"oh, my, god"
14 Dicembre 2019
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Londra, Inghilterra, strisce pedonali davanti al Mounmounth Coffe
Il mio corpo è completamente paralizzato.
Ogni singolo muscolo da cui è costituito sembra essersi congelato. Tutto è fermo, immobile, e l'unica cosa apparentemente ancora funzionante in me sono i miei piedi che riescono a sorreggermi e a impedirmi di cadere, risparmiandomi di crollare svenuta dall'emozione di fronte ad una delle mie attrici preferite.
Porca merda, Millie Bobby Brown è in piedi davanti a me.
Millie. Bobby. Brown.
Non so cosa fare, nè come comportarmi o tantomeno cosa dire. Cosa diavolo dovrei dire alla ragazza che mi ha appena salvato da una morte non particolarmente allegra e che ha recitato nella serie che più amo al mondo? "Ciao, grazie per il salvataggio, ti amo, addio"?
No, non penso proprio.
Mi sento ondeggiare per un secondo e sposto subito il piede sinistro di qualche centimetro, stabilizzandomi meglio sul cemento e cercando di non scivolare o svenire dall'emozione.
I miei occhi sembrano improvvisamente riprendere coscienza e smettono di fissare il lampione appena sopra la testa dell'attrice, che si sta sistemando i capelli, pieni di neve a causa della caduta di poco fa. Poi Millie alza lo sguardo una seconda volta, e le mie pupille incrociano le sue.
Da capo a piedi sono pervasa da una strana sensazione. Anzi, non strana.
Non si può definire tutto quello che sto provando in questo momento con la parola "strana".
Strana è la temperatura di Marzo, che un giorno scende sotto lo zero a causa dei temporali e quello dopo sale sopra i quaranta gradi, sfoggiando un sole degno di Luglio.
Strana è Londra, antica ma allo stesso tempo giovane quanto me, ricca di palazzi costruiti secoli se non millenni fa ma anche piena di grattacieli la cui cima è spesso ostruita dalle nuvole.
Strana è la mia migliore amica Mary, che prende cotte per i ragazzi più coglioni che esistano ma allo stesso tempo vorrebbe un'amore degno di un libro.
La stranezza, insomma, è tutt'un altra cosa. Le cose strane sono fuori dal comune, insolite, diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati e per questo a volte spaventose.
Ma questo, questo sentimento che mi sta attraversando il corpo come fosse una scarica d'elettricità pura, non è semplicemente "strano".
Per tutta la vita sono cresciuta assieme ai miei fratelli e alla mia famiglia, in una casa piena di rumore e caos, dove l'aria era poca anche se poi, quando ne veniva lasciata abbastanza, sembrava di non respirare affatto. Per tutta la vita sono stata la seconda scelta, se non la terza, o la quarta, dei miei genitori. Eravamo quattro bambini e due adulti in quella casa, e di tutti loro nessuno pensava mai a me. Io ho dovuto pensare a ognuno di loro, sempre, ma tutto l'affetto che donavo ai miei familiari non veniva mai, mai ricambiato.
Ed era così anche nella mia vita fuori da quelle cazzo di mura.
A scuola, prima del liceo, non avevo nessuno.
Certo, qualche amico e qualche amica mi parlavano ed erano estremamente gentili con me, ma alla fine di quello che mi capitava non interessava davvero nulla a nessuno. Ed era giusto così, dato che io non mi impegnavo affatto per ottenere quell'affetto, visto che ero troppo impegnata a donarlo tutto alla mia famiglia, quindi perchè gli altri avrebbero dovuto volerlo ricambiare?
Poi le scuole medie erano finite e io me ne ero andata al liceo, e durante l'estate precedente a esso avevo pregato con tutto il fervore che avevo in corpo che l'anno andasse bene. Avevo supplicato qualsiasi dio mi fosse venuto in mente, a qualsiasi religione egli appartenesse, avevo praticato ogni rito scaramantico consigliatomi dai social o dai miei "amici", e mi ero semplicemente permessa di credere che tutto sarebbe andato per il meglio. Avevo sperato che sarei riuscita a liberarmi della mia famiglia e di come essa mi condizionava nonostante non si intromettesse mai nella mia vita direttamente. Loro intervenivano nel mio modo di parlare, di agire, di pensare, senza nemmeno essere lì. Loro rovinavano la mia cazzo di vita senza nemmeno essere lì. E questo mi mandava su tutte le furie.
Allora, al liceo, avevo tentato di essere una persona diversa, una persona nuova, e questo mi aveva fatto incontrare Mary.
Ma ogni mia azione, ogni mio singolo tentativo di essere apprezzata o quantomeno "notata" dagli altri, ragazzi o ragazze che fossero, che fosse per amore o per amicizia, era inutile.
Ero sempre la seconda scelta.
E lo sono ancora oggi, per quanto assurdo possa sembrare. Nulla è cambiato. O almeno, nulla era cambiato fino a quel momento.
Fino a quello sguardo.
"Ehi, va tutto bene?"
La voce di Millie mi distoglie dai miei pensieri, facendomi realizzare di essere rimasta a fissarla per almeno cinque minuti buoni senza dire una parola.
Spero che pensi sia stato per lo shock di avere appena rischiato la vita.
"Uhm, si, certo. Ho solo un po' di freddo." Dico, senza sapere cos'altro fare, lasciando i miei occhi incollati ai suoi.
Porca merda, Millie Bobby Brown è di fronte a me. Voglio urlare, morire e abbracciarla allo stesso tempo. E poi la devo rapire, ovviamente.
"Sicura? Hai una faccia un po'..." Non finisce la frase, ma mi lancia uno sguardo eloquente che mi fa definitivamente uscire dallo stato di trance in cui sembrava fossi caduta da quando mi ero resa conto di chi avessi davanti.
Abbasso lo sguardo, sentendomi arrossire dall'imbarazzo e dalla vergogna per aver fatto una figura di merda davanti alla mia idola, e in quel momento noto (o meglio, mi ricordo) di aver rovesciato un'intera tazza di caffè sui vestiti sicuramente costosissimi di Millie Bobby Brown.
Cazzo.
"Oh mio dio, scusami, mi sono resa conto adesso di averti rovesciato il caffè addosso. Scusami, scusami davvero, mi dispiace un sacco. Cosa posso fare per aiutarti? Dimmelo senza problemi, in fondo mi hai salvato la vita quindi, nel senso, grazie mille. Oddio, ti ho rovesciato il caffè sui vestiti, con questo freddo. Il senso di colpa sta letteralmente invadendo ogni centrimetro del mio corpo, scusami, scusami un sacco. Sono così dispiaciuta, e spero che quantomeno tu non ti sia scottata, anche se il caffè lo tenevo in mano da un po' quindi, ecco, insomma..." Mi rendo conto che sto parlando a macchinetta e chiudo di colpo la bocca, cercando di non fare altre figuracce di fronte all'attrice.
Lei, che aveva abbassato lo sguardo imbarazzata quanto me, lo rialza di colpo e torna a puntare i suoi occhi nei miei.
Di nuovo quella sensazione.
Come se io fossi stata la seconda scelta per tutta la vita, indipendentemente da quanto provassi a farmi apprezzare, e lei, con un semplice sguardo, mi promettesse di mettermi sempre al primo posto, a prescindere da qualsiasi cosa possa accadere.
"Tranquilla, direi che salvarti era il minimo che potessi fare." Inizia, e io sento un brivido percorrermi la schiena mentre l'azzurro dei miei occhi si perde nel marrone dei suoi.
Ecco, lo sta facendo anche con delle semplici parole. I miei fratelli, i miei genitori, i miei amici, forse persino Mary, non si sarebbero buttati in quel modo. Non così d'istinto, senza pensarci su nemmeno un attimo.
"E poi, hai ragione, il caffè ormai è freddo quindi tranquilla, non è successo nulla. Di vestiti come questo posso ricomprarmene a centinaia." Aggiunge, con un tono noncurante. Poi, come se si fosse accorta di quanto quella frase l'abbia fatta sembrare una ricca viziata il cui unico hobby è distruggere il mare e sterminare così centinaia di tartarughe, pesci e quant'altro, tenta subito di rimediare cambiando il tono della sua voce. "Scusa, non intendevo... ecco, volevo solo dirti che non fa nulla, non ci tengo particolarmente all'abbigliamento e cose del genere."
Bugiarda. Sei un'attrice, è ovvio che ci tieni a queste cose.
Costringo me stessa a spostare gli occhi sulla strada per non continuare a tenerli puntati su Millie, e mi rendo conto di essere letteralmente a un paio di metri dal caffè in cui lavoro, che al momento è deserto. Allora mi viene un'idea per farmi perdonare e per non lasciarmi scappare l'occasione di conversare con una delle mie attrici preferite per qualche altro minuto.
E poi, in fondo, molto in fondo, non voglio smettere di sentire quella sensazione.
"Grazie ancora, davvero, ma non sminuire in questo modo il disastro che ho combinato!" Scherzo, accennando una risata, prima di riportare lo sguardo sulla castana di fronte a me. "Se non mi fa sembrare una psicopatica, sarei davvero felice di farmi perdonare, o almeno di provarci, invitandoti nel caffè dall'altra parte della strada." Faccio un cenno verso il Mounmounth, poi continuo, notando che Millie non sembra affatto contrariata o spaventata e che, al contrario, ha anche riso alla mia battuta di poco prima. "Quello è il Mounmounth e, beh, io lavoro lì. Ora è praticamente vuoto quindi se hai bisogno di un posto in cui asciugarti, cambiarti o semplicemente darti una sistemata, puoi venire lì con me. Tanto abbiamo ancora almeno un'oretta, il mio turno finisce alle undici."
Okay, giuro che non l'ho fatta apposta a dire undici, non volevo fare riferimenti a Stranger Things davanti a lei. Dico davvero.
Lei rimane a fissarmi qualche secondo e io entro in un completo stato d'ansia, sia perchè ho il terrore che mi lasci e se ne vada, sia perchè ho il terrore che non lo faccia. Insomma, di che cazzo parlo a Millie Bobby Brown mentre la conduco nel caffè dove lavoro per aiutarla ad asciugarsi dalla bevanda che io le ho rovesciato addosso?
I miei pensieri vengono però messi a tacere dalla bruna che, con un sorriso, prende una decisione e riporta finalmente lo sguardo su di me. "Va bene. Se per te non è un problema, verrei volentieri."
Sento il mio cuore fermarsi ed esplodere almeno dieci volte nel giro dei quattro secondi che precedono la mia risposta. "Ma certo, non è affatto un problema, seguimi pure." Poi le sorrido, e lei ricambia mentre s'incammina assieme a me verso il Mounmounth.
***
Londra, Inghilterra, Mounmounth Coffee
Un tintinnio annuncia la nostra entrata nel bar, prodotto dal campanello attaccato all'ingresso che fa quel rumore ogni volta che arriva qualcuno. Il proprietario del Mounmounth l'ha comprato e l'ha fatto montare lì perchè dava più "atmosfera natalizia" secondo lui, anche se, personalmente, io non sono affatto d'accordo. Insomma, cosa c'è di natalizio in un campanello che suona? A me al massimo fa venire in mente le mucche che passavano una volta a settimana davanti alla casetta in cui io e la mia famiglia spendevamo (fino al compimento dei miei dodici anni, al termine dei quali sono riuscita a confessare che odiavo quel periodo delle vacanze) le prime due settimane di Luglio di ogni, singola, estate.
Già, le vacanze estive non sono mai state il periodo dell'anno che preferivo. O almeno, fino all'inizio del liceo, quando assieme ai miei amici abbiamo iniziato a girare per Londra fra pub e discoteche o a visitare le "affascinanti brughiere britanniche", in cui spesso ci fermavamo per un paio di settimane nei campeggi. In realtà, se tutto va secondo i piani, dovremmo riuscire ad andarci anche quest'estate, quindi non vedo l'ora che l'anno scolastico finisca lasciandoci liberi.
"Questo posto è molto carino." La voce di Millie interrompe il flusso dei miei pensieri, facendomi voltare verso di lei.
Di nuovo le nostre iridi si scontrano e sembrano fondersi l'una con l'altra. Non riesco a sostenere quel contatto e parlarle al tempo stesso, quindi sposto lo sguardo sul bancone di fronte a noi e mi limito ad annuire. "Già, sono stata fortunata. Il mio piano era che, se non mi avessero preso al Mounmounth, avrei fatto richiesta in un caffè che dista da qui tipo altre otto fermate in metro. E, beh, io vivo già lontana rispetto a questo posto, figurati se fossi dovuta andare nell'altro."
Millie annuisce e io abbasso lo sguardo, chiaramente imbarazzata di essermi messa a raccontarle aneddoti sulla mia vita che sicuramente non ha voglia nè bisogno di conoscere.
Allora faccio il giro del bancone, posizionandomici dietro, e prendo finalmente abbastanza coraggio da guardarla negli occhi mentre le faccio una domanda. "Vuoi che ti dia la chiave per il bagno?"
Lei in risposta mi rivolge uno sguardo interrogativo, corrugando le sopracciglia, e io cerco di spiegarmi meglio dopo essermi schiarita la gola. "Intendo dire, ci sarebbe il bagno per i clienti che sta nel corridoio poco più avanti a destra, ma se sali le scale qui dietro" Indico una porta nera e stretta alle mie spalle. "Puoi andare nel bagno riservato ai dipendenti, che francamente è un po' meglio, per il cui accesso servirebbe la chiave che ti posso dare senza problemi. Del resto, sono in debito con te." Infine accenno a una risata, nel tentativo quasi disperato di nascondere l'imbarazzo, l'ansia e il bisogno di sclerare che stanno invadendo ogni centimetro del mio corpo e della mia mente in questo preciso istante.
L'attrice ride a sua volta e fa un gesto noncurante, accompagnandolo con una frase che mi scalda il cuore per la seconda volta. "Come ho già detto, è il minimo. Stai tranquilla, davvero, non mi devi nulla." Io sto per ribattere ma lei continua, anticipandomi. "Ma se ti fa sentire meglio, certo, vado nel bagno di sopra."
Oddio, non so cosa dire. Lei è cosi bella e così gentile e stare in sua compagnia è davvero molto piacevole, talmente tanto che non voglio che se ne vada.
So che questo è un pensiero sia da serial killer che da fan psicopatica, ma io non sono nessuno dei due. Certo, sono una sua fan, ma il motivo per cui non voglio che Millie Bobby Brown esca da questo caffè è lo stesso motivo che mi fa sentire le farfalle nello stomaco ogni volta in cui i nostri sguardi si incrociano. La sua sola presenza mi fa sentire importante, degna di qualcosa. E questo è un sentimento che non sono mai riuscita a provare prima di oggi in tutta la mia vita.
"Okay, tieni la chiave." Dico, mentre mi abbasso e rovisto sotto il bancone per cercarla. La trovo in neanche dieci secondi e gliela porgo subito dopo.
"Grazie." Millie mi sorride e io ricambio, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso nemmeno quando attraversa la porticina del bancone ed attraversa la porta nera per raggiugere i bagni al piano superiore.
Io invece rimango lì, appoggiata al bancone e sola con i miei pensieri per un paio di minuti buoni, finchè non mi rendo conto che alla mia idola potrebbe servire un cambio di vestiti, dato che aveva solo una borsetta con sè quando ci siamo scontrate e non credo che una cosa del genere possa contenere una maglia o qualche altro indumento al suo interno.
Allora salgo al piano di sopra e vado a bussare alla porta del bagno, lo stomaco contratto dall'ansia.
Mi sento ogni secondo più stupida. Sono letteralmente davanti al bagno di servizio del caffè in cui lavoro e sto aspettando che una delle attrici più famose del pianeta mi risponda per poterle chiedere se ha bisogno di una maglietta, che per giunta non ho nemmeno con me in questo momento. Mi guardo attorno spaesata, cercando di farmi venire qualcosa in mente, quando mi ricordo di aver lasciato una delle mie felpe preferite proprio all'interno del bagno, perchè avevo intenzione di metterla stasera per fare un giro di Times Square con quella addosso prima del ritorno a casa.
La voce di Millie interrompe i miei pensieri. "Chi è?"
"Ehi, ehm, sono Allison, la ragazza che ti ha dato la chiave e che hai salvato tipo dieci minuti fa." Esordisco, deglutendo rumorosamente, pervasa dall'imbarazzo. Mi sento veramente una cogliona.
"Oh, ehi. Va tutto bene?" Chiede di nuovo, senza però aprire la porta. Forse si sta cambiando e io sono venuta a disturbarla proprio mentre si stava togliendo la maglietta o peggio. Dio, mi sento sempre di più una psicopatica.
"Si, è che volevo solo chiederti se, ecco..." Lascio la frase in sospeso perchè sento la serratura scattare, e faccio un passo indietro mentre Millie apre la porta del bagno, comparendomi davanti con i capelli legati e con addosso una felpa che non portava prima.
Sentendomi troppo imbarazzata per guardarla negli occhi, abbasso lo sguardo proprio sul nuovo indumento e così noto che quella non è una felpa qualunque.
Quella è la mia felpa.
SPAZIO AUTRICE
ok raga lo so la gif iniziale fa pena ma perdonatemi sono ancora inesperta (yas la tua la uso nel prossimo capitolo nn preoccuparti muah)
cmq, so che dovevo postare la settimana scorsa infatti mi dispiace un casino nn averlo fatto soprattutto pk avevo già il capitolo pronto per una volta ma mi sono proprio scordata, perdonatemi.
detto questo, se vi è piaciuto il capitolo mettete una stellina o commentate, ci vediamo al prossimo aggiornamento<3
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