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Capitolo 53


In vita mia ho avuto delle solide certezze, i pilastri su cui tutti nasciamo.
Sapevo di essere una strega, sapevo di avere un padre buono, un amore vero, degli amici incredibili e un potere ineluttabile.
Ma ora, è come ritrovarsi sulla stessa scacchiera che portò Harry e me da Raptor.
Ho affrontato tutte quelle prove, sono apparse diverse, ma il loro significato è identico.
Ho affrontato il buio con la luce, come col Tranello del Diavolo.
Mi sono immersa nella ricerca degli Horcrux, come nella prova della chiave, ho provato ad essere astuta mentre buttavano tutto a terra intorno a me, come su quella scacchiera.
Sono di nuovo lì, proprio ora, mi sento come se fossi ancora una ragazzina di undici anni, preoccupata per quelli che ama e che non ha la minima idea di chi sta per affrontare.
No, mi sbaglio, ora lo so.
Lo specchio di Ermab, è sempre stato la fine, perché ora dovrò vedermi per quella che sono, per quello che realmente voglio.
Come trovo la forza di andare a vedere?
Tutti i più forti pezzi della scacchiera sono crollati, distrutti dai miei avversari e le mosse le ho scelte io, ho sacrificato tutti per vincere.
Ma vincere senza avere nulla alla fine, mi chiedo, vuol dire davvero vincere?
Quei pilastri sono appena stati spazzati via, la scacchiera è stata rovesciata ed io tento di aggrapparmi all'inevitabile.
La prima colonna della mia vita diceva che sono una strega, non mi sento tale, mi sento un'arma creata in modo disumano.
La seconda che ho un padre giusto, prima è morto ed ora scopro che per tutta la mia vita non ha fatto che mentire.
La terza colonna era l'amore vero, ma ho fatto un casino con Harry e Newt, li ho persi entrambi per sempre.
La quarta? Ho perso tutti i miei amici e la verità è che è successo perché tutti loro vogliono o volevano qualcosa da me.
L'ultima, la quinta colonna, riguarda il mio potere. Ci penso e ripenso, è ancora ineluttabile ma anche incontrollato.
Quindi ecco cosa mi resta, ciò che più ho odiato, la mia natura.

<<Amore mio>>

Fisso con orrore gli occhi di mio padre, iridi azzurre che annegano in un lago di lacrime.
So ciò che ho appena detto, quello che ho urlato ma è la verità.
Mio padre è la causa di tutto, il suo amore per me è stato cosi estremo da uccidere mia madre, da togliermi un altro padre, una possibile vita comune.
La loro smania di potere ha portato ad innumerevoli morti, lui è più colpevole degli altri ed è questo che mi spezza il cuore.
Lui era il mio eroe, adesso è il mostro sotto il letto.

<<Ora basta!>>urla qualcuno alle mie spalle.

Il silenzio è più rumoroso nella mia mente, non immagino come io appaia dall'esterno.
Grindelwald ha richiamato a sé l'attenzione, dividendo le due fazioni.
Io sono ancora in mezzo ai due, il destino bussa alla porta, reclama una scelta.
Avery, non crollare ora, pensa alle conseguenze.
È questo che mi ripeto ancora e ancora, non posso tornare come prima, non posso scatenare un uragano nel centro di Londra. Non posso arrendermi al Ministero, diventare una cavia, non posso deludere mia madre.
Il tempo scorre lento, la mia mente è rapida, confusa.
Pensa, Avery, canalizza il dolore in qualcosa di reale, razionale.
Mi giro sul fianco e mi volto verso Grindelwald, Queenie, Credence e gli altri due.
È qui che Gellert allunga un braccio e mi mostra il palmo della mano, non servono le parole per capire cosa mi chiede.
Vuole che scelga, che vada con lui.
Eppure io mi volto di nuovo, il mio aspetto è tornato umano quando mi sono scollegata da quel ricordo e ciò mi ha sfinita.
Mio padre si pulisce gli occhi, mi sta supplicando mentre anche lui alza la mano a mezz'aria.
Vedo la speranza che gli scalda le gote, vedo il pentimento sulle sue labbra tremolanti.
Oltre lui noto gli auror, quelli ancora in piedi, che fissano la scena sbigottiti.
Newt, Tina, Jacob e Theseus mi guardando colmi di aspettative.
Come possono avere speranza dopo avermi tradita?
Come può Newt guardarmi in questo modo? Come può avermi toccata solo per rompermi un istante dopo?
C'è qualcuno che sia sempre stato leale con me?
Non è rabbia o vittimismo, è semplice verità.
Non mi fido di Gellert Grindelwald ma non mi fido più neanche di Albus Silente.
Non mi fido di nessuno, per la prima volta in vita mia, sono certa di essere sola.
Abbasso gli occhi sul mio ciondolo e qualcosa si sblocca in me, una frase.
"Cambia il futuro, Avery. "
È ciò che mia madre mi ha detto, così come papà ed Harry.
Ma era frutto del mio incoscio, era ciò che volevo sin dal principio e temevo di dirlo ad alta voce.
È questa la mia missione, come ho fatto a non capirlo?
Non è nella mia testa, è un messaggio intriso nel tempo.
Non devo fidarmi in nessuno, solo di me stessa, devo seguire quello in cui credo e che mi non mi ostacoli.
Basta luce, basta oscurità.
Basta profezie, dubbi, basta mostri da cui fuggire, basta Lightless.
Lei non esiste, non ancora.
La mia famiglia ha sacrificato tutto per salvarmi, è giunta l'ora di ripagarli e di fare qualcosa che cambi la storia.
Posso cancellare il dolore, posso creare un mondo nuovo!
Guardo mio padre e Newt, quest'ultimo sembra fare un sospiro di sollievo mentre mi giro verso di loro.
Ora saprà come mi sono sentita, saprà cosa si sente a perdere il proprio cuore e mi dispiace.
Papà è convinto che sto per prendere la sua mano ma non lo faccio, non sfiora altro che aria malsana, fredda ma ustionante.
Indietreggio guardandolo negli occhi, così che veda che non prendo questa decisione perché sono in collera con lui.
Voglio che sappia che non sono più una bambina, oggi sono una donna.
Oggi affronto il dolore da cui scappo da anni.
Giro appena il viso verso Grindelwald e ad un passo di distanza prendo la sua mano tesa, la stringo forte.
Per un secondo egli chiude gli occhi e poi mi muovo a libro, in modo da mettermi al suo fianco e tenere le sue dita, mostrandomi.
Sollevo il mento mentre guardo gli altri, Albus Silente si tiene a malapena in piedi e scuote il capo più volte.
Newt fa un passo in avanti, credo stia piangendo.

<<No..>>ansima il professore.

Alzo la voce per farmi sentire, è spezzata e non provo a nasconderla<<Ho scelto da che parte stare>>

Grindelwald controlla le nostre smaterializzazioni, infatti quando ci fondiamo in un nodo vedo quello che resta di dov'ero.
Vedo papà crollare per terra, devastato per aver realizzato di avermi persa per sempre e Newt che corre da lui.

TEMPO DOPO...

Il tempo mi sfugge, non riesco a stargli dietro e forse perché non mi preoccupa più.
Non sono certa di quanto tempo sia passato, se giorni o mesi da quando ho visto per l'ultima volta quella via di Londra.
La primavera se n'è andata nella valle del castello, ma non so se sia colpa mia o meno.
Harry e mia madre avevano ragione, pensavano che avrei avuto un pesante crollo emotivo, dicevano che dovevo mollare per un po', prendermi del tempo per guarire nel modo più naturale.
Grindelwald ha lasciato che questo accadesse, vuole che io faccia con calma.
Sono stata molto tempo a letto, nella mia stanza, forse più ora che in tutta la mia vita. Da bambina odiavo dormire ed ora non faccio altro durante il giorno, di notte preferisco stare vicino al fuoco, è quando i pensieri si impossessano di me.
All'inizio potevo quasi capire che ore fosse, Queenie mi portava la colazione, Credence il pranzo e alla sera Grindelwald si assicurava che mangiassi mentre mi raccontava di mia madre, di zia Bathilda come con una fiaba.
Per un po' mi sembrava di essere sospesa nell'oblio, quasi avessi un occhio aperto per loro ma ora, non so quando, è tutto cambiato.
Mi accorgo a malapena quando entrano, se mi parlano, non ricordo quando o se ho mangiato ciò che hanno portato.
Mi addormento tra le lenzuola e mi sveglio sul pavimento, sul sofà, sotto la finestra ma mai sono uscita dalla stanza se non per andare al bagno.
Ho fatto molti bagni, magari anche più di uno al giorno, non saprei.
Il primo è stata Queenie a farmelo, quando siamo tornati da Londra, non faceva che piangere e parlare di Jacob.
Durante la battaglia si sono parlati, lui l'ha chiamata di nuovo pazza.
Poi, da quel momento, mi sono lavata da sola, rimanendo sott'acqua spesso.
Non desidero morire, non più, non conta niente, nessuno.
Antonio sta con me giorno e notte, Fanny ogni volta che può fuggire da Credence. Neanche le loro presenze mi fanno stare meglio, nulla ci riesce.
Ho chiuso la mia collana e i bracciali dentro il comodino. Lontani, ora quella catena non mi fa nessun effetto come aveva fatto nel futuro.

<<Questa camera è un disastro!>>

Mi giro appena, non so chi abbia parlato, non riconosco facilmente le voci.
Rimango distesa sulle coperte pulite, cambiate non so quando e da chi.

<<Ora non conferisci neppure con me? Gel aveva ragione, non ti si riconosce. Non ho patito le torture peggiori di Merlino nel partoriti per vederti così!>>

Mi metto a pancia in su, cos'ha detto? Non vedo nessuno sulla porta, così come non avevo notato passi<<Sento anche le voci ora, mi mancava>>

<<Signorina, non usare questo sarcasmo depresso con me>> Mi giro di scatto per lo spavento e rimango paralizzata quando vedo mia madre<<Cosa ti disturba? Ho qualcosa in viso?>>

<<Ma-mamma?>>balbetto.

<<Si, piccola e sì, sono reale.>> indicando il cuscino, il suo tono è serio.

Sollevo la federa e trovo la Pietra della Resurrezione<<Ma che caz...>>

<<Gellert te l'ha messa quando dormivi, non ti accorgi proprio di nulla.>>ridacchia.

Il modo in cui la guardo fa morire il suo sorriso, è diversa dall'ultima volta in cui l'ho vista.
Non ha i capelli argentati, bensì castani come ho già visto nei ricordi di papà.
Non ha un aria triste ed amorevole, più vispa e forte di me. Più viva di me.
Si siede sul letto, eppure so che è solo uno spirito, nessun incantesimo mi permette di abbracciarla come l'altra volta.

<<Bambina mia, vedo la tua anima e scorgo milioni di pezzi di essa. Come puoi sopravvivere a questo? So che sei estremamente speciale, ma non conta quale creatura tu sia, nessuno può sopravvivere ad un dolore simile.>>

<<Chi ti dice che io sia sopravvissuta?>>

<<I tuoi occhi, c'è ancora la stessa scintilla che ho visto il giorno in cui sei nata. Non sei potente perché puoi fare qualsiasi cosa, ma perché sai resistere>>

Guardo la luce dell'alba, o almeno credo sia quella<<Non volevi che mollassi? L'ho fatto, ho smesso di lottare>>

<<Non ti ho mai chiesto di non combattere, Avery. Io ti ho chiesto di comportarti come un'umana, almeno ogni tanto. Ma non immaginavo le conseguenze, non pensavo saresti crollata così tanto>>dice con tono dispiaciuto.

Chiudo gli occhi, ho pianto così tanto ultimamente che non ho molte lacrime da versare ma immagino che troverò il modo di farlo comunque. <<Ti prego, lasciami sola>>

<<Dirò una parola che sembra non appartenerti : NO. Non vado da alcuna parte, non dopo che non ho potuto stare al tuo fianco quando dovevo>>

Mi appoggio ai gomiti e mi tiro a sedere, appoggiandomi alla tastiera del letto, le gambe sono attorcigliate nelle lenzuola di velluto perla<<Non mi va di parlare>>

<<Eppure c'è tanto da dover pronunciare. Sono morta, Avery, se mi dirai cosa ti è capitato non lo rivelerò, non cambierò il futuro sapendolo>>

<<Ti ho già detto quello che basta>>

Scuote il capo<<So che parli nel sonno, che fai tanti incubi, che urli. Farnetichi molti nomi sconosciuti a me, potresti parlarmi di Harry e Newt? Ho saputo che devono essere speciali per te, hai avuto degli amori?>>

<<Hai perso il treno, mamma. Il tempo per parlare delle cotte è finito con la mia adolescenza, tu non c'eri, quindi non ha senso parlarne>>

Sospira<<Quindi è così. Sei in collera anche con me, non solo con il mondo.>>

<<Non sono arrabbiata con te>>ammetto.

<<Allora perché non provi a parlarmene? Vorrei sapere di più su di te>>

<<Perché non vai dall'altra parte, eh? Perché non vai nella tua luce bianca e non mi lasci stare? Non ho avuto bisogno di te prima, non ne ho ora>>

Mi fissa con uno sguardo serio e triste, so di averla ferita ma ormai non mi curo dei sentimenti altrui, neanche di un fantasma, non ci riesco. <<Non farlo, Avery. Non cacciarmi perché hai paura che faccia troppo male reagire, puoi fidarti di me>>

<<Ma è questo il punto, io non mi fido di te. Non mi fido più di nessuno>>la guardo negli occhi, è la pura verità.

<<Sarebbe sbagliato il contrario, se dopo quello che hai saputo continuassi a donare il tuo cuore saresti non solo folle ma anche inumana.>>continua<< Non dico di sapere con esattezza ciò che senti, però so che hai commesso molti errori ma mai, mai nella vita, hai tradito qualcuno. Non è nella tua natura, noi lo abbiamo fatto tutti. Ho tradito la tua fiducia nel momento in cui ho scelto di dare delle spiegazioni ad Aberforth invece di fuggire con te. Avrei dovuto seguire il piano di Gellert ma io e Albus ci siamo sempre odiati per quello che abbiamo fatto ad Ab e a nostra madre! Volevo una seconda occasione, ma sbagliavo, eri e sei la mia seconda chance>>

Provo a cacciare via le lacrime, guardando altrove<<Non voglio le tue scuse, non voglio nulla>>

<<Questo non è da te. Forse non ho vissuto abbastanza per conoscerti ma so che sei parte di tutti noi, e tu sei ambiziosa, è un gene di famiglia.>>

Mi giro<<Lo credi davvero? Pensi che io sia come voi tre?>>

<<Sì, lo credo. So che non vorresti che fosse così ma in te è diverso. I bambini nascono con alcuni tratti dei loro genitori e molti diventano completamente diversi da essi, però tu non sei nata in modo naturale. Volevamo che prendessi tutto il nostro potere, così come le parti più forti di noi. In te vi è molto di tutti noi>>

<<È una condanna>>

<<È un occasione, Avery. Fa paura ma tu conosci le nostre storie, sai dove abbiamo sbagliato e puoi essere migliore, già lo sei>>

Scuoto il capo<<Ti sbagli>>

<<No, affatto. Tu sei già migliore di noi, vuoi sapere perché? Io, Gellert e Albus avremmo distrutto ogni cosa pur di salvarti, abbiamo sacrificato tutto per te. Ma tu, tesoro mio, hai sacrificato te stessa per gli altri, per un mondo giusto.>>

Mi pulisco una guancia da delle lacrime ribelli<<Non mi vedo in questo modo>>

<<Lo so>>risponde commossa<<E mi dispiace, perché io amo la donna che sei divenuta. Tanto umana, tanto forte, intelligente, divertente e coraggiosa. Odi te stessa, lo comprendo meglio di chiunque, ho speso la vita ad odiarmi>>

Questo mi incuriosisce<<Per essere un obscuriale?>>

Annuisce abbassando il capo<<Non dovevo esistere, capisci? Dovevo morire da infante, dovevo essere fermata prima di fare del male ma Albus e Aberforth non lo avrebbero mai permesso. L'oscurità dentro di me era pesante, portentosa e profonda, riuscivo a sentire la perdita di controllo, la libertà nel distruggere così come io mi sentivo distrutta. Poi ho sentito parlare Gellert di te e improvvisamente, nel pensare di essere tua madre, ho smesso di odiarmi>>

Chiudo gli occhi<<Non ci riesco, mamma. Mi odio, mi odio più che mai. Non sopporto di guardarmi allo specchio, non mi sento più umana>>

<<Mia povera bambina>>le trema la voce<<Cosa provi? Per una volta parlane, non esplodere alla fine.>>

Questa frase è tremendamente vera che mi fa sobbalzare, riassume ogni momento della mia vita.
Non ho mai parlato di niente, ho solo agito e ho fatto del male tutte le volte.
Li riapro, lasciando che il dolore scorra dinanzi a lei.

<<Sento tanta rabbia, mamma. Un baratro di tristezza infinito, vergogna e terrore ma non più confusione. È tutto molto chiaro, credo ma rassegnarmi ad esso fa ancora più male. Ogni volta che provo a rialzarmi mi pare più impossibile della volta prima. Non mi sento morire, so cosa si sente nel farlo, mi sento come se mi stessi spegnendo>>

Ella piange ed inclina il viso<<La rassegnazione è sbagliata in tutto questo, Avery. È sinonimo di arrendersi, di mollare. L'accettazione non va mai vista come rassegnazione>>

<<Io ho accettato benissimo come stanno le cose!>>esclamo.

Mi alzo dal letto con più forza di quanta credo di possedere, vado verso il camino e mi basta guardarlo per far scatenare una fiamma blu.
Sono solo potere, non una persona.

<<Davvero? A me non pare affatto!>>Mi insegue<<Se fosse così avresti il controllo sui tuoi poteri>>

<<Non puoi parlarmi di controllo proprio tu!>>ribatto.

<<Invece ne ho il sacro diritto! Se non accetti chi sei non potrai mai abbracciare te stessa o il tuo potere!>>

<<Io non ho mai voluto tutto questo! Non vi ho chiesto di farmi nascere! Di essere un abominio! Un mostro!>> grido.<<Volevo una vita normale, solo questo! Volevo stare bene, volevo un amore sano e giusto. Volevo essere fermata e punita quando lo meritavo!>>

Le porte della stanza si spalancano e sulla soglia appare Grindelwald, mi fissa con la bocca schiusa.
Solo nei suoi occhi leggo la preoccupazione che riserva e quando sollevo i miei ne capisco il motivo, stavo facendo tremare il palazzo.
Apro i palmi delle mani e tutto si ferma.
Grindelwald vede Ariana, anche se non so con esattezza come e poi chiude le porte dietro di sé.
Sotto i loro sguardi spaventati anch'io ho paura, mi guardo intorno ed indietreggio.
Il divano è stato scaraventato contro l'armadio, così come la vasca è caduta sul fianco. Il letto è pieno di piume scoppiate dal materasso e dei cuscini.
Crollo sul pavimento, fremo come una bambina terrorizzata e quando Grindelwald si fa avanti io vado indietro sino a colpire una colonna del camino.

<<Amore mio, non ho paura di te>>mormora lui.

<<Avery>>mi chiama mia madre, si inginocchia davanti a me<<Prima mi hai chiesto se penso che tu sia come noi, tu cosa ne pensi?>>

<<Io..Io..>>balbetto fra le lacrime<<Io penso che il vostro amore vi abbia condotto all'oscurità e che così mi abbiate condannata>>

<<Cos'è l'oscurità per te?>>continua.

Il mio respiro si calma e mi concedo di respirare<< È la disperazione, la furia, la tirannia, l'indifferenza, il terrore che sento ogni secondo>>

<<Ma tu non sei solo questo, se lo fossi non avresti trovato tante persone pronte ad amarti>>mormora dolcemente<<Credi che l'amore che provavi fosse un'illusione?>>

<<Tu sei morta per un'illusione ed io mi sono illusa per tutta la vita di poter essere proprio come gli altri volevano>>

<<Cosa vuol dire che è morta per un'illusione?>>domanda Gellert.

Mi giro verso di lui, non ho parlato a nessuno di ciò che ho visto nella mente di mio padre ma forse anch'io dovrei essere sincera.<<Ero lì, ho visto com'è successo. Ho visto zio Aberforth, zia Bathilda più giovani, ho visto voi tre. La lite, le urla e il combattimento.>>

<<Come? No, non dovevi vedermi in quel modo...>>Scuote la testa lei.

<<L'ho fatto. Ho visto papà mettere una speciale GiraTempo nella culla e creare un incantesimo di finta realtà. Mostra quello che vuoi che gli altri vedano, è molto potente. Non ero morta ma tu, mamma, hai visto il fumo nero sulle tue spalle e pensavi fosse..>>

<<La culla, ne sentivo la pesantezza nell'aria>>

<<Eri tu>>svelo<<Quel fumo lo stavi emanando quando stavi per trasformarti, ti avevo donato potere con la mia nascita. Se ti fossi voltata mi avresti vista viva>>

<<No! Non è possibile! Albus non può..>>

<<Eravate svenuti, mi ha detto che gli dispiaceva. Mi ha mandata nel futuro e poi l'ho visto urlare sul tuo corpo, dire che eravamo morte.>>aggiungo. I loro visi sono scioccati, addolorati<<Allora? Tu accetterai questo?>>

Mia madre si asciuga le proprie lacrime mentre mi guarda e reagisce prima dell'altro. <<Hai detto tutto questo per ferirci, vero? Per farci sapere cosa si prova. Vuoi sapere una cosa, Avery? Non è colpa degli altri se non riesci a rialzarti!>>

<<Ariana, non parlarle così>>la riprende lui.

Mi rialzo, lei lo fulmina con lo sguardo<<Mi hai chiesto tu di parlarle. Lo sto facendo, sto parlando con mia figlia! Mi sono persa 19 anni della sua vita, Gellert e se non pensi che ora io sia arrabbiata con Albus, allora ti sbagli. Non so perché ci abbia traditi, non so niente di tutto questo! Ma non permetterò che faccia i nostri sbagli. Mi hai sentito, Avery?>>

<<Vattene>>

<<No, te l'ho detto. Non sarò l'ultima della lunga lista di chi ti ha abbandonata. Sono morta, hai detto il vero, e l'ho accettato. Il motivo per cui sei crollata è che hai vissuto una serie di traumi e non ti sei mai permessa di sentirli. Sei andata avanti ma non è questa la sua definizione. Non puoi andare avanti se tieni una mano sugli occhi, se non guardi indietro.>>

<<Tu non sai nulla su quello che ho vissuto!>>

<<Perché tu non ne parli a nessuno!>>

<<Non mi è rimasto nessuno con cui farlo!>>grido tra le lacrime.

Rimaniamo entrambe in silenzio, Grindelwald sospira affranto<<Avery, non ti biasimo per essere crollata. Al contrario, ti ammiro. Sei stata forte per molto tempo, io sono qui per dirti che non devi farlo. Devi essere forte solo per te stessa e sei non sei pronta allora resta qui. Mi importa solo di sapere dove sei, di poterti guardare per tutti gli anni in cui non ho potuto farlo>>

<<Noi ti amiamo e sono certa che Albus ti ami nel nostro stesso modo. Non conta cos'ha fatto, ti ama>>spiega lei<<Ma non ti sei rinchiusa in te stessa per colpa nostra. Ci stiamo prendendo le nostre responsabilità e tu dovresti prenderti le tue.>>

<<Quindi è colpa mia?>>

<<Non ha detto questo. La verità è che tu lo voglia o meno, noi siamo dentro di te in equali parti. Hai il nostro retaggio, hai le nostre migliori parti e hai anche tutto il resto. Hai il potere, l'ambizione, l'oscurità.>>avanza lui<<Le persone che ami se ne sono andate, non le riavrai ma hai ancora qualcosa. Hai il tempo dalla tua parte>>

Annuisco<<Certo. Il tempo, questo è quello che vuoi tu. Vuoi il mondo, i babbani, qualsiasi cosa e vuoi che te lo dia io!>>

<<Non ti ho mai chiesto nulla, se non di essere chi sei realmente>>

Sollevo le braccia<<Non capisci cosa mi stai chiedendo di fare?! Vuoi che io vada lì fuori a mostrarmi a milioni di persona per come sono davvero? Non sono pronti!>>

<<Sei tu che non lo sei!>>

Indietreggio quando alza la voce, è questo che pensa? Mi dà colpa come lei? Come tutti gli altri?
Annuisco varie volte e mi giro verso il fuoco, per non guardarli.
Appoggio le mano sul piano e faccio dei respiri profondi. Sono sempre stata pronta a combattere, non posso credere il contrario, non posso perdere anche questa certezza.

<<Voglio stare sola, andate via>>

Nessuno preferisce parola ma percepisco la loro presenza in qualche modo.
Poi sento Ariana avvicinarsi, ancora non so come devo chiamare lei e Grindelwald.
Non è così facile vedere qualcuno oltre Albus Silente come genitore.

<<Se vuoi che ti diciamo cosa fare, mi spiace ma non lo faremo. Sei nostra figlia ma abbiamo perso ogni diritto nei tuoi confronti e tutti gli altri non meritano il tuo cuore. Ma tu meriti un'opportunità, una seconda occasione. Hai perso molto ma ci sono cose che hai guadagnato, devi solo notarle. Scegli da sola, scegli se reagire, se lasciare che la tua vita venga sprecata, se essere una persona nuova. Ma qualsiasi cosa sceglierai sarà solo una tua scelta, se vorrai qualcosa sarà una tua responsabilità averla. Reclama te stessa o affievolisciti. Scegli.>>

Quando mi volto ella scompare e faccio in tempo per vedere mio padre uscire dalla stanza.
Non so per quanto rimango ferma, a guardare il punto in cui era affianco al fuoco, senza battere ciglio.
Forse per ore, forse per giorni o anni ma non conta, perché sento qualcosa.
Qualcosa di dissonante.
Indosso una veste da notte bianca e quando la tocco ne sento il calore, la sollevo e accade qualcosa d'inspiegabile : mi metto a correre.
Corro rapida, senza fermarmi, senza pensare a come il mio corpo sia contrariato, le mie ossa confuse, corro tra i corridoi lussuosi, tra le sale affrescate.
Corro sino alla biblioteca e giunta lì, notando il tramonto, mi avvicino all'unico specchio che ricordavo qui.
Il mio aspetto mi commuove appena, le occhiaie, il modo in cui sono pallida e dimagrita.
Questa non sono io, questa persona è un fantasma.
I miei occhi sono a malapena i miei, le unghie mangiucchiate, i capelli per metà bianchi sono crespi e molto più lunghi di come rammentavo.
È questa la versione di me che ho nascosto per tutta la vita? È così che sono dentro?

<<Sei uscita>>

È un sussurro ma ora sento tutto, sento le cose muoversi intorno a me, sento il tempo.
Credence.
Egli è piedi, i capelli neri si sono allungati in una folta chioma e pare essersi allenato parecchio.
Queenie corre dentro sui suoi tacchi, al contrario lei è dimagrita, veste di nero e ha i capelli di un biondo meno lucente.
Non è come ricordavo.
Ma solo quando Grindelwald entra, per aver seguito l'altra, respiro normalmente.
Egli mi guarda con le labbra serrate, ma sembra meravigliato della mia presenza.

<<Avery?>>

<<Papà>>lo saluto. A questo fa un passo in avanti e vedo una scintilla nei suoi occhi, l'ho davvero chiamo così?

<<Cosa succede?>>

Non mi serve riguardarmi allo specchio per sapere che ho finalmente scelto.
Alzo il mento e urlo a me stessa è che ho finito di farmi del male per gli altri, ho smesso di cercare di essere solo una cosa, una dei buoni, all'altezza.
Mi sono appena rialzata.
Avery Silente è morta per rinascere, ecco perché sono sopravvissuta per tutto questo tempo.
So chi sono ora ed è molto distante da chi ero prima.
I miei occhi si tramutano in argento, così come tutte le ciocche dei miei capelli.

<<Reclamo me stessa.>>

ANGOLO AUTRICE

Lo so, è un colpo di scena gigantesco!
Si parla di una Avery più consapevole, meno spaventata, meno confusa e meno generosa nel donarsi agli altri.
Forse spaventerà un po' la sua razionalità, l'estremismo delle sue convenzioni ma non dimenticate mai il suo percorso.
È stata tradita da chiunque abbia amato e scoprire di essere nata solo per essere un'arma può essere un bel trauma.
Voi cosa avreste fatto?
Un bacio, al prossimo capitolo!

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