•{•|| Odio il mio lavoro ||•}•
Io odio il mio lavoro.
Lo odio con tutta me stessa.
«Tutto bene?» una voce nella testa mi riporta alla realtà.
Sospiro, aprendo la porta.
Mi apposto in corridoio, cercando di sentire se sta arrivando qualcuno.
«Non vedo nulla, devi inquadrare meglio il corridoio!»
Sistemo meglio gli occhiali-videocamera, per dare anche al pubblico a casa una bella visione della scena.
«Va bene così, principino?» domando, rivolgendomi alla persona che sta dall'altra parte dell'auricolare, al caldo, probabilmente con una coperta addosso e del caffè in mano.
«Molto divertente... Queste missioni ti rendono più intrattabile del solito, sai?»
Certo che lo so, beccano sempre il periodo del mese 'perfetto'!
Ebbene, io di lavoro faccio quella che si definirebbe una spia, un agente segreto.
Ma non alla 007 o alla Mission Impossible.
Nella vita vera le spie sono molto più noiose: non abbiamo nomi in codice o identità false fantastiche, ci sono meno discorsi e più cose stupide e pugni.
La cosa piú triste è che le nostre "missioni segrete" sono così noiose.
Davvero.
Si tratta di andare a fare la guardia del corpo di Tizio, o di Caio, oppure di entrare in un'organizzazione e fare la talpa per un po', finchè non ti scoprono e ti uccidono, insomma.
Oggi mi hanno mandata a prendere una chiavetta USB.
Avventuroso, vero?
La chiavetta USB contiene soldi governativi e hanno chiesto alla sottoscritta di recuperarla.
"Che onore"? No.
Che scatole.
È una rottura stare sotto copertura e andare in giro stando attenta ad ogni singolo rumore, ad ogni singola persona che sembra sospettare di me...
E io che sarei voluta rimanere a casa a guardare la mia serie TV preferita...
«È arrivato il tuo momento.» detesto i passaggi a codice.
E odio il dress-code delle associazioni nemiche.
Sempre in vestito o camicia e pantaloni.
Se non li indossi di questa precisa marca, sei spacciato.
E muori.
...ho già detto che odio il mio lavoro?
«Lascia fare al maestro!» sento dei rumori su una tastiera.
Il nostro hacker si è messo all'opera.
In pochi minuti, la combinazione viene indovinata, lasciandomi entrare nel prossimo corridoio.
«Ma come? Non dici nulla? Potrei offendermi!» a quanto pare, anche il principino oggi non è di buon umore.
Alzo gli occhi al cielo, mentre attraverso un labirinto di stanze e muri.
«Cosa dovrei dire? Te l'ho visto fare troppe volte per riuscire a dire qualcosa tipo 'wow, fantastico'.» aggiusto ancora una volta gli occhiali.
Siamo quasi arrivati.
Bene, cominciavo ad avere caldo con questa camicia e questi tacchi sono insopportabili.
Ultima porta.
Anche questa ad apertura digitale.
«Vai, tutta tua.»
«Eh, no, cara. Ora mi sento offeso!» non ci credo, si è messo a fare i capricci.
Appena rivedo quella testa bacata giuro che gli strappo quei capelli neri uno per uno.
«Lu~ciel. Apri la stramaledetta porta~.» abbasso la voce, guardando entrambe le direzioni, per vedere se arriva qualcuno.
«Se vuoi che apra la porta, devi offrirmi la cena quando torni!»
Sospiro.
Almeno un sorriso me l'ha strappata.
«Va bene. Ti offro la cena, ma apri questa stanza.»
«Abracadabra! Tra un secondo la porta si aprirà!» sento un leggero suono, dopodichè vedo che la porta davanti a me si apre di poco.
Entro cautamente.
Secondo quello che hanno detto al meeting per i dettagli dell'operazione, la chiavetta dovrebbe essere qui, sopra ad un piedistallo.
La stanza è buia e piccola.
L'unica cosa sotto ad un cono di luce fioca è...
«Una sedia?! Che cosa ci fa una sedia qui?»
Guardo il resto dello spazio lì attorno.
Non c'è davvero nient'altro!
«Ma che sorpresa...»
Mi giro.
Un uomo piazzato e robusto mi sta guardando.
Accanto a lui c'è un altro tizio, magro e non troppo alto.
Bene, a quanto pare, sapevano che sarebbe successa una cosa del genere.
«Posso fare qualcosa per lei, signorina?» mi rivolge un'occhiataccia.
Sorrido.
«Stavo cercando una chiavetta USB... Ne avete vista una in giro, per caso?» chiedo, senza distogliere lo sguardo.
«Bruttastoriabruttastoriabruttastoria...» Luciel si sta agitando.
E pensare che quella nervosa dovrei essere io.
«No, purtroppo quell'oggetto è stato spostato... Da un'altra parte.» dice l'uomo, allungando una mano verso l'interno della giacca nera che indossa.
Basta pensare, via ai riflessi.
Prendo la sedia per la cima dello schienale.
Fortunatamente, è più leggera di quanto pensassi.
Con la mia nuova, improvvisata, arma, colpisco e atterro entrambi gli uomini, mentre comincio a correre.
Faccio la strada all'incontrario, quando sento un campanello che comincia a suonare per tutti i corridoi dell'edificio.
...hanno lanciato l'allarme generale.
Per una singola persona?
Potrei anche sentirmi lusingata...
No, è solo una grande rottura di scatole.
«Cosa fai?»
«Mi diverto a giocare a guardia e ladri. Secondo te che faccio? Sto correndo!» ormai mi devono aver sentito tutti.
Non sono poche, infatti, le persone che mi stanno inseguendo.
Che incubo.
«Luciel, se mi fai uscire viva di qui, ti offro due cene!» faccio zigzag tra i muri del palazzo.
Sono al secondo piano e non ho la minima idea di come fare per uscire da questa situazione.
Colpi di pistola.
Hanno delle armi.
Fantastico.
Per ora, la strategia migliore è quella di non farsi prendere.
«Kim, ascolta bene. Devi salire all'ultimo piano e scendere dalla scala antincendio. Ho controllato le telecamere, di sopra non c'è nessuno.» posso sentire che è nervoso.
Prendo le scale e comincio a salire in fretta verso il quinto piano.
Gli spari cominciano ad avvicinarsi.
Non va bene.
Sto rallentando e loro stanno accelerando.
Mi lancio con un ultimo scatto sulla porta dell'ultima rampa.
Mi ritrovo sul tetto.
Chiudo la porta e la blocco come posso, sperando di guadagnare qualche minuto.
Scendo in fretta e furia dalla scala antincendio, correndo nel parcheggio.
Recupero la macchina di sesta mano con la quale sono arrivata.
Se credevate che gli agenti segreti avessero macchine di lusso e sciccherie vi sbagliate di grosso.
Quest'auto scassata e logora l'ho dovuta noleggiare con i miei soldi.
Non voglio sapere che cifra mi farà pagare il noleggiatore se la trova con una sola riga sulla carrozzeria.
Pesto l'acceleratore, allontanandomi a tutta velocità da quel posto e dai miei inseguitori.
«Sono stato bravo, vero?»
«Diciamo che ti sei guadagnato due cene...»
«WOHOOO! Non ci credo! Due cene gratis! Sono in paradiso!»
Devo scappare in aeroporto e prendere il primo volo per tornare a fare rapporto.
C'è una questione importante da risolvere.
«...Tornando seri... Kim, sai cosa vuol dire il fatto che ti stavano aspettando?» la voce al mio auricolare riprende a parlare.
Sospiro.
«Sì. Vuol dire che c'è una talpa nell'agenzia»
A/N
Non mi ricordo più a chi tocca, sorryyyy
Scrivetemi cosa ne pensate nei commenti.
...richieste ancora aperte!
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