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"do you believe in miracles?"


14 Dicembre 2019
*
Londra, Inghilterra, "Monmounth Coffe"

Non sono mai stata una grande fan delle sorprese, io.

Sono cresciuta in una famiglia di sei persone, il che includeva e include ancora oggi dover sopportare ogni singolo giorno tre fratelli maschi, tutti più grandi e più stupidi di me, un padre non sempre gentile e una madre continuamente stressata o assente a causa del lavoro.
E vivere in un ambiente del genere, fidatevi, vi prepara a qualsiasi sorpresa la vita possa avere in serbo per voi. Ma vi prepara anche a odiarla e anzi, a odiarle tutte.

Perchè con la parola "sorpresa", certo, c'è chi intende la festa di compleanno che tutti hanno finto di dimenticare per poi averla organizzata a casa tua senza fartelo sapere, ma c'è anche chi intende la sorpresa che ti ha fatto tuo fratello di un anno più grande perchè si era arrabbiato a causa della marmellata che gli avevi sparso sul cuscino, per fargli un dispetto.
E, insomma, per "sorpresa" in quel caso si intende chiaramente "scherzo crudele escogitato per fartela pagare e per farti rimpiangere di essere venuta al mondo", che non è proprio la cosa più piacevole al mondo.

Per questo odio le sorprese con tutta me stessa.

Perchè, quando qualcuno inizia a saltellare e battere le mani davanti a me urlando: "ho una sorpresa per te", non so se quest'ultima sarà una festa di compleanno a casa mia di cui io non sapevo l'esistenza  o se sarà il mio pupazzo preferito fatto a pezzi sul pavimento.

E fidatevi, quell'incertezza, quel pensiero e quell'ansia che mi attraversano in seguito a quelle semplici parole, anche solo per un secondo o un minuto, sono le cose che più odio al mondo. Quei momenti di totale ingenuità su ciò che accadrà in seguito mi terrorizzano più di ogni altra cosa.

Perchè una volta, io, al posto di un pupazzo ci ho trovato un corpo, fatto a pezzi.

"Allison, Allison!"

La voce di Mary Evans, la mia migliore amica che in questo momento sta saltellando e battendo le mani di fronte a me, mi riporta alla realtà.

"Eh?" Dico in tutta risposta, facendole capire che non ho sentito assolutamente nulla di tutto quello che ha detto.

"Ho una sorpresa per te!"

O meglio, tutto quello che ha detto dopo questa maledetta frase.

"Davvero?" Chiedo, senza sapere cos'altro dire, mentre un brivido mi percorre la schiena.

"Già, quindi ora prepara due caffè da asporto ed esci da questo bar decaduto del cazzo che dobbiamo andare!" Esclama in risposta Mary, guardandomi con una scintilla negli occhi che mi diverte e atterrisce allo stesso tempo.

Non ho idea di quale sia la sorpresa che questa biondina ha in serbo per me, ma l'unica cosa che so è che non lascerò questo caffè senza prima avere almeno qualche indizio su cosa si tratta.

"No." Dico, irremovibile.

"Come no? Guarda che dobbiamo muoverci, la sorpresa sta proprio qui dietro l'angolo!"

Okay, si è guadagnata un punto. Nel senso, mi ha detto la posizione di questa presunta "sorpresa". Ora mi restano da sapere solo il chi ci sarà e cosa faremo.

"Mary, mi conosci da quando facevamo le medie insieme, e merda, sono passati cinque anni da allora. Io odio le sorprese." Affermo, non ancora del tutto convinta dalle parole della mia migliore amica.

"Lo so, ma fidati che questa ti piacerà." Ribatte lei, irremovibile come me.

"Posso almeno sapere..."

"Di cosa si tratta? No, Allison, non sarebbe più una sorpresa così." Dice Mary alzando un sopracciglio, con un sorrisetto che le si dipinge sul volto. "Posso solo dirti che lo desideri dal tuo compleanno dei sedici anni e che ti sei impegnata molto per ottenerlo."

"Mary, ho compiuto sedici anni a Settembre."

"E allora?" Sospira la bionda, leggermente confusa dal mio tono sarcastico.

"Dovrei chiedertelo io, visto che il fatto di desiderare questa cosa da quando ho compiuto sedici anni non sia particolarmente emozionante per me. Nel senso, a meno che tu non abbia un biglietto diretto di andata e ritorno per Los Angeles, luogo che desidero visitare da quando avevo tipo cinque anni, nulla potrebbe stupirmi più di tanto. Se ambisco a questa cosa da appena tre mesi, perchè me la stai dando ora sotto forma di sorpresa?" L'odio per le sorprese si fa sentire nel mio tono lievemente stizzito mentre rinfaccio questo alla mia migliore amica.

Lei infatti, stizzita dal fatto che io sia stizzita, emette un verso a metà fra un sospiro e uno sbuffo. "Cosa devo fare io con te? Spiegamelo, perchè a volte mi viene da arrendermi e tirarti uno schiaffo tanto per fare." Poi si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sorride. "Senti imbecille, visto che proprio le odi le sorprese, facciamo che ti ci faccio arrivare a piccoli passi, okay?"

Io in tutta risposta sbuffo, ricambiandole il sorriso subito dopo. "Okay."

"Arriviamoci insieme." La bionda appoggia i gomiti sul bancone e si sporge verso di me, che sono in piedi dalla parte opposta di esso perchè tecnicamente ora dovrei lavorarci, qui dietro.
Cosa che però non faccio, perchè fortunatamente ora sono le dieci di sera e il locale è completamente vuoto, dato che domani è martedì e la gente il lunedì sera ha molta più voglia di starsene a casa a vedere un film sotto le coperte piuttosto che di uscire per andare a prendersi un caffè. Quindi ricambio lo sguardo della mia migliore amica, sorridendole con sarcasmo, e le dedico tutta la mia attenzione, perchè devo ammettere di essermi ormai leggermente incuriosita.

"Okay." Ripeto, cercando però di non dare a vedere che alla fine quell'idiota è riuscita davvero a tenermi sulle spine.

"Qual'è la cosa che ultimamente ti sta tenendo impegnata ogni signolo pomeriggio, apparte la scuola e questo lavoro?" Mi chiede Mary, con l'aria di chi non si aspetta una risposta. Probabilmente crede che io sia troppo stupida per arrivarci da sola.

E crede bene.

"Eh?" Dico in risposta, senza avere idea di cosa stia parlando.

La bionda sospira, esasperata, e poi mi sorride. "La patente. O meglio, dato che hai sedici anni, il patentino. Per esattezza, l'esame per il patentino."

Io annuisco, non riuscendo però a capire dove vuole andare a parare.

"E cosa fai quando prendi il patentino? Perchè vuoi prenderlo?"

Io la fisso, aspettando che si risponda da sola, ma Mary resta a fissarmi in silenzio. Allora capisco che la domanda è per me, e replico con fare ovvio. "Per guidare il motorino, se no che altro? Poi con il fatto che si potrebbe prendere dai quindici anni e che quindi ce l'hanno già tutti, mi sentivo stupida a dover essere l'unica che chiamava i propri genitori per poter tornare a casa dopo una festa." Continuo a non capire dove questa conversazione andrà a finire, quindi sollevo un sopracciglio fissando Mary a mia volta. "E allora?"

La bionda apre la bocca per continuare il ragionamento stupido, ma la richiude neanche due secondi dopo, arrendendosi.

Poi si volta verso di me ed esclama, esasperata. "Cogliona, fuori dal negozio c'è un cazzo di motorino che ti aspetta!"

Io spalanco la bocca, e resto a fissarla mentre continua a blaterare. "Te la volevo regalare per Natale, ma visto che probabilmente partirò assieme alla mia famiglia per andare in Australia dai miei nonni ho pensato di dartela prima. So che avrei dovuto dartela al compleanno, e che sono in ritardo di qualche mese, ma insomma, meglio tardi che mai no?" A quel punto mi sorride, gli occhi che brillano di nuovo.

Io sono ancora immobile, sotto shock dopo questa notizia, e quasi senza rendermi conto di cosa sto facendo, esco dal retro del bancone e faccio il giro fino a pararmi davanti a lei, che spalanca le braccia, pronta ad abbracciarmi.

Così io sento come di sbloccarmi, uscendo dalla trance, e le salto con le braccia al collo, ridendo e urlando come un pazza. "Grazie, grazie, grazie, ti adoro!"

"Mi adoro anch'io, Alli, grazie per avermelo ricordato." Scherza lei, ricambiando la stretta e scoppiando a ridere assieme a me.

***

Londra, Inghilterra, strada fra Trafalgar Square e il Mounmounth Coffe

Mi avvolgo meglio nel cappotto, cercando di ripararmi dal vento che sta iniziando ad alzarsi e che non sembra abbia intenzione di smettere. Nella mano destra sto ancora stringendo il bicchiere di carta pieno fino all'orlo di caffè che Mary mi ha costretto a portare, dicendo che ci sarebbe servito qualcosa per scaldarci dato che "rimarrai a bocca aperta davanti a quel motorino talmente tanto a lungo da far arrivare l'alba", come aveva detto.
In realtà non ci siamo fermate a osservare il regalo troppo a lungo, perchè io dovevo tornare a lavoro dato che, tecnicamente, il bar è ancora in orario di apertura, e Mary doveva andare a casa dove la sua famiglia la sta sicuramente aspettando.

Per quel motivo ora sto camminando verso il Mounmounth Coffe senza la biondina al mio fianco, che vive dall'altra parte della città ed è dovuta andare a prendere la metropolitana per tornare a casa. Io invece ho ancora un'ora e mezza abbondante di lavoro che mi aspetta, al termine della quale potrò finalmente andare a rintanarmi nel mio adorato condominio distante circa quindici minuti di autobus da dove mi trovo adesso.

Mentre cammino per strada inizio a pensare al Natale, e a cosa ho intenzione di fare per le feste. Quei pensieri però mi distraggono dal freddo poco e nulla, costringendomi a spostare la mia attenzione sulle previsioni meteo di domani che affermano l'arrivo di una pesante nevicata portatrice di freddo e gelo. "Come se quella dell'altro ieri non bastasse" penso, alludendo alla tormenta che ha ricoperto di neve i tetti di Londra giusto venerdì scorso, quando il mio sguardo cade sul tetto di una macchina nera che ha ancora un cumuletto bianco sopra.

Non che la neve non mi piaccia, anzi, amo quando le strade sono bloccate a causa sua; così ho un pretesto per rimanere chiusa in casa a vedere film e serie tv per ore, con la cioccolata calda fra le mani e la coperta sulle gambe. Ora che ci penso, in effetti, una bella nevicata che blocca tutta la città non guasterebbe affatto. Sono ormai due settimane che continuo a posticipare il re-watch di Stranger Things, la mia serie preferita, e non ce la faccio più. Ho bisogno di rivederla, anche per potermi staccare un po' dallo stress che questo periodo mi sta riservando; fra i test di fine trimestre, il lavoro alla caffetteria e l'imminente esame per il patentino non so per quanto ancora riuscirò a tirare avanti. Certo, con la nevicata...

"Attenta!"

Una voce, o meglio un grido, mi distoglie dai miei pensieri facendomi alzare la testa di scatto. Sono in mezzo alla strada, sulle striscie pedonali, e ora che ci penso forse avrei dovuto smettere di guardarmi i piedi mentre attraversavo.

"Cazzo." È tutto quello che riesco a dire, non appena vedo una macchina grigia venire verso di me a tutta velocità e noto che il semaforo è rosso per i pedoni e verde per i veicoli.

Cazzo, la gente è stronza, e se stai in mezzo ti investe, specialmente se il semaforo è dalla sua parte.

Vorrei spostarmi, o fare una qualsiasi altra cosa che mi riesca ad allontanare da questa cazzo di strada, ma rimango immobile. I miei muscoli, il mio cervello, il mio stesso cuore, sono tutti paralizzati. Non mi passa la vita davanti agli occhi, nè capisco il vero significato dell'esistenza degli uomini.
C'è solo buio. Buio e terrore.

Finchè una mano, calda e gentile, non mi tira via.

***

Londra, Inghilterra, striscie pedonali davanti al Mounmounth Coffe

Il mio corpo è steso sopra quello di qualcun altro.

Questo è tutto ciò che il mio cervello sembra riuscire a trasmettermi, mentre rimango distesa sulla persona che mi ha salvata.

Siamo sul ciglio della strada, a un passo dal semaforo la cui luce è finalmente diventata verde, e la strada è completamente deserta. A parte quella stupida macchina grigia, non c'è l'ombra di un solo veicolo in tutta la via che si trova davanti al luogo in cui lavoro.

Dopo aver costatato con un'occhiata veloce di non essere ancora in pericolo di morte, inizio a concentrarmi sulla ragazza distesa sotto di me.

Quando mi ha chiamata, poco prima, la sua voce mi è sembrata estremamente familiare. Il pensiero che sia Mary mi sfiora la mente per appena un secondo, ma poi mi rendo conto che lei mi avrebbe urlato dietro "imbecille", "idiota" o chissà cos'altro prima di salvarmi. E poi, Mary è bionda e ha gli occhi verdi, mentre la ragazza davanti a me ha degli stupendi ricci castani che sono sparsi sul marciapiede su cui è poggiata.

In quel momento mi rendo conto che sto schiacciando la mia salvatrice da ormai quasi un minuto e faccio per alzarmi, ma appoggio male il piede e scivolo solamente, ritrovandomi ancora più vicina al volto della sconosciuta.

Quest'ultima, che fino a un secondo prima teneva gli occhi chiusi probabilmente a causa del colpo contro il cemento, li spalanca e li punta nei miei.

Sono marroni.

Non un semplice marrone, però. Il colore di quegli occhi sembra capace di variare a seconda del tempo, e dell'umore della ragazza. Non so come faccio a saperlo dopo averla osservata per neanche dieci secondi, ma sento che quello che sto pensando è giusto.
I suoi occhi sono color nocciola all'esterno, sui bordi dell'iride, mentre più vicino alla pupilla prendono un colore più chiaro, quasi come se fosse un castano dorato, con alcuni riflessi verdi. Già, ora che la osservo, in effetti, riesco a vederle quelle pagliuzze dorate che le brillano negli occhi e che beh, sono estremamente belle.

Mi rialzo di scatto, sentendomi improvvisamente a disagio, perchè quegli occhi hanno fatto quasi scattare qualcosa dentro di me. Sono familiari, estremamente familiari, e non riesco a capire dove diamine io li abbia già visti.

Tendo la mano alla ragazza per aiutarla a rialzarsi, senza dire una parola, mentre tengo lo sguardo fisso sulla strada davanti a me per non fissarla, dato che mi sento troppo in imbarazzo.

La bruna afferra la mia mano e io sento come un brivido a quel contatto, che mi costringe a voltarmi e a posare lo sguardo su di lei.

Vedo che i suoi vestiti sono coperti di caffè e, ora che me ne rendo conto, lo sono anche i miei. Cazzo, tutta colpa di quello stupido bicchiere che Mary mi ha costretto a portare. Mi sento così in colpa verso la ragazza, adesso. Penso che le chiederò di venirsi a cambiare al bar dove lavoro, se non mi fa sembrare inquietante. Insomma, voglio solo cercare di aiutarla dopo che mi ha letteralmente salvato la vita.

"Grazie." È l'unica cosa che riesco a sussurrare, facendole alzare gli occhi verso di me.

E in quel momento, in quel preciso istante, il mondo si ferma. O meglio, il mio mondo.

Perchè quegli occhi, ossia gli occhi della ragazza che mi ha appena salvato la vita e a cui ho appena rovesciato addosso del caffè, sono gli occhi di Millie Bobby Brown.



























SPAZIO AUTRICE
ciao bellezze, come va?
a scuola da me in sto periodo siamo pieni di verifiche e vi giuro vorrei solo spararmi, ma prometto che questa storia la aggiorno una volta a settimana, ne più ne meno di così pk voglio provare ad essere costante per una volta ahaha
btw, se vi è piaciuto il capitolo lasciate una stellina o commentate, che mi fa davvero piacere. a prestoo<3

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