peccato però che tu ti sia lasciata con Eren, eravate così carini insieme...»
Probabilmente Levi aveva notato il mio volto incupirsi di colpo e intervenì. «Se devo proprio scegliere è meglio quello di adesso, piuttosto che il barbone.»
«Be' sì, anche lui è molto carino effettivamente.» Rifletté Hanji, turbandomi.
«Ma se non l'hai mai visto.» Le rispose Levi annoiato.
«Sì invece, nelle storie Instagram di [T/n]!» Prontamente tirò fuori il cellulare ed entrò nel app, mostrandomi la storia che io stessa avevo caricato la sera prima.
«A volte mi dimentico che mi segui e che puoi vedere tutto quello che faccio.» Commentai più per me stessa, nel tentativo di non arrossire imbarazzata.
«Eri carina con Eren, ma tu e Jean siete talmente adorabili!» Tornò a guardare il cellulare, mentre Levi si avvicinò per dare un'occhiata.
Hanji subito si portò il cellulare al petto. «Eh no! Se vuoi vederla fatti il profilo Instagram!»
«Odio i social, razza di quattr'occhi.»
«Allora non vedrai un bel nulla.»
Mi scappò un sorriso nel vederli bisticciare per un semplice video di pochi secondi, quando sentii il campanello suonare e mi alzai.
«Vado io.» Venni ingnorata dai due e uscii dalla cucina per andare alla porta.
Appena la aprii però mi ritrovai Eren davanti, proprio come l'ultima volta. La sola differenza era che questa volta sembrava a dir poco furioso.
«Alla fine ti sei messa con quella faccia da cavallo?! Mi avevi detto che non era per lui che ci eravamo lasciati!»
Eren stava urlando e, ovviamente, Hanji e Levi lo sentirono e uscirono dalla cucina per raggiungermi. Mio fratello si rabbuiò alla vista di Eren, così dovetti mettermi le scarpe e chiudermi fuori con lui.
«Va tutto bene, datemi cinque minuti.» Mi limitai a dire, chiudendomi la porta alle spalle, nonostante immaginai che in qualche modo avrebbero origliato la nostra conversazione.
Alzai gli occhi su Eren, che impaziente aspettava una risposta.
«Infatti non è per lui che ti ho lasciato, te l'ho già detto. Se non vuoi credermi, non mi fa alcuna differenza.» Risposi fredda, proprio come facevo a settembre, ma Eren non sembrò calmarsi.
«E allora perché ti sei messa con lui? Avevi detto che non provavi niente per Jean ed ora scegli lui anziché me!»
Sospirai, ormai scocciata dalle sue insistenze. «Ora che non stiamo più insieme non sono fatti tuoi con chi sto. In questo momento con Jean sento di avere quel tipo di relazione che desideravo, che mi dia la certezza che non sto solo perdendo tempo.»
Eren continuava a fissarmi, seppur la sua rabbia di prima stesse scemando. «Io non ti capisco proprio [T/n]... Non eri felice con me?»
«È bastato poco a farmi capire che siamo troppo diversi per stare insieme, perché vogliamo cose diverse e non riusciamo a trovare un compromesso. Jean invece vuole le mie stesse cose, quindi-»
«E smettila di parlare di Jean e pensa a noi cazzo!»
«Non c'è più nessun noi Eren! lo capisci?» Risposi a tono, spazientita.
«Ti amo e so che anche tu continui a farlo. Per quanto tu stia cercando di nasconderlo, io so che è così. Quindi spiegami che senso ha tutto questo!»
Mentre parlava stava annullando la distanza che ci separava e a quel punto ero fin troppo stanca per continuare a discutere con Eren. Aveva ragione quando diceva che lo amavo ancora, ma non ne potevo più di tutto questo.
«Eren adesso basta, addio.»
Feci per aprire la porta, ma lui mi ignorò e mi afferrò saldamente la mano, costringendomi a girarmi per ascoltarlo.
«Lascerò il mio lavoro se necessario! Basta che tu me lo dica, farò tutto ciò che vuoi... ma ti prego, non voglio perderti un'altra volta!»
Sentii il cuore stretto in una morsa e mi costrinsi di nuovo a non cedere, nonostante i suoi occhi fossero puntati sui miei con una tale sicurezza da indebolirmi per un istante.
«Eren stai diventando ridicolo ora. Il problema non è più il tuo lavoro, te l'ho detto, ma è il tuo atteggiamento. E poi non è per me che dovresti lasciare il tuo lavoro, ma per te stesso.» Strattonai la sua presa.
«Continui a scaricare tutta la colpa della nostra rottura su di me, ma anche tu sei nel torto. Non puoi pretendere che io sia perfetto e che dimostri trent'anni!»
«E non puoi trovare una via di mezzo tra il ragazzino e il trentenne?!» Sbottai urlando.
«E tu non puoi fare lo stesso per me?!»
Presi fiato, ma mi resi conto di non saper come ribattere. Rimasi quindi a guardarlo, respirando a pieni polmoni.
Stavo sbagliando anche io? Forse non dovevo pretendere che Eren cambiasse così tanto per me. Ma cosa stavo sbagliando io?
Sovrappensiero, tentavo di ripescare dalla mia mente tutte le nostre discussioni e le cose che mi aveva detto, ma Eren all'improvviso mi si avvicinò.
«[T/n], lasciamoci questo litigio alle spalle e ricominciamo da capo. Siamo ancora in tempo, non è troppo tardi...»
Sollevai gli occhi a guardare Eren che ora appariva più calmo, mentre mi pregava con gli occhi.
"Forse possiamo..." Mi ritrovai a pensare, ora incerta.
«Eren!»
Una voce attirò la nostra attenzione. Una ragazza dai capelli corti corvini e gli occhi a tratti asiatici si stava avvicinando, rivolta ad Eren.
«Mikasa dovevi aspettarmi al bar.»
«Sei scappato via senza dirmi nulla e quando sono venuta a cercarti ho sentito le tue urla da due isolati.»
"Mikasa...?"
«Mikasa è la ragazza di Eren. Non lo sapevi che è fidanzato?»
Improvvisamente, senza che quasi me ne rendessi conto, la mia rabbia prese il sopravvento e sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Non era da me, ma spintonai via Eren per allontanarlo.
«Sei uno stronzo di merda! Mi fai tanto la predica e poi tu esci con la tua ex?!»
"Ma che mi importa se esce con la sua ex? Non stiamo più insieme... No. Lui è venuto a farmi una sfuriata perché mi sono messa con Jean ed ora io devo stare qua a guardare senza dir nulla?"
«[T/n]-»
«Già che ci sei falle anche una lap dance, sono sicura che ora lei apprezza il tuo lavoro da stripper!» Urlai, senza nemmeno pensare a cosa stavo dicendo.
Eren rimase scosso dalla mia reazione e stava per dire qualcosa, ma la porta alle mie spalle si aprì e Levi guardò prima me e successivamente Eren.
«Che hai detto?»
"Sapevo stessero origliando..."
Spuntò anche Hanji ed io cercai di farli rientrare e chiudere la porta.
«Non ho detto niente, entrate e basta.» Mi accorsi che Levi aveva sentito le mie ultime parole e posai una mano sul suo petto per spingerlo dentro, ma lui continuava a fissare Eren.
«Levi per favore...» Sospirai, ormai stanca di quella situazione, ma lui non mi diede ascolto.
Osservai il suo volto cambiare espressione, in una smorfia d'ira, mentre mi scansava e andava dritto verso Eren.
Non riuscii a dire altro che Levi caricò il braccio e tirò un pugno in faccia al bruno, il quale perse l'equilibro e cadde a terra.
Sussultai per lo spavento, ma rimasi immobile a guardare la scena, mascherando il mio sgomento.
«Eren!» Mikasa accorse da lui, aiutandolo a tirarsi su.
«Mi viene quasi nostalgia Eren. Ti lasci prendere a pugni bene proprio come una volta.» Disse mio fratello, sciogliendo il pugno. «Sei stato con mia sorella solo per portartela a letto ed ora vorresti rifarlo?!»
Eren non provava nemmeno ad alzarsi o a rispondere, e Mikasa alzò gli occhi su Levi, digrignando i denti.
In uno scatto si alzò e a quanto pare aveva intenzione di ricambiare il favore, ma per fortuna Hanji accorse a fermarli.
«Adesso calmiamoci, tutti quanti. Voi due andate, forza.»
Per tutto il tempo io ed Eren ci eravamo guardati, in silenzio. Sapeva che questa volta non l'avrei più soccorso e glielo leggevo in faccia; mi guardava infatti addolorato, mentre Mikasa lo aiutava ad alzarsi e gli dava un fazzoletto per asciugarsi il sangue dal naso.
«Se ti avvicini di nuovo a mia sorella ti ammazzo.» Lo minacciò ancora mio fratello, prima di prendermi la mano e trascinarmi dentro casa.
Hanji ci seguì e chiuse la porta. Subito dopo, con uno strattone divincolai la presa di Levi e mi allontanai, diretta al piano di sopra. «E tu non mi trattare ancora come una bambina!»
Non appena arrivai in cima alle scale ripresi fiato, cercando di trattenere le lacrime. Nel frattempo, riuscivo ancora a sentire le voci di Hanji e Levi al piano si sotto.
«Levi devi mantenere la calma, se io non ci fossi stata molto probabilmente sarebbe andata a finire molto peggio! Pensa se i vicini avessero chiamato la polizia!»
«Non m'importa. Se la tocca ancora lo spedisco dritto all'ospedale. Quel pezzo di merda...»
«So che da fratello maggiore vuoi proteggerla, ma in questi casi può cavarsela anche da sola. Il prossimo anno avrà vent'anni, lo capisci? Te l'ha detto pure lei, non puoi continuare a trattarla come una bambina.»
Non sentii Levi ribattere e decisi di chiudermi in camera mia per distrarmi, mettendomi a studiare. Non uscii nemmeno per l'ora di cena e in tarda serata, prima di addormentarmi, mi arrivò un messaggio.
Armin🐚
›Scusa il disturbo [T/n], ma Mikasa mi ha detto cos'è successo oggi
›Vuole parlare con te
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