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Un vecchio trucco che funziona sempre

Eragon era arrivato a Gil-ead con un giorno d'anticipo. Aveva contattato Nasuada, informandomi che era già nella città e che li avrebbe aspettati direttamente lì, con i suoi cavalieri. Aveva avuto quindi il tempo di sistemarsi per bene nella casetta che Nasuada aveva riservato per loro, nei margini della città.

In situazioni normali avrebbe alloggiato a palazzo, ma per questa volta avevano concordato che era preferibile rimanere nell'ombra e non attirare l'attenzione. Avrebbero conservato l'effetto sorpresa, così da non lasciare ai rivoltosi il tempo di riorganizzarsi, sempre che non avessero già ipotizzato il possibile intervento dei cavalieri di draghi.

Non vedeva l'ora di rivedere i suoi compagni dei vecchi tempi. Probabilmente erano tutti così cambiati... Roran e Orik erano gli unici di cui aveva notizie, dal momento che qualche volta si erano scritti, ma le ultime lettere erano di una manciata di mesi prima. Voleva farli conoscere a Ryannah, Rielf e Koel, era sicuro che i tre studenti li avrebbero adorati. E loro sembravano ricambiare quell'eccitazione a riguardo.

I tre giovani cavalieri erano stati scelti tra i dieci addestrati da Eragon per accompagnarlo nel viaggio mentre gli altri sette, che erano un po' più indietro con la preparazione, li avrebbero raggiunti solo se la situazione precipitata.

Il cavaliere di Saphira camminava per i vicoli della città, con il cappuccio del mantello che gli copriva il viso e la mano sull'elsa. La dragonessa era a spassarsela con gli altri draghi tra i boschi lì vicino e gli studenti erano andati a divertirsi nel centro città.

Quelle strade gli erano tristemente familiari, ma era bello camminarci senza essere guardato in modo strano dai fanatici dei ra'zac. Da quello che sapeva, nessuno li venerata più, dal momento che erano riusciti ad uccidere quegli orrori. Lui aveva ucciso l'ultimo di loro, e non se pentiva affatto. Al ricordo un brivido gli risale lungo la schiena.

Fu allora che sentì delle grida, per la maggior parte maschili, ma riuscì a distinguere anche una voce femminile, accompagnate dal clangore delle spade che cozzavano. Accelerò il passo, intenzionato a scoprire cosa stava succedendo.

Svoltò l'angolo e si trovò davanti una trentina di uomini che armati di spade lottavano contro una figura incappucciata. Erano tutti vestiti con abiti scuri e protezioni in cuoio, ma non portavano nessuno stemma.

Il ragazzo si avvicinò di qualche passo cercando di capire chi era il malcapitato contro cui combattevano, senza ottenere risultati. Quegli uomini lo accerchiato completamente. La, si corresse. Aveva sentito una voce femminile e tutti gli altri erano uomini.

Ad un tratto gli sembrò di scorgere un bagliore verde dal centro della lotta. Magia? No, probabilmente se lo era solo immaginato. E invece lo vide di nuovo, e alcuni uomini cacciarono un grido di dolore.

Intravide la spada di un tipo colpire la sventurata alle spalle. La ragazza misteriosa però il colpo con destrezza. Se la cava a egregiamente, seppure in una così schiacciante minoranza. Non riuscì infatti a bloccare un colpo sul fianco destro. Si piegò su sé stessa premendo una ferita con una mano e si rialzò di colpo, facendo cadere il cappuccio.

Eragon non poteva credere ai suoi occhi. Conosceva quel volto. Conosceva quei capelli scuri che le ricadevalo ai lati del viso e quegli occhi di un verde sorprendentemente acceso. Vide gli occhi verdi dell'elfa guizzare con rabbia e sdegno da una parte all'altra. Con una mossa veloce tagliò la gola ad uno degli assalitori, La vide pronunciare un paio di parole e la ferita sembrò smettere di sanguinare, sebbene fosse ancora aperta.

Dopo qualche secondo di tregua, lo scontro ricominciò, ma era evidente che Arya da sola non aveva speranze contro una trentina di persone. Era troppo anche per lei.

«Brisingr» sussurrò Eragon. Subito la spada dalla lama azzurra che teneva in mano si incendiò. Era un vecchio trucco, ma funzionava sempre. Si avvicinò al cerchiò di persone e vide Arya cadere a terra priva di sensi. Gli uomini iniziarono a urlare, sicuri di avere la situazioni in pugno. Il ragazzo velocizzò il passo.

Nessuno si accorse di lui finchè non sollevò la spada fiammeggiante e con un ampia movimento di essa uccise tre di loro in un sol colpo.

Tutti si voltarono a fissarlo. Il cavaliere riconobbe sui loro volti una bella dose di sorpresa e terrore. Non potè fare a meno di esserne soddisfatto.

«E ora» disse Eragon «Se nessuno desidera fare la stessa fine, lei la prendo io».

Spense la fiamma della spada mormorando qualche parola dell'antica lingua e prese in braccio Arya, allontanandosi dalla cerchia di uomini.

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