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࿐ 𝐩𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨˚.*ೃ

Il letto nel quale Delia dormiva da ormai più di dieci anni sembrò improvvisamente molto più duro del solito. Iniziò ad agitarsi nel sonno, anche se una parte di lei cercava disperatamente di aggrapparsi al sogno idilliaco in cui si trovava.

-Delia!- qualcuno la stava scuotendo, con voce piena di angoscia -Delia, per amore degli déi, devi svegliarti!-

Si rizzò a sedere all'improvviso, con la fronte sudata e le lenzuola incollate al corpo. La prima cosa che sentì furono dei colpi, tremendi, che sembravano circondare l'intera città. In un attimo, Delia capì cosa stava succedendo.

-Sono i Romani!- continuava ad urlare sua sorella, con il viso rigato di lacrime e un'espressione folle negli occhi -Sono venuti ad ucciderci tutti!-

-Cleo, cerca di rimanere calma- sentenziò Delia, saltando giù dal letto. Aprì la porta della loro minuscola abitazione, e quello che trovò al di fuori le fece gelare il sangue nelle vene. Il mare, proprio davanti a loro, era completamente pieno di navi romane, e centinaia di soldati stavano già scavalcando le mura e combattendo contro i soldati del loro popolo.

-Cosa facciamo, Delia? Ormai sono entrati in città! Ci prenderanno!- continuava ad urlare Cleo, mentre la sorella maggiore indossava la sua veste e si stringeva in vita il pugnale che suo padre le aveva lasciato, poco prima di perdere la vita. Erano stati proprio i Romani ad ucciderlo, e Delia non li avrebbe mai perdonati.

-Cosa hai intenzione di fare? Uccidere un esercito con un pugnale?-

-No, Cleo. Ho intenzione di andare a cercare Annone. È lui ad essere a capo dell'esercito. E se posso vorrei dare una mano- rispose Delia, caricandosi la sua faretra con le frecce già pronte sulle spalle. Prese in mano il suo arco e, senza dare a Cleo il tempo di ribattere, corse fuori dalla porta.

Le sembrò che le urla di sua sorella provenissero da sott'acqua, e nemmeno una volta si voltò per ascoltarle. Schivò vari colpi e numerose frecce romane, fin quando una riuscì a colpirle la spalla. Con un grido di dolore continuò la sua corsa, staccandosi seccamente la punta della freccia rimasta conficcata nella sua carne. Si fece strada tra i combattenti, che incrociavano le spade, si pugnalavano alle spalle o che addirittura arrivavano al combattimento corpo a corpo. E, quando finalmente vide Annone, capì che era arrivata troppo tardi.

L'uomo era appena stato colpito da un romano, e fece giusto in tempo a scambiarsi un'occhiata con Delia prima di piombare a capofitto tra le onde del mare.

-Annone!- urlò Delia, abbattendo un attimo dopo con una freccia il soldato romano che lo aveva ferito. Anche lui cadde in mare, e subito due suoi compagni andarono a recuperarlo. E, con lui, anche Annone.

Lo hanno preso, urlava la sua mente, in preda al panico. L'esercito è senza un capo. Uccideranno davvero tutti.

Non poteva rimanere lì, lo sapeva. Riprese a correre, mentre una miriade di frecce continuavano a fischiarle attorno. Alzò lo sguardo solo per controllare la situazione numerica dei soldati. Tre centinaia di Romani, contò approssimativamente, e tre decine di Numidi.

Arrivò nel punto più alto della città, proprio sopra le mura, da dove riusciva ad avere una visuale totale delle navi romane. Sembravano estendersi per tutto il mare, oltre l'orizzonte, ed erano gigantesche. Non sarebbero riusciti a sconfiggerli neanche grazie a un miracolo divino.

Il flusso di pensieri che la investì, alla fine, fu la sua rovina. Un soldato romano l'aveva raggiunta, approfittando del suo momento di debolezza. Ma, accorgendosi di essere difronte ad una donna, aveva abbassato la spada e l'aveva scrutata, con un ghigno in volto.

-Sei troppo bella per ucciderti. Piacerai agli imperatori- furono le parole che sentì Delia, poi non percepì più la terra sotto ai piedi. Il soldato le aveva fatto perdere l'equilibrio, e ora stava per finire in mare, proprio come Annone.

Così chiuse gli occhi, e attese l'impatto come un qualcosa di inevitabile. Scontrandosi contro le onde di quel mare che aveva ammirato per così tanti anni con il sorriso sulle labbra, la sua mente si annebbiò, e il mondo intorno a lei perse colore.

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