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Capitolo 11 - "Us Holding HandsIn Each Other's EyesWe'd Stare"

"Us Holding Hands
In Each Other's Eyes
We'd Stare"

11.

Uno spiraglio di luce si insediò dalla grossa vetrata del soggiorno, rischiarando il viso dell'uomo che strinse gli occhi corrucciandosi. Tentò di nascondere la propria faccia cercando il tepore dell'ombra e, espirò, non appena trovò riparo nei capelli della ragazza. Al ricordo di lei, sollevò le labbra in un sorriso, il primo della giornata.
Strofinò il naso tra i ricci profumati e uno, ribelle, si posò sulla sua narice provocandogli un tremendo solletico.
Si tirò indietro, oramai completamente sveglio, e sbattè le palpebre un paio di volte tentando di ricomporsi.
Aveva il collo indolenzito ed era tenuto prigioniero dal corpo di Nina che dormiva contro il suo petto. Tentò di controllare la propria emozione nel vederla così indifesa e dolce, ma fu per lui istintivo sfiorarle appena la guancia e si ritrasse non appena mosse il capo. Fu una leggero movimento, il suo, ma la paura di interrompere il suo riposo fu tale da bloccargli il respiro.
Rimase per alcuni attimi così, immobile, ad osservarla.
Timidamente controllò che stesse ancora dormendo passandole una mano di fronte al viso diverse volte. Non convinto, ripeté più volte l'operazione e intrappolò il labbro inferiore fra i denti per non ridere. La situazione era per lui nuova, buffa e divertente.
Flesse le punte dei piedi, stendendo appena i muscoli intorpiditi e voltò lo sguardo alla ricerca di Grace.
Dovette aspettare diverso tempo prima di scorgere la sua figura e, non appena comparve in lontananza, sventolò la mano in cerca di aiuto. La donna le andò vicino sorridente.
Michael le fece cenno di avvicinare il viso e arrossendo eseguì gli ordini.
"Grace, mi prepareresti gentilmente due bicchieri di succo di frutta all'arancia rossa?" sussurrò.
"Vuole anche qualcosa da mangiare?" anche la donna teneva un tono di voce basso e materno.
Michael la guardò torvo.
"Vuoi... " si corresse e soddisfatto le sorrise annuendo con gioia.
La vide muoversi svelta verso la cucina e tornare poco dopo con un grosso vassoio colmo di prelibatezze. Liberò il tavolino vicino e poggiò l'occorrente per poi abbandonare nuovamente la stanza.
Nina non sembrava dare alcun cenno e le fece un incredibile tenerezza.
Si grattò il capo, impacciato, e sfiorò il suo profilo con lo sguardo.
Prese coraggio e decise di allungarsi rubando un biscotto e, rimettendosi veloce al suo posto, controllò nuovamente se stesse dormendo ancora.
Iniziò a mangiucchiare avvolto dal tepore del suo corpo e si perse in quelli che erano le sue riflessioni.

Pensò all'alba, al mondo che insieme a loro si destava dal torpore di una fredda notte.
Lo immaginò, questo mondo tondo, svegliarsi, stendersi e prepararsi ad affrontare la giornata.
Pensò alla vita della ragazza, così semplice e per lui speciale, e infine alla sua sotto i riflettori.
Si chiese se fosse stato possibile non macchiarla della sua innocenza con la propria fama.
Si chiese se fosse giusto alimentare la loro amicizia o se per lei, lui, potesse essere un peso sulle sue giovani spalle.
Pensò all'erba del Ranch, appena bagnata da una leggera brina invernale.
Pensò al colore del prato e al colore degli smeraldi della ragazza.

Perso nelle sue riflessioni terminò il biscotto e quando portò lo sguardo al viso della ragazza trovò i suoi grandi occhi verdi stretti in una smorfia. Le sue mani erano al viso e si toccava ripetutamente le guance. Solo allora Michael notò che, incurante della piccola stretta alla sua vita, aveva mangiato il biscotto e le briciole erano finite sul viso di lei che, solleticata, si era sentita costretta ad aprire gli occhi.
"Michael" la sua voce impastata dal sonno le risultava sensuale e accattivante.
"Oh boy, Nina. Scusami" si affrettò a scuoterle i capelli e le guance facendola ridere.
"Mi hai mangiato sulla faccia Michael?" Nina si toccò la guancia e prendendo tra le dita una briciola di biscotto la portò alle labbra. "Sc..scusami, non volevo svegliarti" il ragazzo avvampò seguendo il suo gesto.
Nina fece forza sull'avambraccio per mettersi a sedere. Di colpo il dolce calore sul petto svanì e sentì freddo. Il vuoto che aveva lasciato la ragazza lo sentì gravare sul proprio cuore. La realtà tornava padrona del suo uomo.
"Michael Jackson, il mio cuscino" sbadigliò, coprendosi velocemente la bocca e voltando il viso per educazione.
Finalmente poté ridere ed alzarsi.
Si avvicinò al tavolino e prendendo uno dei due bicchieri glielo porse e la ragazza lo inglobò fra le sue mani.
Piacevolmente notò che i capelli di Nina erano arruffati, un groviglio di nodi spettinati. Le guance erano rosee, accaldate, gli occhi vispi e luminosi e le labbra leggermente gonfie dal sonno.
"Buongiorno Artista, hai riposato bene?"
"Non farlo, non sono una persona che parla molto al mattino" gesticolò in aria chiudendo le palpebre.
Poggiò la bocca al bicchiere in un gesto automatico e meccanico. Fece un lungo sorso. Sentiva i suoi occhi addosso. Sin dalla prima volta che lo aveva visto aveva notato questo suo curioso modo di osservarsi intorno. Il suo sguardo era magnetico e intimidatorio, pareva studiare tutto ciò su cui si posava. Lei non era l'eccezione alla regola ma non la infastidiva. La incuriosiva questo suo modo di fare e aprendo un occhio in sua direzione lo notò.
Le sue grandi iridi color cioccolata erano li.
Lui era lì, ed aveva un ghigno beffardo in viso.
Sulla gota di lei era rimasto il segno scuro della pittura dei suoi occhi.
Sospirò e indicò un biscotto, che Michael le porse frettoloso.
Iniziò a mangiare e si guardò intorno, sentendo finalmente i propri sensi tornare a essere reattivi.
Le pupille di lui non le davano tregua, la osservava e le rubava un pezzo della sua quotidianità per poterlo fare suo. Ne studiava i movimenti, assorbiva come una spugna quella curiosa routine mattutina che gli scaldava il cuore.
Non era corsa allo specchio per sistemarsi, non aveva nemmeno provato invano a dare un ordine alla sua chioma arruffata, lo aveva sgridato e gli aveva chiesto di passargli un altro biscotto.
Stettero in silenzio fino a che lei, stropicciandosi gli occhi, gli rivolse la parola.
"Ok Michael, buongiorno. Ho riposato stranamente bene, spero tu abbia fatto altrettanto. Grazie per l'ospitalità e per la colazione. Dov'è il bagno?" Michael rise e con un cenno le fece cenno di seguirla.
La portò davanti alla porta della stanza e ringraziando lo sorpassò, chiudendosela alle spalle.
Fece per andarsene quando la sua voce lo richiamò. Notò il viso di lei affacciato.
"Sì?"
"Non volare via"
Richiuse la porta e ridacchiando si allontanò, poggiandosi con la spalla al muro.

Si sciacquò il viso, massaggiandoselo forte e arrossando le proprie guance.
Notò la tempera sul viso, maledisse Jackson, e la tolse premendo forte.
Passò una mano fra i ricci e si vergognò del fatto che lui l'avesse vista in quello stato.
Lui che, si era svegliato, bello come il sole.
Ebbe una piccola lotta con il suo riflesso: più tentava di sistemare i capelli, più loro indomabili continuavano a farsi beffe di lei spuntando da ogni dove. Perdendo la pazienza aprì la porta e lo vide di spalle. Lo squadrò, sorridendo.
"Allora non sei volato via"
Si voltò e i loro occhi si incontrarono, scintillando.
"Vedo che non sei più un pellerossa"
Gli andò incontro e poggiò la fronte al suo petto, bofonchiando parole incomprensibili.
Rise e accolse con la mano il capo chino su di lui.
"Grazie" fu l'unica cosa che riuscì a dirgli.
Le sollevò il viso e le stampò un bacio sulla fronte facendola tacere.
Al contatto delle sue labbra calde e morbide, si sentì rabbrividire. Una leggera pressione umida sulla sua pelle e sparì.
"Vieni, dovrai darmi una mano a mangiare tutti quei biscotti"
"Volentieri"
Si sedettero per terra terminando la loro colazione.
"Hai dormito bene Michael?"
"Sì, tu?"
"Molto bene, in realtà. Mi spiace averti schiacciato però"
"Non ti preoccupare, almeno mi hai costretto in questo modo a dormire senza interruzioni"
"Michael, mangia anche tu qualcosa"
"In realtà.." si portò una mano all'addome "sarei sazio"
Nina scosse il viso, visibilmente contrariata.
"Hai bisogno di mangiare. Non basta quel biscotto che hai sbriciolato sulla mia faccia"
Michael si mise a ridere e controvoglia si allungò per rubarne un altro. Lo portò alle labbra e in religioso silenziò lo morsicò.
Nina seguì la pioggia di briciole che si posò sulle sue gambe.
"E' più forte di te vedo"
Seguendo il suo sguardo si pulì velocemente i pantaloni e sentì le gote accaldarsi.
"Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. Non racconterò al mondo che il loro idolo non sa mangiare dei biscotti. Anche se potrei sempre usare quest'informazione contro di te se mai mi dovesse tornare comoda"
"Spero proprio di no" portò la mano sotto la propria bocca formando una coppa.
Nina scosse la testa e adocchiò il suo telefono, poco distante. 2 chiamate perse. Entrambe di sua madre.
"Scusami, devo richiamare mia madre"
"Nessun problema, dille pure che sei con me"
Si sollevò da terra e andò alla vetrata, scostando appena la tenda leggera.
"Nina! Bambina, ma dove sei?"
"Ciao mamma, buongiorno. Siete rientrati a casa?"
"No, ma la mamma ha occhi ovunque e so che non sei a casa. Dove sei?"
Nina guardò sopra la sua spalle e vide Michael alzarsi e abbandonare la stanza. Pensò fosse per concederle i suoi spazi.
"Sto lavorando per Michael, mamma"
"Michael chi?"
Sbuffò e non rispose.
"Ed era necessario dormire fuori?"
"Non era previsto ma mi sono addormentata sul suo divano ed è stato molto gentile a non svegliarmi"
"Tesoro, avvisami quando rincasi. Noi prolungheremo la nostra assenza per tutto il week-end. Torneremo lunedì"
Mugugnò in assenso e chiuse la chiamata. Michael non era ancora tornato e sbirciò alcune delle foto appese alla stanza con acceso interesse. Lo vide ritratto ai Grammy Award del 1984 dove vinse per l'album più premiato e venduto del momento: Thriller. Teneva gli occhiali a goccia calati sul viso, scuri, non permettendole di vedere i suoi occhi. Sfiorò con l'indice la foto, seguendo la linea della mascella serrata. Indossava un guanto bianco, pieno di paillettes, sorreggendo sorridente con entrambe le mani i diversi premi che aveva guadagnato. Lo trovò così distante dal Michael rilassato e addormentato sul suo capo. La pelle era così scura e i suoi capelli ricci e corti. Piegò il viso di lato e spostò lo sguardo sulla cornice appena più sotto.
1993: NAACP Image World, Michael fu premiato come miglior intrattenitore dell'anno. Aveva i riccioli liberi sulle spalle, il viso maturo e sorrideva imbarazzato chino sul microfono, probabilmente perso nei propri ringraziamenti. La pelle era chiara, tanto quanto adesso e sfiorò la sua guancia.
"Otto premi vinti nel 1984" la sua voce alle spalle la spaventò, costringendola a girarsi nella sua direzione. Gli fu accanto con un lungo passo e si osservò. "Vinsi per la registrazione e la produzione dell'anno, Thriller come miglior album in commercio, miglior canzone R&B e miglior interpretazione rock, pop e R&B vocale" sorrise e si voltò a guardarla.
"Avevi bisogno di un paio di mani in più per sorreggere tutti quei premi"
Si strinse nelle spalle.
"Ho lavorato molto duro ed è stata una gratificante riconoscenza"
"Oh ma sentilo" lo schernì, spingendolo appena e rise.
"Era tutto più semplice allora"
"Sono sicura che il nuovo album sarà un successo .E' da ieri che muoio dalla curiosità di poter ascoltare le tue tracce per intere e alcune melodie mi scorrono ancora in testa. E' incredibile come tu ci riesca ma arrivi dritto al cuore"
Michael si perse nei propri pensieri, ripercorrendo come un trailer la sua vita e i suoi successi.
Sbattè la palpebre e si guardò le mani.
"Cosa ti sta passando per la testa?"
"Sono cambiate tante cose Nina"
"Non ne dubito, sei cresciuto, non sei più un ragazzino. Adesso sei un uomo"
Sospirò e vide i suoi occhi scurirsi, coprirsi da un velo di malinconia e dolore.
"Scacciale Michael"
"Pardon?" una piccola morsa al basso ventre colpì la ragazza.
"Scaccia le ombre, le vedo nei tuoi occhi. Non maledirti, non colpevolizzarti. Non sei niente di meno che un favoloso artista, un uomo buono e sei cresciuto. Niente di grave! Penso di sapere a cosa stai pensando e sì, sei cambiato. Il tuo aspetto, la tua voce, la tua vita. Ma i cambiamenti non sono necessariamente negativi. Tutti prima o poi ci troviamo costretti ad oltrepassare varie fasi nella nostra vita, tu sei ovviamente un soggetto esposto ai riflettori e i tuoi cambiamenti sono sicuramente in prima pagina ovunque ma io ho guardato queste foto e guardo adesso l'uomo che sei. Non mi interessa proprio niente, Michael. I tuoi occhi sono esattamente gli stessi e la tua anima vibra, urla e con te nemmeno il silenzio è assordante. Hai un'aura magica e una luce particolare quindi scacciale perché non ti si addice per niente tutta quest'ombra. Tu sei sicuramente il sole"
"E' difficile... Guardo queste foto e mi sento un mostro in evoluzione. Oh Nina" si coprì il volto con le mani e Nina gliele prese tra le sue, spogliandolo dei suoi scudi.
"Non coprirti, non con me. Non sei un mostro, chiaro? Sei un uomo, un uomo dolce e geniale"
"Uno sbiancato folle"
"Non dire idiozie. Io.. non so cosa sia successo alla tua pelle ma non mi interessa nulla. Potresti essere anche arancione ma inevitabilmente rimani una persona squisita"
"Loro non la pensano così"
"E a te importa più il loro pensiero che il tuo? Alla cena mi hai detto che io dovevo rimanere così come sono perché era importante essere sé stessi e non lasciarsi condizionare. Non farlo nemmeno tu, non permettergli di farti questo. E' quello che vogliono, parlare e inventare storie. Ma tu, dio, tu per primo non dovresti criticarti"
"Soffro di una malattia alla pelle Nina. E' una condizione cronica e non c'è modo di curarla o arginarla. Ho chiazze non pigmentate dove manca del tutto la colorazione della melanina. Non mi permette di espormi al sole. La mia è universale. E' partito tutto da una piccola macchiolina bianca..." lo interruppe, vedendo i suoi occhi farsi lucidi.
"Io vedo un nero americano di fronte a me"
I loro occhi si incontrarono e parlarono al posto loro. Si sfiorarono, toccandosi, stringendosi e si unirono in un abbraccio silenzioso. Michael portò la mano di lei alle labbra e le appoggiò, rimando così per diversi secondi.
Nina spostò la mano e gli sorrise. "La tua anima è bella Michael"
"Vorrei poter dire lo stesso anche del resto" sussurrò appena e Nina roteò gli occhi.
"Fidati, non è la sola cosa ad essere bella ma ora non mi far diventare mielosamente dolce. Vuoi farti complimentare da cima a piedi, eh?" gli solleticò il fianco e si mise a ridere, chiedendogli di smetterla. Ma le sue mani non vollero sentire ragioni e lo stuzzicò fino a farlo lacrimare.
Grace tossì alle loro spalle. Si voltarono, ricomponendosi.
"Michael, sono arrivati e ti attendono nel tuo ufficio"
"Grazie Grace, arriviamo"
La donna abbandonò la sala e Nina si allontanò corrucciata.
"Arrivati chi Michael?"
L'ombra sul suo viso era sparita, adesso vi era spazio solo per un largo sorriso furbo e dispettoso.
"Oh,vedrai"
Le prese il polso e la intimò a seguirlo.

Mentre percorrevano il corridoio per andare verso il suo ufficio personale, Michael non riusciva a non pensare alle dolci parole di conforto della ragazza. Aveva notato sin da subito quanto fosse riflessiva e profonda, era stata in grado in pochi minuti di alleggerire il peso che incombeva sul suo stomaco. Spazzato via, come mosso da una bufera di vento, grazie alle sue parole e alle sue dita. Sorrise, mentre muoveva i passi con fare meccanico, trascinandola dietro di sé. La ragazza continuava a chiedere "Chi stiamo per vedere? Ma dove mi porti? Rallenta Michael!" ma la sua voce era lontana, attutita da tutti quei pensieri. Aveva trovato due occhi chiari e giovani a prendersi cura della sua anima ferita e sapeva che tutto questo sarebbe stato solo l'inizio. Non aveva assolutamente intenzione di far passi falsi.
Aprì la porta e lasciò la mano alla donna. All'interno due poltroncine di pelle marrone regnavano sovrane in mezzo alla stanza e due uomini alti ed eleganti attendevano pazienti il loro arrivo.
"Prego, sedetevi"
Nina si strinse nelle spalle, facendo timidamente un passo all'indietro ma Michael lo notò e chiuse la porta alle spalle con uno scatto felino e veloce. Si avvicinò alla sua spalla e, a bassa voce, le sussurrò "Dove pensi di scappare?".
Il tono basso, melodioso. L'alito caldo le spostò i riccioli vicino al suo orecchio. La sua guancia aveva sfiorato la sua nel chinarsi e il solo contatto con la sua pelle incendiò le gote della donna che deglutì rumorosamente.

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