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Capitolo 13 - "Boy is that girl with you? Yes we're one and the same"

"Boy is that girl with you?
Yes we're one and the same"

13.

Elizabeth prese Nina sotto braccio con un gesto amichevole e tanto caro.
Picchiettò la mano della ragazza senza interrompere la sua conversazione con l'uomo che ridacchiava divertito dai racconti della donna. Arrivati alla veranda Michael precedette con un balzo le donne per aprir loro la porta facendosi da parte.
"Sei sempre così caro" diede un leggero buffetto al braccio dell'uomo che abbassò lo sguardo sui propri piedi sentendo le gote riscaldarsi. Entrambe entrarono in sala, Michael prese il cappotto di Elizabeth con fare da galantuomo.
Nina si stupì ancora una volta delle sua accortezze, certa che quel ragazzo fosse proprio speciale. Le sue maniere erano impeccabili, sempre così elegante e maestoso. Aveva un fare da gentleman e riservava molto rispetto per quelle cure che dava senza nemmeno rendersi conto dell'effetto che provocavano.
"Tu non togli la giacca, cara?" gli occhi violacei e celesti di Liz cercarono le iridi verdi di Nina.
"Oh" toccò appena il tessuto del cappotto di Michael, aspirando il suo forte e pungente odore. "Sì, certo"
Michael tese il braccio per recuperare il proprio indumento ma Nina lo scacciò sorridendo e, prendendo con sé anche quello della signora Taylor, si avvicinò all'appendiabiti. Sulle punte dei piedi si allungò sentendosi terribilmente osservata. I suoi occhi. Avevano una carica magnetica e una potenza tale che avrebbe riconosciuto in qualsiasi circostanza posarsi su di lei.
L'uomo la osservava sfiorando con lo sguardo i riccioli che si muovevano leggiadri, mirò la schiena coperta dalla camicia che si era naturalmente tesa seguendo i suoi movimenti, evidenziando le sue curve. Il jeans era stretto lasciando poco spazio all'immaginazione e compiaciuto notò che aderiva alla perfezione dando giustizia alla sua sensuale figura.
Si grattò la nuca imbarazzato dei propri pensieri e rise appena.
Nina si girò e trovo Liz con un'espressione curiosa guardare l'uomo in viso mentre lui era imbarazzato e teneva lo sguardo al pavimento. "Michael"
Lo richiamò facendogli alzare il capo in sua direzione "io... sai, non era previsto che rimanessi qui più di un pomeriggio" gesticolò appena per enfatizzare le proprie parole "ed avrei bisogno di una doccia"
"Oh ma certo, scusami. Liz, accomodati pure, torno subito" le prese la mano per poggiargli un bacio e si avvicinò alla ragazza facendole cenno di seguirlo. Percorsero insieme il corridoio per poi, sospirando, aprire la porta della sua camera personale.
Nina lo capì subito dal forte odore di sandalo che la invase non appena vi entrò, curiosa. Poi si rivoltò trovandosi a sbattere contro il petto di Michael che stava avanzando. Entrambi risero e fu lui a prender parola.
"Questa è la mia camera, il bagno lo trovi alla destra del letto. Se hai bisogno di... " si morse le labbra, avvampando. " di... qualcosa da mettere prendi pure ciò che preferisci"
"Grazie" fece per andare verso il letto quando la sua voce la richiamò "Nina".
Aveva un timbro caldo e roco.
Piccoli brividi le partirono dalla nuca, si girò e rintrecciò i suoi occhi scuri.
"Fai la brava, ci tengo all'ordine. Non combinare casini"
"Cosa vuoi che posso fare. Probabilmente salterò con le scarpe sul letto, butterò le lenzuola in giro per la stanza e oh, tirerò giù tutte le camicie dalle grucce" Michael si mise a ridere e con un indice alzato l'ammonì "Non osare".
Nina alzò le spalle e gli fece un occhiolino, dandogli le spalle e aprendo l'armadio.
Rimase sorpresa dalla smisurata precisione in cui erano posti i suoi abiti. Le camicie erano appese ordinatamente a seconda del colore, seguendo le tonalità e le sfumature. Accarezzò appena i polsini. Alla destra vi erano tutti i pantaloni, anch'essi ben appesi e tutti scuri. Trasalì quando sentì il suo viso appoggiarsi alla spalla e il suo alito caldo e alla menta sfiorarle la guancia.
"Sei proprio una curiosona"
"Dimmi un po', sei del segno della Vergine?"
Annuì sulla sua spalla e lei rise. "Non ho mai visto un armadio così ordinato, Michael, davvero. Direi che è quasi maniacale, complimenti. Ora vai, Liz si starà chiedendo quanto tempo tu ci stia mettendo per mostrarmi un bagno"
"Hai trovato qualcosa di tuo gusto?" si avvicinò al lobo della ragazza, sussurrando. Pochi millimetri dividevano le labbra dell'uomo dalla pelle sensibile di lei. Rabbrividì e Michael se ne accorse, ammiccando.
Nina si morse il labbro e si voltò, trovandosi a pochi centimetri dal viso dell'uomo.
"Sarà una sorpresa e ora va" lo spinse appena dal petto ridendo.
Scosse il capo e uscendo, richiuse la porta dietro di sé.

Non sapeva esattamente per quale motivo l'avesse condotta nella propria camera. Casa sua ospitava centinaia di stanze per gli ospiti con il relativo bagno di servizio ma lui senza rendersene conto si era avviato come un automa verso quella che era la sua nicchia intima e personale. Non le aveva dato alcun fastidio, vederla aggirarsi curiosa con il nasino all'insù. Sapeva di rischiare ma in cuor suo aveva ricevuto già risposta e conferme: non le avrebbe infierito nessun dolore volontario.
Dovette ammettere a sé stesso che era rimasto sorpreso da quanto fosse felice nel vederla lì.
Si era trattenuto ad osservarla andare verso il letto ed aprire l'armadio, congesti automatici e curiosi. Aveva finalmente abbattuto un piccolo muro che si ergeva sempre per proteggersi dalle persone e da occhi indiscreti. Odiava mostrare più di quello che doveva, ci teneva molto al concetto di privacy e intimità ma Nina con quei suoi grandi occhi smeraldo aveva fratto breccia nel suo muro, sussurrandogli che di lei poteva fidarsi. Si chiuse la porta alle spalle e sperò di non ritrovarsi la camera sotto sopra da quel piccolo e bel terremoto. Arrossì, percorrendo i suoi passi e andando verso Liz che lo aspettava con le mani in grembo.
"Eccoti qui" si alzò agile avvicinandosi all'uomo, non dandogli neppure il tempo di controbattere. " Noi ora beviamo un bel thè caldo e mi dovrai raccontare un po' di cose, amico mio"
"E' proprio per questo che ti ho invitato Liz, ho bisogno delle tue raccomandazioni e del tuo saggio e amorevole consiglio"
"Vieni, vieni. Non perdiamo tempo"
Si guardarono con forte empatia e sintonia, sedendosi elegantemente l'uno difronte all'altro in cucina dove Grace porse loro una tazza calda e fumante di thè al limone. Liz ringraziò e Michael aspettò di rimanere nuovamente solo con lei.
"Ricordi il suo talento?" Liz annuì.
"Avevo disperatamente bisogno della sua bravura per concludere la copertina dell'album e le ho chiesto aiuto, l'ho telefonata e l'ho fatta venire qui a Neverland ieri pomeriggio" sorseggiò il liquido caldo, sbirciandola da sotto le folte ciglia scure.
Lei aspettava pazientemente che le raccontasse tutto. Michael prese un bel respiro, guardandosi alle spalle e chinandosi su di lei. Le raccontò ogni cosa fino ad arrivare ad oggi, a quando si erano addormentati sfiniti sul divano e risvegliati quella mattina.
"Oh Michael, non vedo il tuo viso così sereno e rilassato da diverso tempo e per me è una gioia immensa"
"E' proprio questo il punto Liz. Tu sei la mia più grande e cara amica ma sappiamo entrambi perfettamente di cosa parliamo. Quali dolori ci attraversano e viviamo sotto lo stesso riflettore. Lei invece... è così pura, così estranea a tutto questo e quando sto con lei dimentico tutto. Dimentico chi sono ed è capace di farmi sentire solo Michael"
"Ti senti un ragazzo normale"
"Sì! Mi sento solo questo, niente di più. E' meraviglioso ma al tempo stesso mi spaventa molto"
"Hai paura di macchiarla, Mike? Hai paura che possa esser difficile mantenere un'amicizia così diversa?"
"Abbiamo sicuramente preoccupazioni che non si incontreranno mai, nonostante ci ritroviamo a pensare spesso le stesse cose e condividere stessi pensieri e riflessioni. Lei non ha la minima idea di cosa sia la mia vita e vorrei non ce l'avesse mai"
"Dovrà capirlo però, mio caro. Se vuoi alimentare questa amicizia" e si soffermò sulla parola, sbirciando la reazione dell'uomo che si morse appena il labbro "non puoi pretendere di mettere in pausa la tua vita da star. Siamo un pacchetto completo noi, siamo la normalità ma anche l'eccentricità. Pensi che non si accorga di questo? Pensi non possa sopportarlo? Si starà facendo la doccia e sarà stupita dai rubinetti d'oro e dall'immensità stessa di questa casa. Lei sa chi sei, non devi di certo nasconderle la tua fama e né essere diverso da ciò che sei. Non mi sembra affatto stupida"
"Non lo è per niente ma ..."
"Ti do un consiglio, perché è questo il motivo per cui sono qui e i tuoi occhi me lo stanno chiedendo disperatamente"
Michael rise e prese la mano della donna fra le sue.
"Se non volessi esporla alla tua vita non l'avresti chiamata a collaborare conte perché questo... ti rendi conto di cosa significa, vero? Ci sarà il suo nome, accanto al tuo e la gente sarà curiosa e scopriranno chi è. Soprattutto grazie al suo cognome, non è nuovo nel mondo dello spettacolo"
Michael sospirò sbuffando. "Ecco, ho sbagliato ancora... Volevo darle solo un modo per mettere in mostra il suo talento e invece quello che faranno è associarla a me, solamente a me"
"Inevitabilmente sì ma non hai sbagliato nulla. Vedrai quanti la contatteranno per poter collaborare e lei si è già fatta un curriculum incredibile lavorando con te, e tu lo sai, sai la tua potenza e portata. Quindi più mostrerai che cos'è la tua vita più lei sarà conscia di cosa le aspetta."
"Volevo tenerla all'oscuro di questo dolore... Solo lei a Neverland come mia amica agli occhi indiscreti di tutto"
L'uomo sprofondò il viso tra i suoi grandi palmi, si sentiva di essere stato stupido.
La donna richiamò la sua attenzione.
"Non puoi proprio sapere lei cosa ne pensa di tutto questo. Ha un talento e presto o tardi sarebbe comunque venuto fuori al mondo questa sua dote. Lei sembra felice di averti conosciuto e tu più di tutti potrai starle accanto quando e se lo spettacolo le sembrerà stretto"
"Sì ma sarà colpa mia! E' solo colpa mia. Mi fa sentire così normale che dimentico tutto questo e non ci ho pensato ... io non ci ho pensato" era sconsolato e scuoteva il capo. Gli occhi gli si fecero lucidi e riportò le mani in viso.

Nina chiuse la porta del bagno dietro alle sue spalle osservandosi intorno. Un grande specchio era posizionato proprio di fronte a una vasca da bagno molto ampia, adatta per almeno due persone in contemporanea. Sfiorò il marmo freddo ed al contatto un piccolo brivido salì lungo la sua schiena. Aprì l'acqua della doccia, posizionata proprio accanto, aspettando si scaldasse. Diede uno sguardo fugace alla sua immagine ridendo al riflesso spettinato e sorridente. Curiosò aprendo le ante del grande mobile che incorniciava il grosso specchio e rimase incuriosita. Osservò la schiuma da barba, le lamette, deodoranti e una beauty case. La prese e la aprì con circospezione e vi trovò dentro fondotinta, cipria, mascara, rossetto, matita. Possedeva più trucchi di quanti ne utilizzasse lei. <Che peccato non poterlo vedere struccato> pensò. Riposizionò l'oggetto dove lo aveva trovato e aprì la seconda anta. Trovò gli asciugamani, un paio di pantofole, accappatoio e tantissimi saponi. Ne prese uno e lo annusò. Sapeva di lavanda. Richiuse accuratamente l'armadietto e iniziò a spogliarsi. Il vetro si era ora appannato a causa del calore e rapida si accinse ad entrare in doccia. Era molto spaziosa e le pareti esterne erano in cristallo, il rubinetto dorato e il getto forte e rilassante. Rimase per alcuni secondi ad occhi chiusi a godere di quell'attimo di pace personale. Poi con forza lavò accuratamente i capelli e il resto del corpo. Uscì, stando attenta a non bagnare il pavimento e si avvolse in uno dei suoi accappatoi. Sentì il suo odore e vi si strinse, cercando una sua carezza. Si asciugò con cura mentre lasciò i capelli avvolti in un grosso asciugamano. Infilò l'intimo e aprì la porta, accertandosi che non ci fosse nessuno in camera e si sedette sul letto. L'armadio era ancora aperto. Si torturò le labbra pensando se fosse davvero il caso di indossare i suoi abiti.
Fece infine spallucce e rubò una delle sue camice rosse. Il tessuto era morbido al tatto e si accinse ad indossarla. Le andava lunga e larga sulle spalle e sulle maniche, mentre sul petto era appena raggrinzita a causa del suo seno prosperoso.
Si mise a ridere e infilò la maglia dentro ai suoi jeans. Molto meglio, pensò.
Aprì un comodino e notò il suo intimo ben posizionato, anch'esso per colore. Rubò un paio di calze bianche e lunghe e infilò nuovamente le scarpe. Tornò in bagno cercando di eliminare il vapore con le mani, invano. Cercava qualcosa peri propri capelli, aprendo cassetti vari e gironzolando per l'immensa stanza trovò una mousse per i ricci e decise di provarla. Non appena estrasse il prodotto il profumo le riportò alla memoria i suoi riccioli che le sfiorava la guancia. Avvampò e si affrettò ad asciugare con cura i capelli per paura di prendere un malanno.
Una volta terminato il vapore era completamente sparito e si poté osservare allo specchio con cura. I ricci erano gonfi e ben definiti, osservò la mousse e ne fu soddisfatta. Le guance erano arrossate e i suoi occhi grandi e vispi erano completamente nudi dal make-up. Riprese il beauty e passò il mascara rendendo folte e nere le sue ciglia lunghe.
Uscì dalla stanza e dalla porta, chiudendola bene alle spalle.
Percorse il corridoio e seguì le voci dei due.
Si avvicinò al muro sentendo parlare di lei, trattenne il respiro per paura di essere scoperta.

"Nina è... è speciale, non vorrei ferirla con tutto questo. Tu lo capisci meglio di chiunque altro"
"Michael, non è una bambina. Sa bene come gira il mondo e i suoi genitori sono comunque persone importanti della società. Di cosa ti preoccupi? Che possa cambiare il vostro rapporto?"
Sospirò e girò la tazza tra le mani.
"Quando la guardo mi rendo conto non sia una bambina ma... ha un cuore così puro da tutta la cattiveria che mi ricorda. Vedo nei suoi occhi un'innocente bambina. Non vorrei spingerla con la mia vicinanza a realizzare che il mondo è più infimo di quello che pensa, non voglio deviarla, non voglio che i suoi pensieri non siano più così spensierati"
"Da quello che ho notato, da quella cena, non mi sembra che sia una donna che si faccia facilmente influenzare"
"Ho paura, tremendamente paura di aver fatto un grosso errore"
Michael si alzò per riporre le due tazze nel lavabo. Sconsolato si sorresse sulla credenza stringendo forte i pugni.
Liz le andò incontro poggiando una mano sulle sua schiena.
"La vostra amicizia è spontanea, bella e sincera. Se Michael Jackson e la sua fama non l'hanno trattenuta dal comportarsi diversamente con te credo che nulla potrà far cambiare idea a Nina. Tu segui il tuo cuore, so che lo farai e spinto dalle sue azioni non sbaglierai mai"
"Pensi che mi guarderà sempre con quegli occhi?"
"Sì" entrambi si voltarono e videro Nina appoggiata con una spalla al muro, un sorriso dolce a sollevare le labbra carnose.
Michael socchiuse la bocca dallo spavento.
Si prese del tempo per studiarla. I capelli erano voluminosi e le scendevano lungo il seno e lungo la sua camicia. Notò con piacere che avesse indossato qualcosa di suo e il rosso le donava particolarmente. I bottoni parevano un po'tirati all'altezza del suo petto ma non volle darci peso, per paura di essere sorpreso. Aveva infilato la camicia all'interno dei jeans e ai piedi le sue calze. Scosse il capo e tornò a guardarla in viso. I suoi occhi era luminosi.
"Da quanto stai origliando?" intrecciò le braccia al petto, fingendosi offeso.
Nina si grattò imbarazzata il capo. "Oh, da poco non preoccupatevi. Però mi sembrava giusto intromettermi e dire la mia, ecco"
La donna si sedette al posto di Michael e prese a parlare, disegnando sul tavolo delle forme astratte con l'indice.
"So cosa succederà Michael. So chi sei e questo non mi spaventa affatto. Sono contenta di aver lavorato per te e lo rifarei cento volte ancora. Amo dipingere ed è quello che voglio fare nella vita. Tu mi hai offerto la possibilità di rendere pubblico un mio lavoro e qualsiasi conseguenza è nulla perché è ciò che volevo. Tu sopporti tutto e continui ad andare avanti solo perché ciò che fai è più importante di tutto il resto. E siamo della stessa idea, fin quando potrò dipingere e potrò starti vicina io sono contenta. Del resto non mi importa" alzò il viso verso i due che si trovavano ancora in piedi e nella stessa posizione di prima.
"Perché dovrei cambiare? Non ho alcun interesse a farlo. Sono la persona che hai conosciuto, mi spiace tu non ti fidi di me"
Michael si apprestò a prenderle la mano e chiese di guardarlo.
"Spero tu possa capire perché ho così tanta paura. Spesso le persone si avvicinano a me per raggiungere i loro obiettivi per poi sparire e capisco quando è tardi che la loro era un'amicizia di puro interesse. Tu non mi dai quest'impressione ma le cose cambieranno. Di questo ne sei consapevole?"
Nina tolse la mano dalla sua e guardò altrove, un punto indefinito oltre la sua spalla.
"Ti dimostrerò che non è così, non penso di poter fare altrimenti. Anche se telo dicessi solamente tu avresti sempre il beneficio del dubbio. Lo capisco."
"Nina, tesoro, io capisco Michael.." Liz si avvicinò e Nina puntò le sue iridi verdi sul volto della donna.
"Lui oscura tutto quello che lo circonda, lo fa involontariamente, e penso che su questo tu ed io abbiamo già le idee chiare... e ha paura di oscurare anche il tuo talento se associato al suo nome. Vorrebbe farti capire che potrebbero dire tante idiozie sul tuo conto e sul vostro possibile rapporto. Potrebbero darti dell'arrampicatrice sociale, insinuare che tu lo abbia sedotto per farti strada o peggio potrebbe appostarsi fuori casa assillandoti di domande scomode e per nulla inerenti al tuo talento artistico. Lui non vorrebbe questo e vorrebbe proteggerti perché sa quanto possa diventare doloroso e asfissiante il suo mondo che inevitabilmente diventerebbe il tuo. Di te si fida ma ha paura che loro possano farti male, farti pentire, farti cambiare"
Nina osservò Michael che si teneva stretto il labbro tra i denti e teneva il volto chino.
Lo picchiettò sulla spalla e fu costretto a guardarla in viso.
"Qualsiasi cosa sia la affrontiamo insieme, te lo prometto. Non cambierà il mio modo di guardarti e non ti incolperò su quello che succederà. Che dicano ciò che vogliono, a me non interessa. Sono sincera con te. " lui annuì incerto e Grace spezzò la tensione irrompendo nella stanza.
"Il pranzo è pronto per essere servito, vi aspettiamo nella sala adiacente"
I tre si incamminarono e mentre percorrevano il corridoio Nina cercò la sua mano e Michael la strinse forte, talmente tanto da farle quasi male e lo strattonò costringendolo a voltarsi e fermarsi.
Elizabeth notò e continuò a camminare, decidendo di lasciar loro un attimo di spazio.
"Nina" la chiamò piano, in maniera dolce. Quel timbro basso che le faceva perdere la cognizione dello spazio e del tempo.
"Michael" portò le loro mani intrecciate alla guancia, cercando un contatto più intimo con l'uomo. Non seppe spiegarsi il perché e lui le sorrise mostrandole la schiera di denti diritti e perfetti.
Gli si avvicinò alzando il viso nella sua direzione.
"Non colpevolizzarti, ti prego. Io sono contenta, davvero."
"Non sai quel che dici"
"No, forse no. Ma sono contenta adesso. Questo è ciò che importa" baciò appenale nocche della mano di Michael e lui sospirò a quel contatto così premuroso. Le sue labbra erano morbide e calde.
La osservava mentre portava alla bocca una a una le sue nocche.
"Se mi starai accanto non mi spaventa nulla"
Avvampò alla dolcezza delle sue parole e lui lo notò. Si umettò il labbro, facendole riscaldare ancor di più le guance.
Lui la avvolse nelle sue braccia, accarezzandole il capo.
"E' tutto sempre così difficile per me. Non volevo facessi parte di questo ciclone ma d'altronde hai scelto come amico il pluripremiato Michael Jackson" rise e Nina con lui. "Gli amici non si scelgono Michael"

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