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𝐯𝐢𝐢𝐢. - è il tuo ragazzo?

-Wow, sei veramente bravissima!- esclamò Alex, quando Morgan le mostrò il suo disegno.

Raffigurava lei con un'armatura blu, molto simile a quella di suo padre, ma molto più piccola.

Lei sorrise, per poi rimettere a posto i suoi pastelli colorati.

Lo sguardo le si posò sul comodino di Alex.

-E' il tuo ragazzo?- chiese, indicando la foto di Peter.

Lei sentì un vuoto allo stomaco.

Si avvicinò anche lei al comodino, prendendo tra le mani la foto.

-Lui...- mormorò, deglutendo.

-Lui era il mio ragazzo- disse alla fine.

Morgan le rivolse uno sguardo interrogativo.

-Era il tuo ragazzo? Cosa gli è successo? Non dirmi che è morto...-

-No, lui...non è morto. E' complicato da spiegare, Morgan-

-Oh, ti assicuro che se me lo spiegassi lo capirei di certo-

Quest'affermazione fece piegare la bocca di Alex in un sorriso sghembo.

-E' il ragazzo a cui è capitata la stessa cosa del tizio col braccio metallico?- riprese Morgan, sorprendendo la ragazza.

Posò la foto di Peter e aggrottò la fronte, guardando la bambina.

-Tu...come fai a saperlo?- le chiese, mentre Morgan le rivolgeva un sorrisetto furbo.

-Stavo ascoltando zia Nat e papà parlare da molto più tempo di quanto tu pensi. So cosa è successo a...come si chiama il tipo con i capelli lunghi?-

-Bucky- le suggerì Alex, e lei annuì.

-So cosa è successo a Bucky, e so anche che ha ucciso i miei nonni. Ma quello non era lui. Era un'altra persona, ma col suo stesso volto. Ed è la stessa cosa che sta succedendo al tuo ragazzo. Non è tropo tardi, si può ancora salvare-

Alex rimase a fissare Morgan a bocca aperta.

-Sei sicura di avere cinque anni, signorina?- le chiese, sorridendo.

Lei alzò le spalle, ricambiando il sorriso.

-Parli proprio come tuo padre- aggiunse Alex, scompigliandole i capelli.

La prese in braccio, per poi aprire la porta della stanza.

-Forza, ci stanno aspettando tutti. Non vorrai fare arrabbiare tua mamma-

Morgan si lasciò sfuggire una piccola risata, per poi scuotere la testa.

Alex lanciò un'ultima occhiata alla foto sul comodino, poi si chiuse la porta dietro le spalle.

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-CHI VUOLE CHE BUCKY SI TAGLI I CAPELLI ALZI LA MANO!- esclamò Sam, mentre tutti scoppiarono a ridere.

La mano di Alex, seguita da quelle di Nat, Steve, Tony e persino Morgan si alzarono, mentre Bucky sbuffava.

-Hai idea di quanto c'abbia messo per farli crescere così?- disse, rivolto a Sam.

-Oh, certo. Infatti i parrucchieri del Wakanda hanno fatto un ottimo lavoro- rispose lui, mentre il re T'Challa soffocò una risata.

Alex, seduta accanto a Nat e Morgan, stava finendo di mangiare la sua pizza, preparata da Pepper.

-Allora, che dite? Approvate la pizza di mia moglie?- chiese Tony.

Tutti a tavola annuirono.

-Tu ricordi qualcosa di questa cosa, nel 1945, Buck?- chiese Steve, guardando confuso la mozzarella della sua pizza che filava.

Lui scosse la testa.

Non aveva neanche messo mano alla sua pizza, che era rimasta intatta sul tavolo davanti a lui.

Alex, seduta esattamente davanti a Bucky, gli schioccò le dita sotto gli occhi.

Lui alzò lo sguardo, mormorando qualcosa di incomprensibile.

-Sei consapevole che domani io e Sam...-

-E MORGAN!- esclamò la bambina.

-Ok ok, chiedo scusa. Sei consapevole che domani io, Sam E MORGAN domani ti porteremo a tagliare quei capelli, vero?-

Lui si passò una mano tra quest'ultimi.

-Dai, amico. Ti assicuro che starai molto meglio!- aggiunse Sam, dando un pugnetto scherzoso sulla spalla di Bucky.

-Si, signor Bucky. Starai molto meglio!- continuò Morgan, facendo persino sorridere Bucky.

-Dove hai detto che sono andati Lisbeth e Jason, Tony?- chiese Alex.

-Sono stati richiamati ad Asgard. Ma credo che torneranno presto- rispose lui.

Alex non era preoccupata, affatto.

Jason e Lisbeth erano i due guerrieri più forti e intelligenti dell'esercito di Asgard.

Sarebbe andato tutto bene, qualunque cosa fosse.

-Tutto bene, Alex?- chiese Nat, notando la sua espressione.

Lei annuì, rassicurandola con un sorriso.

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Tutti erano già addormentati, quando Alex si alzò dal letto.

I suoi piedi nudi toccarono il pavimento gelato, facendola rabbrividire.

Non riusciva a dormire, continuava a girarsi e rigirarsi nel letto da molte ore, ormai.

Tanto valeva rimanere sveglia, almeno fino all'alba.

Fece attenzione a non svegliare Morgan, che aveva deciso di dormire insieme a lei quella notte.

Rimase a guardarla per un pò, tutta l'innocenza e la dolcezza di una bambina addormentata.

Quando chiuse la porta, senza un minimo rumore, notò subito che in cucina la luce era aperta.

Si avvicinò con passo felpato, aspettandosi di vedere Tony intento a modificare qualche suo progetto.

Era sua abitudine, infatti, rimanere sveglio a volte per intere notti, per modificare una sua armatura o cose simili.

Invece, seduto scompostamente su una sedia, c'era Bucky.

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