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𝐞𝐧𝐞𝐚 𝐭𝐢𝐫𝐞𝐬𝐢𝐚 « 𝗹'𝗲𝗿𝗼𝗲 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗼 »

𝐓𝐀𝐆𝐒: Maryg_1402 silvyamuzz -fusillo -odissea -eneide -mvrderhouse 

» NOME :: 𝖊𝖓𝖊𝖆 𝖙𝖎𝖗𝖊𝖘𝖎𝖆, " 𝖇𝖎𝖘𝖈𝖍𝖊𝖗𝖔"

Quelli del ragazzo sono nomi particolarmente inusuali, soprattutto il secondo. Eppure eccolo qua, Enea Tiresia, due nomi dalla mitologia e dai poemi epici, che il giovane riesce a malapena a sopportare. Certo, sono molto belli e particolari, ma pesanti da portare. Insomma, uno ha fondato Roma e l'altro era un indovino importantissimo per lo svolgimento del destino di Odisseo.

Enea soprattutto gli pesa, essendo collegato alla storia italiana; la storia del suo paese, la storia di come praticamente sia nato anche lui, la questione è dura da affrontare, ma alla fine è solo un nome. Tiresia invece non lo vede come un peso, forse semplicemente per il fatto che sia il suo secondo nome: sicuramente, se fosse stato il primo, avrebbe sentito questo senso di pesantezza della responsabilità del proprio nome anche per Tiresia.

Enea Tiresia, certe volte si chiede perché sua madre avesse scelto per lui questo nome così complesso. Il vero Enea è un eroe, è forte, combatte contro i Rutuli, è scampato da morte certa salpando da Troia, il ragazzo non è nulla in confronto al suo omonimo. Forse per portargli fortuna? Enea quasi si sente in colpa ad aver deluso sua madre dal basso, lui non ha nulla di eroico.

Suo padre cercava sempre di consolarlo, un bambino di sei anni convinto di aver deluso la madre defunta è difficile da digerire e sembra quasi una barzelletta. La cosa che faceva diventare tutto ancora più esilarante era che tutti questi complessi di Enea venissero dal suo nome, qualsiasi cosa sembra una scusa per tornare nel continuo loop creato da queste inutili paranoie legate al nome.

Ma chi è Enea, l'eroe mitologico? Enea (in greco antico: Αἰνείας, Aineías; in latino: Aenēās, -ae) è una figura della mitologia greca e romana, figlio del mortale Anchise (cugino del re di Troia Priamo) e di Afrodite/Venere, dea della bellezza.

Principe dei Dardani, partecipò alla guerra di Troia dalla parte di Priamo e dei Troiani, durante la quale si distinse molto presto in battaglia. Guerriero molto valente, fu un eroe troiano secondo solo a Ettore, ma assume un ruolo di minor rilievo all'interno dell'Iliade di Omero. Enea è il protagonista dell'Eneide di Virgilio, poema in cui si narrano le vicende successive alla sua fuga da Troia, caratterizzate da lunghe peregrinazioni e da numerose perdite causate dall'ira di Giunone. La vicenda si conclude con il suo approdo sulle sponde del Lazio e con il suo matrimonio con la principessa Lavinia, figlia del re locale Latino. La figura di Enea, archetipo dell'uomo obbediente agli dèi e umile di fronte alla loro volontà, è stata ripresa da numerosi autori antichi, posteriori a Virgilio e a Omero, come Quinto Smirneo nei Posthomerica. È un eroe destinato dal fato alla fondazione di Roma.

Tutta questa questione del fato, il fatto che il suo omonimo abbia un destino scritto preciso che hanno portato alla nascita praticamente dell'Italia, è per Enea un'enorme responsabilità di cui però ha intenzione di mantenere e dimostrare di essere all'altezza dei nomi che i suoi genitori hanno scelto per lui.

Tiresia (in greco antico: Τειρεσίας, Teiresías) è un indovino della mitologia greca, figlio di Evereo, della stirpe degli Sparti, e della ninfa Cariclo. Tiresia ebbe una figlia, Manto, anche lei indovina. Tiresia è cieco, e sull'origine della sua cecità esistono tre tradizioni riportate dallo Pseudo-Apollodoro:

secondo la prima fu reso così dagli dèi perché non volevano che profetizzasse argomenti "privati"; nella seconda tradizione è figlio di una ninfa ed è reso tale da Atena per punizione perché la vide nuda farsi il bagno, ma poi, su supplica della madre, fu reso indovino dalla stessa dea; nella terza tradizione Tiresia passeggiando sul monte Cillene (o secondo un'altra versione Citerone), incontrò due serpenti che si stavano accoppiando e ne uccise la femmina perché quella scena lo infastidì. Nello stesso momento Tiresia fu tramutato da uomo a donna.

Visse in questa condizione per sette anni provando tutti i piaceri che una donna potesse provare. Passato questo periodo venne a trovarsi di fronte alla stessa scena dei serpenti. Questa volta uccise il serpente maschio e nello stesso istante ritornò uomo. Un giorno Zeus ed Era si trovarono divisi da una controversia: se in amore provasse più piacere l'uomo o la donna. Non riuscendo a giungere a una conclusione, poiché Zeus sosteneva che fosse la donna mentre Era sosteneva che fosse l'uomo, decisero di chiamare in causa Tiresia, considerato l'unico che avrebbe potuto risolvere la disputa essendo stato sia uomo sia donna. Interpellato dagli dei, rispose che il piacere si compone di dieci parti: l'uomo ne prova solo una e la donna nove, quindi una donna prova un piacere nove volte più grande di quello di un uomo.

La dea Era, infuriata perché Tiresia aveva svelato un tale segreto, lo fece diventare cieco, ma Zeus, per compensare il danno subito, gli diede la facoltà di prevedere il futuro e il dono di vivere per sette generazioni: gli dei greci, infatti, non possono cancellare ciò che hanno fatto o deciso altri dei.

«Enea, figlio mio, tu sei destinato a fare grandi cose, ne sono certo» gli disse una volta il padre Giorgio, quando Enea aveva soli cinque anni. Il bambino lo guardava con uno sguardo confuso, ancora con il viso rigato dalle lacrime per colpa di quei suoi compagni.

«Che i tuoi nomi ti facciano da buon augurio. Non dare ascolto a coloro che per te provano solo invidia» aveva poi aggiunto, dando un bacio sulla fronte del bambino. Giorgio aveva enormi occhiaie sotto agli occhi, una barba corta non curata, ma aveva comunque uno sguardo familiare, di casa, sicuro.

Enea l'aveva guardato stranito, perché i suoi nomi erano così importanti? Chi l'aveva stabilito? Era piccolo, ancora non sapeva nulla di nulla, odiava le biblioteche perché gli ricordavano sua mamma. Non avrebbe letto un libro fino all'età di sette anni, due anni dopo.

Ora ogni giorno divora un libro in un sol boccone, un totale topo da biblioteca, di Enea e Tiresia sa gli episodi a memoria, la profezia a Odisseo potrebbe insegnarla ai muri da quanto sia stato a leggerla e rileggerla. Ne conosce ogni simbolo, ogni lettera, ogni punteggiatura. Forse è un meccanismo per far fronte alla sensazione di responsabilità che sente nel portare questi due nomi, chissà, perdersi nei libri a loro riguardo potrebbe essere un metodo per distrarsi, oltre che a divertirsi e a farsi un proprio bagaglio culturale.

Una cosa che però fa spesso vacillare la fierezza di Enea per i suoi nomi è la loro provenienza: infatti Omero potrebbe non essere mai esistito, facendo dunque perdere importanza, secondo il giovane, al nome Tiresia; nel caso di Enea, invece, ci si può vantare di più fonti certe con cui confermare l'esistenza dell'uomo che compose l'Eneide, il poeta Virgilio.

Più volte Enea aveva ricevuto complimenti o auguri perché si erano conosciuti i suoi nomi, ma spesso si trattava di persone che di queste cose non sapevano molto. Ma in realtà tutto questo era solo una paranoia infondata del ragazzo: chi mai, povero o ricco che sia, screditerebbe un uomo per l'origine dei suoi nomi?

L'unico che, a detta di Enea, poteva permettersi di fare qualche battuta su questi nomi portava il nome di Giacomo Larini.

«A' bischero, se seguiti a un venire tu ne buschi!» aveva urlato Giacomo da sotto la finestra, ridendo. Enea si era poi affacciato, incrociando lo sguardo del proprio migliore amico. «Scusami Giacomo, oggi un posso veni' sull'Arno co' voi, c'ho da finire qui di leggere» gli aveva gridato in risposta, dispiaciuto. «Maremma maiala, ma un ti son cascati i coglioni a leggere tutta 'uella roba? Vabbè, fai icché ti pare, magari ci si becca in giro» aveva detto l'altro, scuotendo freneticamente la mano per salutarlo prima di correre via. Avevano a quell'epoca diciassette anni, si conoscevano da dieci.

Ma perché essere soprannominato "bischero"? Anche perché un bischero è una persona poco acculturata e poco furba, che assume atteggiamenti chiaramente poco

convenevoli e poco convenienti, quindi un termine piuttosto dispregiativo, soprattutto per un ragazzo come Enea.

Semplicemente è colpa di Giacomo, per lui Enea si chiama Bischero di secondo nome, altro che "Tiresia o chicchessia", come dice il ragazzo. E diciamo che per Enea qualsiasi cosa detta o fatta da Giacomo vada più che bene.

» COGNOME :: 𝖕𝖊𝖑𝖑𝖊𝖌𝖗𝖎𝖓𝖊𝖙𝖙𝖎

La famiglia Pellegrinetti è sicuramente una delle famiglie più conosciute tra le vie di Firenze. Non per nobiltà o per denaro, bensì per il suo caratteristico lavoro: infatti, i Pellegrinetti sono conosciuti per la loro bottega di profumi. È una tradizione da poco iniziata, quella del padre di Enea, perché inizialmente i Pellegrinetti erano conosciuti per i liquori e i vini aromatizzati che producevano nella bottega di Via del Corso, a venti minuti di camminata da casa sull'Arno. Enea è fiero della sua famiglia, dei suoi zii che collaborano con il padre Giorgio, non chiederebbe mai di meglio perché quello per lui è già il meglio. Suo padre è sempre stato disponibile con lui, non l'ha mai trattato male, se faceva qualche marachella - molto improbabile - non lo sgridava pesantemente come vedeva altri genitori fare.

Diciamo che gli unici che non lo accusassero dell'"omicidio" della madre fossero proprio i suoi familiari, persino la famiglia della donna incolpava il Cielo. E per questo, Enea non potrebbe essere altro che loro grato.

» RUOLO E GRUPPO CITTADINO :: 𝖆𝖓𝖙𝖎𝖗𝖊𝖕𝖚𝖇𝖇𝖑𝖎𝖈𝖆𝖓𝖔, 𝖋𝖎𝖗𝖊𝖓𝖟𝖊

Enea si definisce un antirepubblicano, proprio la Repubblica non riesce a digerirla. Perché dare il potere al popolo quando questo non ha alcuna esperienza di governo, se si hanno delle persone disposte a governare su Firenze senza alcun problema? È snervante. Inoltre, non avendo propriamente vissuto durante il governo dei Medici, le sue convinzioni politiche sono più dovute ai discorsi di suo padre. Essendo venditore di profumi veniva spesso a contatto con le donne della famiglia, e quando si sentiva odore di crisi socioeconomica spesso si lamentava di quanto la Repubblica fosse inutile. Per fortuna, il periodo in cui stavano vivendo i fiorentini al tempo dei ventisette anni di Enea sembrava star tornando ad un governo affidato ai Medici, cosa che fu causa di grande gioia nella famiglia Pellegrinetti.

» ETÀ :: 𝖛𝖊𝖓𝖙𝖎𝖘𝖊𝖙𝖙𝖊 𝖆𝖓𝖓𝖎

Ventisette anni. Ebbene sì, Enea ha superato la soglia dei venticinque, un traguardo alquanto importante. Se non fosse per il fatto che persino il suo compleanno gli dia la stessa sensazione di peso sulla schiena del suo nome. Egli è nato il 15 marzo 1500, non una data qualsiasi: infatti è il millequattrocentocinquantaseiesimo anniversario dalla morte di niente poco di meno che Caio Giulio Cesare. Certe volte Enea si chiede se il cosmo ce l'abbia con lui.

Essendo dunque nato il 15 marzo, rientra nel segno zodiacale dei Pesci. Pesci è il dodicesimo segno dello zodiaco, ed è anche l'ultimo segno del ciclo zodiacale. Questo segno, quindi, porta con sé molte delle caratteristiche degli undici segni che lo hanno preceduto. Coloro del segno dei Pesci, comunque, sono più felici nel tenere molte di queste qualità segretissime. Questa gente è altruista, spirituale e molto concentrata sul suo percorso interiore.

Inoltre, danno  molta importanza ai loro sentimenti. Sono proprio i sentimenti che caratterizzano i Pesci, e non è raro per loro sentire i loro dolori e le loro gioie così come quelle degli altri. L'intuito dei nati Pesci è altamente sviluppato.

Molte persone associano i Pesci ai sogni e segreti, ed è una giusta associazione, poiché coloro nati sotto questo segno si sentono a proprio agio in un mondo di illusione.

Sono due Pesci che rappresentano questo segno, un simbolo che spinge gli altri a pensare che queste persone seguono la folla e non sollevano mai un polverone. Entrambe queste etichette sono vere, dal momento che i Pesci sono instabili e accomodanti nel mantenere la "Qualità Mutevole" assegnata a questo segno. Il fatto che due Pesci (uno opposto all'altro) rappresentano i componenti di questo segno ci dice anche della dualità dei Pesci, della loro sensibilità reciproca.

Pesci oscillano tra realtà e non realtà nel mantenere la loro natura introspettiva;

il loro viaggio tra coscienza e stato di sogno inconscio rivela molto di più riguardo alla loro natura intuitiva, quasi psichica. Per questa ragione, può essere difficile costringere i Pesci, tanto che alcuni  li chiamano i camaleonti (persone incostanti) dello zodiaco.

I Pesci sono contenti di essere definiti persone confuse, poiché c'è un certo senso di insicurezza nel loro intimo. Non saranno soli per lungo tempo, poiché uno dei loro obiettivi primari è quello di aiutare gli altri. I Pesci sono compassionevoli, comprensivi e metteranno senza nessun dubbio i bisogni degli altri al di sopra dei propri. E' questo genere di altruismo che fa continuare questa gente ad andare avanti. Il lato frivolo della loro natura generosa è quella del Pesci spesso timido e molti probabilmente si approfittano della bontà delle loro anime ben-intenzionate.

Il segno dei Pesci è governato dai Pianeti Giove e Nettuno. Nell'antica mitologia romana, Giove (il pianeta che governa dall'origine il Pesci) era il re degli Dei, mentre Nettuno era il Dio dei mari. Quando Nettuno fu scoperto in tempi recenti, esso fu associato al segno dei Pesci. L'accoppiamento di questi due corpi celesti risulta in alcune energie eccezionali che sono dirette sulla Terra attraverso i Pesci.

Quelli nati sotto questo segno sono spiritualmente orientati e compassionevoli. Sono comprensivi, e provano facilmente il dolore degli altri. A volte, comunque, i Pesci possono avere difficoltà nel distinguere la realtà dalla fantasia: loro tendono a essere coinvolti nei loro sogni e nei loro punti di vista del modo in cui le cose dovrebbero andare. Dire che la loro visione del mondo è sempre rosea non è un'esagerazione. I pesci che hanno paura che le loro richieste non vengano ascoltate tendono a scivolare nella malinconia e, cosa peggiore, in quel genere di pessimismo che conduce alla procrastinazione e all'apatia. A volte, in alcuni casi, i Pesci sono ben predisposti nel prendere del tempo per loro stessi, il modo migliore per trovare, ancora una volta, il loro lato intimo. Molti del segno dei Pesci si dedicano all'arte e in altri impieghi creativi come se fosse la loro occupazione principale, e loro hanno molto talento in questi ambiti.

Come abbiamo già detto, l'elemento associato ai Pesci è l'acqua. Coloro nati sotto questo segno sono facilmente legati alla natura emozionale e imprevedibile di questo oro liquido. I Pesci provano molti sentimenti, e spesso si sentono anche incompresi. Sono avversari temibili ma sono, comunque, sensibili.  Loro potrebbero piangere un fiume di lacrime se le circostanze lo richiedessero.

Nonostante ciò, si rivelano nella loro natura compassionevole e immaginativa e amano preoccuparsi degli altri. Possono anche essere abbastanza romantici, sognando piacevoli situazioni per il loro amante. Nella speranza che ogni gentilezza sarà ricambiata, altrimenti il Pesci sicuramente cambierà umore se non sarà corrisposti. I Pesci sono generalmente gentili, accomodanti, con un lato timido e reticente. Sono modesti al punto dell'impraticabilità, spesso migliorano solo per mostrare i loro talenti nella pittura o nella musica. Cosa più facile per i Pesci (e ancora più divertente) è quella di vivere nel loro mondo ricco di sogni. Il massimo del relax per i Pesci proviene dagli sport, e in particolare dagli sport d'acqua.

I Pesci amano nuotare, ed è questa scivolata facile in una piscina o nel mare che serve ad alleviare molto il loro stress. Una volta che la loro mente è libera, i Pesci si concentrano su loro stessi, spesso, però, una sorgente frequente di sconforto. Il vero conforto proviene da un mondo colorato di viola e bianco soffice. Quando si arriva al gioco dell'amore, il Pesci è affettuoso e romantico e uno dei compagno più creativi. La grande forza dei nati Pesci è la loro natura compassionevole e comprensiva. Questa gente ama aiutare gli altri e lo fa nel modo più fantasioso possibile. E' la loro sensibilità piena di sentimenti che conquista le persone.

» ASPETTO FISICO :: 𝖆𝖑𝖊𝖝 𝖙𝖚𝖗𝖓𝖊𝖗

Enea è magro, decisamente magro, se lo si dovesse abbracciare si noterebbe che il suo bacino sporge un pochino sotto a quei vestiti che indossa quotidianamente. Ovviamente non gli mancano i commenti come "ma mangi?", "sei sicuro di mangiare abbastanza?", "prima o poi diventi trasparente!" e molti altri, ma ci ha fatto l'abitudine, purtroppo. Eppure lui mangia, non ama farlo ma sa che altrimenti morirebbe, e diciamo che Enea ci tenga piuttosto tanto alla sua vita, quindi non si costringe a farlo ma nemmeno lo trova un piacere.

È abbastanza alto, sul metro e settantotto, forse un po' in meno, forse un po' in più, chi lo sa di preciso. La sua muscolatura non è ben sviluppata, e non parliamo della postura! Per colpa del non essersi mai seduto bene o comunque non avendo mai avuto una postura dritta e perfetta, ha il bacino leggermente spostato verso destra. Non ha la scoliosi, questa cosa non gli porta dolori atroci, perciò non è un vero problema, ma è comunque fastidioso.

Ha un viso particolare, dai lineamenti dolci ma precisi, freddi, taglienti, il naso un po' lungo e all'insù, le labbra leggermente sporgenti e allo stesso modo il mento, eppure riesce ad avere un misterioso fascino. Gli occhi sono scuri, color nocciola, dallo sguardo calmo e pacifico, si vede che sia una brava persona. Le labbra sono rosee e morbide, all'angolo destro si trova una piccola cicatrice dovuta a un infimo incidente casalingo. Le sopracciglia folte sono scure, spesso aggrottate in confusione o alzate in sorpresa, sbarazzine ma ben curate.

Una cosa caratteristica di Enea sono le lentiggini. Il suo viso è letteralmente un cielo stellato di lentiggini, sono come uno spruzzo gentile di pittura color terra bruna, concentrato sulle guance e sul naso. Da piccolo alcuni gli dicevano che fosse adorabile, altri dicevano al padre di nasconderlo perché erano segno del diavolo. Ma Enea aveva una ragione specifica per amare ogni singola lentiggine che aveva sul viso, non si sarebbe mai fatto influenzare da quelle voci esterne che sarebbero solo state di passaggio.

» CARATTERE :: 𝖚𝖓 𝖎𝖓𝖘𝖎𝖈𝖚𝖗𝖔 𝖎𝖓𝖋𝖕


Enea è un ragazzo strano. Quando solitamente a 27 anni ci si gode sotto ogni suo aspetto, lui la spende in biblioteca sui suoi amici fidati, enormi tomi e volumi polverosi. Quando solitamente a 27 si pensava al matrimonio o ci s'era già pensato, Enea non s'interessava di cercar moglie, preferiva leggersi le poesie e i sonetti delle tre corone.

Fin da bambino era messo da parte, si metteva da parte, la confusione non gli è mai piaciuta. Lo vedevano come una comparsa, "codesto figliolo un va da nessuna parte se seguita hosì", non si metteva in risalto per le sue qualità, anzi, le sminuiva come se fossero state di poco conto. Credeva addirittura di non averne, quando invece tutti le notavano: aveva una bella calligrafia, era intelligente, si ricordava molte cose.

Eppure lui non ci credeva, se era così bravo perché nessuno gli dava il giusto credito? Non credeva mai alle parole delle altre persone, perché mai avrebbe dovuto se poi alla fine tutti non pensavano quello che dicevano? Che poi, alla fine, l'unica persona a cui aveva dato così tanta fiducia era stata l'unica persona che dopotutto l'aveva abbandonato.

Diciamo che la fiducia di Enea, adesso, vada meritata molto più di prima: adesso è più difficile entrare nel suo cuore e scavarci un posticino anche solo per una semplice amicizia, chi si può reputare amico del ragazzo deve ritenersi fortunato. Il suo cuore è rimasto ferito e lo è da quasi sei anni, quella è una ferita che non sarà mai più richiusa, non guarirà mai.

È un ragazzo estremamente timido e introverso, specialmente in pubblico, lo si può notare facilmente, dato che si innervosisce decisamente troppo quando parla con altre persone, ma nonostante il suo cuore timido, Enea è pienamente capace di mostrare brevi lampi di coraggio.

Anche se è sempre stato un ragazzo timido e riservato, Enea è stato in grado di stringere amicizia con altre persone, anche se ancora è difficile per lui aprirsi totalmente. Odia stare al centro dell'attenzione, sentirsi osservato è la cosa che meno preferisce. Si sente giudicato dalle altre persone, anche se ha imparato a non darci troppa importanza ancora fatica a pensare che il giudizio altrui sulla propria persona sia più importante del proprio.

Spesso si comporta quasi in modo scontroso, ma lo fa solo per allontanare le persone. Alcune volte cerca di essere la colomba di pace, cercando di calmare gli animi di persone che magari in quel momento si stanno per scannare a vicenda. Non gli piace sentire persone urlare o sbraitare, il rumore è fastidioso e lui non lo sopporta. Preferisce di gran lunga il tranquillo silenzio che si trova nei palazzi o nei giardini fuori Firenze, dove spesso si reca per leggere. Quando si scopre la sua vera essenza, si scoprirà che sia un idealista convinto, sempre alla ricerca di un accenno di buono anche nelle persone e negli eventi peggiori, di modi per rendere le cose migliori.

Sebbene possa essere percepito come calmo, riservato o persino timido, come accennato prima Enea ha una fiamma e una passione interiori che possono davvero risplendere, ma purtroppo il suo essere insicuro ha ridotto questa fiamma a una cosa da far vedere solo a chi davvero merita la sua attenzione. Enea è guidato sia dai propri principi, sia dalla logica, l'entusiasmo o la praticità. Al momento di decidere come andare avanti, il ragazzo cercherà onore, bellezza, morale e la virtù: infatti egli è guidato dalla purezza del suo intento, non da premi e punizioni.

Quando Enea è al meglio di sé, tutte le sue qualità positive gli consentono di comunicare con gli altri in modo profondo, parlando facilmente con metafore e parabole, e comprendendo e creando simboli atti a condividere le proprie idee. Certo, prima che il ragazzo possa effettivamente aprire il cuore a qualcuno, dovrà prima avere una grande confidenza con la persona in questione, altrimenti rimarrà un muro serio e calmo, che nasconde mille insicurezze.

Enea è molto creativo, si dedica spesso alla lettura e anche alla scrittura, oltre che alla calligrafia artistica, un'arte conosciuta grazie allo zio cardinale. Spesso ritrova in queste forme d'arte una forza in grado di calmarlo, sono come dei rilassanti.

Comprendere se stessi e il proprio posto nel mondo è importante per il giovane Enea, in questo modo egli esplora queste idee proiettando se stesso nel proprio lavoro.

Tuttavia, diversamente dalle persone più socievoli che spesso hanno accompagnato Enea nella sua vita, il ragazzo concentra la propria attenzione solo su alcune persone, una sola degna causa. Come già accennato, spesso si perde in pensieri profondi, godendo della contemplazione ipotetica e filosofica più di ogni altra persona.

Lasciato a se stesso, Enea potrebbero perdere il contatto, ritirandosi in "modalità eremita" e ciò può richiedere agli amici o ai partner una grande energia per riportarle al mondo reale.

Per fortuna, come i fiori in primavera, l'affetto, la creatività, l'altruismo e l'idealismo di Enea torneranno sempre, premiando lui e coloro a cui tiene magari non con la logica e l'utilità, bensì con una visione del mondo che ispira compassione, gentilezza e bellezza ovunque vada.

» PREGI E DIFETTI :: 𝖗𝖆𝖒𝖎 𝖉'𝖆𝖑𝖑𝖔𝖗𝖔

— buon ascoltatore :: rimarrà in silenzio ad ascoltarvi fino al giorno dopo se sarà necessario; essere amici di Enea significa potersi sfogare di tutti i propri problemi, trovando un riscontro e anche delle soluzioni, non potrete lamentarvi di non avere nessuno che vi ascolti. Inoltre, i consigli di Enea sono i migliori, anche se riservati a poche persone; ironico come lui possa risolvere i problemi degli altri con ottimi consigli, ma non riesca a mettere a posto i propri.

— astuto intellettuale :: grazie a tutti i libri letti in adolescenza e anche adesso agli inizi dei suoi anni d'oro, Enea ha una vasta conoscenza su molti dei pensieri dell'epoca raccolti fino a quel momento, dalla filosofia greca agli studiosi romani. Parlare con lui potrebbe rivelarsi molto interessante da questo punto di vista, potrebbe fare riferimenti alla storia in qualsiasi modo riuscendo a calzare il contesto perfettamente.

— insicurezze :: ahimè, non tutti sono perfetti; persino Enea, come già visto più volte in precedenza, a causa del suo passato un po' travagliato ha molte insicurezze che spesso lo bloccano, non facendogli mostrare le sue vere varie qualità.

— scatti di rabbia :: può capitare che al ragazzo prendono scatti di rabbia improvvisi. Il che è dovuto al fatto che nonostante sia una persona molto tranquilla, molto spesso si tiene dentro molto le proprie emozioni, che alla fine escono tutte insieme una una volta.

» PUNTI FORTI E DEBOLI :: 𝖑𝖆𝖒𝖊 𝖉𝖎 𝖋𝖊𝖗𝖗𝖔

— intelligenza :: Come già accennato, Enea è un ragazzo molto intelligente, intuitivo e curioso, molti sarebbero invidiosi di lui. Per fortuna la sua famiglia l'ha sempre notato, perciò ha sempre messo a frutto questo suo dono.

— memoria di ferro :: Enea riesce a ricordarsi qualsiasi particolare incontrato nella propria vita; di che colore fosse quella determinata botte, il gusto della vinaccia provata in cantina, il canto degli uccelli, a che ora fosse successa quella determinata cosa, tutto quanto.

— camuffamento :: essendo molto ferrato nella calligrafia, potrebbe riuscire ad imitare perfettamente quella di qualcun altro. Utile per scrivere messaggi in codice di nascosto, per incastrare o bluffare qualcuno.

— famiglia prima di tutto :: ebbene sì, se si dovesse torcere un capello a un familiare di Enea, egli andrebbe su tutte le furie. La sua famiglia è sempre stata un punto di riferimento per lui, vederne anche solo una parte soffrire potrebbe farlo soffrire a sua volta, come se fosse in simbiosi con quel determinato membro.

— fisico debole :: Enea non è mai stato chissà che ragazzo muscoloso, non ha mai avuto abbastanza forza in gambe e braccia. Per questo motivo è anche discretamente cagionevole di salute, oltre all'allergia al polline il suo fisico è un'altra ragione per cui l'inverno e la primavera siano letteralmente due stagioni mortali.

— passato :: il suo passato - soprattutto Giacomo - lo rende molto suscettibile, per questo è molto riservato su questo argomento. Solo suo padre sapeva di Giacomo e, per quanto assurda la situazione potesse essere, si era dichiarato neutrale per quella cotta. Inoltre, Franco e la sua combriccola ancora girano per le strade di Firenze, e quando li vede spesso deve scappare in preda a qualche attacco di panico.

» PASSIONI :: 𝖘𝖕𝖎𝖓𝖊 𝖉𝖎 𝖗𝖔𝖘𝖆

— lettura :: una delle passioni più grandi di Enea è sicuramente la lettura. Nata come curiosità per sapere di più sulle origini del suo nome, oramai è diventata quasi una droga. Camera sua è piena di libri donati da suo zio cardinale, essendo la chiesa l'unica in possesso di libri.

— arte :: come non poter essere appassionati d'arte nella Città d'arte più bella d'Italia? La culla del Rinascimento, Firenze, è sempre stata dotata di un fascino che alla fine si portò dietro anche Enea, che ogni volta che usciva di casa rimaneva incantato ad osservare tutti i suoi particolari, i suoi palazzi, le sue statue, tutto.

— scrittura e calligrafia :: una piccola passione indotta sempre dallo zio e un po' anche dal padre, quella della scrittura e della calligrafia. Lo scrittoio che ha in camera propria è cosparso di inchiostri di vari colori, assieme ad un piccolo barattolo di vetro dove tiene le sue piume d'oca.

— astronomia :: nonostante non sia una cosa fatta professionalmente, Enea adora osservare le stelle e cercare di studiarle da terra, consultandosi sui pochi volumi ricevuti dallo zio. A volte da più giovane si orientava con le stelle, se si perdeva fuori Firenze e si era fatta sera.

» BACKSTORY :: 𝖙𝖆𝖘𝖙𝖎 𝖇𝖎𝖆𝖓𝖈𝖍𝖎 𝖊 𝖓𝖊𝖗𝖎

Ah, come è complicata la vita del giovane Enea Tiresia Pellegrinetti. Nacque il 15 marzo 1500 durante una tempesta primaverile, a Firenze. ironico come la vita di Enea sia costantemente in riferimento a personaggi importanti della storia: infatti il 15 marzo non è un giorno qualsiasi, ma è l'anniversario della morte di Giulio Cesare, che non era chissà chi. La cosa che fa ridere è che Enea odi essere messo in mostra e non sopporta quando le persone gli fanno domande su domande su queste cose, proprio gli sale il nervoso. Purtroppo non esterna mai questo disagio, perciò gli altri continuano a infierire.

Sua madre morì per delle gravi infezioni un paio di giorni dopo la nascita del figlio. Di lei Enea ha solo un ritratto, un regalo di matrimonio; aveva dei meravigliosi capelli biondi ed enormi occhi color nocciola, come i proprio. Certe volte Enea si chiedeva come sarebbe stato conoscerla, sentirne la voce, poterne sentire il profumo stando tra le sue braccia protetto dai temporali.

Ella faceva di nome Cecilia Agata Letizia Puliti in Pellegrinetti, una delle donne più belle di tutta Firenze. Suo padre era stato sconvolto dalla morte della moglie, rimanere vedovo a ventiquattro anni era un bel colpo, ma rivedeva in Enea gli occhi della sua amata Cecilia.

Giorgio Michele Pellegrinetti non era un uomo crudele, anzi, era forse la persona più gentile che voi avreste potuto mai incontrare. Egli vide Enea come un modo per cominciare una nuova vita, tutti i suoi conoscenti gli dicevano frasi come "Ma che tu se' grullo a tenetti 'sto figliolo, questo c'ha'l demonio, t'h'ammazzato la moglie", ma Giorgio non batteva ciglio e voltava le spalle.

Ogni giorno, Enea era visto come un bambino strano, veniva isolato, sin da piccolo. Perché tutti avevano una mamma e lui no? Perché aveva quegli strani cerchiolini sulle guance e sul naso? Nessuno parlava mai con lui, ma dopotutto chi voleva giocare con chi aveva toccato le fiamme dell'Inferno?

«Enea, che tu ci vieni a lanciare quattrini nella fontana del Biancone?» si era sentito gridare da dietro il bambino di appena cinque anni. Era stato Franco, uno dei suoi amichetti del quartiere, quegli amici che ti fai perché incontrati per strada o magari per puro caso fuori dalla propria abitazione. Il problema era che i due non fossero chissà quanto amici, Enea non lo sopportava, uscire con loro era sempre un pretesto per riceversi un pallone "per sbaglio" in pieno viso.

«No Franco, non c'ho voglia» rispose secco e freddo, finalmente aveva trovato la forza di dirglielo. Aveva solo cinque anni. Aveva fegato, papà Giorgio glielo diceva sempre, "tu hai un coraggio da leone ma fai la parte dell'agnello". Dopo aver risposto all'altro bambino, Enea corse via, mosso dal senso di colpa e dalla paura di ritrovarseli addosso, magari anche col pallone. Alla fine, si escludeva da solo.

Tutto però cambiò quando Enea compì sette anni precisi. Qualche giorno dopo il suo compleanno, arrivò un supereroe a salvarlo dalle grinfie di Franco e i suoi amici. Un bambino con un ginocchio e gli avambracci fasciati, i capelli castani tutti spettinati e gli occhi verdi, con un dentino rotto, appena arrivato a Firenze trasferitosi dalla sua casa a Fiesole. Il suo nome? Giacomo Larini.

Il loro primo incontro avvenne in Piazza Santa Croce. Nessuno dei due si era mai incontrato prima con l'altro, erano due sconosciuti l'uno per l'altro. Enea era stato obbligato ad uscire per giocare con Franco e il resto del gruppo, come sempre con loro avevano il pallone di cuoio che, ormai, per Enea era diventato un incubo.

«Dai Enea, vien fori, un ti nascondere» gli aveva gridato Riccardo, uno dei bambini del gruppo, quello più vicino a Franco. Loro stavano diventando grandi e forti, Enea invece era fragile e magrolino, i capelli quasi gli ricadevano sugli occhi color nocciola, come se li avesse voluti nascondere. Se ne vergognava, lui non si sentiva all'altezza di possedere gli stessi occhi di sua madre, lei era un angelo, lui invece era un mostro, glielo dicevano tutti.

«Enea!» esclamò Franco, chiamandolo, dato che non vedeva il compagno. Teneva in mano la palla, quando l'avrebbero trovato l'avrebbero colpito sicuramente. «Vieni fori, non fare il timidone» continuò Franco, avvicinandosi al poeticato laterale della Basilica di Santa Croce.

Enea, d'altro canto, sentendo dei passi chiuse gli occhi nascosto da una delle colonne. Se l'avessero trovato l'avrebbero colpito, lo sapeva, e quella realtà si stava avverando troppo in fretta. Altri passi, ed Enea si ritrovò ad accasciarsi a terra, si arrese a ciò che sarebbe successo.

«ECCOTI!» esclamò trionfante Franco, notando che Enea si fosse seduto a terra con gli occhi chiusi, per spaventarlo. Il bambino li riaprì immediatamente, terrorizzato alla vista del pallone. «Ora vieni a giocare co' noi, che ti piaccia o no» disse Riccardo, raggiunto poi da Carlo, Filippo e Federico.

Questi ultimi due presero di peso il povero Enea, che fu trascinato per le ascelle un po' più lontano da dove si era nascosto. Perché dei bambini di sette e otto anni dovevano essere così crudeli? Enea non aveva letteralmente fatto loro niente, solo perché aveva quelle maledette lentiggini sul viso gli altri lo vedevano come un escluso, un mostro.

«Che ne dici se giochiamo ai cavalieri?» propose Franco, senza ricevere risposta da Enea, che stava cercando di dimenarsi, inutilmente, dalla presa di Federico e Filippo, che non sembravano volerlo lasciare andare. Erano i più grandi del gruppo, avevano solo un anno di differenza con gli altri quattro bambini, erano molto più forti di loro.

«Noi facciamo i cavalieri, tu fai il manichino per i combattimenti di allenamento, sarà divertente!» spiegò Riccardo, sfregandosi le mani. Gli altri, escluso Enea, esultarono annuendo, mentre quest'ultimo sbiancava. Non erano mai arrivati alle mani, era sempre stato solo il pallone a colpirlo, finendo "per sbaglio" nello stomaco o sul viso, ma mai si era sognato di ricevere calci e pugni.

Eppure eccolo là, tenuto fermo dai più grandi, pronto a subire quei colpi che Franco stava per sferrare e che rima o poi Enea avrebbe dovuto sopportare, quando un altro bambino corse in mezzo a Franco ed Enea. «Ooooh, ma che combinate?! Vi siete rincitrulliti?» esclamò, allargando le braccia per proteggere Enea. «Ma che scherziamo, che v'ha fatto di male lui?!» continuò, girandosi verso Filippo e Federico. «Voi due, lasciatelo andare, anche se vi ha fatto qualcosa non dovete trattarlo male, è brutto» li minacciò. Anche se con quel dente rotto e tutte quelle bende non sembrava molto credibile, i ragazzi ne sembrarono quasi spaventati, tanto che lasciarono andare Enea.

«Lasciatelo in pace, beceri» disse infine, facendo un rumoroso passo in avanti verso Carlo, Riccardo e Franco, che indietreggiarono. Sembrava forte nonostante le fasciature sulle braccia e sul ginocchio, eppure aveva la loro età, né più né meno.

I cinque del gruppetto corsero via, lasciando Enea davanti a Giacomo. Il primo era ancora terrorizzato, stava tremando, si vedevano le sue gambe muoversi involontariamente. «T'hanno fatto del male? Stai bene? Giué se sei magro, ma che tu mangi?» gli chiese subito l'altro, prendendolo delicatamente dalle braccia. Enea teneva lo sguardo basso, non sembrava voler parlare, si stava vergognando da morire. Un'altra persona si era preoccupata di salvarlo dalle grinfie di Franco e per questo era grato per quel bambino sconosciuto, ma sotto sotto si stava torturando per il fatto che non fosse riuscito ad affrontarli da solo.

«Maremma, sei proprio fuso» gli fece Giacomo, prendendolo per una mano e portandolo dai suoi genitori e le sue tre sorelle. «Giacomo, che combini con quel figliolino?» chiese il padre del ragazzo, notando arrivare il figlio con Enea al fianco. «Babbo, che possiamo portarlo a casa un attimo che lo volevano menare?» chiese il bambino, tenendo per mano il piccolo Enea che ancora non sembrava voler parlare.

Arrivati a casa Larini, ecco che finalmente scoprirono il nome di quel bambino silenzioso: Enea. Si era presentato con nome e cognome, Enea Pellegrinetti, conoscevano la bottega della famiglia quindi portarono il bambino lì, trovandoci il padre. Giacomo era rimasto sbalordito da quel modo di fare così silenzioso, cosa che per lui era inconcepibile, come poteva stare così fermo e zitto? Impossibile.

Ma era proprio questa diversità che faceva dei due una delle coppie migliori di migliori amici. Uno introverso, l'altro estroverso: era un po' stata una sorta di adozione, come si dice adesso che quando una persona introversa è amica di una persona estroversa è perché al 99% l'estroversa ha adottato l'introverso.

In un solo anno i due legarono talmente tanto che ormai nessuno dei due giocava senza l'altro, puntualmente o Enea o Giacomo passava sotto casa dell'altro e lo chiamava a gran voce - no, questo era più Giacomo, Enea bussava alla porta, era molto più calmo - per farlo uscire di casa e per andare a giocare in Santa Croce o in altre piazze di Firenze. Puntualmente Giacomo faceva qualche danno, o si faceva male o rompeva qualcosa, e puntualmente Enea doveva riportarlo a casa o doveva trovare un modo per non far vedere cosa Giacomo aveva rotto.

«Sarò io i' bischero qui, ma sei tu quello che sta a fa' sempre danni» gli aveva detto una volta Enea, mentre gli bendava un polso. Giacomo si era fatto un taglio cadendo dalle scale, e la cosa buffa era che non se ne capì mai il motivo.

Pian piano, Enea iniziò sempre più a vedere in Giacomo un eroe, un paladino della giustizia, un punto di riferimento sul quale si può sempre contare. Enea era la luna, Giacomo era il sole. Enea era la notte, Giacomo il giorno. O meglio, Giacomo era il suo sole, e la sua notte. Due poli opposti che ad un certo punto si sono incontrati e, come per le leggi fisiche dettate, sono attratti l'uno dall'altro.

Eppure, solo uno di loro era effettivamente attratto dall'altro.

Passarono gli anni, arrivarono all'adolescenza sempre uniti e sempre legati come un tempo. Solo che... qualcosa era cambiato, in Enea. Sentiva che qualcosa fosse diverso, qualche sentimento di troppo, ogni volta che guardava Giacomo parlare con altri suoi amici una morsa al cuore lo costringeva a voltarsi per non vedere che il suo migliore amico rivolgesse attenzioni anche ad altre persone.

Aveva quattordici anni quando realizzò di essersi innamorato di Giacomo Larini. Quei capelli sul rossiccio, gli occhi verde smeraldo, le labbra sempre increspate in un sorriso che faceva trasparire quel dente rotto che si portava dietro dall'infanzia, il carattere espansivo... sì, era decisamente cotto di Giacomo Larini.

Dovette convivere con questi sentimenti per molti anni, anzi, probabilmente ancora essi vivono nel suo cuore. Poi, quando avevano entrambi sedici anni, accadde qualcosa che Enea non si scorderà mai. Erano sul tetto di una casa abbandonata da ormai secoli, dicevano ci fossero morti dei cittadini malati di peste, era come una sorta di rifugio per i due ragazzi. Era notte, la luna nel cielo era piena e risplendeva su di loro.

«Sono orribili» sbuffò Enea, nascondendo il viso tra le braccia dopo aver portato le ginocchia al petto. «Sono odiose e inutili» continuò, con tono scocciato. Quei piccoli cerchietti che aveva sul viso proprio non gli andavano a genio, tantissime persone gli gridavano indirettamente di vergognarsene.

«O' bischero, ma icché mi sta' a dire» gli fece Giacomo, dandogli un colpetto leggero sulla nuca. Si alzò in piedi, mettendosi poi in ginocchioni davanti a Enea, il quale alzò lo sguardo su di lui. «Guardami: qui si scherza e tutto, ma tu un devi pensa' mica 'na bischerata di 'sto genere, manco pe' scherzo» gli disse, guardandolo dritto negli occhi.

A quel contatto così diretto Enea non poté che arrossire, abbassando per qualche secondo lo sguardo sentendosi in soggezione. «Enea, tu sei bellissimo così come sei, un ti puoi mica fa' imbecherare da quelle mummie che stanno in piazza del Duomo, e tu se' bischero davvero» sorrise Giacomo, costringendo l'amico a guardarlo negli occhi.

«Giacomo, venvia, un dire baggianate, un sei costretto a dirmi 'ste cose» sospirò Enea, arrendendosi e guardandolo negli occhi a sua volta. Poche volte si era soffermato a guardarli, gli occhi di Giacomo erano di un verde smeraldo splendido, facevano invidia ai gioielli delle signorone importanti di Firenze. Ecco, ora sembrava un idiota, lo stava fissando da troppo, dovette distogliere lo sguardo per un attimo.

Giacomo sembrò quasi oltraggiato dalle parole dell'amico, tanto che gli diede uno schiaffo su una guancia, seppur leggero. «Ma ti senti? Se seguiti ti do una labbra'a peggio di questa tu vedi» lo minacciò, prima di sospirare. «Perché un vuoi capire che sei bello, fantastico, magnifico e perfetto? Se fossi stato 'na pischella t'avrei già fatto i' filo» gli mormorò, con un mezzo sorriso. Poi, fece un gesto che Enea non si sarebbe mai dimenticato, per nulla al mondo.

Giacomo gli si avvicinò al viso, baciandolo più volte sulle guance e sulla punta del naso, proprio dove aveva quelle "maledette" lentiggini. Se non bastavano gli occhi del ragazzo a renderlo perfetto, allora c'erano anche le labbra, da quel poco che aveva sentito sembravano morbidissime, la ragazza che l'avrebbe avuto come marito sarebbe stata la donna più fortunata al mondo.

Inevitabilmente Enea arrossì, lasciandosi sfuggire un sorriso che contagiò anche Giacomo. «A te garban tanto le stelle, n'è vero? Sulle gote e sul naso c'hai un cielo stellato, e il cielo l'è bello, così come sei tu» gli disse quest'ultimo, prendendogli una mano. «Tu sei l'amico migliore ch'io possa mai aver avuto, quindi un fare il bischero che sei e usa un po' di gnegnero, che n'hai tanto in capo» continuò, abbracciando Enea, che ricambiò la stretta anche se leggermente scomodo, dato che entrambi erano seduti.

«Grazie Giacomo» mormorò solamente, appoggiando il mento sulla spalla dell'altro, che ridacchiò appena. «E di che, io dico la verità» disse, sciogliendo l'abbraccio per guardare meglio l'amico, il cui stomaco stava facendo qualche casino di troppo.

E poi, arrivò Giulia. Giulia Sofia Vespucci, una giovane fanciulla di Arezzo che si presentò per la prima volta a Firenze quando Enea e Giacomo avevano vent'anni. Ella era bella, dallo sguardo infantile e giovanile, aveva appena diciotto anni, la famiglia doveva sbrigarsi a trovarle marito. E chi, se non un giovane ventenne di famiglia benestante, non poteva essere perfetto?

E purtroppo non fu Enea ad essere il fortunato, bensì Giacomo. Il giovane ventenne era lui, quel ragazzo che illuminava ogni stanza in cui entrava, con un sorriso meraviglioso - seppur con quel dente rotto che l'aveva sempre accompagnato - che poteva solo essere contagioso, dai nobili pensieri e magnanimo.

La prima volta che la incontrarono stavano facendo un giro per la Basilica di San Miniato, nel parco vicino. Probabilmente stava facendo una passeggiata, ma evidentemente non era del posto. Si era persa, ma era plausibile: non essendo del posto era molto semplice perdersi.

Vedendo i due ragazzi parlare - o meglio, Giacomo gesticolava come un dannato, Enea lo stava ad ascoltare con un mezzo sorriso sul volto - prese coraggio e si avvicinò a loro, per chiedere informazioni.

Giacomo rimase sorpreso da quell'improvviso incontro, ma era pur sempre un ragazzo: iniziò dunque a conversare con Giulia dopo averla aiutata a tornare a casa, e la ragazza gliene fu grata. Inoltre cercava anche di includere Enea in qualche modo, vedendolo molto silenzioso. Il ragazzo ogni tanto partecipava con qualche risata, indotta da battute pessime di Giacomo, il quale aveva visto in Giulia una possibilità per crearsi una famiglia. Colpa della sua grande immaginazione.

Incredibile come il duo si trasformò presto in un trio. Puntualmente quando i due ragazzi uscivano insieme passavano sempre sotto casa della giovane, cosa che dopo un po' ad Enea iniziò a pesare. Insomma, se uscivano loro due, perché invitare anche lei? Certo, era simpatica, gentile e radiosa, finalmente aveva trovato una ragazza con cui essere amico, un'altra persona con cui potesse parlare, ma lui voleva stare con Giacomo e Giacomo soltanto.

Passò un anno, e a casa Pellegrinetti arrivò un invito scritto su pergamena con inchiostro viola, il colore preferito di Giacomo. Enea la stava quasi per pestare, l'avevano lasciata sull'uscio di casa e lui stava uscendo per delle commissioni. Leggendo il contenuto della lettera, il ragazzo rimase sconvolto.

"Si invitano i signori Pellegrinetti Giorgio Michele e Pellegrinetti Enea Tiresia alle feste di nozze tra la signorina Vespucci Giulia Sofia e Larini Giacomo Lorenzo Maria, il giorno 24 giugno 1521."

Enea fu... beh, distrutto da quella notizia. Volevano portargli via il suo migliore amico, il suo sole, perché tale brutalità? Perché la vita era così... ingiusta, con lui? Era una cosa odiosa, non aveva fatto niente di male, eppure ecco che tutte le sfortune del mondo gli piombavano addosso. Chissà, forse i suoi antenati, se fossero stati greci, sarebbero stati tra quelli che dai vasi di Zeus avevano ricevuto più sventure che fortune, come aveva detto Achille nei confronti di Priamo.

Il problema era che Enea non voleva assolutamente deludere e di conseguenza perdere Giacomo: che fare, allora? L'unica soluzione era farsi piacere Giulia, che lentamente si stava portando via Giacomo dal povero ragazzo, e andare al loro matrimonio.

Come poteva odiarla, però? Era così un angelo, era una ragazza fantastica, ma ogni volta che la vedeva al fianco di Giacomo sentiva una morsa al cuore fastidiosa, odiosa, insopportabile, che gli levava il fiato e lentamente lo faceva soffocare.

E dire che Giulia stessa, vedendo la profonda amicizia che legava il suo promesso sposo ed Enea, aveva provato a farsi amico quest'ultimo, l'aveva sempre fatto.

Dunque, vide il suo migliore amico e quella che stava diventando un'amica convolare a nozze, cercando di rimanere il più tranquillo possibile fingendo un sorriso felice, cosa che fu subito notata da Giacomo, ma nessuno dei due decise di fare qualcosa a riguardo.

Non passarono nemmeno due mesi che Enea si vide Giacomo scivolare via, partendo per trasferirsi ad Arezzo per andare a vivere con Giulia. Ecco, ora il suo cuore si era trasformato in un puntaspilli, ma con l'unica differenza che gli spilli erano mille pugnali che gli ferivano ogni centimetro del cuore.

» CURIOSITÀ :: 𝖙𝖆𝖛𝖔𝖑𝖊 𝖉𝖎 𝖗𝖆𝖒𝖊

— voice actor :: per il mio gusto personale, penso che la voce di Enea possa essere "interpretata" da quella di Hiro Shimono, in parole povere il doppiatore giapponese che ha fatto la voce di Dabi (BNHA), oltre a quella di altri personaggi come Zenitsu di Demon Slayer o Connie di Attack on Titan. Non so, per quanto poco si possa sentire la sua voce nella serie mi da Enea vibes, perché me la immagino come calda e grave, ma anche un po' lontana, quasi nasale, ma non in modo fastidioso.

— allergia :: è alquanto odioso vivere a Firenze quando si ha una forte allergia al polline, soprattutto se la propria casa è praticamente attaccata al Giardino dei Boboli, dove pullulano fiori su fiori. Enea ha iniziato a conviverci a circa sedici anni, età in cui tutto il mondo aveva iniziato a stargli indifferente, insomma, se fosse crollato il mondo lui si sarebbe spostato un po' più in là. Per questo motivo gironzola per Firenze con un fazzoletto dietro, assieme a tutti i libri nel suo borsone, così da potersi soffiare il naso e starnutire nel caso ci siano dei fiori nei dintorni.

— biblioteca :: nel 1500 i libri erano affidati alle chiese, ai cardinali e a tutti coloro che erano collegati a esse, per questo non tutti potevano permettersi una buona istruzione o anche semplicemente il piacere di una lettura. Eppure, Enea ogni tanto sembrava avere la fortuna dalla sua parte: infatti suo zio, fratello della madre, era un prete, che vista la passione del nipote per i libri e la scrittura aveva preso alcuni volumi dalla biblioteca della chiesa per regalarli a lui.

— gatti :: la zona in cui Enea abita è sempre stata un po' circondata da gatti randagi, e spesso il ragazzo portava un po' di avanzi di carne per darci da mangiare. Suo padre Giorgio non è mai stato molto d'accordo su questi piccoli gesti del figlio, ma se lo rendevano felice a lui andavano benissimo.

— "bischero" :: Enea ha uno strano rapporto con questo appellativo. Solitamente solo Giacomo lo poteva chiamare in questo modo, ormai era diventata una cosa tra loro due. Da quando Giacomo se n'è andato ad Arezzo nessuno l'ha più chiamato in questo modo, e ogni volta che sente qualcuno dire "bischero" spesso si volta nella speranza di ritrovare il viso dell'amico davanti, rimanendo deluso dai suoi stessi pensieri.

» RAPPORTI E CONOSCENZE :: 𝖇𝖗𝖎𝖈𝖎𝖔𝖑𝖊 𝖉𝖎 𝖕𝖆𝖓𝖊

[ work in progress ]

» COSA PENSA DEGLI ALTRI GRUPPI :: 𝖈𝖆𝖙𝖊𝖓𝖊 𝖉𝖎 𝖔𝖘𝖘𝖆

A dire la verità, Enea non si è mai interessato moltissimo sugli altri gruppi sociali. Potrebbe dichiararsi neutrale, anche se prova un po' di odio infantile verso gli aretesi, essendo abitanti della città dove gli è stato portato via Giacomo. Non ha mai interagito più di tanto con gli altri, una volta ha avuto contatti con una famiglia di Roma per dei commerci, era in viaggio con suo padre per lavoro prima che egli si ritirasse dalle consegne ex città.

» PLAYLIST :: 𝖊𝖓𝖊𝖆 𝖙𝖎𝖗𝖊𝖘𝖎𝖆 𝖒𝖎𝖝𝖙𝖆𝖕𝖊

𝐋𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍 𝐁𝐄𝐅𝐎𝐑𝐄 𝐈 𝐆𝐎 — 𝐁𝐈𝐋𝐋𝐈𝐄 𝐄𝐈𝐋𝐈𝐒𝐇 ; « Taste me, the salty tears on my cheek, that's what a year-long headache does to you. I'm not okay, I feel so scattered. Don't say I'm all that matters »

𝐇𝐄𝐀𝐓𝐇𝐄𝐑 — 𝐂𝐎𝐍𝐀𝐍 𝐆𝐑𝐀𝐘 ; « Why would you ever kiss me? I'm not even half as pretty... You gave her your sweater, it's just polyester, but you like her better, I wish I were Heather »

𝐉𝐔𝐋𝐈𝐄𝐓 — 𝐂𝐀𝐕𝐄𝐓𝐎𝐖𝐍 ; « It really hurts when I need to so bad, but I can't see her: my Juliet, my special girl... But I need to understand when I can power through and when I need some help from you »

𝐋𝐎𝐕𝐄 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 — 𝐒𝐀𝐑𝐀𝐇 𝐂𝐎𝐓𝐇𝐑𝐀𝐍 ; « I don't know what to think, he knelt to the ground and pulled out a ring and said, "Marry me, Juliet, you'll never have to be alone; I love you and that's all I really know »

𝐌𝐑 𝐋𝐎𝐕𝐄𝐑𝐌𝐀𝐍 — 𝐑𝐈𝐂𝐊𝐘 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐆𝐎𝐌𝐄𝐑𝐘 ; « The ways in which you talk to me have me wishin' I were gone, the ways that you say my name have me runnin' on and on »

𝐌𝐘 𝐅𝐔𝐓𝐔𝐑𝐄 — 𝐁𝐈𝐋𝐋𝐈𝐄 𝐄𝐈𝐋𝐈𝐒𝐇

« I can't seem to focus and you don't seem to notice I'm not here, I'm just a mirror... You check your complexion to find your reflection's all alone »

𝐀𝐅𝐑𝐀𝐈𝐃 — 𝐓𝐇𝐄 𝐍𝐄𝐈𝐆𝐇𝐁𝐎𝐔𝐑𝐇𝐎𝐎𝐃

« You're too mean, I don't like you, fuck you anyway. You make me wanna scream at the top of my lungs; it hurts but I won't fight you, you suck anyway. You make me wanna die right when I... When I wake up, I'm afraid somebody else might take my place »

» NOTE AGGIUNTIVE :: 𝖘𝖙𝖚𝖋𝖋

Se nel corso della storia dovesse capitare un possibile love interest per uno dei personaggi, non necessariamente l'antirepubblicato, per favore, non vorrei che Enea fosse coinvolto, se venisse scelto. Giacomo è ancora una ferita aperta per lui, perciò si sentirebbe in colpa a sostituirlo in questo modo, così. Ovviamente per me andranno benissimo le amicizie, ma non un love interest ecco. Spero sia possibile farlo perché è l'unica richiesta necessaria che ho da fare <3

ECCOLO. È ARRIVATO. THE INSECURE BI BABY.

a parte gli scherzi, sono felice di averlo finito abbastanza in anticipo, ci sto lavorando da un sacco e adoro come sia venuto fuori. spero che venga preso, ma in caso contrario non vedo l'ora di vedere come lo userai come personaggio secondario!

ringrazio tuttx xlx ragazzx di lakedown che mi hanno sopportatx su instagram mentre scleravo con loro, e tutti i miei conoscenti/parenti toscani a cui ho rubato nomi e cognomi mischiandoli HAHSJSJAHA

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