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Solo in quel momento Lucky si rese conto di quante cose succedevano al calar del sole. Nessuno gli aveva mai parlato di gente simile. Persone come il Generale, maniache del potere, capace di tutto per mostrarsi più forte di altri.
Dopo l'evidente minaccia del medesimo uomo, che lasciò sulla pelle del giovane una bruciatura profonda, qualcosa in Lucky scaturì. Il senso di odio, disprezzo, vendetta nei confronti di chi lo aveva toccato, stava aumentando.
Il Generale, uomo esperto nel campo della criminalità, furbo e abile con le parole, aveva apertamente minacciato i tre ragazzi al solo scopo di farli lavorare per lui.
Come aveva avuto notizie di loro? Chi era "l'uccellino biondo"?
Il Generale, il quale vero nome anagrafico corrispondeva a Jorge Paulo Miguel Blanco, era un uomo nato in Argentina e cresciuto fino ai suoi 15 anni, per poi trasferirsi in America per circa 3 anni, dove, a causa dell'ossessione del padre per il gioco d'azzardo, venne venduto dai genitori, che, con i soldi guadagnati, tornarono in Argentina.
Nessuno avrebbe mai immaginato che Jorge, il ragazzino da molti conosciuto come intelligente e caparbio, sarebbe diventato uno dei simboli della malavita, provocando più di 300 uccisioni nell'arco della sua carriera.
Johnny Yoon aveva già lavorato con lui, vedendo con i suoi stessi occhi la malvagità e la crudeltà dell'uomo.
Lo aveva conosciuto in seguito ad una relazione con Carmen Patrizia Blanco, figlia del criminale. La ragazza lo fece lavorare per conto del padre, il quale aveva visto nel coreano ottime potenzialità per un futuro al suo fianco.
Johnny compierà per l'uomo quasi 4 omicidi nell'arco di 6 mesi, tempo trascorso al suo fianco.
Il Generale prima di accettare Johnny, aveva cercato informazioni su di lui, come suo solito rituale, ma non nel caso si Lucky e Christopher.
Una donna dall'insolito nome di Erja, aveva fornito le ricerche necessarie per far scaturire nell'uomo il desiderio di volerli al suo fianco.
Ecco chi era l'uccellino biondo, era Erja, la misteriosa donna che Lucky incontrava casualmente.
I fili si stavano muovendo, e il burattinaio, pianificato ogni mossa in anticipo, aspettava impazzirete l'imminente inizio dello spettacolo.
***
Amber frenò, provando a fermare il veicolo che andava alla rigorosa velocità di 220 km/h, quando il limite era di 30.
Aveva sbagliato strada, trovandosi imbucata in una stradina senza un apparente fine.
Dopo 3 minuti di frenata, la macchina si fermò, facendo scendere la ragazza.
Si guardò attorno, confusa. Tirò una boccata d'aria.-Porca tr**a!-urlò a squarciagola, facendo rimbombare il suono lungo tutta la lunga stradina oscurata in assenza di pali della luce.
Per il nervoso tirò un calcio al pneumatico della vettura di Johnny, ma essendo troppo rigida, finí col farsi solo del male.-Cazzo!-piagnucolò saltellando per il dolore.
Tirò fuori il cellulare per provare a chiamare uno dei ragazzi, ma, essendo Amber, lo fece cadere, rompendolo.
-No vabbè, ma vaffanculo.-disse, rivolgendosi a Dio.
Elaine, brava persona con una coscienza, intercettò il segnale della macchina di Johnny, trovando Amber e ascoltando la sua rigorosa conversazione con il creatore.
-Passo dopo?-domandò chiudendo la portiera della macchina.
Amber si girò, felice di vedere qualcuno in quel buco dove si era cacciata, ma cambiò subito espressione, assumendone una più schifata nel vedere che si trattava di Elaine.
-La sfiga mi perseguita.-si lamentò, sbuffando.-Mi andava bene anche un prete, ma non lei.-
Elaine, paziente, alzò gli occhi al cielo, fingendo di ascoltare le continue lamentele di Amber. Dal momento in cui aveva messo piede in quel vicolo buio e apparentemente assente di persone, sentiva la costante impressione di essere osservata, come se qualcuno stesse nascosto nell'oscurità del strada, ad ascoltare e guardare in silenzio. Come un burattinaio dietro le quinte.
Si mise in mano sulla fronte. Stava diventando troppo paranoica, e non aiutava in questo periodo.
-Vogliamo andare Amber?-domandò provando a mandare un messaggio a Jacob, il suo uomo fidato. Nessuna tacca.
-Inutile, non c'è campo in questo buco chiamato via...-strizzò gli occhi per riuscire a leggere il nome sul cartello.-Via degli Altavilla? Che nome è questo?-domandò grattandosi la testa.-Perché c'è una via con un nome italiano?-
Elaine si avvicinò al cartello che con il cellulare illuminò meglio la scritta.-Magari Altavilla sarà stata una famiglia importante, anche se l'ho già sentita da qualche parte.-
Dei passi si avvicinarono alle due ragazze, che come abitudine estrassero le due armi puntandole contro la donna, che fingendosi spaventata mise le mani in avanti, come per pararsi da eventuali colpi.
La donna in questione portava il nome di Erja, ma questo le due non lo sapevano.
-Cristo, ci ha spaventate.-sospirò Amber nascondendo velocemente l'arma.
Erja sorride dolcemente, porgendo le proprie scuse.
A differenza di Amber, che dopo diverse parole con la donna, aveva preso confidenza, Elaine continuava a guardarla con sguardo distaccato, non riuscendo a capire le vere intenzioni della presunta donna.
-Cosa ci hanno due belle ragazze in questo posto così isolato?-chiese Erja, continuando ad assumere un comportamento mite e solare.
Amber iniziò a raccontare tutto, ma venendo bruscamente interrotta da Elaine, troppo sospetta della donna.-Non c'è un telefono fisso da queste parti?-chiese, guardando il suo rispecchio attraverso gli occhiali da sole di Erja, che nonostante l'ora portava ancora.
La bionda annuì, mascherando un sorriso cupo, difficile da interpretare anche per Elaine che lo aveva intravisto.
- Da questa parte.-disse poi, facendo strada alle due ragazze, che non appena spensero le macchine, seguirono la donna, stando attente a non perderla d'occhio.
La via era lunga, senza stradine o vicoli ai lati, ma solo case e negozi chiusi, quali più inquietanti.
Camminarono per 10 minuti, continuando a sentire le lamentele di Amber che non finivano mai. Elaine continuava a fare strada con la torcia del cellulare, affiancata da Erja che nonostante tutto non si era ancora presentata.
Era un caso che Erja si travasse proprio lì, in quel posto a quell'ora? O le stava aspettando, sapendo che Amber si sarebbe persa e che la sua ex amica l'avrebbe seguita?
Una luce di un negozio sul lato destro della lunga via illuminava leggermente la strada.
-"Un negozio aperto a quest'ora?"-pensò Elaine, fin troppo sospetta. Trovata tutto troppo ambiguo e anormale.
Diede una veloce occhiata ad Amber, che ignorante com'era, non si accorgeva di nulla, anzi, per lei era tutto normale e senza secondi fini.
Le tre donne entrarono in negozio, aprendo delicatamente la porta di vetro e facendo scaturire un leggero suono di parquet non appena misero piede nella stanza pienamente illuminata da due vasi appoggiato sul singolo tavolo posto in mezzo alla stanza, dove, seduta dietro esso, stava con gli occhi chiusi una donna di mezza età, dalle evidenti rughe sulla faccia.
Erja si fece avanti, mostrando di conoscere la donna dietro al tavolo.-Madame Jaqueline, queste due ragazze avrebbero bisogno di usare il suo telefono.-spiegò, usando un tono amichevole e per niente formale.
Amber si era allontanata dall'amica, andando a toccare tutti i manufatti e oggetti posti su dei scaffali al lato della stanza. Prese in mano una grande sfrega di cristallo, e rispecchiandosi in essa, notò che doveva farsi i baffi.
Elaine seguì con lo sguardo Erja che andava, sotto indicazione della donna, che continuava a tenere gli occhi chiusi, a prendere il telefono.
-Come vi chiamate giovani fanciulle?-domandò cortesemente la donna, posando sul tavolo le mani, palpando i vari oggetti che si trovavano su di esso. Elaine capì che la signora Jaqueline era assente della vista.
La mora, sedendosi sotto richiesta della donna, le disse il nome, nonostante la fiducia era scarsa.-Elaine Larson, e lei è...-si girò in direzione di Amber, occupata a masticare rumorosamente alcune caramelle trovate sui scafali.-Lei è Amber, chiedo scusa per lei, è stata cresciuta dai barbari.-
Jaqueline sorrise, chiedendo anche alla seconda di sedersi di fronte a lei.-Avete un passato burrascoso.-disse, prendendo tra le proprie mani fredde e rugose quelle delle due.-Il dolore di aver perso qualcuno di caro vi lega, così come il desiderio di vendetta che mai si placherà.-
Le due, sbalordite delle parole della signora, si guardarono, facendo vedere che tutto quello che diceva era effettivamente vero. Amber mandò giù l'ultima caramella, concentrandosi assieme ad Elaine sul discorso della signora.
Effettivamente sia Amber che Elaine avevano assistito alla morte dei genitori, nel caso della seconda solo a quella del padre.
Amber, crescita con il desiderio di vendicarsi, uccise i ladri che, in mezzo a una rapina nella casa della medesima, scoperti dai genitori, gli uccise, proprio di fronte agli occhi di una giovane e innocente ragazzina.
Stessa sorte toccò a Elaine, che a 14 anni, vide il corpo del padre trafitto da 12 proiettili in seguito a una sparatoria con una gang rivale. Uccise chiunque fosse collegato a quell'incidente, ma non trovando mai il vero colpevole.
-Mie care, voi che sapete il significato di dolore. Voi che vi portate dietro il sentimento di vendetta. Voi che, nonostante tutto il dolore patito sin da quella giovane età, siete diventate quello che siete oggi. Vi chiedo di proteggere il primogenito dei Arcangelo e di fare in modo che non venga accecato da tale desiderio.-una lacrima scese sulla guancia della donna.
Elaine, che sentiva dentro un sentimento di dolore nel ricordare il passato, annuí, dandosi forza grazie alle parole della signora.
Amber lasciò da parte le caramelle rimaste, e con sguardo perso pensava al passato vissuto. Anche lei, contemporaneamente con l'amica, annuì.
In quel momento nessuna delle due si chiedeva come mai Madame Jaqueline conoscesse la famiglia Arcangelo, e come mai delle sue parole.
Da una stanza affianco, Erja, appoggiata al muro, ascoltava tutto con un sorriso trionfante sul volto. Andava tutto come lei aveva pianificato. Aveva compiuto una mossa azzardata a portare Elaine e Amber da Madame Jaqueline, ma era fondamentale che le due riacquistassero quel legame creduto perso.
Mancava così poco dal compimento del suo piano, e ormai nessuno si sarebbe messo in mezzo. Doveva solo aspettare, perché tutto si sarebbe risolto da solo.
Sul cellulare, Erja cliccò un file mostrando così una scheda tecnica di Amaya Arcangelo, sorellastra di Lucky.
La rovina di Lucky: Erja Niemi.
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