𝐕.
L'imperatore Geta varcò la soglia del bagno con passo deciso, ma si fermò subito, sorpreso dalla scena che si presentò davanti ai suoi occhi. La luce soffusa delle torce danzava sulle pareti, creando ombre mutevoli, mentre Delia, silenziosa e concentrata, era inginocchiata accanto alla grande vasca da bagno, sopra la quale aleggiava un vapore caldo. La vasca era perfettamente preparata, con petali di rosa sparsi sull'acqua, proprio come il giorno prima.
Geta rimase per qualche secondo ad osservare la schiena di Delia, che si muoveva quasi impercettibilmente per abbassarsi e controllare meglio la temperatura dell'acqua. Percepì qualcosa, nell'aria, una tensione che gli fece quasi paura.
-E' tutto pronto, vedo- disse, con voce profonda, facendo sobbalzare la ragazza.
Delia si alzò di scatto. Gli occhi le brillarono per un attimo, ma poi abbassò la testa, nascondendo la sua espressione all'imperatore.
-Sì, è tutto pronto- rispose, alzandosi dal bordo della vasca -Posso andare, se non avete altro da ordinare-
Il suo sguardo rimase fisso su Geta, senza abbassarsi, con una sfida silenziosa. Sperò con tutta se stessa che le permettesse di andare via, e che finalmente avesse imparato a svestirsi da solo.
L'imperatore, però, non mosse un muscolo. C'era qualcosa di insolito nelle risposte di Delia che continuava a turbarlo. Nonostante la sua posizione di inferiorità, Delia non lo trattava come un dio, né come un padrone assoluto. Anche se non lo dava a vedere, tutto ciò gli destava non poco stordimento.
-Non ancora. Aiutami a togliermi i vestiti- sospirò leggermente, con tono autoritario. Delia riuscì a cogliere il ghigno che gli increspò le labbra, cosa che le fece rivoltare lo stomaco.
Non si spostò immediatamente. I suoi occhi rimasero fermi su di lui, senza traccia di esitazione. Poi, con calma, si avvicinò a lui, ma non era un movimento di sottomissione. Era un passo lento, misurato, come se stesse valutando attentamente cosa fare.
-Ah, capisco. Credevo che finalmente aveste imparato a svestirvi da solo- replicò, con tono ironico.
Il sarcasmo era evidente nelle sue parole, ma Geta non si scompose, anche se un'ombra di irritazione attraversò brevemente il suo sguardo. Lei fece scivolare via con precisione il suo mantello, continuando a fissarlo con sguardo pungente, come una lama che sa di essere affilata.
-Non hai ancora capito che è questo il tuo compito, Delia? Vivi solo per servire. E per servire me- disse avvicinandosi leggermente a lei, con un sorriso sottile che nascondeva una punta di irritazione.
Delia, a quel punto, sollevò la testa. Le sue mani, che stavano ancora trattando con i suoi vestiti, si fermarono all'istante. Non c'era paura nei suoi occhi, solo una calma quasi pericolosa.
-Non vivo per servire- rispose con tono secco -vivo per fare ciò che mi è chiesto, ma non aspettatevi che lo faccia con un sorriso. Non mi avete mai chiesto di essere entusiasta-
Le sue parole riecheggiarono nella stanza, e rimasero sospese in aria per alcuni minuti. Geta la osservava, senza smettere di sorridere. Non era mai stato trattato in quel modo da una schiava. Eppure, c'era qualcosa in Delia che lo affascinava, un'imperturbabilità che sfidava il suo controllo, un carattere che non si piegava davanti a niente.
-Credi che ti sia permesso rispondermi in questo modo?- disse, con tono tagliente.
-Credo che mi sia permesso parlare, almeno. E se pensate che vi serva qualcuno che vi adori o vi lodi, allora avete scelto la persona sbagliata-
Geta la fissò intensamente, come se cercasse di decifrare qualcosa che gli sfuggiva. Delia, per un attimo, pensò che le avrebbe tagliato la gola. Ma invece, per tutta risposta, l'imperatore allargò ancora di più il suo sorriso.
-Molto bene, Delia. Vediamo fin dove sei disposta a spingerti con questa tua... libertà di parola-
Delia non rispose, continuando a svestire l'imperatore come se nulla fosse. Si rese conto improvvisamente di non avere alcuna paura di Geta, né di continuare a sfidarlo.
-Se volete il mio silenzio, posso darvelo- disse, con una leggera smorfia -Ma non aspettatevi che io mi inchini davanti a voi-
Geta rimase in silenzio, il suo sguardo penetrante che non si staccava neanche per un secondo da lei. Si avvicinò alla grande vasca, il suono dell'acqua che scivolava attraverso il marmo e i petali di rosa che galleggiavano indisturbati. Con movimenti fluidi, iniziò a togliersi gli ultimi strati di vestiario, rivelando il suo corpo scolpito e il torace che emergeva dalle pieghe del tessuto. Le sue mani si muovevano con naturalezza, ma ogni gesto sembrava essere calcolato, come se ogni movimento fosse parte di una coreografia.
Delia, che stava accanto a lui, rimase in piedi per un momento, rifiutandosi ancora una volta di abbassare lo sguardo sul corpo dell'imperatore. L'atmosfera era densa, come se l'aria stessa fosse pregna di elettricità. Poi, senza più indugi, si girò leggermente verso l'uscita, pronta a lasciare la stanza.
-Posso andare ora?- chiese a voce bassa, con un altro passo verso la porta. Era incredibilmente infastidita dalla mancata risposta alla sua affermazione.
-Aspetta- mormorò Geta, fermando il suo movimento con un gesto, la voce ferma ma velata da un sorriso sottile.
La sua parola era un ordine, ma il tono che l'accompagnava aveva qualcosa di diverso. Non era un comando imperioso, ma una richiesta che sembrava fatta per sondare il terreno. Delia si fermò, ma non si voltò subito. Sapeva di star giocando con il fuoco, ma non sembrava preoccupata di bruciarsi.
Geta, intanto, si era immerso nell'acqua. La sua figura era parzialmente nascosta, ma i suoi occhi dorati erano sempre focalizzati su di lei, e non c'era nulla di casuale nel modo in cui la guardava. C'era una sfida nascosta in ogni suo movimento, un invito non detto.
-Rimani. Voglio parlare con te- continuò, con tono stranamente rilassato.
Delia si voltò lentamente, il suo sguardo che incrociava il suo con una punta di sfida. Ma non fece il passo definitivo per allontanarsi. C'era qualcosa nella voce di Geta che la trattenne, un sottile interesse che non riusciva a ignorare. Con calma, si avvicinò di qualche passo, restando comunque a distanza.
-Parlare, eh? Di cosa? Non credo che ci sia molto di interessante da discutere-
-Oh, ma c'è sempre qualcosa da scoprire, Delia- la incalzò lui, con gli occhi che sembravano brillare -Parlami della tua terra, della Numidia. Com'è la vita lì?-
Delia rimase in piedi accanto alla vasca, la testa leggermente inclinata come se stesse valutando la domanda. Non si aspettava che Geta volesse sapere qualcosa di veramente personale, ed era sicura che sotto ci fosse qualcos'altro. Qualcosa che voleva usare a suo vantaggio.
-La Numidia? Una terra di sole, sabbia e mare, con pochi uomini che sono disposti a sottomettersi al volere degli altri. Un posto dove il potere non è mai dato, ma sempre conquistato. Un po' come qui, direi-
Geta la osservava attentamente, e il suo sguardo si fece più penetrante, come se cercasse di scoprire se quella risposta nascondesse una verità più profonda. Notò che la ragazza iniziò a rigirarsi un anello intorno al pollice, ma decise di non chiederle nulla a riguardo.
-E tu? Sei una di quelli che conquista il potere, Delia?-
Il suo sorriso si fece ancora più sottile. Lei si fermò per un momento, poi, senza alcuna esitazione, si avvicinò di un passo in più alla vasca, lasciando che il suo sguardo rimanesse fisso su di lui.
-Io non cerco il potere. Quello che cerco è qualcosa di ancora più difficile da conquistare. La libertà, se vuoi saperlo-
Geta la guardò con attenzione, ma non c'era traccia di sorpresa nel suo volto. La sua risposta era esattamente quello che si aspettava da lei.
-La libertà, eh?- annuì lentamente, valutando le sue parole -Ma cosa ne farebbe una schiava della libertà? Non diventerebbe una prigione, alla fine?-
La ragazza percepì un'estrema curiosità nella voce di Geta, cosa che la sorprese ancora di più. Ma, proprio in quel momento, Delia decise di cambiare le carte in tavola.
-E tu, Imperatore?- lo incalzò, con un sorriso sornione -Hai mai avuto qualcosa che non puoi controllare?-
La domanda scivolò tra di loro come una freccia. Geta, anziché rispondere subito, si lasciò scivolare ancora di più nell'acqua con un gesto elegante, mentre il suo sguardo rimaneva fisso su di lei.
-Non sono sicuro di capire cosa intendi, Delia-
-La vostra famiglia- continuò lei -voi e vostro fratello siete cresciuti con la certezza di poter fare tutto ciò che vi pare, solo perché portate un certo nome...-
-Faccio parte di una dinastia abituata da sempre ad avere il controllo su tutto, tranne su se stessa- la fermò lui, con tono deciso -Sono parte di qualcosa che mi è imposto, senza poter decidere mai davvero-
Delia rimase di stucco. Le era sembrato, anche se solo per un istante, di aver intravisto una crepa nella maschera che Geta indossava quotidianamente. Maschera che, con una scrollata di testa, l'imperatore indossò nuovamente.
-Non c'è mai stato nulla di semplice in questo, Delia- sentenziò, facendole intuire che non avrebbe detto una parola di più riguardo quell'argomento -Ma forse un giorno lo capirai-
Delia decise di non insistere. Rimasero in silenzio, senza più guardarsi negli occhi, fin quando l'imperatore le accordò il permesso di ritirarsi nella sua stanza.
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