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Delight: Be A Toy

— Sbrigati, Minjee. Vieni qua.

Ero solamente una ragazzina di cinque anni all'epoca, una bambina nient'altro che banale.

Non ho tanti ricordi riguardanti la mia infanzia, ma mi ricordo di quella giornata d'inverno come se fosse ieri: il freddo era glaciale e non capivo nulla di quel che stava succedendo. L'unica cosa che si capiva era la paura facilmente leggibile nello sguardo di mia madre.

Ne aveva, e tanta.

Faceva del suo meglio per nasconderlo, ma i suoi gesti la tradivano. Potevo percepire la sua agitazione dal suo modo di camminare e di tenermi la mano. Pur essendo un'ingenua bambina, avevo capito che qualcosa non andava.

Mi aveva vietato di guardare dietro di me e non potevo fare altro che ascoltare i suoi ordini.

Nell'incomprensione più totale, notai un gruppo di persone di fronte alle quali dovemmo per forza fermarci. Mia madre mi fece allora sedere su un muretto per poi tendermi il mio coniglietto rosa di peluche.

— Tienilo sempre stretto tesoro, va bene?

Non dissi niente e mi misi a giocare con le orecchie del pupazzo mentre lei si raddrizzava spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

— Mamma, ho freddo. Quand'è che torniamo a casa?

— Lo so, amore mio. Fa freddo.

Non la smetteva di guardarsi intorno, e nel mentre, iniziai a fare il muso. Poi, qualcosa cambiò nel suo sguardo, la sua respirazione si fece improvvisamente affannosa.

— Minjee, facciamo un gioco.

— Non ne ho voglia. Ho freddo e voglio tornare a casa.

— Lo so tesoro.

— Dov'è papà? Le persone che ci circondavano stavano aumentando progressivamente. E dove ci troviamo?

— Stai tranquilla e fidati di me amore.

Mia madre si abbassò per stritolarmi fra le sue braccia come se fosse l'ultima volta che ci saremmo viste. Tremava, piangeva. Le ultime cose che ricordo di lei sono il suo calore e il suo profumo al gelsomino che metteva ogni singolo giorno.

— Mamma, perché stai piangendo?

— Ti va di giocare a nascondino mentre aspettiamo tuo padre?

— Sì!

— Allora chiudi gli occhi e conta fino a venti come ti ha insegnato tuo padre. Mi raccomando, non aprirli prima di aver finito.

Sono sempre stata una persona obbediente, quindi feci quel che mi aveva chiesto.

Ma riaprendo gli occhi non appena finii di contare, non riuscii mai a ritrovarla.

— MAMMA! Gridavo per strada con le lacrime agli occhi con i passanti non facevano nemmeno caso a me.

Nel vedere un uomo accompagnato da suo figlio salire su una macchina, mi precipitai nella loro direzione, con gli occhi che brillavano di speranza. Il bambino mi fissò incuriosito mentre suo padre mi scacciava come se fossi un cane randagio. Non mi aveva neanche dato il tempo di pronunciare una parola. Avevano entrambi dei bei vestiti che sembravano proteggerli alla perfezione dal freddo, erano sicuramente ricchi.

— Vattene e non osare avvicinarti a mio figlio. Jimin, sali in macchina, subito!

— Va bene, padre.

Non potendo fare altro, girovagai in tutta la città per il resto della giornata, stringendo quel pupazzo che era diventato la mia unica compagnia per proteggerlo da tutta la neve che cadeva dal cielo. Gridai invano ovunque andassi, nell'inutile speranza di ritrovare mia madre. Stanca e affamata, mi sedetti su delle scale, chiedendo silenziosamente a Morfeo di prendermi tra le sue braccia.

Ma proprio nel momento in cui i miei occhi si stavano chiudendo, una giovane donna che indossava delle enormi scarpe col tacco si avvicinò. Il suo trucco era pesante, al contrario dei suoi vestiti che facevano a malapena il loro dovere.

— Piccolina, ti sei persa?

— Sto cercando la mia mamma.

Nella disperazione più totale, mi rifugiai tra le sue braccia, le uniche che mi erano state aperte durante quell'interminabile e fredda giornata. Accarezzandomi i capelli con dolcezza, quella giovane donna mi promise di aiutarmi a trovare mia madre.

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✽⋆ ┆. ° .❆ Ecco il prologo della nuova storia che ho deciso di tradurre.  Ringrazio infinitamente Tiphytis che mi ha dato il suo permesso. 

Tengo ad avvertirvi seriamente prima che vi lanciate nella lettura officiale di questa storia. Ci sarà MOLTA violenza, più psicologica che fisica, ma comunque difficile da leggere. La scrittrice originale ha affermato lei stessa che certi passaggi sono stati molto difficili da scrivere e rileggere. Vorrei anche precisare che non c'è assolutamente l'intenzione di normalizzare o banalizzare cose che non dovrebbero essere normali. Per quanto riguarda le scene a sfondo sessuale, sappiate che anche se a volte non sembra, il consenso ci sarà SEMPRE. Non sarebbe sana una coppia dove uno ha già inflitto violenza sessuale all'altro. Se non ve la siete data a gambe dopo questi trigger warning, vi auguro una buona lettura!

PS: Non dovete assolutamente esitare a commentare per farmi notare degli errori grammaticali che ho fatto, o per darmi il vostro parere.

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