24. Un innocuo temporale
N.A. Dal momento che è il compleanno di Jean ho deciso di pubblicare oggi questo capitolo! Auguri bello mio🖐🏻😫
"What'll you do when you get lonely?
And nobody's waiting by your side?
You've been running and hiding much too long
You know it's just your foolish pride"
Mi ero rifugiata sotto un portico e cercavo di trattenere le lacrime, sia per la rabbia che per la tristezza. Non volevo che Levi mi vedesse in quello stato, anche perché avrebbe subito ricondotto il mio stato d'animo ad Eren, senza il bisogno di parlargliene direttamente.
Presi il cellulare e aperta la rubrica chiamai Jean, rendendomi conto solo dopo di averlo fatto d'istinto, senza nemmeno pensarci.
Risponde la segreteria telefonica di...
Riattaccai subito e iniziai a pensare se fosse il caso o meno di andare da lui. Non seppi il motivo, ma sentivo che volevo vedere solo Jean in quel momento, nessun altro fatta eccezione mio fratello.
Scrissi a Levi che andavo a stare da Sasha per un po' e tirato su il cappuccio, aprii l'ombrello e corsi verso la metro. Scesa alla fermata mi ci vollero poco più di cinque minuti ad arrivare al palazzo di Jean e, siccome la pioggia a causa del vento stava cadendo in diagonale, inutile dire che mi bagnai dalla testa ai piedi nonostante l'ombrello.
Dopo un istante di insicurezza, cercai il campanello e suonai, aspettando che qualcuno mi rispondesse.
«Chi è?» Non era la voce di Jean.
«Sono... sono [T/n]. Sei Marco, giusto?»
«Ah- sì! Cosa ci fai qui? -Oh, aspetta che ti apro!» Impacciato, si rese conto che ero ancora sotto il temporale, dunque non perse tempo ad aprire il portone.
«Al quarto!»
Lo ringraziai e chiusi l'ombrello per entrare. Salii con l'ascensore fino al quarto piano e cercai di darmi una veloce sistemata per quanto potevo, e prima ancora di suonare al campanello vidi la porta aprirsi. Il volto di Marco ricoperto di lentiggini mi sorrise, seppur ancora sorpreso della mia visita.
«Stai cercando Jean vero? È uscito a fare la spesa, forse ci metterà un po' con questo temporale.»
Stavo per porgergli le mie scuse e andarmene, ma lui mi fermò e mi invitò ad entrare.
«Non ti potrei lasciare sotto un temporale.» Mi sorrise chiudendo la porta. «Aspetta, vado a prenderti un asciugamano per asciugarti i capelli.»
Era estremamente gentile a primo impatto, esattamente l'opposto di Jean, e questo mi divertì molto.
Mi aiutò a togliere la giacca e mentre lui era a prendere un asciugamano, mi tolsi le scarpe, guardandomi intorno. Era un appartamento più piccolo di quello di Eren, ma in quel momento di gran lunga più accogliente.
Alle mie spalle sentii la porta riaprirsi e mi voltai di scatto, vedendo Jean entrare a capo chino, con una borsa della spesa in una mano e l'ombrello fradicio nell'altra.
«Scusa il ritardo, ma c'era un sacco di coda alla cassa. Ma chi cazzo va al supermercato durante un tempora-»
Si stava togliendo le scarpe e, quando alzò la testa, incrociò subito lo sguardo col mio. Incatenò gli occhi ai miei, scombussolato.
«Disse colui che è rientrato da un temporale con una borsa della spesa, Einstein.» Scherzai nel tentativo di nascondere il mio imbarazzo e dissipare anche il suo.
«[T/n]... Co-cosa ci fai qui?»
Per chat faceva sempre lo sbruffone e il sicuro di sé, ma quando ci trovavamo faccia a faccia certe volte era timido ed impacciato. Mi addolciva molto come cosa e, inconsciamente, mi sentii molto felice di vederlo, tanto che per un istante mi dimenticai del motivo del mio arrivo.
«È appena arrivata anche lei.»
Marco uscì dal bagno in quel momento e mi porse l'asciugamano. Lo ringraziai e prendendolo si creò un silenzio imbarazzante.
«Dunque ehm... Io vado in camera mia!» Marco si portò una mano alla nuca e, con un sorriso di circostanza, si allontanò verso una stanza.
Tornai a guardare Jean, che però aveva gli occhi ancora puntati alle mie spalle. Girandomi feci in tempo a vedere Marco fare dei gesti rivolti al coinquilino, prima di ridere imbarazzato e chiudersi nella sua camera.
Jean mi invitò a sedermi in sala da pranzo e nel mentre lui si tolse la giacca, posando l'ombrello e raggiungendomi poi con la borsa della spesa appresso.
Mi sedetti e iniziai ad asciugarmi i capelli, a disagio, mentre Jean sistemava la spesa.
«Allora... Perché sei qui? Hai avuto dei problemi?»
«Non ne sono sicura nemmeno io, sai...? Ho solo pensato che... che volessi stare da te in questo momento.» Risposi con sincerità, vedendo Jean imbarazzarsi più di prima.
Si girò chiudendo il frigo e ridacchiò impacciato. «Hai bisogno di aiuto per studiare quella materia oppure Eren è al lavoro e non può stare con te?»
Chinai la testa, mordendomi l'interno labbro. «Ci siamo lasciati. Anzi, l'ho lasciato io.»
Jean non riuscì a nascondere il suo stupore e ora mi guardava ammutolito, forse non sapendo cosa dire o aspettando che proseguissi. Iniziai perciò a raccontargli della nostra lite, nei minimi dettagli per sfogarmi, e lentamente Jean sembrava sempre più innervosirsi.
«È stato proprio uno stronzo di merda! Come ha potuto dirti quelle cazzate?» Era in piedi davanti a me, appoggiato al muro della cucina.
«Sì ma... Non so. Anche io dopotutto gli ho detto cose orribili. Credo di aver esagerato... E forse lui ha ragione su certe cose.» Mi demoralizzai, abbandonando l'asciugamano ancora sulla mia testa e stringendo la mia camicia tra le dita.
«Non è assolutamente vero.»
Jean si avvicinò e si piegò sulle ginocchia di fronte a me, levandomi l'asciugamano dalla testa per posarlo sul tavolo.
«Sei una delle persone più forti e intelligenti che io conosca. Ti preoccupi giustamente per il tuo futuro e anche per quello degli altri. Persino per quel bastardo...» Aggiunse con cipiglio. «Non ti lasci mai abbattere e tra tutti i tuoi impegni trovi comunque i momenti in cui divertirti. Come alla festa di Reiner, ricordi? Quindi, non lasciare che Eren ti faccia pensare che non vali abbastanza e che non sai vivere, hai capito?» A quel punto mi prese le mani per non permettermi di stringere la camicia e me le strinse nelle sue. «Tu sei perfetta così come sei.»
Rimasi stupita di come Jean fosse riuscito a dirmi tutte quelle cose dolci, guardandomi dritto negli occhi, e a fatica ormai trattenevo le lacrime. Per un istante, mi persi a guardarlo negli occhi. Quei suoi occhi nocciola che mi guardavano come se fossi la cosa più bella del mondo per lui, con una sicurezza che non mi aveva mai mostrato fino a quel momento.
Jean notò che lo stavo guardando da troppo tempo e, forse imbarazzato per il suo discorso, si voltò lasciandomi le mani. «...Perché ora mi fissi in quel modo?»
Guardavo divertita il suo viso diventare sempre più rosso. «Niente, mi stavo solo chiedendo... Le pensi veramente queste cose di me? oppure le dici solo per tirarmi su di morale? Anzi, mi sono sempre chiesta cosa tu pensassi veramente di me. Abbiamo passato un sacco di tempo a prenderci per il culo a vicenda e ad un tratto, quando hai detto di amarmi, mi sono chiesta perché e com'è successo...»
La mia domanda lo colse alla sprovvista. Volevo davvero sapere perché piacessi a Jean e cosa pensasse di me. Ad Eren non l'avevo mai chiesto, mentre al liceo tutti mi dicevano che ero bella, che ero intelligente... ma null'altro.
«Non saprei, più passavo il tempo con te e più mi rendevo conto che mi stavo lentamente affezionando a te. Penso che tu sia una persona da stimare e che io stesso rispetto molto.»
Non mi guardava mentre parlava, facendo saettare gli occhi da una parte all'altra della stanza ancora piegato sulle ginocchia.
«Per me sei una donna splendida, piena di obiettivi e di sogni. E che fa di tutto per raggiungerli.» Tenne la testa bassa per continuare. «E poi mi piace il modo in cui pensi. Mi piace il modo in cui dimostri il tuo affetto per me... e mi piace anche che io sia uno dei pochi con cui lo fai. E poi mi piace quando un attimo prima di studiare, ti metti la matita tra i denti e con un laccetto ti leghi svelta i capelli, in modo così disordinato e adorabile... ma a te non importa che siano disordinati, perché non ti importa se altri ti giudicano. Fondamentalmente penso questo di te...»
Più parlava, più sentivo il mio cuore battere velocemente e, forse per la prima volta, arrossii di fronte a qualcuno che non fosse Eren, Hanji o Levi.
"Forse ho scelto il ragazzo sbagliato..."
Vidi Jean rabbuiarsi e poi alzarsi da terra, facendo un paio di passi indietro.
«Che c'è?»
«Niente, ma... Non voglio darti l'idea che ora che ti sei lasciata con Eren io ci stia provando. Anche perché potresti assecondarmi solo perché in questo momento sei più fragile, e pentirtene entro domani. Ed io non voglio che accada.»
Mi alzai anche io e mi poggiai sul bordo del tavolo, stringendo le mani ai lati. C'era di nuovo un'aria tesa tra noi, quando mi venne in mente una cosa; mi imbarazzava un po' dirla e sapevo che avrebbe potuto far sentire a disagio anche Jean, ma non mi venne altro da dire per smorzare la tensione.
«Forse un bacio può farti cambiare opinione...» Mormorai.
Jean sollevò gli occhi per guardarmi e così feci anch'io.
«Che vuoi dire?»
«Nel senso,» mi fermai per trovare le parole «tu mi ami, ma magari baciandomi non provi nulla, e facendolo capisci che quei sentimenti erano solo superficiali. L'ho visto una volta in una serie tv.» Abbassai la testa.
Jean sogghignò. «Ti basi su una serie tv?»
«Può capitare, non prendermi in giro!» Mi offesi, ma dopo poco tornò l'imbarazzo di prima.
«Ne... sei sicura?»
Mi morsi il labbro, stringendomi nelle spalle.
«Alla fine è solo un bacio, no?»
Lui prese fiato e si avvicinò, fermandosi a pochi centimetri da me. Mi guardava senza muovere un muscolo, incerto.
Stanca di aspettare, consapevole che stava aumentando l'imbarazzo e che Marco sarebbe potuto arrivare a momenti, mi feci coraggio e sospirai.
«Quanto la fai lunga Einstein.»
Gli afferrai il volto, lo abbassai con forza e chiusi gli occhi per baciarlo. Immediatamente sentii il mio stomaco contorcersi e il mio cuore saltare un battito.
Era una sensazione nuova, diversa da quella che provavo con Eren. Pensavo che il suo filo di barba mi avrebbe infastidito a contatto con le mie mani, ma così non fu. Anzi quasi non me ne accorsi, talmente ero assorta in quel bacio.
Fui la prima a staccarmi dalle sue labbra e riaprii gli occhi. Eravamo ancora a pochi millimetri di distanza e le punte dei nostri nasi si sfioravano. Sentivo il fiato corto e il batticuore, mentre ci fissavamo l'un l'altra le labbra. Riuscivo persino a sentire il suo cuore battere velocemente.
Deglutii a fatica, con il labbro inferiore tremolante. «Jean-»
Non ebbi la possibilità di finire perché lui aveva dato vita ad un secondo bacio, spostando le mani sui miei fianchi, poi ad un terzo, un quarto... Sembrava che lui non avesse aspettato altro da tempo e febbrile mi fece sedere sul tavolo, riprendendo a baciarmi voracemente.
Mi accorsi che era presente una connessione tra me e Jean: diversa da quella che avevo con Eren, ma c'era, e non riuscivo più a farne a meno in quel momento.
Forse era solo perché avevo bisogno di affetto, di un corpo che mi tenesse caldo, ma non ci volevo pensare in quell'istante, e lo stesso sembrava fare lui. Se l'avessi fatto probabilmente mi sarei sentita in colpa a ricambiare i suoi baci, sempre più avidi di ulteriore contatto.
Fu un tuono a risvegliarci ed io sobbalzai per lo spavento. Senza dir nulla ci guardammo: eravamo senza fiato, con le goti arrossate, sul labbro di Jean era presente un rivolo di saliva e la mia mia camicia era sbottonata fino a sotto il reggiseno.
Quando sentimmo una porta aprirsi scesi dal tavolo e frettolosi ci sistemammo entrambi. Da come Marco ci guardò capii che aveva compreso la situazione, ma fece finta di nulla e, finito il temporale, tornai a casa, ancora scossa dall'accaduto.
Alla fine uno dei due aveva cambiato idea sui propri sentimenti, ma non era Jean.
"I tried to give you consolation
When your old man had let you down
Like a fool, I fell in love with you
You've turned my whole world upside down"
Layla.
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