𝐱𝐯𝐢𝐢. - un altro mondo
Era il terzo giro consecutivo che Steve e Bucky facevano nella stanza.
Alex sembrava essere sparita nel nulla, portata via da un vento silenzioso e invisibile.
-Non è possibile...- continuava a ripetere Bucky, il mitragliatore ancora stretto tra le braccia, come se si aspettasse di vedere entrare qualcuno all'improvviso e dovesse essere pronto ad attaccare.
-Chi la ha presa è stato intelligente. Non ha lasciato alcuna traccia- decretò Steve, passandosi una mano tra i capelli biondi.
-Ma deve pur esserci qualche indizio, qualcosa...una minima cosa...- disse l'altro, quasi singhiozzando.
Era quasi impercettibile, ma Steve, che lo conosceva da tutta la vita, lo notò immediatamente.
-Perché tieni così tanto a lei, Buck?- chiese, usando quel nomignolo che solo lui usava.
Lui sospirò, posando l'arma sul primo tavolo che si trovò davanti
-Il ragazzo che lei amava più di ogni altra cosa è stato trasformato in quello che ero io qualche anno fa. So come ci si sente. Vedere qualcuno, un volto che si crede di conoscere...ma ritrovarsi davanti un completo estraneo. So come si sente Alex in questo momento. E sento come se fosse mia responsabilità proteggerla, farle capire che non è sola-
Ci fu una piccola pausa, durante la quale i du si guardarono negli occhi.
Bucky riuscì quasi a intravedere, negli occhi di Steve, l'ombra del bambino minuto, sempre sorridente e con gli occhi azzurri come il cielo che aveva conosciuto tanti, tanti anni prima.
-Quello che tu hai fatto con me, quando ero il Soldato d'Inverno- concluse, prima che qualcuno entrasse nella stanza.
Con un movimento quasi impercettibile, Bucky riprese il suo mitragliatore, puntandolo verso l'entrata.
Ma lo riabbassò subito, quando vide l'espressione preoccupata e confusa di Natasha.
-L'avete trovata?- disse, con gli occhi che viaggiavano per tutta la stanza.
I due scossero contemporaneamente la testa, con espressione affranta.
-Dobbiamo trovarla. Non importa quanto ci vorrà, ma dobbiamo trovarla- continuò, lasciandosi andare su una sedia e tenendosi la testa con le mani.
-Vorrei partire già adesso, ma non abbiamo alcun indizio su dove possa essere andata, e...- iniziò Steve, ma fu interrotto dalla voce di Tony, appena entrato e arrivato al fianco di Nat.
-Oh, e invece un modo c'è eccome- disse, estraendo quello che sembrava un tablet dalla tasca del pantalone.
Il gesso che gli circondava il braccio destro era sparito, rimpiazzato da un semplice tutore in tessuto nero.
-Diciamo che, quando Alex era appena arrivata da noi e sembrava, sottolineo sembrava, una potenziale minaccia, le ho impiantato un microchip nel braccio, per rintracciarla se ce ne fosse stato bisogno-
Tutti nella stanza rimasero a bocca aperta.
-Devo pensare che tu l'abbia fatto anche con noi?- chiese Steve, aggrottando la fronte.
-Credi di essere una potenziale minaccia, signor Rogers?- replicò Tony, per poi darsi un colpetto col dito sul lato dei suoi occhiali dalle lenti blu.
-Edith? Si, anche io sono felice di sentirti. Senti, avrei bisogno di localizzare...Alex, figlia di Loki- disse, scandendo con attenzione le ultime parole.
Nat, essendo la più vicina a Tony, era l'unica che riusciva a sentire la voce robotica del suo assistente virtuale.
-Cerco tra i contatti "Alex, figlia di Loki"- rispose Edith, mentre Tony mormorava qualcosa sottovoce.
-Hai seriamente salvato Alex "Alex, figlia di Loki" tra i contatti?- chiese confuso Steve, mentre Tony faceva un sorrisino.
-Come volevi che la salvassi, capitan ghiacciolo?-
-Non lo so, forse solamente Alex?- replicò Steve, non facendo neanche caso a come Tony lo aveva chiamato.
-Ho trovato il contatto richiesto, signore- intervenne Edith, interrompendo la strana conversazione che si era formata.
-Mostrami dove si trova, Edith. Voglio tutta la mappa-
E sulla parete davanti ai quattro comparve un puntino rosso lampeggiante, con intorno il vuoto più assoluto.
Il microchip di Alex.
-Perché intorno non si vede niente?- chiese Bucky, avvicinandosi alla parete e seguendo con lo sguardo il puntino rosso che si muoveva.
Tony rimase in silenzio per alcuni momenti, poi sospirò, quasi sollevato.
-Era successa la stessa cosa quando Alex era tornata ad Asgard. Il microchip continuava a funzionare normalmente, ma era impossibile capire la posizione precisa. Tutto intorno era bianco e sgranato...- disse, mettendosi accanto a Bucky, che si allontanò un po'.
-Cosa significa questo?- chiese Steve, che intanto si era seduto accanto a Nat, tenendole la mano stretta nella sua.
Tony si girò verso di loro, con la fronte aggrottata.
-Che Alex non è né sparita né morta. È semplicemente in un altro mondo-
-Ma ci sono un numero praticamente infinito di mondi nell'Universo! Sarebbe un'impresa impossibile, e...- aveva iniziato a dire Bucky, ma fu interrotta dalla voce di una bambina, che era appena entrata nella stanza.
-So io dov'è Lexi- annunciò Morgan, correndo verso il padre, che la accolse tra le braccia.
Con sorpresa, tutti notarono che aveva riacquistato abbastanza forza nel braccio destro da riuscire persino a sostenere il peso di Morgan.
La bambina aveva posato tra le mani del padre un disegno, che Tony mostrò a tutti gli altri, il viso una maschera di sorpresa e confusione.
Nat si portò una mano alla bocca, mormorando qualcosa in russo.
Solo Bucky sembrò capirla.
Il disegno mostrava una riproduzione non molto realistica, ma comunque verosimile, dello scettro di Loki.
-Ha fatto Alex questo disegno, Morgan?- chiese cautamente Tony.
Lei scosse quasi immediatamente la testa, per poi indicare l'angolo del disegno.
Vi era raffigurato un ritratto rimasto incompiuto di Alex e di un ragazzo dai capelli biondi e un ghigno crudele sul viso.
Dietro i due svettava un paesaggio dalle sfumature tra il bianco e l'azzurro. Si intravedevano delle montagne ricoperte di neve, e poi ghiaccio, che ricopriva qualunque cosa.
-Chi lo fatto allora?- incalzò Steve, posando delicatamente una mano sulla spalla di Morgan.
Il puntino rosso che rappresentava la posizione di Alex continuava a lampeggiare, come una voce che chiama disperatamente aiuto nell'oscurità più totale.
Continua a urlare, a sgolarsi, pur sapendo che nessuno la sentirà mai.
-Jason, il fratello di Lexi. Lo ha fatto lui-
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