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Capitolo 5

Hellen

Mi svegliai nel mio letto con un mal di testa e una sensazione di vomito alla bocca dello stomaco.

Indossavo ancora i vestiti di ieri così mi portai il top fin sotto al naso e sentii il suo profumo.

Cazzo.

Strinsi le lenzuola tra le dita e cercai di calmare il battito che accelerava sempre più rapidamente.

Mi alzai dal letto e rischiai di cadere per il mal di testa. Mi trascinai in bagno provando a vomitare. Senza successo.

Sbuffai, mi trascinai in camera e mi cambiai. Mi tolsi il top e la gonna, scoprendo i tagli sul mio ventre.

Il dolore fisico non aiutava il dolore mentale, ma più provavo a smettere più sentivo un formicolio fastidio sottopelle che mi procurava solo voglia di farlo smettere.

Indossai dei jeans larghi e una felpa altrettanto larga. Emma era l'unica a sapere il perché indossavo solo questo tipo di panni.

Mi trascinai in cucina dove lei era già lì.

Vederla parlare con mio fratello mi procurò un sorriso. I due si abbracciarono e si scambiarono un bacio.

«Qua prevedo già il matrimonio» scherzai.

I due sorrisero sulle labbra l'uno dell'altra. Procurandomi una leggera sensazione di invidia.

«Hel, come stai?»

Un senso di confusione mi invase. Non mi aveva mai fatto quella domanda appena sveglia.

C'è qualcosa che non va.

«Bene, Emma, perchè?»

Alex le rivolse uno sguardo che pareva dire: Non deve saperlo.

«Oh, nulla, volevo solo sapere se dopo tutti quei bicchiere quella testa era apposto» ironizzò il fatto che abbia bevuto un po' troppo.

Annuii e provai a ricordare cosa fosse successo la sera prima.

Sentii un vuoto di memoria. Cos'è successo veramente?

«Cos'è successo ieri?»

Emma si girò verso di me e mi rivolse un sorriso. Che sentivo più lontano del solito.

«Te l'ho già detto, Hel, hai semplicemente bevuto troppo»

«Non mi basta, perchè avevo l'odore di Stefan addosso?» provai a spronarli a rispondermi ma non volevano dirmelo.

«Si è semplicemente avvicinato a te per sbaglio e ti è rimasto il suo profumo addosso» Alex provò ad inventare una scusa

Mi pare ricordare il contrario.. Come se lui si fosse avvicinato a me mentre io ero in procinto ad addormentarmi.

No, impossibile, forse è solo la mia stupida immaginazione.

Ero curiosa di sapere che cos'era successo. Si è davvero solo avvicinato a me per sbaglio? Oppure mi stanno mentendo?

La mia mente continua a ripetermi di non fidarmi, di credere a quello che mi ricordo.
Ma voglio una certezza.

Vado da lui? Meglio di no..

«Io esco» mormorai prima di uscire dalla porta.

Scesi a tutta velocità quelle poche scale che percorsi sempre con lui, camminai per le strade ricordando i vecchi tempi.

Di quando lui era ancora con me, di quanto eravamo felici e di quanto mi godevo la sua vicinanza.

Senza accorgermene un ragazzo cercò di richiamare la mia attenzione su di lui.

«Ehi, ragazzina» la sua voce era profonda mentre mi sventolò la mano davanti agli occhi.

«Non mi interessa» alzai il passo e sentii il ragazzo sbuffare alle mie spalle.

Raggiunsi un vicolo isolato che dava ad un parco abbandonato. Mi feci coraggio e alzai il passo ancora una volta.

Finchè non sentii una mano tapparmi la bocca.

E ora?

Misi la mano in tasca e strinsi tra le dita la lametta che usavo per tagliermi.

Quel ragazzo mi sussurrò all'orecchio, il suo respiro era caldo e assordante e la sua voce profonda e minacciosa.

«Ohoh.. ci rivediamo piccola Hel, non ti è stato insegnato che non si cammina tra le strade altrui?»

Mi tolse la mano dalla bocca solo per farmi parlare e mi strinse i polsi per non farmi scappare.

«Ci rivediamo Keller, bentornato nella mia vita. Noto che ti fa piacere rompere i coglioni ad una ragazzina»

Ero consapevole del fatto che tempo fa provò a farmi del male con successo. Ma in quel momento non avetti niente da perdere.

«Ti hanno insegnato che non si trattano così le persone più grandi di te, piccola?»

Mi strinse ancora più forte i polsi, provocandomi del fastidio insopportabile.

«A te hanno insegnato che non si trattano così le ragazze più piccole di te? O preferisci farti anni di galera?»

Tolse dalla tasca una pistola e la poggiò tra le mie labbra, ridendo. Come se la situazione fosse la cosa più divertente del mondo.

«Hai ancora voglia di insultarmi? O preferisci-» Non terminò la frase perchè sentii il suo corpo cedere dietro al mio.

Mi voltai e non c'era più nessuno. Solo lui atterra.

Chi è stato?

Mi chinai verso di lui, presi dalla sua mano la pistola e la nascosi sotto la felpa. Mentre lo feci, sentii uno sguardo su di me e alzai lo sguardo per controllare chi fosse ma non vidi nessuno.

Mi presi di paura così mi alzai e scappai via.

Raggiunsi casa in fretta ed entrai con il fiatone. Notai Emma e Alex parlare mentre Evan non fece altro che stare al telefono a guardare delle storie su instagram.

«Hel, che è successo?» mi domandò Elena mentre cucinò dei dolci come al suo solito.

Sgranai gli occhi. Chi glielo spiega adesso?

«Nulla, nulla..»

Si avvicinò a me, togliendosi i guanti da cucina e poggiandoli sul tavolo.
«Cos'hai sotto la felpa?»

Mi irrigidii.

«Ehm.. è solo un pacco, nulla di che. Tranquilla»

Lei scrollò le spalle e tornò a cucinare. Nel mentre mi avvicinai ad Evan e guardai cosa fece ma lui coprì subito il telefono.

«Segreti che non posso sapere?» scherzai.

Si irrigidì. Lo vedevo, lo sentivo.

«Nulla di cui tu debba sapere, Hel.»

Sbuffai e mi misi ad accarezzargli i capelli. Finsi di non vedere ma in realtà guardai il suo telefono.

Guardò le storie di Peter Lewis, dove si ritraevano lui e Stefan a petto nudo allo specchio.

Guardai meglio la foto: Stefan aveva i capelli e il petto bagnati ed un asciugamano avvolto intorno alla vita. Notai le forme dei suoi addominali perfettamente visibili sul suo addome.

Più in basso notai le forme che portavano.. Elena mi distrasse.

«Hel, per un attimo puoi smettere di accarezzare Evan e venire ad aiutarmi?»

Sbuffai.

«Ai suoi ordini» scherzai imitando il saluto dei militari con noia mentre camminai verso di lei.

Mi mostrò cosa dovetti fare per cucinare ciò che stava facendo.

«Elena, sei tu la cuoca di casa non io»

Mi tirò uno scherzoso schiaffo sulla guancia. Ridacchiammo e feci ciò che mi chiese.

Finchè Evan non saltò in piedi.

«Non ci posso credere, Hellen»

Si avvicinò a me, mostrandomi un articolo dove si parlò di una gara clandestina e guardai subito i partecipanti.

Furono per lo più persone estranee, finchè non riconobbi il suo cognome.

«Voglio andare.»

I miei fratelli mi guardarono stupiti. Mentre Emma si fece sfuggire un sorrisetto compiaciuto. Capendo il perchè della mia scelta.

Spazio autrice📚:

Eieiei, come state? Vi è piaciuto?

Questo capitolo mi ha dato le vibes di pericolo e senerità. A voi?

Comunque, avevo in mente prima di chiedervi una cosa. Volete capitoli anche su altri personaggi? Se si, su chi?

Grazie se rispondete, ci vediamo tesori♡

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