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𝐱𝐱𝐯𝐢𝐢. - silenzio

-Dove hai nascosto Alex?- chiese Loki a Jason, premendogli con forza gli indici sulle tempie.

Le labbra del ragazzo rimasero serrate, mentre cercava con tutte le sue forze di rimanere in silenzio.

-Sotterranei- sussurrò alla fine, per poi morderai immediatamente il labbro e lanciando un urlo raggelante.

-È nei sotterranei- comunicò il dio agli altri, iniziando a camminare verso il palazzo, trascinandosi dietro Jason che continuava a lamentarsi e a scalciare, tentando disperatamente di liberarsi.

-Fate andare avanti me, in caso dei soldati si accorgessero della nostra presenza...- disse Bucky, ma si fermò immediatamente, non appena qualcuno lo interruppe.

-Oh, dei soldati? Che ne dici invece del re di Asgard?-

Thor era davanti a loro, splendente nella sua armatura dorata. Quando Loki incrociò i suoi occhi, gli sembrò quasi più vecchio, più stanco. La vita da re non faceva per lui, lo aveva sempre saputo. Lui era un eroe, non un sovrano.

-Loki...- sussurrò lui, come se lo avesse visto solo in quel momento.

-Fratello- rispose il dio, ricordandosi solo in quel momento che Thor era convinto che fosse morto -quanto tempo-

-Io...io ero convinto che tu fossi morto...-

-Oh, che terribile tragedia. Beh, in teoria io ero morto ma...diciamo che una serie di fortunate coincidenze hanno cambiato il corso della storia e così Thanos non mi ha ucciso-

-Il viaggio nel tempo che abbiamo fatto?-

Loki sbuffò, impaziente.

-Sai, ti ricordavo meno intelligente di così-

Thor guardò di traverso Jason, che era diventato rosso in viso a forza di provare a parlare.

-Perché tuo figlio è qui?-

-Thor, è una storia veramente divertente, ma anche troppo lunga. Perciò, potresti gentilmente darci le chiavi delle prigioni nei sotterranei?-

Thor sembrò quasi dubitare. Ma molto probabilmente subito dopo Loki fece qualche tipo di incantesimo, perché il dio del tuono ritornò come prima. Estrasse un'enorme chiave di bronzo da una tasca dell'armatura, porgendola al fratello.

-Te la riporterò non appena avremo finito- disse Loki.

-Me la riporterai non appena avrete finito- ripeté Thor, iniziando ad incamminarsi verso il palazzo, il passo incerto come quello di un burattino.

Tutti gli altri erano abbastanza confusi. Peter si avvicinò correndo a Loki, toccandogli la spalla per farsi notare.

-Hai appena incantato tuo fratello?-

-Lo dici come se fosse la cosa peggiore che gli abbia mai fatto-

-Ma...-

-Una volta, da piccoli, mi sono trasformato in un serpente e lo ho morso sul polso. Ma sfortunatamente non è morto-

Il ragazzo lanciò uno sguardo allarmato al signor Stark, che alzò le spalle con disinvoltura.

-Non guardare me. Tu ti sei innamorato della figlia di un pazzo assassino-

-Pardon, pluriassassino- lo corresse Loki.

-Ancora meglio-

Attraversarono di corsa l'ingresso del palazzo, fortunatamente deserto. Stava iniziando a scendere la sera, il sole quasi non si vedeva più all'orizzonte.

-Le prigioni sono da quella parte- disse Loki, svoltando bruscamente a destra e iniziando a scendere per quattro immense rampe di scale. Ricordava ancora tutte le giornate infinite passate nella cella di una prigione, con la sola compagnia di libri e pensieri su pensieri.

Una volta arrivati davanti a tutte le prigioni, rimasero a bocca aperta. C'erano decine e decine di stanze, tutte presidiate da una guardia reale.

-Merda...- sussurrò Nat, dietro Peter.

-Linguaggio- rispose Steve, facendo sogghignare Bucky.

Natasha sgattaiolò davanti a tutti, cercando di fare il minimo rumore possibile. Quando arrivò al centro della stanza, solamente una guardia l'aveva vista, ma lei l'aveva già atterrata. Tutti gli altri si avventarono immediatamente su di lei, le lance puntate verso il suo petto.

-Ragazzi, andiamo, non ho intenzione di uccidervi- diceva lei intanto, quasi seccata.

Con un movimento fulmineo si allungò verso una cella vuota, aprendola con le chiavi che aveva sottratto a Loki. Le guardie si lanciarono nuovamente verso di lei. Aspettò che tutte fossero abbastanza vicine. Poi si spostò dall'entrata della cella, così velocemente che nessuno la vide, e le guardie finirono tutte dentro, ammassate l'una contro l'altra.

-È stato tutto molto facile- commentò Steve, mentre Nat richiudeva la cella, tutti gli altri prigionieri che la pregavano di liberarli. Ma lei era imperturbabile, sembrava che non li vedesse neanche.

-Non c'è di che- commentò, ridando le chiavi a Loki.

Continuarono a camminare, e alla fine arrivarono davanti a una porta completamente di pietra. Non c'era una maniglia, solo delle minuscole sbarre al centro, che facevano vedere parte di quello che vi era dentro. Un rantolio, qualche respiro, il rumore di quelle che sembravano essere catene. Questo era tutto ciò che Peter e gli altri riuscivano a sentire.

Il ragazzo si avvicinò alle sbarre, premendovi il viso per vedere meglio. Quando riuscì a mettere a fuoco la figura che giaceva al centro della stanza, su un letto di pietra, immobile e bianca come un cadavere, per poco non lanciò un urlo.

-Alex!- disse, iniziando a sbattere una mano sulla porta.

La ragazza alzò confusa la testa. I suoi capelli neri sembravano essere più chiari, quasi sbiaditi. Sembrava più vecchia, ma per Peter era ancora la ragazza più bella che avesse mai visto.

-Peter...- mormorò, la voce ridotta a un sussurro, che subito si esaurì. Lui la vedeva lottare per continuare a parlare. Jason le aveva sicuramente lanciato qualche sorta di incantesimo, perché non pronunciò più nessuna parola.

-Dobbiamo aprire questa porta- riprese a dire, rivolgendosi a nessuno in particolare.

Steve impugnò il suo scudo tra le mani, e con un solo movimento del braccio lo lanciò verso la porta, dove restò conficcato. Si avvicinò di nuovo, lo riprese e lo ritirò. E ancora una volta, e una volta ancora. Fin quando una crepa iniziò a formarsi in mezzo alla pietra, e tutta la porta crollò davanti a loro.

Un millesimo di secondo dopo, Peter e Loki si erano già precipitati all'interno della stanza. Il primo si chinò vicino ad Alex, mentre l'altro rimase in piedi.

-Alex...- sussurrò Peter, le lacrime di gioia che iniziavano a fargli bruciare gli occhi -Alex, non hai idea di quanto mi sia mancata. E mi dispiace, mi dispiace tanto. Per quello che ti ho fatto, per averti quasi ucciso. Ma adesso non importa, non importa più nulla. L'importante è che tu sia qui-

Mentre parlava le stringeva la mano gelida. Lei sorrideva tra le lacrime, un sorriso che valeva più di mille parole, per Peter.
Lo sguardo di Alex, poi, si alzò ad incontrare gli occhi di suo padre.

Doveva ricordarsi di averlo già visto prima, perciò sapeva che era ancora vivo.

-Alex- disse lui, prendendole delicatamente il viso tra le mani. Non disse più nulla. Solo il suo nome.

Alex

-Cosa le hai fatto?- urlò a Jason, che intanto stava pian piano riprendendo il controllo della sua mente.

-Un semplice incantesimo di silenzio. Non parlerà mai più, a meno che non lo decida io- rispose lui, passandosi una mano tra i capelli e asciugandosi la fronte imperlata di sudore.

-Ti conviene annullarlo, se non vuoi essere legato a questo letto e lasciato qui a marcire per sempre- ribatté Peter, stupendo persino Loki.

-Oh, e io cosa ci guadagno in cambio?- il suo solito ghigno gli comparve sul viso.

-Tu libera Alex e sciogli l'incantesimo e noi ti risparmieremo la vita- rispose il dio, avvicinandosi al figlio. Con un gesto così veloce da risultare quasi invisibile, estrasse un pugnale dalla tasca e glielo puntò alla gola.

-Ci siamo intesi?- gli sussurrò all'orecchio, in modo che solo lui potesse sentirlo.

-Ovviamente- rispose sprezzante lui, per poi iniziare a recitare una formula, a bassa voce.

Fu quando finì di parlare che Alex riuscì a lanciare un grido.

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