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𝐱𝐢𝐯. - tu sai chi sei?

Quando Alex riaprì gli occhi, si trovava nella stessa stanza dove Peter l'aveva portata dopo il loro primo incontro.

L'unica differenza era che, sulla poltrona accanto al letto, non era seduto il ragazzo, ma Nat.

Non appena vide Alex mettersi a sedere, si avvicinò a lei.

-Alex...ti senti bene?- le chiese, con occhi pieni di preoccupazione.

Lei annuì, ma anche quel piccolo movimento le provocò una tremenda fitta di dolore, che si amplificò per tutta la testa.

-Lui...lui è stato incaricato da qualcuno...- disse, premendosi una mano contro la fronte, sforzandosi di ricordare anche i minimi dettagli di quei momenti.

Nat trasalì, porgendole poi un'asciugamano bianca imbevuta d'acqua.

-E' stato incaricato di fare cosa?- chiese, anche se Alex aveva il dubbio che sapesse già la risposta.

-Di uccidermi- rispose comunque, prendendo l'asciugamano e premendosela prima sui polsi e poi sulla fronte, per far abbassare la temperatura.

Esplorò con gli occhi tutta la stanza, in cerca dello scettro.

-Stai cercando lo scettro, vero? Lo ha preso Tony, per studiarlo e assicurarsi che non sia stato manomesso- disse Nat, come se le avesse letto nel pensiero.

Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì.

Morgan corse dentro, praticamente lanciandosi sul letto, accanto ad Alex.

-Come stai, Lexi?- le chiese, facendola sorridere.

Era lei ad aver coniato quel soprannome, quando le avevo chiesto di firmare il suo disegno.

Lo aveva lasciato sul comodino, dove ora si vedeva, scritto con un pastello nero, "Morgan & Lexi".

Non le aveva mai chiesto come le fosse venuta l'idea, ma doveva ammettere che non le dispiaceva affatto.

-Molto meglio, Morgan. Sono per metà gigante di ghiaccio, la temperatura mi si è già abbassata- rispose, scompigliandole i capelli color nocciola.

-Ieri pomeriggio ti aspettavo, sai? Mi avevi promesso che saremmo andate a far tagliare i capelli al signor Barnes, ma poi hai dormito per tre giorni-

-TRE GIORNI?- esclamò Alex, controllando l'orologio sul comodino.

Si, erano passati tre giorni esatti, ed erano appena le dieci di mattina.

Riuscì ad alzarsi da sola dal letto, tranquillizzando Nat che voleva aiutarla.

-Possiamo sempre andarci questo pomeriggio, Morgan. Te l'ho promesso, e sai che mantengo sempre le promesse-

La bambina sorrise raggiante, come se tagliare i capelli al povero Bucky fosse la cosa che voleva di più al mondo, correndo ad abbracciarla.

-Papà ti sta aspettando in laboratorio. Terzo piano, seconda porta a destra- le disse, per poi chiudersi la porta alle spalle.

-Breve ma intenso- commentò Nat, facendo ridere Alex.

-Quella bambina ti vuole davvero bene, Alex. Per tutti i tre giorni in cui sei rimasta senza sensi non faceva che chiedere di te. Continuava ad entrare nella stanza, restava seduta per un pò accanto a te e poi ritornava da noi, dicendo sempre la stessa cosa: "Lexi sta ancora dormendo, ma sono sicura che fra poco si sveglierà"-

Anche lei sorrise, posando una mano sulla spalla della ragazza.

-E Morgan aveva ragione. Alla fine, Lexi si è svegliata-

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Alex non era mai salita al terzo piano del quartier generale.

Sapeva che lì c'era solamente il laboratorio di Tony. Tutte le altre stanze erano chiuse a chiave, e venivano aperte solo se qualcuno aveva bisogno di restarvi per un pò.

L'ultima volta era stata quando il re T'Challa era arrivato al quartier generale dal Wakanda, e tutte le altre stanze erano già occupate.

Da quando se n'era andato, solamente Tony e il dottor Banner salivano fino a quel piano, per lavorare a chissà quale progetto.

-Tony?- chiamò Alex, bussando alla seconda porta a destra, come le aveva detto Morgan.

Ma nessuno venne ad aprirle, perché la porta era già aperta.

Non appena mise piede dentro, un forte odore di ferro arrugginito misto a polvere le invase le narici.

-Tony?- ripeté, ma si accorse subito che era da sola.

Si guardò intorno, mentre le mani incontravano i due pugnali che aveva infilato nelle tasche dei jeans neri.

Una risata fredda, che però non aveva nulla di allegro, la fece voltare verso un punto preciso della stanza.

Un'ombra nera, della quale non riusciva a vedere il volto, se ne stava poggiata con le spalle al muro della parete in fondo.

-Oh, Alex. E' da tanto che sognavo di incontrarti di persona- disse una voce sconosciuta, proveniente dallo stesso punto.

-CHI HA PARLATO?- urlò, cercando disperatamente uno dei suoi pugnali in una delle tasche del pantalone della tuta.

Capì subito che erano entrambe vuote. Molto probabilmente Nat li aveva presi e riposti altrove, credendo che non le sarebbero serviti.

-Maledizione...- sussurrò, mentre riusciva a percepire che lo sconosciuto si stava avvicinando sempre di più a lei.

Quando si voltò, riuscì a vederlo finalmente in faccia. Non lo aveva mai visto prima. Era un uomo, ma non sapeva dire quanti anni avesse di preciso. Guardò dentro ai suoi occhi marroni, non color nocciola come quelli di Peter, ma molto più scuri. Sembravano giovani e vecchi, rabbiosi e calmi, felici e tristi allo stesso tempo.

-Chi sei tu?- chiese, abbandonando ogni speranza di riuscire a capirlo da sola.

Lui rise di nuovo, controllando l'orologio.

-Non ha importanza. La domanda più importante è chi sei tu- rispose, fermandosi in mezzo alla stanza e incrociando le mani dietro la schiena.

Alex lo guardò torva, storcendo il naso.

-Io so benissimo chi sono, e non capisco cosa dovrebbe importartene-

-Tu sai chi sei? Ne sei così sicura?- l'interruppe lui, mentre la sveglia del suo orologio iniziava a squillare.

-Anche dopo aver visto il tuo amato Peter trasformato in un'arma dell'Hydra?- aggiunse.

Quelle parole colpirono Alex come uno schiaffo. Mentre prendeva fiato per rispondere, sentì qualcuno entrare dalla porta dietro di lei.

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