𝐯𝐢𝐢. - sam, bucky e morgan
SCUSATE PER LA FOTO MA DOVEVO
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Tutti si girarono verso l'ascensore che si stava aprendo, con sguardo teso.
Avrebbe potuto essere chiunque.
Alex si mise istintivamente dietro Nat, che aveva già portato la mano alla sua pistola.
-Giù le armi, siamo solo noi- disse un uomo, che però Alex non aveva mai visto prima di allora.
Doveva essere uno di quelli scomparsi durante il Blip, perché aveva ancora addosso la sua tenuta da combattimento.
Anche l'uomo accanto a lui sembrava un pò spaesato, e teneva un mitra sottobraccio, come se fosse un animale da compagnia.
E poi, dietro ad entrambi, c'era Steve Rogers.
-Caspita signor Rogers- commentò Tony, mentre Nat tirava un respiro di sollievo.
-Ti rendi contro di quanta ansia ci avevi fatto venire?-
Lui sorrise, andando a stringere la mano dell'altro.
L'uomo con il mitra incrociò gli occhi di Alex.
-E' lei?- disse, rivolgendosi a Steve.
Lui annuì, per poi andare a salutare la ragazza.
Lei le fu grata per non aver nominato Peter.
Voleva pensare il meno possibile a tutto quello che era successo.
-Ragazzi, lei è Alex, la figlia di Loki, e Alex, loro sono...-
-Due tue grandissimi fan- disse il primo uomo, stringendole la mano con un grande sorriso in viso.
Lei rise, come non faceva da molto tempo.
-...anche conosciuti come Sam Wilson e Bucky Barnes- riuscì a concludere Steve.
Alex li squadrò per alcuni secondi, ma a loro non parve dare alcun fastidio.
-Io ti ho già visto- disse alla fine, rivolta a Bucky.
Lui sembrò essere stato colto di sorpresa.
Si indicò con l'indice, come per essere sicuro che Alex si stesse rivolgendo proprio a lui.
-E dove?- chiese, un pò confuso.
-Nel museo di Captain America. Ho letto la tua storia-
Lui abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo risollevò.
-Anche io ho sentito parlare di te. Sai, di tuo padre, del tuo popolo, dei martelli magici e tutto il resto-
-Da quand'è che non fai conversazione con una ragazza, Barnes?- lo interruppe Nat, ridendo.
-Spero non dal 1945, quello sarebbe un problema- aggiunse Tony.
Bucky non sembrò offeso.
Solo rimase in silenzio.
Proprio in quel momento, Lisbeth e Jason spuntarono dal corridoio.
-Alex!- esclamò la ragazza, correndo verso di lei e abbracciandola, senza neanche considerare le persone che aveva intorno.
Lei la strinse tra le braccia, ripetendo che si, stava bene, non sentiva neanche più la ferita.
-Sia ringraziato il potere curativo dei giganti di ghiaccio...- mormorò lei, che sembrava molto più sollevata.
-Già, grazie al loro sangue che mi scorre nelle vene riesco a guarire tre volte più velocemente degli esseri umani- aggiunse Alex, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Anche Jason le si avvicinò, mentre nella stanza era calato un imbarazzante silenzio.
Rimase in piedi, senza sedersi accanto a lei e alla sorella.
-Stai bene?- disse, con la voce di un bambino che è stato appena rimproverato dalla madre.
Alex sapeva che era per via della piccola discussione che avevano avuto.
Jason, dietro la sua corazza, era fin troppo sensibile, e si sentiva in colpa persino se schiacciava una mosca senza accorgersene.
Questo suo lato "dolce", ovviamente, usciva fuori solamente in presenza di Lisbeth e di Alex.
-Si, sto bene- rispose alla fine, rivolgendogli un sorriso confortante, per fargli capire che non era affatto arrabbiata con lui.
-Bene allora- esclamò Tony battendo la mano sana sulla gamba, come per evitare di far ricadere il silenzio.
-Che ne dite di fermarvi tutti a cena qui, stasera? Salviamo la Terra ogni giorno, possiamo anche mangiare insieme come persone normali qualche volta-
-Peccato che in realtà siamo tutto tranne normali- replicò Steve, mentre finalmente Sam riuscì a convincere Bucky a posare il suo mitra.
-Concordo con Steve- aggiunse Nat.
Tony squadrò tutte le persone presenti nella stanza, come se si aspettasse che qualcuno obiettasse.
-Perfetto allora. Edith, potresti chiamare la signorina Potts?-
-Chiamo la signorina Potts- rispose subito una voce robotica, che invase tutta la stanza.
-Bene, potete andare a riposare nelle vostre stanze. Appena mia moglie acconsentirà (SE acconsentirà) a preparare la pizza, vi chiamerò e...-
-Papà, ma io voglio i cheesburger!- esclamò una voce sottile, che sembrava provenire da una bambina.
E infatti, proprio all'entrata del corridoio, era appena comparsa una bambina dai capelli color nocciola e dallo sguardo furbo, che aveva tra le mani una confezione di pastelli a cera.
Alex ci mise un pò a collegare la parola "papà" che aveva pronunciato la bimba e a chi fosse riferita.
-Tony, tu hai...una figlia?- disse, passando lo sguardo da lui a lei.
-Ma guarda un pò com'è strano il mondo- rispose lui, andando verso la bambina.
Lei posò i suoi pastelli sul divano, andandosi a nascondere dietro le gambe del papà.
-Alex, lei è Morgan. E si, è mia figlia-
Lei fece capolino e la salutò con una mano, per poi tornare a nascondersi.
Alex non era mai stata brava con i bambini.
O meglio, non aveva mai avuto neanche la possibilità di relazionarsi con uno di loro.
Ma ora, guardando quella piccola ragazzina, voleva abbracciarla più di ogni altra cosa, e non sapeva neanche perché.
-Ehi...- la salutò comunque, avvicinandosi un pò.
Riprese i suoi colori, porgendoglieli.
-Ho un sacco di fogli bianchi in camera mia, e scommetto che tu sei una fantastica disegnatrice. Vuoi venire?-
Morgan fece nuovamente capolino, accennando un sorriso.
Alex le tese una mano, che lei strinse.
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