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Capitolo 21 |Partita a scacchi|





<Così la guerra si concluse definitivamente nel...> Felix provò a spiare furtivamente dai miei appunti.
<No! Andiamo Felix almeno provaci> lo rimproverai.
Si abbandonò ad un sospiro, accasciandosi scomposto sulla sedia.

<Mille...> iniziò, così scossi il capo per incoraggiarlo.
<Settecento...>.
Altro cenno di incoraggiamento.
Vidi la sua espressione farsi sempre più confusa. Quasi vidi i numeri uscirgli dalle orecchie.
<Oh fanculo!> prese i fogli e li lanciò in aria come se fossero coriandoli.
<Si fottesse Mr. Rowan e la sua materia del cazzo> si portò le mani in volto dalla disperazione <Ricordatemi perché ancora la preside ci fa studiare le materie degli umani>.

<Per sentirci più vicini a loro e perché dovremmo essere un tutt'uno> disse Xavier, imitando con scarsi risultati la voce della preside.
<Sei proprio una capra> disse Dimitri rivolgendosi verso Felix.
<Che pesantezza> sbuffò lui in risposta.
<Ti consiglio di prendere seriamente la cosa. Tra poche settimane ci saranno gli esami di fine semestre e non ho la minima intenzione di finire nei guai per aiutarti> sentenziò Dusha.
Sapevamo tutti che era troppo buona per voltare le spalle al suoi amico, ma nessuno di noi lo disse, principalmente per non demolire il suo tentativo di risultare autorevole.

<Fratellino, ti tocca. A meno che il prossimo anno tu non voglia ritrovarti in classe con Myklaus Worren. Ti guarda come se volesse sbranarti> scherzò Nat, guardando discretamente il soggetto del suo discorso.
Il ragazzo in questione era uno studente del terzo anno, smilzo e occhialuto.
Era conosciuto principalmente per il suo odore poco gradevole.
Felix rabbrividì drammaticamente e fece un'espressione disgustata <Piuttosto mi converto a voi etero>.

A quel commento non potemmo che ridere, la sua espressione era il ritratto dell'ilarità.
Ci trovavamo nella sala comune mista da tutto il pomeriggio.
Molti studenti in vista degli esami si riunivano qui per studiare in gruppo, tra cui anche noi.
Mi ero anche proposta di fare qualche ripetizione a Felix che, come credo si possa notare, non ha un certo feeling con lo studio.

Alla fine hanno deciso di partecipare alla "lezione" anche gli altri, nonostante il loro intento finale risultò più deridere Felix.
In particolar modo Xavier.
Ogni volta che spiegavo anche la più piccola delle sciocchezze sentivo i suoi occhi addosso.
Da quando si era aperto con me il nostro rapporto era impercettibilmente cambiato. Tuttavia via la "forma" di quest'ultimo rimaneva ancora un'incognita.

Inoltre ultimamente vederci era quasi impossibile. Tra studio per gli esami e gli allenamenti distruttivi non avevo tempo nemmeno per respirare.
Oggi finalmente dopo tanto potevo condividere del tempo con i miei amici.

<Oh no...> mugugnò Felix guardando dietro di me.
Aggrottai la fronte, confusa da quel comportamento. Compresi solo quando mi girai.
Amara, seguita dal suo corteo di galline, ancheggiava come il pendolo di un orologio verso il nostro tavolo, accostandosi proprio di fronte ad esso, squadrandoci da capo a piedi.

<Beh? Come mai quelle facce da "mi prude il culo"?> disse Felix con finto interesse.
Lo amo.
<Sempre così elegante tu> disse Amara altezzosa.
<Pensa che succede solo con te> ribattè lui mandandogli un bacio volante.

<Cosa vuoi Amara?> si intromise Xavier.
Non appena si accorse anche della sua presenza i suoi occhi scintillarono e si avvicinò a lui come un'ape ai fiori.
<Oh Xavier!> cinguettò <Io e le altre solitamente veniamo qui per una piccola partita a scacchi>.
Felix alzò un sopracciglio <Mi sfugge cosa ti faccia credere che ci interessi>.

<State occupando il nostro tavolo> si intromise una delle sorelle.
<Non mi pare di vedere una targhetta con su scritto "Proprietà Nox" su di esso> continuò Felix fingendo di cercare la scritta sul tavolo.

Vidi Amara indurire la sua espressione ma continuò a mostrare quel sorrisetto maligno.
<Volevo essere buona per una volta... ma a quanto pare siete più ottusi di quanto pensassi> poggiò i palmi delle mani sulla superficie legnosa del tavolo <Dovete sloggiare. Tu ovviamente puoi restare Xavier>.

Avrei tanto voluto incenerirla come un ramoscello d'ulivo, ma mi trattenni per preservare un minimo di dignità.
<Ci sono altri tavoli liberi per poter giocare a fare le intellettuali. Non è affar nostro se non sono di vostro gradimento> finalmente parlai.
<Era esattamente ciò che volevo dire io. Ovviamente in maniera più offensiva> mi sorrise complice Felix.

Amara, che parve accorgersi della mia presenza solo in quell'istante, si girò a guardarmi con occhio truce.
<Ma guarda...> abbassò la voce <La meticcia e il finocchio. La coppia di cui potevamo fare benissimo a meno>.

Vidi lo sguardo di Felix spegnersi non appena l'arpia pronunciò quell'insulto ricolmo di cattiveria.
Io oramai avevo familiarizzato con quel soprannome e detto onestante mi scivolava addosso come fosse acqua.
Ma per Felix non fu così. Forse non era così menefreghista come dava a vedere.

Nathaniel, Dimitri e Dusha che fino ad allora erano rimasti a guardare il siparietto divertiti, divennero seri come statue.
<Chiudi quella cazzo di bocca Amara> si alterò Xavier.
<Oh, quante storie!> rispose lei muovendo frivolamente la mano.

<Lascia stare> parlò Felix, iniziando a raccogliere le sue cose.
<Le ci metto pure il fiocco su questo tavolo pur di non sentirla starnazzare. Andiamo> lo vidi provare a preservare la sua solita ironia, ma quella scintilla di amarezza che trapelò dai suoi occhi non passò inosservata al mio occhio criptico.

Iniziai a sentire la rabbia ribollire nel sangue. Conoscevo bene quella sensazione.
Mi alzai di scatto, facendo strisciare la sedia sul pavimento e sbattei le mani sul tavolo assumendo la stessa posizione di Amara.

<Ti propongo una sfida, Amara> la guardai negli occhi, affrontandola.
Mi guardò stranita <Sentiamo... di che si tratta?> chiese tutto d'un tratto.
<Una partita a scacchi. Io contro te> sentii gli occhi degli altri bruciarmi addosso, un paio in particolare.

<Cosa ci guadagno?> chiese lei prontamente.
<Se dovessi vincere tu non ci sederemo più qui, così avrete il vostro amato tavolo tutto per voi. Ma se dovessi vincere io oltre a non sederti più in questo tavolo dovrai chiedere scusa a Felix> la vidi alzare le sopracciglia scure, quasi divertita.

<In ginocchio> terminai.
Bastò poco a far sparire la sua espressione saccente dal volto magro.
<Non farò mai una cosa del genere> sputò velenosa.
<Cos'è? Paura di perdere?> chiesi sfidandola.
Mi rivolse un'occhiata sprezzante, in difficoltà sul da farsi.
<Dammi qua> strappò la scacchiera dalle mani della sorella, posandola sul tavolo.

Gli altri si alzarono per posizionarsi intorno a noi, lasciando Amara sedersi di fronte a me.
<Soleil...> Felix mi prese delicatamente un polso <Guarda che non sei costretta>.
<Zitto e goditi lo spettacolo> sorrisi, rivolgendogli uno sguardo complice.
Felix ricambiò il sorriso, avvicinandosi a me per far si che lo sentissi solo io.
<Falle il culo Sid>.
Odiavo quel soprannome, ma tutto sommato potevo sorvolarci solo perché era lui.

Mi sedetti nuovamente, sistemando correttamente i pezzi degli scacchi sulle caselle.
Amara aveva i bianchi, il che era già un punto a suo favore.
Non ero una sprovveduta. Conoscevo perfettamente quasi ogni regola e tecnica del gioco, l'unico problema fu la mia considerevole mancanza di allenamento negli ultimi tempi, tuttavia non ero per nulla preoccupata.
Avevo buone probabilità di vincere.

Quando alzai distrattamente lo sguardo dalla scacchiera trovai due lame di ghiaccio intente ad osservarmi.
Poi inaspettatamente Xavier fece un sorriso sghembo accompagnato da un occhiolino ammiccante.
Era il suo modo sfacciato di augurarmi buona fortuna.
Ricambiai discretamente il sorriso.

<Possiamo iniziare> sentenziò Amara stizzita, sicuramente accortasi dello scambio di sguardi tra me e Xavier.
Mi sedetti composta sulla sedia accavallando le gambe e guardandola con occhi di sfida.
<Non aspettavo altro>.

~~~

<Non credo le convenga>.
<Avrebbe dovuto posizionare l'alfiere diversamente>.
<Amara è più esperta. Sicuramente la batterà senza troppa fatica>.
<Non ne sarei tanto sicura. Anche l'altra ha una buona tecnica>.

Cercai di ignorare il leggero vociare intorno a noi.
Giocavamo da più o meno mezz'ora. La cosa si era fatta talmente interessante che quasi tutti gli studenti della sala si erano avvicinati, ponendosi in cerchio attorno a noi.

Dovevo ammettere che Amara sapeva il fatto suo.
Era partita con una difesa siciliana aperta che bilanciai immediatamente con pedone in c5.
L'inizio sembrava andare per il verso giusto, ma dopo l'arrocco iniziai ad avere sottili difficoltà.
Amara troncava ogni mia iniziativa, trovandosi di conseguenza in vantaggio.

Dopo un po' fortunatamente riuscii a trovare una strategia e lì le cose iniziarono a complicarsi per la mia avversaria.
La vidi in evidente difficoltà, ma ovviamente fece di tutto per non darlo a vedere.
Poi parve illuminarsi.

Mosse il suo pedone, ponendolo in una posizione tale da mandare in fumo la mia tattica.
Il numero dei pezzi ormai era molto ridotto. Dovevo riflettere.
Mi abbandonai ad un sospiro, esausta.
<È inutile. Dovresti arrenderti> parlò Amara, con la soddisfazione in volto.
<No> risposi sottovoce.

Mossi un altro pezzo.
<Sai...> Amara parlò sottovoce, così che la conversazione non fosse udibile agli altri <È ammirevole la tua determinazione. È strano che te ne sia rimasta dopotutto> mosse a sua volta un pedone.
Dove voleva arrivare?

Non risposi. Continuai a giocare, focalizzandomi sulla mia prossima mossa.
<Magari potrai essere anche... coraggiosa> continuò pacata <ma dovresti considerare il limite che divide il coraggio dalla stupidità>.
Alzò il suo sguardo, guardandomi in maniera così inquietante che quasi rabbrividii.
Nel frattempo ognuna di noi continuò con le sue mosse.

<Cosa vuoi da me Amara?>.
La vidi sorridere malignamente.
<Gira alla larga da Xavier. Non credo sia molto difficile da capire> questa volta posò il pedone con più forza, causando un rumore deciso.
Non risposi. Era un chiaro tentativo di farmi innervosire.

<Non so cosa ti faccia credere che possa venire dietro a una come te. Non illuderti per due attenzioni ricevute. Lui non è il tipo da stupide relazioni sentimentali. Non sei alla sua altezza e dirla tutta non sei nemmeno all'altezza di un ambiente come questo. Insomma... guardati intorno. Tutti ti vorrebbero fuori da questa scuola, per noi non sei altro che un pericolo. La preside sta mettendo a rischio un'intera scuola per una come te. Questo ti fa sentire speciale, eh?> chiese velenosa.

Iniziai a percepire quella nauseante sensazione di rabbia diffondersi in tutto il corpo. Inspira profondamente, nella speranza di affievolire la mia imminente ira.
<Oh si che piace> continuò lei.

Concentrati Soleil.

<Tu implori per ricevere attenzioni. Fino all'altro ieri nessuno ti considerava e ora per due moine ti senti il centro dell'universo. A te non interessa nulla di mettere in pericolo gli altri...>.

Chiusi gli occhi inspirando più forte <Stai zitta>.

Sentii quella strana energia iniziare a bruciare dentro di me. Ogni parte interiore del mio corpo tremava, una sensazione a me totalmente sconosciuta. Era sicuramente diversa dalle altre volte.
Mi sentii spaventa difronte all'imprevedibilità di quel sentimento.
Come se a momenti potessi esplodere.

<Cosa fai? Ti metti a piangere ora?> la sentii ridere appena.
<Ti dico una cosa Soleil... tu continuerai per sempre ad essere nessuno. Non sei nient'altro che un abominio. Uno scherzo della natura. Ma di certo non sono l'unica a pensarlo...> si sporse in avanti avvicinandosi maggiormente a me <Nessuno vorrebbe avere accanto un mostro come te>.

<STAI ZITTA!>.
Aprii gli occhi, ormai furibonda.
Vidi lo sconcerto negli occhi di Amara poi improvvisamente la sua esile figura venne scaraventata dalla parte opposta da un'ondata d'energia.
Sbattè violentemente al muro e con ella vennero scagliati contro la parete anche i pezzi della scacchiera, alcuni andandole anche a colpire il volto.
L'impatto fu talmente violento che il muro si crepò.

Il dolore trapelava dai suoi occhi. Normalmente avrei provato pena, perché per quanto potessi odiare qualcuno la parte buona che era in me prevaleva sempre.
Ma non quella volta. Provai addirittura piacere di fronte a quel dolore. E mi provocava ancor più piacere sapere che ero stata io l'artefice di quel dolore.

Poi quella sensazione di rabbia, così come era esplosa, sparì.
Per un momento mi sentii spaesata, come se mi fossi risvegliata da uno strano stato di trance.
Quando mi girai vidi intorno a me i volti sconvolti di tutti gli studenti presenti in sala.
Le sorelle di Amara, ancora sotto shock, corsero verso di lei per soccorrerla mentre gli altri non mossero un dito, troppo scombussolati per capire cosa fosse successo.

La porta venne poi spalancata di botto, rivelando il viso confuso della preside, seguita da alcuni professori, tra cui anche il professor Alas.
<Si può sapere cosa diamine è successo?> avanzò verso la calca di ragazzi.
Il rumore provocato dai suoi tacchi cessò, bloccandosi sul posto non appena si rese conto dell'accaduto.

<Che cosa-> ma non terminò la sua frase.
Rimase quasi a bocca aperta, guardando il punto dove avevo scaraventato Amara.
Vidi il turbamento farsi strada nei suoi occhi.
Poi si girò lentamente verso di me.
<Soleil...> il suo tono così preoccupato mi trafisse nello stomaco come una lama.

<I-io...> la mia voce tremò <I-io... mi d-dispiace, n-non vole...> ma le parole mi si bloccarono in gola come spilli.
Gli occhi di tutti erano addosso a me, anche i suoi. Non ebbi nemmeno il coraggio di incrociare il suo sguardo.

Amara in fondo aveva ragione. Tutti in quella stanza non mi volevano. Ero un peso. Una zavorra che prima o poi li avrebbe fatti affondare. Restando lì non avrei che causato problemi.
E questo ne era la prova.

Sei un mostro.

Così, sotto gli occhi accusatori degli altri, scappai via dalla sala.
Sentii la preside chiamare il mio nome varie volte ma oramai ero completamente estraniata dal modo esterno.
Uscii dalla scuola, con la consapevolezza che fuggire sarebbe servito a ben poco. Le lacrime amare rigarono il mio volto.
Corsi lontano, veloce come il vento, come solo qualcuno che vuole sparire farebbe.

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