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𝐱𝐱𝐢𝐱. - post tenebra, lux

"Dopo l'oscurità, luce"


Dopo giorni passati dentro una cella fredda e buia, senza riuscire neanche a parlare, ad Alex New York sembrava un paradiso. Era una giornata bellissima, calda e soleggiata. Aveva dovuto per questo abbandonare l'armatura che aveva indossato per ritornare su Midgard e accontentarsi dei vestiti più piccoli che Natasha aveva trovato nell'armadio.

Loki aveva deciso di fermarsi ancora per un pò su Midgard, prima di tornare ad Asgard, da suo fratello.

-Questo sperando che non ti rimettano dietro le sbarre- aveva commentato Tony, e il dio gli aveva lanciato uno sguardo raggelante.

Poi Sam aveva proposto di cenare tutti insieme, quella sera (Alex non aveva capito se per placare gli animi o perché lo volesse davvero). Ma la proposta fu così ben accolta che non resto a pensarci più di tanto.

Quando era tornata al quartier generale, Morgan le era subito corsa tra le braccia, un orsetto di peluche stretto in una mano.

-Mi sei mancata tantissimo, Lexie- le disse, stringendola forte.

-Anche tu, mini-Iron Man- rispose lei, lasciandole un bacio sulla fronte, proprio come farebbe una sorella maggiore.

Avevano passato tutto il pomeriggio insieme, tra le vie di New York, ed erano persino riuscite a trascinare Bucky da un parrucchiere.

-Siete sicure che sia un museo sulla seconda guerra mondiale?- aveva chiesto lui, lanciando un'occhiata sospettosa ad entrambe.

-Certo che si, e si paga anche il biglietto gratis se arrivi entro dieci secondi- aveva risposto Alex, mentre alle sue spalle Sam e Nat si sforzavano di non ridere, mordendosi il labbro.

Alla fine, Bucky era uscito dal negozio con i capelli completamente rivoluzionati. Non gli arrivavano più fino alle spalle, ma ora avevano un taglio molto più moderno.

-Siete veramente crudeli- borbottò, rivolto ad Alex e Morgan, mentre tutti scoppiavano a ridere.

Quando il sole iniziò a lasciare il posto a una timida luna, Tony propose di tornare a casa, per iniziare i preparativi. Ritornarono tutti, tranne Peter e Alex.

Il ragazzo la prese per mano, iniziando a correre verso un punto imprecisato dei marciapiede.

-Dove stiamo andando?- gli chiese, stringendo forte la sua mano. Era talmente bello sentirlo di nuovo accanto a sé che Alex stentava a credere che quello non fosse soltanto un sogno.

-Lo vedrai- rispose Peter. 

Arrivarono davanti a un negozio non molto grande, ma dall'insegna così sgargiante che il nome si leggeva a stento. Quando Alex capì dove si trovava, un'ondata di nostalgia la travolse come un fiume in piena.

-Peter, questo è...-

-Un negozio di fumetti, esatto- la precedette lui, sorridendo -come ti avevo promesso-

Alex rimase per un pò a fissarlo, prima Peter e poi il negozio, fin quando l'emozione ebbe la meglio su di lei. Corse verso di lui e lo abbracciò, desiderano di rimanere tra quelle braccia per sempre.

-Peter, tu...ti sei ricordato- disse, gli occhi lucidi.

-Certo che mi sono ricordato. E poi è uscito il nuovo numero del mio fumetto preferito, quindi sarebbe meglio entrare-

Le riprese di nuovo la mano, aprendo la porta del negozio. Un uomo dietro al bancone della cassa lo salutò amichevolmente, chiedendogli come mai fosse praticamente sparito per tutto quel tempo. Con la coda dell'occhio, Alex vide Peter irrigidirsi.

-Ho vinto una borsa di studio in Spagna, e voi sapete quanto io ami lo spagnolo. Sono tornato solo da poco- si affrettò a dire alla fine, cercando anche di sorridere. Ma non ci riuscì.

-Beh, comunque sia, sono felice che tu sia tornato. Ho tenuto una copia del nuovo fumetto di Star Wars solo per te-

-Oh, Nick, sei un grande. Grazie mille-

Alex intanto camminava tra i vari scaffali di fumetti, restando affascinata da qualunque cosa vedesse. La cosa che le piaceva di più in assoluto erano i disegni su ogni copertina. Uno scaffale in particolare attirò subito la sua attenzione. Era molto più grande degli altri, e di conseguenza custodiva molti più fumetti. Sopra questi, troneggiava un cartello con la scritta "Avengers", a caratteri dorati.

-Doveva essere una sorpresa, ma vedo che li hai già trovati da sola- disse Peter, appena comparso alla sua destra. Si mise dietro di lei, poggiando la testa sulla sua.

Lei restò a guardare ogni singola collezione di quei fumetti. Quei fumetti che raccontavano la storia della sua seconda famiglia. Iron Man, Captain America, Vedova Nera, Thor, persino Loki. Erano tutti lì, la loro vita racchiusa in delle pagine colorate. Li passò in rassegna tutti, fin quando il suo sguardo incontrò un volume diverso da tutti gli altri. Era anche posizionato in modo differente, come per mettersi in mostra. Alex dedusse che doveva essere una delle novità.

-Prendilo- le disse Peter, e lei lo fece. Guardò la copertina, e quello che vide fu se stessa. Disegnata con lo stile  e le proporzioni dei fumetti, certo, ma quella in copertina era lei.

-"Philophobia"- lesse, passando delicatamente le dita sul titolo scritto in verde e argento. Osservando le sue unghie, le ritornò in mente Natasha, che quel pomeriggio aveva deciso di smaltargliele di nero. Poi notò il sottotitolo appena sotto la scritta. -"La figlia di Loki"-

-Oh, e guarda caso noi non conosciamo nessuna figlia di Loki- commentò Peter, corrugando la fronte e facendo ridere Alex -che peccato, sembra veramente una bella ragazza-

Continuando a ridere, Alex passò velocemente in rassegna tutte le pagine, fino a quando arrivò alla fine. C'erano lei e Peter, il costume di Spiderman addosso, esattamente dove erano in quel momento, esattamente nella stessa posizione, lui con la testa poggiata su quella di lei. Ma non stava tenendo in mano quel libro, ma un foglio di carta. Proprio in quel momento, vide che, alla pagina affianco, era poggiato un pezzo di carta, ingiallito e leggermente stropicciato, ma che lei riconobbe immediatamente.

-E' quello che penso io?- chiese a Peter, la voce che le tremava per l'emozione.

-Credo proprio di si- rispose lui, togliendole il libro dalle mani, così da permetterle di guardare attentamente il foglio.

Ed era proprio quello che Alex pensava che fosse. Il contratto di vendita che Peter le aveva regalato per il suo sedicesimo compleanno, quella che sembrava essere una vita fa. E Alex sapeva anche qual era la casa che il ragazzo aveva comprato. 

-La casa dei miei genitori...- mormorò, gli occhi lucidi -Peter, tu...l'hai comprata per me?-

-Beh, tecnicamente devo ancora finirla di pagare, e il signor Stark ha versato una buona metà della somma, ma...-

Non ebbe il tempo di finire la frase, che Alex era precipitata tra le sue braccia. Lui la strinse forte, e il suo corpo aderì perfettamente con il suo, così piccolo e fragile ai suoi occhi. 

Aveva sempre pensato che fossero nati per stare insieme, come due pezzi di un puzzle. L'uno non può rimanere senza l'altro, come lui non poteva rimanere senza di lei. Si completavano a vicenda, combaciavano alla perfezione.


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