𝐱𝐢𝐢. - illusione
La luce bluastra emessa dallo scettro di suo padre illuminava tutta la stanza, proiettando inquietanti ombre sulle pareti.
Ma Alex neanche le notò.
Era concentrata solamente su quell'arma, l'arma che avrebbe potuto cambiarle ancora la via.
Suo padre le aveva raccontato che chiunque avesse provato a impugnare quello scettro sarebbe impazzito.
Tutta la sua rabbia sarebbe fuoriuscita come un fiume in piena, travolgendo qualunque cosa che intralciasse il suo cammino.
Ma a lei, metà umana e metà gigante di ghiaccio, non avrebbe fatto alcun male fisico.
Anzi, avrebbe persino obbedito ai suoi comandi senza opporre resistenza, proprio come era successo con suo padre.
Fu pensando a questo che Alex impugnò lo scettro con totale sicurezza.
L'aria intorno a lei divenne come frizzante.
La sentiva quasi pizzicare nei punti in cui la sua armatura le lasciava la pelle scoperta.
La luce blu divenne più accecante di prima, costringendo la ragazza a socchiudere gli occhi.
Quando tutto sembrò essere tornato alla normalità, li riaprì.
La luce emessa dalla gemma all'interno si era spenta.
La parte difficile era finita, ora toccava alla fuga.
Non poteva di certo correre via dalla porta principale con in mano uno scettro dal potere altamente distruttivo come se nulla fosse, questo era chiaro.
All'improvviso, un pensiero stuzzicò la mente di Alex.
Lo scettro! SI accorgeranno di certo che non è più qui...
Con un gesto veloce delle mani, formò un illusione capace di creare una copia dello scettro, tale e quale all'originale, ma senza alcun potere.
Sperò con tutta se stessa che a nessuno sarebbe venuto in mente di usare il potere dello scettro, in quei giorni.
Quando tutto sarebbe finito, lo avrebbe riportato di corsa al suo posto.
-E qui, direttore Hayward, teniamo lo scettro di Loki- disse una voce, proveniente da fuori la stanza.
Ad Alex si spezzò il fiato.
Corse il più veloce possibile, cercando di non fare rumore, dietro il tavolo su cui era poggiato lo scettro.
-E' proprio quello? Insomma, lo stesso scettro che stava per ridurre in cenere tutta New York?- chiese l'altra voce, probabilmente appartenente a quell'Hayward.
-Sissignore, è proprio quello. E' forse l'arma più pericolosa che teniamo in questa struttura. Non voglio neanche immaginare cosa succederebbe se finisse di nuovo nelle mani di qualche cattivo-
Alex, anche da dietro il tavolo, riusciva a percepire lo sguardo di Hayward puntato sullo scettro.
Seguirono alcuni secondi di silenzio, che furono terribili.
La ragazza pensava che i due avessero aperto la porta, e che in meno di un secondo l'avrebbero scoperta.
Quando li sentì allontanarsi, tirò un respiro di sollievo.
Doveva andarsene, e in fretta.
Si guardò intorno, in cerca di una potenziale via di fuga.
Nella stanza c'era solo una porta, quella da cui era entrata.
Non c'era neanche una finestra, nulla di nulla.
-Dannazione...- mormorò, avvicinandosi carponi alla parete più grande.
Aveva aperto un portale solo una volta in vita sua, e non era finita bene.
Sarebbe voluta arrivare nella sala da pranzo del palazzo di Asgard, ma sin era ritrovata nella camera da letto di una guardia reale, fortunatamente ancora addormentata.
Ma non aveva altra scelta.
SI concentrò al massimo sulle figure di Steve e Nat in particolare.
L'immagine del luogo in cui si trovavano arrivò quasi subito.
Vide un marciapiede, proprio quello accanto alla struttura.
Poi vide Steve, Nat accanto a lui e Bucky che continuava a camminare in tondo, irrequieto.
-Jason?- sussurrò Alex, non vedendo il ragazzo da nessuna parte.
Dov'era finito?
Mentre ci pensava, iniziò a formare sulla parete un cerchio, che iniziò a scintillare di una luce verdastra.
-Oh, Alex...- disse una voce, a lei familiare, che la costrinse a voltarsi.
In piedi davanti alla porta, che era stata appena chiusa, c'era Jason.
-Jason! Oh, grazie al cielo, avevo proprio bisogno di una mano per...-
Lui però la interruppe, scoppiando in una risata, che però non aveva nulla di allegro.
Alex aggrottò la fronte, confusa.
-E' stato così semplice illuderti. Sai, ti facevo più intelligente. Insomma, la figlia del Dio dell'inganno. Tu avresti dovuto ingannare me, e non viceversa. O forse la tua parte umana ha avuto la meglio?- continuò lui, avvicinandosi lentamente al tavolo.
Lei si alzò in piedi, mentre lo scettro tornava a brillare di azzurro.
-Cosa vuoi dire?- mormorò, troppo sorpresa e disorientata per realizzare quello che era successo.
Jason sorrise, ma il suo somigliava più a un ghigno.
-Oh, non avrò neanche il tempo di spiegarti tutto quanto-
Da dietro la sua schiena comparve una lunga e affilata spada asgardiana, che lui fece roteare nella mano.
Poi sbuffò, guardandola negli occhi.
-Non sai quanto mi dispiace doverti uccidere-
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-Come mai ci sta mettendo così tanto?- disse Steve, continuando a fissare la porta del palazzo, nella speranza di veder uscire Alex.
-Non lo so, ma spero che non sia successo nulla di grave- rispose Nat.
-C'è qualcosa che non va- aggiunse Bucky, con voce preoccupata.
-Cosa te lo fa pensare?- chiesero gli altri due, all'unisono.
-Lo so e basta- tagliò corto lui.
Stava già camminando verso l'entrata, ma Steve lo bloccò.
-Bucky, non possiamo entrare. Purtroppo i nostri volti sono troppo conosciuti. E poi Alex se la sa cavare. E' molto più forte di quanto pensiamo tutti-
Ma Steve non sapeva che, a quattro piani di distanza da loro, Alex stava lottando disperatamente contro qualcuno che credeva suo amico e che ora voleva ucciderla.
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