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شعر (Poesia)

Aveva iniziato a chiedersi che cosa volesse dire "vivere" a soli quindici anni, quando aveva ucciso, tra numerosi spasimi e contorsioni dell'insetto, una vespa, guardandola affascinato mentre moriva, trovando in quel corpo in preda al dolore, mentre strappava con le pinze una delle ali, una poesia che nei numerosi libri di poesie che aveva letto non aveva mai visto, o meglio, provato. Alex non percepiva la poesia come il resto dell'umanità, o gran parte almeno, ovvero come delle belle parole senza significato scritte su di un foglio bianco, o come una necessità fisiologica o come qualcosa da dedicare a qualcuno d'importante; l'unica cosa che lo accomunava con i ragazzi della sua età era l'odio verso lo studio di quelle parole, non perché non gli piacesse studiare, anzi, ma perché quelle lettere gli sembravano essere state stese sulla carta senza riguardo: non gli davano nulla, nessuna emozione, nessun sentimento, anzi, la sensazione più profonda che percepiva era il fastidio causato dall'inchiostro di penna sprecato per tali banalità, senza ritegno o rispetto. Nelle poesie scritte, credeva, si perdeva il vero significato della poesia: se la poesia è fonte di vita, si domandava, perché non coglierla attraverso la vita stessa, attraverso gli attimi, gli istanti, attraverso il tempo, invece che per mezzo delle sole parole?  Se l'uomo loda la vita, perché invece di vivere la sua ispirazione, che credeva Alex essere l'essenza stessa della vita, ridendo, cantando o semplicemente godendo di quella sensazione simile all'oro, più bella della felicità stessa, più viva, più vera, si ferma a scrivere su di un foglio? Perché sprecarla scrivendo? Quando ne parlava con la professoressa, lei gli diceva che i poeti si sentono vivi a scrivere su di un foglio, proprio come lui si sentiva vivo ad osservare un fiore o una farfalla. Alex non rispondeva all'insegnante perché non sapeva cosa dirle, ma dentro di sé sapeva chiaramente che lei aveva torto, così come tutti gli altri: i poeti si sarebbero sentiti più vivi, continuava a pensare, se invece di scrivere della farfalla o del fiore avessero goduto a pieno della farfalla o del fiore, semplicemente guardandoli e immaginando nello stesso momento di essere uno di loro, sperimentando una nuova vita, e quindi, una nuova e diversa poesia: per questo motivo aveva sempre paragonato il vivere ad una poesia. E in quel momento, osservando attento la vespa, si convinceva sempre di più di quanto pensava, ovvero a discutere la poesia degli autori, la poesia di tutti coloro che non sono in grado di distinguersi l'un dall'altro: perché alcuni poeti paragonano il dolore alla morte e non alla vita? Non è forse il dolore, l'agonia precedente alla morte, ciò che ci permette di essere di essere vivi, di assaporare a pieno la vita in tutte le sue sfaccettature, anche nel momento immediatamente precedente alla morte? Non è forse per questo che i soldati antichi si gettavano nella mischia, spade alla mano, non tanto per uccidere, o morire, quanto per sentirsi vivi, e che la patria e la sua difesa fossero soltanto una scusa? E pensando questo, Alex capiva che tutto l'astio che sentiva per le poesie scritte fosse probabilmente dovuto all'uomo moderno, insofferente, disinteressato, vuoto, non più in grado di apprezzare la vita vera. 

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