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16.

Un piccolo avviso, non leggete questo capitolo con canzoni come Little Me o Change Your Life o Secret Love Song come ho fatto io o vi ritroverete a piangere con una montagna di fazzoletti sparsi per la stanza. A meno che non siete masochisti e vi piace soffrire. Ne approfitto per ringraziare anche il mio little sunshine baeksthetic__ per avermi aiutato a scrivere questo capitolo.
Okay adesso potete leggere, buone lacrime a tutti cosini❤❤

Jade's pov.

Non mi è mai piaciuto espormi alle persone.

Essendo una ragazza timida e riservata, non parlo molto e non faccio scoprire a nessuno ciò che sta passando nella mia vita.
Le persone sono come delle trappole per orsi: nascoste sotto le foglie in un bosco che sembra perfetto, pronte a saltarti addosso e ferirti in qualsiasi momento, senza che tu te ne renda conto.

Ormai ne siete a conoscenza, la mia non è una delle migliori storie.
Non sono mai cresciuta armonicamente, ho cambiato dottori, ospedali e orfanotrofi, scambiandomi per una merce qualsiasi che può facilmente essere trasportata da un luogo a un altro.
Coloro che trasportano i bambini agli orfanotrofi non sono gente di cui si ci può fidare. Sono alcolisti, mafiosi, devi fare attenzione alle parole che riferisci loro o potrebbero ucciderti con un solo colpo di pistola.

Non sono esseri umani, sono dei mostri.
Mostri che non pensano ai sentimenti delle persone, catalogate come oggetti con cui si ci può facilmente trovare soldi.
Per mia fortuna, non ho vissuto tutto questo e non me ne vanto.
Gli orfanotrofi sono peggio delle scuole, certi studenti si lamentano che la scuola che frequentano sia un carcere.
Beh, passate all'orfanotrofio.
Quello è proprio l'inferno.

Ci sono delle regole.
Se non le rispetti avrai una punizione.
Ho sempre avuto paura delle persone che lavoravano lì.
La più importante fra queste: Ally Brooke, la donna più stronza che io conosca.
Non ha avuto una vita facile, lo sapevo e si vedeva chiaramente. Nella sua vita non aveva mai ricevuto amore, nonostante suo marito glielo dimostrava ogni giorno.

Ricordo bene le prime regole che dettò.
Alzarsi ogni giorno puntualmente alle 7.
Sistemare la camera e non rientrare se non quando lo dice lei.
Non lasciare nulla in disordine.
Aiutare i segretari a tener pulito l'orfanotrofio.
Frequentare tutte le lezioni con i professori presenti.
Ed altre infinite e dure regole che se inizio adesso non finisco più.

Lei odiava non essere ascoltata e chi disubbidiva otteneva una punizione.
Non ho mai voluto sapere di che genere fosse.

Nonostante avessi problemi a camminare, rispettavo sempre le sue regole.
A differenza degli altri bambini, io mi svegliavo un'ora prima e dedicavo quell'ora a sistemare la stanza con gli auricolari nelle orecchie.
Ricordo ancora l'mp3 che la signora Clara mi regalò per il mio compleanno e da allora le usavo sempre.
Una volta che finivo di rimettere a posto i giocattoli, fare il letto e sistemare i pupazzi sopra esso mi arrampicavo in una sedia e mi perdevo nei colori dell'alba, fino a quando non passavano gli addetti che lavoravano lì dentro.

Quando mi operai, purtroppo, non feci più le stesse cose che facevo prima.
Volevo essere ubbidiente per non urlare come i bambini delle altre stanze facevano.
Urla di dolore, di aiuto, pianti e singhiozzi.
La notte non dormivo tranquilla, sempre con il timore che potesse succedere un giorno pure a me.
Chiedevo a chiunque di poter fare le stesse cose che facevano gli altri bambini, rispettare le regole che Ally aveva imposto, ma nessuno mi aiutava.

Ricevevo occhiatine da parte sua, considerandomi una raccomandata per il mio problema alle gambe.
Le sue parole ferivano e la notte mi disperavo, ero in lacrime, convinta che nessuno mi avesse mai amato e mai voluto bene.
Quando Ally guardava, era come se nel suo sguardo ci fosse l'odio. L'odio per qualsiadi bimbo e per qualsiasi persona che abitasse questo pianeta.
Mai un sorriso, mai una carezza, mai un abbraccio.
Solo l'ignoranza totale.

Durante le lezioni, lei faceva sempre cambio con il professor Tomlinson: insegnante di letteratura inglese.
Non mi convinceva il suo tono di voce, calmo e gentile con i maestri e duro e severo con i bambini.
Fece un discorso, un discorso sull'amore e sulla vita.
Sembrava interessante e iniziai ad ascoltare attentamente.
Maledetta io e la mia curiosità.

Ripeteva sempre: "l'amore non è altro che un'idiozia. Un'illusione. Una tentazione in cui il genere umano cade facilmente. Un uomo ha sempre la necessità di sentire qualcosa e di avere la certezza che qualcuno ci sia sempre per lui.
Non sono altro che bagianate. Si spreca la vita a trovare la persona giusta, si provano diversi ragazzi e ragazze, si baciano diverse labbra ma nessuna di queste è la persona che si desidera.
Si arriva anche nello stare nello stesso letto a scambiarsi le anime. Ma non si raggiunge mai il proprio scopo."

"La vita ti prende sempre in giro.
Basta sempre poco per essere felici e qualsiasi cosa si può mutare in un ricordo indimenticabile.
Ma poi arriverà la tristezza, sempre pronta a ricordarti che non sarai mai del tutto felice, che la tua vita non è mai del tutto perfetta e che la felicità non sempre è presente.
Ci saranno più periodi di merda che attimi di spensieratezza, sempre più spazio ai pensieri nascosti che alle poche emozioni riportate all'esterno.
La vita ci fotte tutti".

Le sue erano parole serie e di odio nei confronti di tutto.
Non ho mai sentito parlare così seriamente una persona.

Ma il giorno in cui la famiglia Robinson decise di adottarmi, le volevo far vedere che non tutto ciò che diceva lei era vero.

Ho avuto difficoltà all'inizio, con Nick non era uno dei migliori rapporti che ci fosse tra fratello e sorella e nonostante lui all'inizio mi avesse odiato io gli volevo bene.
Ho sempre provato ad abbracciarlo, senza mai riuscirci.

Ma dopo quel giorno a Stanley Park, cambiammo entrambi.

Nick si confidava con me ed io mi confidavo con lui.
La maggior parte delle notti le passavamo insieme a ridere e scherzare silenziosamente e cercando di non farci sentire dai nostri genitori.
Era l'unica persona a cui volevo bene.
Lui c'era sempre per me.

Le elementari e le medie non sono mai state un qualcosa di spettacolare e fenomenale come tutti hanno descritto.

Le elementari sono state brutte perché per ogni bambino ero ritenuts strana solamente per le gambe più magre rispetto a tutto il resto del corpo, ero l'unica di colore e mi etichettavano come una di non buono.

Le classi delle medie erano formate dalle stesse delle elementari ma ero dimagrita e facevo più impressione di prima.

Forse le superiori sono state una fonte di salvezza.

Ho conosciuto Elizabeth e Faith con cui ho creato subito un rapporto... Particolare.
Faith era la solita ragazza cui interessava la popolarità e parlavamo ogni tanto, ma con Elizabeth era diverso.
Il nostro rapporto era strano.
Ci cercavamo a volte e parlavamo, mi aiutava con i pochi argomenti che io non riuscivo a comprendere ma aveva sempre la sua reputazione da popolare.

Sempre vestita alla moda, mai un jeans o qualcosa di simile, sempre i capelli perfetti e mai in disordine.
Ed io non avevo il coraggio di stare accanto a lei, accanto ad una dea e io... Beh, io ero nella norma.

Ma dopo aver conosciuto Joel, penso non sia mai stata più felice.

La sua presenza rallegra, cambia l'atmosfera di qualsiasi cosa.
Se prima la noia in classe ti portava a tagliarti le vene con Joel è diverso.
È come un piccolo raggio di sole.
Il mio raggio di sole.

E grazie a lui ho allargato le mie amicizie, conoscendo anche Selena, Aleksandra e sua sorella Jesy.
Ed è anche ora di confessare a me stessa che io mi sono innamorata di Joel.

Osservo davanti allo specchio le mie cicatrici, nascoste dai tatuaggi fatti alle caviglie.
Ormai devo capire che queste cicatrici fanno parte di me, che non posso nasconderle per sempre e che in qualche modo devo accettarmi.

E se a Joel piaccio così, devo solo impararlo anche io.

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