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Lucky, titubante, e abbastanza in ansia, mostrò il messaggio all'amico, che, rimandando sorpreso, lo esaminò, cercando di capirlo più a fondo.

-Io non mi fiderei...-mormorò ridando il telefono al proprietario.-In questi raduni non ti devi mai fidare di nessuno, tantomeno di una persona che nemmeno hai mai visto.-

Lucky sospirò, sentendo il cuore battere sempre più forte in petto. E se Erja lo volesse uccidere? Molte domande presero vita nella mente del ragazzo, tanto da mettergli addosso una gran paura.-Non voglio più venire...-la voce era tremante e aveva preso un colorito biancastro in volto.

Christopher lo guardò dritto negli occhi, con sguardo serio e autoritario.-Pensi di risolverla così? Se ha il tuo numero, e dal messaggio sembra anche che ti conosca, presumo...anzi, è certo, che abbia anche altre tue informazioni. Vuoi forse trovarti questa persona sotto casa? Io credo proprio di no.-

Il giovane Arcangelo si alzò dal letto, cercando di calmarsi spostandosi più volte i capelli all'indietro.-E dimmi tu allora: che devo fare?-domandò, camminando nervosamente avanti e indietro per la camera.

Dall'altra parte, Christopher, era calmo e rilassato, pensava in modo lucido ad una soluzioni per il problema. E proprio in quel momento si poteva notare l'immensa differenza dei caratteri dei due amici.
Lucky non riusciva a gestire bene la situazione, era preso dalla paura e pensava solo al peggio. Era codardo e non voleva affrontare il problema che si era creato, a differenza dell'amico, che, nel giro di pochi minuti aveva già trovato una soluzione, seppur poco conveniente.

-Ho un'idea.-disse, guardando l'orologio sul muro che segnava da poco le 20:00.-Ma devi essere cauto.-aggiunse, con tono serio e con sguardo fisso su Lucky.-Prendila come una sorta di protezioni.-

Lucky alzò il sopracciglio sinistro, mettendo in evidenza il taglio su quest'ultimo.-Sarebbe...?-

Christopher sorrise, dando una pacca sulla spalla al moro, facendogli segno di seguirlo. Entrambi uscirono dalla casa Arcangelo, salutando la madre di Lucky che lavorava nel suo studio, stravolta da moduli da compilare e documenti da spedire. Rapidamente Lucky prese dal cassetto le chiavi della seconda auto del padre.

-Guido io.-esclamò, salendo spedito in macchina.

Christopher, prima di salire, si fece il segno della croce, beccandosi un dito medio da parte del conducente.-Non ti fidi, eh?-chiese Lucky mettendo in moto la vettura. Il rumore del motore dimostrava appieno i 150 CV (cavalli).-Una delle poche cose buone che ha fatto mio padre in questa sua inutile vita.-mise la prima marcia, partendo di potenza dal posto, lasciando una breve striscia di pneumatici sul terreno asfaltato.

-Non vai molto d'accordo con tuo padre a quanto pare.-espose Christopher indicando con il dito la strada dove doveva svoltare il moro.

Lucky cambiò marcia, affondando il pedale del gas fino in fondo.-Diciamo che la sua mania di controllo con me non attacca.-entrò in curva, alzando il freno a mano contemporaneamente prementi la frizione, facendo derapare l'auto in curva, superandola senza problemi.-E quindi di conseguenza io e lui non andiamo d'accordo.-continuò, tornando a guidare sulla strada dritta.

Christopher rimase affascinato dal controllo che aveva sull'autovettura. Non era da tutti riuscire a superare una curva con così tanta calma e efficenza.-Capisco.-

Dopo nemmeno 10 minuti Lucky dovette parcheggiare di fronte a un, ormai decadente e poco curato negozio, dalla strana scritta appesa penzolante sopra la porta d'ingresso.

-Che razza di posto è questo?-replicò Lucky, camminando cercando di evitare i pazzi di vetro sparsi su tutto il marciapiede.-Aspetta...-si fermò di colpo, indicando con il dito una chiazza rossastra sulla maniglia del negozio.-È sangue?-

Sentì una risata da parte dell'amico, che, evidentemente abituato a simili posti malmessi, entrò nel negozio, calciando in maniera brusca la porta, facendo così entrare Lucky.-Non ti scandalizzare per così poco, questo è il minimo che puoi vedere da queste parti.-e detto ciò, si rivolse al commesso, un uomo che dimostrava all'incirca 47 anni, dalla pelle decadente e sporca, così come la salopette che indossava. Alla vista di Christopher indietreggiò di alcuni passi, iniziando a mostrare sintomi di paura nei suoi confronti.

L'uomo aprì bocca, faticando a esporre le parole.-Hey...Christian...c-come mai da queste parti? A-Avevi promesso di...-venne interrotto da Christopher, che, come abituato da quel insolito comportamento, posò sul bancone di vetro una tessera.-Mostrami la tua migliore merce. La migliore!-precisò con un sorriso apparentemente gentile, ma che nascondeva qualche sfumatura mai vista da Lucky.

L'uomo corse velocemente nel magazzino dietro di lui, inciampando anche nei suoi steso piedi.

Lucky continuava a guardare gli oggetti messi in vendita dal strano individuo, intanto che provava a capire come mai l'uomo di era rivolto al suo amico con il nome di "Christian". Nascondeva forse qualcosa?

-Piccolo Italiano.-lo chiamò Christopher, facendoli segno di andare da lui.

Lucky si avvicinò, ma a metà strada, nel bel mezzo del negozio, si fermò. Non riusciva a credere cosa stesse maneggiando con tanta leggerezza  l'amico; una pistola. Non era solo una, ma una dozzina, tutte disposte in fila sul bancone di vetro. Erano tutte diverse tra loro, quali più piccole, quali più lunghe, persino il colore cambiava a seconda del modello.

Il giovane Arcangelo, incredulo a cosa vedevano i suoi occhi, si avvicinò a una delle tante armi, e curioso la prese in mano, sentendo il peso che essa portava.

Christopher si appoggiò al bancone, guardando sorridente Lucky.-Qual'è il miglior modo per proteggersi, se non avere dietro una pistola? Prendila come un regalo di benvenuta da parte mia.-spiegò.

Il moro non riusciva a crederci, sembrava così irreale il fatto che stesse tenendo in mano una vera arma da fuoco.-Beh, grazie.-era troppo felice, come un bambino con un nuovo giocattolo, solo che, il suo era mortale.

-Ma guarda, il piskelletto sta crescendo.-disse una voce che assomigliava proprio a Amber.

Lucky alzò il capo, notando entrare nel bizzarro negozio Amber e Johnny, quest'ultimo sempre con l'espressione neutra.

Il proprietario del negozio, alla vista dei due, corse a nascondersi nel magazzino, chiudendosi a chiave.

Il moro nemmeno notò tale gesto, era troppo felice a toccare e ammirare la sua Colt Commander.

Johnny lanciò il cellulare a Christopher, che lo lesse in pochi secondi.-Oh, sembra che la Larson abbia in programma una corsa...non vedo l'ora.-

I tre uscirono, chiamando poi Lucky che era completamente perso nell'ammirare la sua pistola.

-Muoviti Piskelletto, ci aspetta una bella serata!-gridò Amber, ormai salita in una macchina parcheggiata proprio di fianco alla sua.

Il giovane mise l'arma nei pantaloni, in una posizione tattica, facile da estrarre in caso di necessità. Uscì di corsa dal negozio, andando però a sbattere contro una donna che, apparentemente, stava tranquillamente passeggiando nella zona.

-Scusa, non volevo.-intervenì subito lui, guardando la donna.-Ma io ti conosco...-ammise, cercando di capire dove avesse visto quelle forme e quei occhiali da sole, nonostante l'ora tarda.

La donna sorrise, un sorriso misterioso, che non portava nulla di buono.-Tu non conosci me, ma io conosco te...figlio di un criminale...-le ultime parole, dette con un tono più basso, non furono capite da Lucky, che, chiamato dai suoi amici, fu obbligo a terminare la conversazione, e lasciare così la donna.

Corse verso la sua macchina, continuando però a guardare la donna allontanarsi, perdendola poi in un vicolo buio, non illuminato dai pochi lampioni della zona.

-Si parte! Andiamo a picchiare qualche stupido Bufu!-urlò grintosa Amber, seduta al fianco di Johnny, nella macchina di quest'ultimo.

Lucky salì nella propria auto, con sulla destra Christopher sempre sorridente.

Aveva così tante domande nella testa. Chi era la persona che gli aveva inviato il messaggio? Perché l'uomo del negozio si era rivolto a Christopher con il nome di "Christian"? Chi era la donna in cui si era imbattuto poco fa?
Troppe domande; nessuna risposta.

***
Non so che mi prende, ma non riesco a scrivere un capitolo decente...mi spiace. Ammetto che anche questo, come il precedente, non sia un granché, ma vedrò di riprendermi e renderlo più movimentato.

Questa è l'arma regalata a Lucky, una Colt Commander 1911, calibro 45. Magnifica.

Ah, un'ultima cosa, prima che me ne dimentichi. Allora, ho imparato a fare le gif e sono troppo preso. Piccola gif con il protagonista.

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