𝐈𝐕.
Per tutta la mattina, Delia rimase nella sua stanza. Era piccola, ma il letto che si ritrovò davanti si rivelò essere più confortevole di quello che aveva abbandonato in Numidia. Restò distesa, fissando il soffitto di marmo bianco leggermente annerito dall'umidità, accarezzandosi lentamente la treccia.
Pensò ad Annone, e a come in quegli istanti che lei passava lì dentro potesse già essere morto. Scacciò via quel pensiero, cercando di concentrarsi su quanto l'uomo fosse forte e come lo avesse dimostrato nel corso degli anni. Sopravvivrà, cercò di rassicurarsi, stringendo i lembi della sua veste nel pugno. Sopravvivrà.
-Cara, l'imperatore è appena tornato- sentì una voce provenire dalla porta, e subito si mise seduta. Riconobbe il tono dolce di Lemonia, e corse ad aprirla. La donna le sorrise, lanciando un'occhiata nella stanza.
-Di già? I giochi sono stati abbastanza veloci...- disse Delia, con un tuffo al cuore. Ciò poteva significare che Annone fosse stato ucciso subito, che gli imperatori avessero avuto il loro spettacolo.
-Sì, cara. Sembra che il nuovo gladiatore di Macrino sia stato bravo. Si dice che sia riuscito a decapitare il favorito degli imperatori- rispose Lemonia, passandosi lentamente l'indice intorno alla gola.
-Hai notizie di questo gladiatore? Sai qual è il suo nome?- la incalzò Delia, aggrappandosi a quella piccola speranza che conservava dentro di sé.
-No, mi dispiace. Non conosco il suo nome. Potresti chiedere all'imperatore Geta. Sembrava particolarmente impaziente di vederti-
Delia sentì un brivido risalirle lungo la spina dorsale. Geta era impaziente di vederla? Cosa voleva da lei?
-E ha detto anche- aggiunse Lemonia dopo un po' -che questa mattina hai provato ad ucciderlo. Se non fosse per il fatto che quella spada che hai impugnato fosse di legno, a quest'ora ci ritroveremmo senza un imperatore-
Lemonia si avvicinò a Delia, avendo cura che nel corridoio non ci fosse nessun altro. Si alzò in punta di piedi per arrivarle all'orecchio, sussurrando:
-La prossima volta cerca di mirare ad entrambi. Con una spada vera- e strizzò un occhio, lasciando Delia di stucco. Non si sarebbe mai aspettata che, da una donna così vicina all'impero come Lemonia, sarebbero state pronunciate quelle parole. Stava per replicare, quando un'ombra nera spuntò alle spalle della donna.
-Lemonia, cosa ci fai qui?- tuonò la voce di Geta, e subito la donna si voltò. Sorrise amabilmente all'imperatore, e per un attimo Delia sembrò dimenticarsi le parole che aveva pronunciato qualche secondo prima. Pensò con un tuffo al cuore che sembrava quasi una nonna con il proprio nipote.
-Nulla di importante, mio imperatore. Sono venuta a comunicare a Delia che la cercavate-
-E, di fatti, la cercavo- annuì lui, piantando i suoi occhi da falco sulla ragazza -devo parlarle. In privato-
La donna sorrise di nuovo, lanciando un'occhiata comprensiva verso Delia. Poi si fece da parte, lasciandole spazio libero per uscire dalla stanza. Geta le fece segno con la testa di seguirlo e, prima di uscire, Delia sentì la mano di Lemonia stringersi intorno alla sua.
-Attenta- le sussurrò, e Delia ringraziò gli déi che Geta fosse già molto più avanti di lei nel corridoio. Sorrise a Lemonia, poi si allontanò a passo spedito verso l'imperatore.
-I giochi sono stati di vostro gradimento, imperatore?- chiese a Geta, una volta rimasti soli in corridoio. Lui continuò a camminare spedito, costringendo Delia ad aumentare il passo.
-Non del tutto, direi. Il mio campione è stato sconfitto. E tutto per colpa del tuo Annone...-
Delia si morse la lingua per reprimere un verso di gioia. Annone era vivo!
-Perché lo definite il mio Annone?- chiese, nascondendogli il suo estremo entusiasmo. Geta rimase di stucco, tanto da lanciarle uno sguardo interrogativo oltre le spalle.
-Credevo ci fosse del tenero tra di voi, per come ne hai parlato. Non è così?-
-Oh, no!- esclamò Delia -Annone è un mio caro amico, forse il migliore. Ma non c'è mai stato del tenero. Lui e Arishat, la sua compagna, sono così felici insieme...-
A Delia tornò in mente l'immagine dei due che si tenevano sempre per mano, ogni qual volta li incrociava in giro. Ora che ci pensava, non ricordava di aver visto Arishat, in mezzo al combattimento in Numidia...
-Non mi interessa più di tanto, se devo essere sincero- tagliò corto Geta, scendendo rapido le scale -ciò che mi interessava è che morisse nel Colosseo. Ma non è stato così, ed è inaccettabile-
Delia provò una gioia immensa nel vederlo così stizzito. Annone aveva dimostrato di che pasta era fatto, riuscendo ad aggirare l'orrendo sistema messo su dagli imperatori. Per un attimo riuscì ad immaginarsi le espressioni sconvolte di Geta e Caracalla, seduti sui loro troni dorati sugli spalti del Colosseo, osservando esterrefatti la testa del loro campione giacere nella sabbia.
-Ci saranno altri giochi, non è così?- chiese, cercando di nascondere la felicità che sprizzava da tutti i pori.
-Non sono affari tuoi- rispose seccamente Geta, fermandosi improvvisamente in mezzo al corridoio. Delia rischiò di finirgli contro la schiena, ma per fortuna riuscì a stopparsi in tempo. L'imperatore la guardò dall'alto in basso, per poi rivolgere lo sguardo oltre la sua spalla, in un punto indefinito.
-Ti serviranno delle nuove vesti- disse dopo un pò, senza però rivolgere lo sguardo verso la ragazza. I suoi occhi dorati erano spenti, e neanche il sole sembrava voler farli risplendere.
-Mi basterà lavare questa che già ho- rispose Delia -è solo un pò sporca...-
-Ho detto che ti serviranno delle nuove vesti- ripeté Geta, con tono meno pacato rispetto a poco prima. Delia capì che non era una proposta, ma un ordine. Annuì, e solo allora l'imperatore calò il suo sguardo su di lei.
-Se vuoi assistere ai giochi, non potrai certo presentarti in questo modo-
-I giochi?- rabbrividì -Mi porterete al Colosseo?-
-Ti sto facendo un favore, Delia. Così potrai vedere Annone morire con i tuoi occhi. Non permetterò che sopravviva neanche un giorno in più-
-Tu...- mormorò lei, e Geta alzò una mano per bloccarla.
-Voi, vorresti dire. Io non sono un tuo pari, perciò vedi di mostrare un pò di rispetto, prima che decida di buttare anche te nell'arena-
-Provateci, e vi darò uno spettacolo che vi piacerà di certo- sentenziò lei -così tanto da rimanerci secco. Nel vero senso della parola-
Geta sorrise malevolo, avvicinandosi leggermente a Delia. Lei fece un passo indietro, notando distrattamente che ai loro lati c'era un via vai di serve che svolgevano le loro mansioni. Si chiese se, tra di loro, vi fosse anche Lemonia.
-Minacci di morte il tuo imperatore? Sei molto coraggiosa, Delia- iniziò a camminarle intorno, rigirandosi gli anelli alle dita -o molto sciocca- le sussurrò all'orecchio, ridendo sguaiatamente.
A quel punto, Delia ne ebbe abbastanza. Si allontanò da Geta, che terminò il suo giro intorno a lei. Continuò a guardarla, come un'aquila che si prepara a planare su un topolino. Ma lei non glielo avrebbe permesso.
-Se non vi dispiace, io mi recherò nella mia stanza- disse, e lui non ebbe alcuna reazione.
-Potete rimanerci anche tutto il giorno. Basta che il mio bagno sia pronto sempre alla stessa ora, sempre alla stessa temperatura e sempre con lo stesso profumo-
Poi si voltò e, con un movimento teatrale del mantello rosso, entrò in una delle sue stanze sbattendosi la porta alle spalle.
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