ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 2
Marina's pov
Dear Diary
Oggi sono stata invitata dai duchi di Jambelent per il tè, insieme alla mia famiglia ovviamente, e quindi le mie cameriere mi hanno preparato al meglio, mia madre dice sempre che i duchi hanno un figlio che ha la mia stessa età, ed ho il timore che vogliano farmelo sposare, ovviamente sarei contenta di diventare duchessa, ma il loro erede mi mette moltissima paura, sembra sempre che voglia uccidere qualcuno!
Ed anche oggi pomeriggio, quando ci siamo visti, non ha deluso le mie aspettative, eravamo seduti al tavolo insieme, tutti gli altri dovevano ancora arrivare, e io ovviamente mi ero seduta lontana da lui, non lo avessi mai fatto! Il duca continuava a fissarmi senza ritegno! Mi faceva seriamente preoccupare, perché è così magro e malaticcio che mi sembra un cadavere, magari sono io che mi spavento facilmente, ma mi guardava come se volesse mangiarmi e non in senso positivo. Inoltre era anche scortese, eravamo seduti lì da dieci minuti e continuava a fissarmi senza proferir parola, per un attimo ho creduto che fosse muto, ma se lo fosse il duca avrebbe sicuramente fatto un altro figlio, quindi lo escludo. È rimasto a guardarmi per un bel po', non era uno sguardo curioso, era come quello di un cacciatore che guarda la propria preda, e io dovevo proprio assomigliare ad un coniglio ferito. Io chiaramente non potevo iniziare la conversazione, le regole dell' etichetta me lo impedivano, quindi dovevo per forza aspettare ed aspettare ancora finché non mi avesse rivolto la parola. Ma l' impossibile avvenne, il signorino incominciò a parlare:"Voi sareste la figlia dei Winchester, vero?"
Mi terrorizzò, perfino la sua voce suonava malvagia e predatoria, ma dovevo rispondere in qualche modo, in teoria il modo giusto per presentarsi sarebbe un inchino, ma essendo già seduta non ne ebbi la possibilità.
"Si, signore" gli risposi, mi sentì straordinariamente indifesa davanti a lui, ma non lo diedi a vedere ovviamente, nessuno, neanche il duca, doveva trovare qualcosa di sbagliato nel mio comportamento.
"Bene" continuò lui, non avevo mai trovato una conversazione allo stesso tempo imbarazzante e terrorizzante allo stesso tempo, se solo i miei genitori non desiderassero così tanto che io sposi il duca la mia vita sarebbe molto più facile.
Ho cercato di chiacchierarci un po', lo giuro, ma lui non sembrava proprio volermi assecondare, quindi ho smesso ed ho continuato a guardarmi intorno, cercando una via di fuga, non potevo prendere la mia borsetta ed andarmene, anche se in fondo avrei voluto, visto che nessuno di noi due era interessato a fare conversazione, quindi sono stata costretta a continuare a guardarlo dall' altro lato del tavolo.
Dear Diary, cosa avresti fatto tu al posto mio? Saresti passato all' attacco, bombardando il duca di domande, o ti saresti messo sulla difensiva, ignorandolo di proposito?
Fatto sta che anche tu avresti gestito la situazione molto meglio di me, visto che ho fatto la figura della stupida davanti a tutti e i miei genitori sono stati estremamente delusi dal mio comportamento. Dopo un po' che stavamo lì a fissarci la tensione è diventata un po' troppa per me, così ho mormorato una scusa e sono scappata alla toilette. Una mossa sbagliatissima, infatti al mio ritorno il duca sembrava aver raggiunto la conclusione del suo monologo interiore ed era pronto a rivolgermi di nuovo la parola.
"Le piace il tè?" Mi chiese e io gli dissi di si, lui mi rise in faccia, poi affermò:"Ma se non l' hai ancora bevuto?" Non mi sono mai sentita più umiliata, anche se aveva ragione, però almeno vederlo ridere era più piacevole che essere fissata, quindi lo presi come un miglioramento.
Da quel momento fu straordinariamente loquace rispetto al suo solito. Incominciò a parlare di un libro che stava leggendo, a me leggere non era mai stato permesso, quindi catturò molto la mia attenzione, mi raccontò che era l' adattamento di un vecchio libro di fiabe antiche, mi promise che quando lo avesse finito me lo avrebbe prestato. È stato molto più piacevole di quanto mi aspettassi, nonostante parlasse principalmente lui, io non avevo molto da dire sull'argomento, ma lo prese in qualche modo come una caratteristica positiva, mi complimentò addirittura, per "le mie ottime capacità di ascolto" o qualcosa del genere, anche se detto da lui sembrava molto piú eclatante. Siamo andati avanti così per un po', lui che parlava e parlava di argomenti che io, vista la mia educazione ridotta a come essere una brava moglie, non potevo neanche concepire, ma che per lui sembravano pane quotidiano. Credo che sia una persona che viene sottovalutata, visto che al minimo segno di interesse da parte mia nei suoi discorsi sembrava essere contento come non l' ho visto mai, probabilmente sono io che lo romanticizzo, ma credo di averlo fatto sentire importante.
Stava andando tutto abbastanza bene e mi sono sorpresa a trovare il tempo in compagnia di Jacques estremamente dilettevole, mi aveva in qualche modo dato il permesso di chiamarlo per nome, non direttamente ovviamente, ma quando ho incominciato a dargli del tu non mi ha corretto. Però poi è arrivato lui, Charles Dumac: si è seduto in silenzio al nostro tavolo, con la sigaretta accesa in bocca come sempre, Jacques ha smesso di parlare di colpo al suo arrivo e sembrava molto irritato dalla sua presenza. Charles lo salutò per primo, con tono sprezzante:"Salve sua altezza" gli disse, non mi piaceva affatto la piega che stava prendendo la situazione, sembravano entrambi pronti a prendersi a botte. "Ciao Dumac" gli rispose Jacques, l' altro alzò un sopracciglio in chiaro segno di sdegno, nonostante fosse lui il primo ad essere irrispettoso. Io cercai di alleviare la tensione:"Salve!Che bello vedervi!" Provai ad avere il tono più allegro che potevo, ma il mio saluto non fece alcun effetto su di lui, che si sedette e continuò a guardare male Jacques. "È sgarbato non rispondere ad un saluto Dumac" disse Jacques, non so se in mia difesa o solo per dare sui nervi all' altro ragazzo, se il suo intento era il secondo, bè, ci riuscì perfettamente, infatti Charles mi rivolse un segno di saluto, per poi spegnere la sigaretta proprio sulla tovaglia, lasciando un buco.
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