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𝒆𝒑𝒊𝒍𝒐𝒈𝒐

-E poi cosa è successo ad Alex e Peter, mamma?-

-Oh beh, Peter continuò ad amare Alex ogni giorno più dell'altro, proprio come le aveva promesso. Non si separarono mai. Quando finalmente Loki diede il permesso a Peter, i due ragazzi si traferirono nella vecchia casa di Alex, trasformandola nuovamente in quel posto accogliente che era stato un tempo-

-Questa casa, vero?-

-Si, proprio questa casa. Il letto dove ora sei sdraiata era il mio, sai? Guarda-

La donna si avvicinò alla testata del letto e vi passò delicatamente una mano sopra. Le sue dita incontrarono delle lettere, intagliate con cura nel legno.

-Alexandra- lesse la bambina, sorridendo.

-Dovremmo farlo cambiare e dovremmo scriverci il tuo nome, Jo...-

-A me piace molto di più così. Anche se il nome della nonna non è niente male-

Alex si lasciò sfuggire una risata. Poi si chinò e diede un bacio sulla fronte alla figlia, sfilandole il libro che teneva tra le mani. La copia di Philophobia che Peter le aveva regalato quel giorno di dieci anni prima era ancora con lei, il primo libro nella sua libreria. Joanne posò la testa sul cuscino, i lunghi capelli corvini sparsi in tante ciocche scompigliate.

-Quando arriva papà?- chiese, la voce di solito forte e sicura ora tradita dalla stanchezza. Alex la guardò, incontrando quello sguardo così simile a quello che l'aveva fatta innamorare per la prima volta. Jo poteva aver ereditato i suoi capelli neri, la sua pelle bianca come il latte e parte dei suoi poter (aveva solo tre anni, era normale che non avesse ancora assunto le sue piene capacità), ma i suoi occhi, quegli occhi color nocciola che ora la stavano guardando, erano in tutto e per tutto uguali a quelli di Peter.

Alex lanciò un'occhiata all'orologio che Jo aveva sul suo comodino. Peter le aveva detto che sarebbe stato a casa alle dieci in punto, e ora erano le nove e cinquantanove. Si avvicinò alla finestra della stanza e la aprì, senza staccare gli occhi dall'orologio.

-Papà arriva...- scoccarono le dieci -adesso-

Un luccichio nel cielo, un suono quasi impercettibile, una ragnatela che si attaccava alla parete della casa. Un secondo dopo, Peter era piombato nella stanza della figlia. Si tolse subito la maschera e corse ad abbracciarla, ricevendo immediatamente un grande abbraccio. Alex stava a guardare la scena da un lato, mentre con una mano si accarezzava la pancia che ora iniziava a crescere e ad essere più evidente.

Quando Joanne finalmente lasciò andare Peter, lui poté salutare Alex. Fece una cosa che ormai per lui era diventata di necessità quotidiana: la baciò, mentre Jo si copriva gli occhi con fare disgustato. Poi si mise in ginocchio, poggiando delicatamente l'orecchio sul grembo di Alex.

-Come sta il mio piccolo Benjamin, eh?- chiese, rivolto a quel bambino che ancora non conosceva.

-Sta benissimo, a sentire il dottore. Per essere al quarto mese è già abbastanza grande. Questo, testuali parole, "vuol dire che sta crescendo bene"-

-Magari questa volta avrà i tuoi occhi- scherzò Peter, rialzandosi in piedi -allora, che avete fatto mentre io ero via?-

-Leggevamo la vostra storia- rispose Joanne, anticipando Alex -e prima ho parlato con Ben, perché aveva iniziato a scalciare. Io credo che sappia che io sono qui, per questo vuole già uscire-

-Ma certo, Jo- rispose Peter, sorridendo -non vede l'ora di conoscere la sua fantastica sorellona-

-E la sua fantastica famiglia- aggiunse Alex, sedendosi sul letto ai piedi di Joanne. Peter la seguì, mettendoglisi accanto.

-Ma certo, la sua fantastica famiglia. Il suo fantastico papà e la sua ancora più fantastica mamma-


***


-Come stai?- chiese Peter ad Alex. Lei era in piedi davanti alla finestra della loro stanza. Fuori c'era un cielo stellato mozzafiato, uno dei più belli che avesse mai visto. Le stelle le si riflettevano negli occhi.

-Bene- rispose -sto bene-

Peter la affiancò, ed Alex gli poggiò la testa sulla spalla. Era un gesto che ormai era diventato come un vizio, una cosa che faceva abitualmente e la faceva sentire meglio.

-Ricordi la notte del mio sedicesimo compleanno?- gli chiese.

-Come potrei dimenticarmene- rispose lui, sorridendo. -Ricordo ancora la tua faccia quando hai visto il mio regalo-

-A volte penso come sarebbe stata la mia vita senza di te- disse Alex, mentre nella sua mente iniziavano a scorrere le immagini di tutti i momenti belli che aveva vissuto insieme a Peter, come in un film. -Mi chiedo se sarei arrivata a questo punto-

-Oppure staresti regnando su tanti ghiaccioli blu- rispose Peter, facendola ridacchiare.

-Magari quel posto spetterà a Joanne, un giorno. O magari erediterà i tuoi poteri e un giorno la troverò attaccata al soffitto a testa in giù-

Poter rise piano, grattandosi distrattamente i capelli.

-Oppure farà di nuovo un casino con il Multiverso, come ho fatto io-

-Ti prego, non parliamone- rispose Alex, con tono ironico ma contemporaneamente serissimo. -Ricordi i salti mortali che hai dovuto fare per farmi ricordare di nuovo di te, vero?-

-Un incubo- commentò, sbuffando. -Se Jo diventerà come me, la prima cosa che le dirò sarà di non fidarsi mai degli stregoni-

-Tutta la storia non è partita da Stephen, ti ricordo. Forse dovrei rinfrescarti la memoria-

-Una storia un pò più allegra no, eh? Tipo quando ci siamo sposati?-

-Quella è molto meno interessante. Senza offesa, lo sai che ti amo. Meno colpi di scena, meno morti, meno pianti e meno suspense. Quella del Multiverso invece...- disse -sarebbe davvero una bella storia da raccontare-

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